L’enoteca online Unconventional Wine di Vincenzo Sulprizio, selezionatore di vini artigianali e “naturali”

Da tempo cerco di attuare in questo wine blog e tramite questo wine blog attività inclusive e non esclusive fra le varie “correnti produttive” del vino italiano. Questa settimana ho dedicato ampio spazio ad un approccio agronomico ed enologico  rispettoso ragionato che può elevare la percezione del mondo dei vini commercialmente definiti “naturali”.
Per dare un seguito concreto a tali dinamiche, oggi ospito in queste pagine un ragazzo che ha voluto strutturare la sua attività, dapprima, informando e formando tramite il suo portale e la sua azione “sul campo” e, successivamente, selezionando vini artigianali di nicchia per il suo wine-shop online. Un ragazzo nato fra vigne e cantine che ha voluto mettere la sua passione e la sua esperienza a disposizione degli appassionati dei “vini artigianali”.

unconvenzional wine vini naturali

La persona in questione si chiama Vincenzo Sulprizio, creatore e titolare di dell’enoteca online unconventionalwine.com

-Ciao, ti presenteresti ai lettori di WineBlogRoll.com?

Ciao, sono Vincenzo di Unconventional Wine, un appassionato di vino nato in Abruzzo 43 anni fa, in un paese della Valle Peligna, che si presuppone sia stata la culla di origine del Montepulciano. Respiro vino da quando ero piccolo nel senso che mio nonno aveva una vigna e produceva vino per consumo familiare. Mio padre ha ereditato lo scettro e, oggi, a 75 anni, ha più di 60 vendemmie alle spalle. Fin da piccolo mi sono ritrovato immerso in quel meraviglioso ambiente contadino e sebbene dopo l’università, il lavoro mi abbia portato fuori dalla mia regione e anche all’estero, non ho mai mancato l’appuntamento con la vendemmia e la tradizione della vinificazione. Ad oggi, come si usa presentarsi dalle mie parti, ho circa 25 vendemmie alle spalle. 

Negli anni, ho coltivato questa mia passione, diventando Sommelier e soprattutto studiando e viaggiando moltissimo alla scoperta dei diversi territori vitivinicoli. Diciamo che ogni momento libero l’ho dedicato alla vite e al vino. Un mondo bellissimo e affascinante.

Ho abbracciato il vino a 360° fino a quando, nel 2014, sono andato per un po’ di tempo a vivere in Friuli Venezia Giulia.

E’ li, mi piace dire, che sono stato “Folgorato sulla via di Oslavia”. Per chi conosce meno questo ambiente, Oslavia è una sorta di enclave del vino “naturale”. Un manipolo di produttori, che hanno riscoperto antiche tradizioni dedicandosi alle macerazioni, ossia alla vinificazione in rosso di uve a bacca bianca. Ho avuto l’opportunità di vedere da vicino, non semplici produttori, ma piccoli rivoluzionari che hanno cercato un’alternativa sostenibile al modo di fare vino convenzionale, seguendo la loro ostinazione, adottando un metodo di produzione che asseconda la natura e i suoi cicli. All’inizio erano considerati “pazzi”. Oggi alcuni di loro li troviamo annoverati tra i migliori vignaioli d’Italia.

Bene, da quel momento in poi ho concentrato tutta la mia attenzione e le mie ricerche verso vini prodotti con metodi non industriali che si allontanassero dalla standardizzazione di una parte dell’enologia moderna.

-Da dove nasce l’idea di unconventionalwine.com e perché hai scelto questa particolare nicchia enoica?

Unconventional Wine è nato per gioco come Blog. Per lavoro, anche se in settori diversi, mi sono sempre occupato di Marketing, Comunicazione e Sostenibilità. Avvicinandomi al vino “Naturale” ho capito fin da subito che era un mondo ancora sconosciuto e ho sentito il bisogno di dare il mio contributo cercando di dare visibilità a piccoli produttori artigianali.

Essendo una persona che ha sempre voglia di fare qualcosa di nuovo, con il tempo e, date le continue richieste su dove trovare i vini che recensivo (che in alcuni casi si trovano solo dal produttore) e di cui scrivevo, ho pensato di aggiungere una sezione e-commerce. In questo sono stato spinto anche da alcuni amici che, appassionati come me, mi affiancano in questa nuova avventura. 

Per quel che riguarda la seconda parte della domanda, più che una scelta è stata una netta corrispondenza dei miei valori con quelli del mondo del vino “Naturale”. Dagli anni ’60, ma anche prima, si è verificata un’accelerazione pazzesca dell’approccio industriale come stile di vita. Produrre di più e per tutti a qualunque costo, seguendo il mercato. Cercando di creare un prodotto per soddisfare un gusto. E’ una logica che non mi trova d’accordo. Sentiamo spesso parlare di riscaldamento globale e cambio del clima e penso che anche la viticoltura debba dare il suo contributo eliminando tutto il superfluo e la chimica. 

Ecco, per riassumere non è stata propriamente una scelta, ma piuttosto  l’idea di proporre agli altri ciò che, secondo la mia concezione di vino e secondo i miei valori, ritengo sia giusto. Non proporrei mai qualcosa che non berrei io per primo.

enoteca vini naturali online

 

-Cos’è per te il vino artigianale?

Una mia personale definizione è la seguente: Un vino “naturale” è un vino prodotto a partire da uve sane e non trattate con sostanze chimiche che, una volta in cantina, vengono pigiate e il mosto ottenuto si avvia alla fermentazione spontaneamente e, senza grandi interventi da parte dell’uomo, si trasforma in vino. 

Per dirla con le parole di Nicholas Joly, “il vignaiolo deve essere, più che un wine maker, un wine assistant”, nel senso che deve accompagnare l’evoluzione del mosto in vino assicurandosi di aver svolto correttamente tutti i processi a monte.  

Il vino “Naturale”, come per i vini convenzionali, è comunque influenzato dalla mano dell’uomo. Questo per dire, e soprattutto per anticipare eventuali critiche che potranno venire nei commenti, che non tutto il vino “Naturale” è per forza buono. Come del resto nel vino convenzionale. Nella prima filosofia di produzione, però, non ci sono scorciatoie o ausili enologici che possono aiutare. Qui o si è bravi e sapienti artigiani o il vino non viene buono.

Parlando di vino naturale proviamo anche a fare un identikit dei vignaioli naturali.

I vignaioli naturali sono persone che hanno sposato una filosofia di rispetto della natura e dei suoi cicli vedendola come unica alternativa, per fare il vino. Rifiutano le logiche industriali che si ne sono impossessate di questo nettare, al pari degli altri prodotti agricoli, e producono in maniera artigianale coltivando, nella stragrande maggioranza dei casi, pochi ettari e producendo in media 15.000-18.000 bottiglie all’anno.

Come detto,  produrre “al naturale” più che un approccio è una vera e propria filosofia. A mio avviso è l’unico modo possibile di produrre vino proprio per un discorso di sostenibilità a lungo termine e rispetto del pianeta dove viviamo. Ma non voglio tediarvi ulteriormente con i miei discorsi “green”. 

Vorrei spendere poi due parole sul termine “Naturale”. Ho letto recentemente la tua intervista a Lorenzo Corino e sono completamente d’accordo che questo termine ha impattato molto nel creare consapevolezza che esiste un altro modo di fare vino rispetto a quanto si è affermato negli ultimi decenni. 

Reputo che al momento sia il termine più inequivocabile e descrittivo rispetto ad altri più inflazionati e che hanno perso valore nell’esprimere la propria valenza. Mi riferisco ad esempio al termine artigianale. Sempre per citare volti noti del mondo del vino, ultimamente la lettura di un’intervista di Sandro Sangiorgi mi ha fatto riflettere che Artigianale non esprime più l’utilizzo che aveva un tempo. Si pensi, ad esempio, ad una gelateria che si dichiara artigianale, mentre un tempo faceva pensare ad una produzione di nicchia di un piccolo gelataio che utilizzava materie prime genuine, ad oggi, invece, distingue solo da produzioni più di massa ma non garantisce che vengano comunque utilizzati preparati già trasformati e di provenienza certa.

Ritenendo che, per il futuro, produrre vino con questa filosofia di sostenibilità è l’unica via possibile, mi piacerebbe tanto un giorno arrivare ad un punto in cui sia cosi normale e diffuso fare vino in questo modo da poterlo identificare semplicemente con la parola vino, senza aggettivi e altri sostantivi.

-Perché Unconventionalwine è un portale/wine-shop diverso dalle “enoteche online convenzionali”?

I vini che selezioniamo e vendiamo sono frutto di assaggi, visite ai produttori e ricerche continue e riguardano solo ed esclusivamente Vini “Naturali”.

Ma Unconventional Wine non vuole essere solo un e-commerce, è nato come blog e vuole continuare ad esserlo, anche se, ti svelo un piccolo segreto, abbiamo perso tutto il lavoro vecchio e ora lo stiamo ricostruendo pian piano. Le idee sono tantissime e stimolanti e per il futuro stiamo pensando ad un Progetto per coinvolgere e far conoscere a quanta più gente possible questo magnifico mondo. Ma non posso svelare tutto ora.  Posso solo dire seguiteci e ne vedrete delle belle.

-Quali sono i vini che di più ti hanno emozionato nella tua personale esperienza di assaggiatore?

Io mi emoziono ogni giorno e ad ogni vino buono ma se proprio devo compilare una mia personale classifica di vini del cuore, senza perdermi nelle annate perché altrimenti non la finiremmo più,  posso citare la Ribolla di Dario Princic, il Pecorino di Emidio Pepe, il Morgon Cote du Py  (Gamay) di Jean Jean Foillard e Isola del Vento, di Abbazia San Giorgio , un Moscato d’Alessandria che porta dentro di se tutta la natura selvaggia di Pantelleria. . Trovo che tutti e quattro i produttori, abbiano saputo rappresentare al meglio, il connubio territorio/vitigno.

Ringrazio Vincenzo per la sua disponibilità e per aver raccontato la sua storia, condividendo il suo punto di vista su una nicchia di mercato in forte crescita che merita di essere presa in considerazione a prescindere dalla propria riluttanza nei confronti di alcuni aspetti semantici legati a particolari terminologie e di chi vuole far passare l’incuria e la negligenza come sinonimi di artigianalità. Per fortuna, anche Vincenzo comprende l’importanza di selezionare vini capaci di emozionare per la loro identità, quindi sono lieto di averlo ospitato nel mio WineBlog.

 

F.S.R.

#WineIsSharing

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