Che scoperta i vini Doi Mats dell’Az. Agr. Le Particelle del giovane enologo, vignaiolo e “garagiste” Enrico de Candido!

Amo scoprire nuove e piccole realtà viaggiando per vigne e cantine ma, data la situazione di parziale stasi che stiamo vivendo, non mi resta che scoprirle tramite il calice.

Qualche giorno fa ho ricevuto una mail che ha destato il mio interesse come poche altre. La mail esordiva più o meno così:

“Ciao Saverio,

sono un giovane enologo friulano che dopo tanti sacrifici è riuscito a costruire una piccola realtà nei Colli Orientali del Friuli da cui  produco ca. 4000 bottiglie su 2 varietà, con un estrema cura del vigneto, dove l’equilibrio delle piante è il focus e dove le rese sono portate all’ottenimento della massima espressione varietale…”

Cantina  Le Particelle Doi Mats vini

Chi scrive è Enrico De Candido, che prima di aprire la sua  piccola “garage winery” “Le Particelle” ha avuto diverse esperienze in giro per il mondo: Australia, Nuova Zelanda, California passando per alcune cantine italiane fino a dirigere una piccola azienda biologica. Ha gestito per un quinquennio la cantina Sirch lavorando sui vigneti con le ormai famose tecniche di potatura Simonit style, avendo la fortuna di conoscere e collaborare con un mostro sacro dell’enologia come Denis Duburdieu.

Eppure, ciò che mi ha colpito di più non è stato leggere delle sue importanti e numerose esperienze, bensì il suo riferimento ad uno dei “personaggi/anti-personaggio” del mondo del vino e, ancor più, della vigna che hanno segnato in modo particolare il mio cammino enoico: Enzo Pontoni (Miani). 

E’ ispirandosi al lavoro di Enzo, infatti, che Enrico ha cercato “particelle” (da qui il nome della sua azienda) dove realizzare dei veri e propri CRU, capaci di connotare in modo specifico la vocazione delle singole posizioni, esposizioni, e pedoclimi con il plus di vigne vecchie, con piante che raggiungono gli 80 anni.

Dettagli che mi ha spinto a fare qualcosa che ho fatto solo una manciata di volte da quando scrivo di vino, ovvero scrivere un pezzo su una realtà che ho appena conosciuto. La fortuna vuole che conosca già quelle vigne e che abbia sentito parlare di questo ragazzo da persone che stimo molto, ma gli endorsement da soli non bastavano, dovevo ovviamente assaggiare i suoi vini, conoscere la sua realtà attraverso le sue parole e, soprattutto, comprendere quali fossero i suoi obiettivi in vigna e in “cantina”.

Con questo progetto, infatti, Enrico mira a dimostrare che, nonostante l’evidente incidenza dei cambiamenti climatici (fortunatamente, nei Colli Orientali e in Friuli in generale, non eccessiva come in altre zone d’Italia), in queste terre oltre a produrre grandi bianchi si possono produrre rossi in grado di coniugare al meglio forza espressiva e freschezza di frutto, materia ed eleganza.

Un approccio che mira a bypassare anche uno dei “problemi” maggiori dell’areale dei Colli Orientali è la vastità della base ampelografica, tanto interessante (per chi come me scrive di vino e ama destreggiarsi fra le unicità e le diversità espressive dei territori) quanto veicolo di confusione in termini di identità e, quindi, commerciali. Come? Dedicandosi a soli due varietali (tra l’altro i due che durante il mio ultimo sopralluogo in zona definì come quelli capaci di produrre i picchi più alti): Friulano e Merlot.

Passiamo ai 3 vini prodotti in poco più di 3000 bottiglie dall’Azienda Agricola Le Particelle:

vini le particelle doi mats

Tocai “Doi Mats” Friulano Friuli Colli Orientali Doc 2019 (Bott. 1037): da uve raccolte in una particella situata sul cucuzzolo dei colli orientali che Enrico definisce “un piccolo tesoro nascosto in mezzo ai boschi”. Un Friulano capace di coniugare una struttura di terra e di sole con un buon nerbo acido e una sapidità spiccata. Equilibrio impeccabile fra materia e freschezza, senza i quali la dinamica di beva verrebbe penalizzata. Un vino di territorio di buona agilità e dall’equa lunghezza. La prospettiva è più che positiva.

doi mats vini friulano

Merlot “Doi Mats” Friuli Colli Orientali Doc 2018 (Bott. 954):  un Merlot dalla maturità ben ponderata, senza eccessi né nell’esposizione del frutto né in stonature vegetali. Armonico, dinamico e saporito. Un vino che colpisce per un’identità che il Merlot solo in queste zone riesce ad ottenere. Identità che si fa tipicità e che rende questo alloctono uno dei varietali che di più e meglio si sono adattati alle colline dei Colli Orientali del Friuli.

Merlot Doi MAts cantina le particelle

Merlot Col di Buri Friuli Colli Orientali Doc 2018 (Bott. 973): un grande Merlot che non si atteggia da gradasso! Nessun accenno all’opulenza ricercata forzosamente da alcuni Merlot “italici”, in cambio una lettura coerente e sensibile del territorio con frutto maturo, integro e fiero ma anche slancio fresco e minerale. Un Merlot pieno ma longilineo, forte ma di classe e dall’ottima prospettiva evolutiva.

doi mats col di buri merlot le particelle

Interessante sapere che per i suoi vini Enrico utilizza un accorto e ponderato “blend” di diversi legno piccolo (per ovvi motivi di quantità) non necessariamente nuovo e clayver. Approfondirò gli aspetti tecnici di vinificazione una volta avuto modo di fare qualche assaggio da cantina nei prossimi mesi. E’ in vigna, però, che questa realtà fonda il proprio concetto di vino e nei prossimi anni non mancherò di seguirne gli sviluppi che, sono certo, evolveranno con l’evolversi delle piante che man man si adegueranno alla mano del vignaiolo. Sì, perché se c’è una cosa che amo del Friuli è che qui, come pochissime altre regioni in Italia e al mondo, troverete spesso congruenza fra la figura dell’enologo e quella del vignaiolo, con un livello  di consapevolezza tecnica generale rara.

Intanto, segnatevi questo nome e se di qui a 10 anni andrà come credo sarete lieti di essere stati tra i primi a bere qualche sua bottiglia. Io, da par mio, posso dirvi di aver cancellato per ben 3 volte i titoli di questo articolo perché non volevo dare troppa responsabilità ad un giovane che, nonostante il notevole bagaglio esperienziale e professionale, è solo alle prime annate della sua piccola nuova realtà. Sì, perché quei titoli facevano riferimento a “Miani” e alla possibilità che Enrico ne ricalchi, in un certo qual modo, le orme dalla vigna al bicchiere ma sarà il tempo a dirci se, ancora una volta, il mio intuito enoico mi ha consigliato bene.

L’unico modo per contattare Enrico è inviargli una mail a: leparticelle@gmail.com.

 

F.S.R.

#WineIsSharing

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