Lo faccio parafrasando un articolo della rivista francese Vitisphere, che parla dell’Italia come non più “piccola”, bensì “GRANDE” realtà enologica mondiale… ehm… un po’ in ritardo, ma anche i nostri cuginetti d’Oltralpe l’hanno finalmente capito!
La rivista in questione, istituzione nel mondo della stampa a carattere enologico, elogia la produzione vitivinicola italiana per la grande ed ineguagliabile varietà dei terroirs e dei vitigni autoctoni e pseudo-tali, dato che anche i vitigni internazionali in alcune regioni italiane sembrano adattarsi a tal punto da parlare, non l’italiano, ma addirittura il dialetto locale.
Da sempre auto-critici per quanto riguarda l’importazione di vini da taglio da Spagna e Sud-Italia, i francesi sembrano ostentare sempre meno la loro superiorità, in quanto, se è pur verissimo che per anni abbiamo appreso da loro tecniche e segreti della vinificazione ed ancor più della viticoltura, oggi le cose sembrano essersi livellate, se non addirittura pendere a nostro favore.
La Francia, infatti, si è, come si suol dire, “data la zappa sui propri piedi”, in quanto il proverbiale rigore e la maniacalità nella produzione si sono rivelate armi a doppio taglio, in quanto in Francia, praticamente, non si possono più “impiantare vigneti per vini da tavola”, e per fare fronte alla carenza di uve ha dovuto importare nel 2013 4,5 milioni di ettolitri di vino sfuso dalla Spagna (quelli spagnoli sono quelli certi…), vedendo così la propria offerta “limitata” ai soli vini “Dop” e “Igp”(denominazioni equivalenti italiane). Questo significa essersi tagliata fuori da una grande fetta di mercato, importante soprattutto in tempi di crisi, nei quali il cliente ha un budget più basso, ma fa comunque attenzione alla provenienza locale del prodotto acquistato ed in particolare del Vino.
“Se c’è un Paese in cui la viticoltura è davvero plurale, quello è l’Italia” – scrive Vitisphere – ogni Regione, ma aggiungerei ogni zona, mette in evidenza i suoi vini, grazie agli stessi produttori che si adoperano per promuovere al meglio i propri prodotti con degustazioni, eventi e campagne di social media marketing, grazie ai commercianti che sono sempre più attenti alla qualità ed alla provenienza, ma anche al turismo che per mezzo degli agriturismi, riesce ad avvicinare all’enogastronomia italiana locale persone italiane e straniere.
In Italia ci sono più di 250.000 aziende agricole che producono vino (una più una meno!), mentre in Francia, il numero di cantine è sceso sotto le 80.000. Italia e Francia si equivalgono in quanto a volume di vino prodotto, 42/ 43 milioni di ettolitri all’anno, ma un vigneto francese produce una media di 500-600 ettolitri di vino, mentre in Italia la media è di 200-300 ettolitri. Le aziende italiane, spesso producono anche olio, frutta, prodotti locali (formaggi, conserve, miele ecc…) ed addirittura offrono servizi di private packaging e labelling per regalistica aziendale e bomboniere enogastronomiche di pregio.
Inoltre è sempre più fervente l’offerta di Cantine, anche molto importanti, come locations per eventi privati come ricevimenti e matrimoni o per mostre di arte contemporanea e concerti musicali.
E’ vero…il prezzo medio del vino italiano resta più basso di quello medio del vino francese…ma questo non ha assolutamente a che vedere con la qualità dei Vini in questione, bensì con una serie di dinamiche commerciali e meri tecnicismi che, spesso, hanno poco a che fare con il reale valore di ciò che versiamo nei nostri bicchieri…oltre ovviamente ad una storia molto più radicata della nostra, in quanto a produzione di vini di pregio.
Da notare che l’Italia ha ormai sorpassato la Francia anche nell’export verso gli USA e passi da gigante sono stati compiuti negli ultimi anni anche verso est, Russia, China e Giappone fra tutti!
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Fonte Immagine: http://www.civiltadelbere.com/sorpasso/ |
Da par mio, continuerò sempre a stimare l’eccelso “Wine Know How” francese e ad apprezzare “le grands vins de France”, però se guardo avanti e decido cosa far riposare in cantina, scelgo le emozioni vere e quella piccola dose di sano e godurioso rischio che solo alcuni vini italiani sanno dare. Fate lo stesso! Non ve ne pentirete…e probabilmente vi troverete con un piccolo tesoro a distanza di qualche decina di anni!
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