Nonostante questo 2020 sia stato per l’Italia e per il mondo un annus horribilis, io ho cercato di continuare a lavorare portando avanti i miei progetti enoici e a raccontando i territori e il vino pur avendo dovuto ridurre notevolmente i miei viaggi per vigne e cantine.
Tra le poche notizia positive degli ultimi mesi al primo posto metto sicuramente l’investitura ad Ambasciatore del Ruchè da parte dei produttori dell’Associazione dei Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato avvenuta proprio durante il primo lockdown e ufficializzata appena mi è stato possibile raggiungere l’areale della mia amata docg, subito dopo l’allentamento delle misure restrittive anti-covid.
Un ruolo che sto cercando di onorare, nonostante le limitazioni dovute all’emergenza sanitaria, anche attraverso pubblicazioni e interviste in cui mi viene dato modo di parlare del Ruchè e delle sue terre dalla vigna al bicchiere.
L’ultima delle pubblicazioni, in ordine temporale, è stata quella di pochi giorni fa riservatami dal portale VinoNews24 specializzato, proprio, nelle Docg e nei terroir del vino italiano.
Vi riporto un estratto dell’intervista fatta al sottoscritto dal bravissimo Giambattista Marchetto e vi invito a proseguire la lettura nel link che troverete al termine del brano:
L’ambassador Francesco Saverio Russo racconta peculiarità e prospettive della piccola Docg del Monferrato.
Prodotto in sette comuni del nord astigiano, il Ruchè di Castagnole Monferrato è un vitigno storicamente legato a queste terre, riscoperto grazie alla lungimiranza di Don Giacomo Cauda, che nel corso degli anni ’80 decise di coniugare la cura delle anime dei fedeli a quella di un piccolo appezzamento di vigna poco fuori Castagnole Monferrato. Senza saperlo Don Giacomo stava gettando il seme di una produzione destinata a rivitalizzare non solo un vitigno ma un intero territorio, alla ricerca di un’alternativa alle fabbriche torinesi. L’eredità del parroco è stata oggi raccolta da un pugno di produttori oggi riuniti in un’associazione guidata da Luca Ferraris, che nel giro di pochi anni ha trasformato una produzione di stampo locale in uno dei fenomeni emergenti della viticoltura piemontese.
Approfittando di un recente articolo pubblicato su winespectator.com, nel quale Robert Camuto guida i suoi lettori alla scoperta del Ruchè, intervistiamo Francesco Saverio Russo, da qualche mese ambasciatore di questa piccola ma interessante denominazione.
– Francesco Saverio, come hai scoperto questo vitigno e quali sono le ragioni che ti hanno spinto a intraprendere una collaborazione con l’associazione dei produttori di Ruché?
Ho incontrato il Ruchè durante il mio lungo cammino enoico, quasi per caso. Come accade per molti vitigni autoctoni meno noti, per me che sono un “vineyards trotter” l’incontro avviene sul territorio, camminando nei vigneti e chiedendo ai vignaioli informazioni riguardo la base ampelografica locale. Ormai più di un paio di lustri fa, camminando per i vigneti di uno dei sette comuni del Ruchè (Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi) mi imbattei in piante diverse dalla più comune Barbera e dal tipico Grignolino. Il produttore in questione mi disse con grande fierezza: “è Ruchè”. Da lì, il passo fu breve. In pochi attimi eravamo in cantina ad assaggiare i vini dalle vasche e dalle botti, per poi passare a diverse interpretazioni del vitigno già in bottiglia. Uno impatto aromatico unico per i vitigni rossi, un carattere capace di coniugare al meglio potenza e suadenza, forza ed eleganza. Me ne innamorai.
Da quel momento non mancò mai occasione di andare a trovare i produttori, di assaggiare i loro vini e di condividere le mie impressioni a riguardo su wineblogroll.com e sui miei canali social. Credo sia stato questo il motivo che ha portato l’associazione dei produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato ad insignirmi di una carica tanto inattesa quanto gradita per me. Infatti, per me che faccio dell’etica e dell’imparzialità due valori imprescindibili del mio lavoro di comunicatore ed educatore enoico, non vedo questo percorso condiviso con i produttori del Ruchè come una collaborazione, bensì come un riconoscimento all’attenzione che ho dato a questo territorio. Il mio obiettivo è quello di far conoscere un vitigno che amo e un areale altamente vocato e ricco di biodiversità ai winelovers italiani e non solo, attraverso ciò che ho sempre fatto: raccontare il vino. Un onore e un piacere per me rappresentare un territorio e un vino così carichi di personalità e dalle indiscusse potenzialità.
Continua a leggere su: https://www.vinonews24.it/ruche-castagnole-monferrato-docg/
Ringrazio la redazione di VinoNews24 per lo spazio dedicato a me e, soprattutto, al Ruchè di Castagnole Monferrato Docg che rappresenta un’uva, un territorio e un vino che meritano grandissima attenzione e che, da par mio, non posso che continuare ad invitarvi a conoscere e ad assaggiare.
F.S.R.
#WineIsSharing
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