Inizio col dirvi che, nonostante alcune piccole pecche dovute alla mancanza di esperienza dell’organizzazione per un evento di questo genere, aver scelto, quest’anno, proprio l’Anteprima del Sagrantino a discapito delle più rodate anteprime toscane, sia stata davvero un’ottima decisione del sottoscritto! Iniziamo con una presentazione ufficiale presso il piccolo e suggestivo Teatro San Filippo Neri, nella storica piazza di Montefalco, durante la quale io ed una nutrita schieda di giornalisti e blogger internazionali abbiamo avuto modo di di ascoltare Donatella Tesei, sindaco di Montefalco, e Amilcare Pambuffetti, presidente del Consorzio Tutela Vini Montefalco fare il punto della situazione riguardo il Sagrantino.
L’apice della mattinata è stato, però, senza ombra di dubbio, il breve, ma intenso cameo di Riccardo Cotarella, enologo di fama internazionale e, soprattutto, umbro! Cotarella ha esposto un interessante e democratico (nella semplificazione di un discorso meramente scientifico in uno accessibile anche ai non addetti ai lavori) confronto fra la vendemmia 2011 in fase di uscista e la 2014 raccolta solo pochi mesi fa. E’ inutile dirvi che la vendemmia 2014, anche per il Sagrantino, sia stata una mezza tragedia, ma ciò che si evince, con grande ottimismo, ma allo stesso tempo molta pragmaticità, di Cotarella, è che il Sagrantino è un Uva talmente unica e particolare che riuscirà a dar vita ad un buon Vino (forse non ottimo…ma comunque buono) a differenza di altri vitigni ed altre realtà sia italiane che estere (lo stesso Cotarella ci confida di situazioni molto peggiori in molte delle aziende per le quali lavora in Francia). Il Sagrantino, dice Cotarella, si differenzia da qualsiasi altro vitigno perché può produrre Vini degni di questo nome solo e soltanto a Montefalco ed a differenza delle stragrande maggioranza delle uve nazionali ed internazionali, anche volendo, non potrebbe essere impiantato altrove con gli stessi (o addirittura migliori) risultati che ottiene in quella specifica area del globo terracqueo.
Un Sagrantino che, inoltre, grazie a studi effettuati dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, è un Uva radicalmente diversa da qualsiasi altra in quanto a tipologia e concentrazione dei Tannini. Una davvero fuori dal comune, come fuori dal comune sono i Sagrantini che ho avuto modo di assaggiare, dapprima ai banchi d’assaggio e poi nelle due Cantine che ho deciso di visitare in giornata.
Vi risparmierò l’alquanto prolisso fiume di appunti riguardanti sia i grafici sulle variazioni pedoclimatiche fra 2011 e 2014 nella DOC del Sagrantino sia quelli presentati dal Prof. Fulvio Mattivi concernenti le differenze genetiche fra quest’uva e le principali uve da Vino nazionali ed internazionali.
Venticinque le cantine aderenti all’anteprima: Adanti, Antonelli San Marco, Arnaldo Caprai, Benedetti & Grigi, Bocale, Colle Ciocco, Còlpetrone – Tenute del Cerro, Di Filippo, Fratelli Pardi, Fattoria Colleallodole – Antano Milziade Eredi, Fattoria Colsanto, Il Torrione, Le Cimate, Lungarotti, Montioni, Moretti Omero, Perticaia, Romanelli, Scacciadiavoli, Tabarrini, Tenuta Bellafonte, Tenuta Castelbuono – Tenute Lunelli, Tenuta Rocca di Fabbri, Terre de la Custodia, Terre dei Trinci. Oltre alla nuova annata (2011) del Sagrantino (DOCG) ho avuto modo di degustare ottimi Montefalco Rosso Doc 2012, Montefalco Rosso Doc Riserva, Montefalco Doc Passito (varie annate) e delle vere e proprie chicche come il Trebbiano Spoletino, vitigno che, a ben d’onde, si sta imponendo per la sua unicità.
In questa terra di Uve e Vini più unici che rari, mi sono fatto un’idea riguardo le Cantine e le etichette da segnalarvi, oltre, ovviamente al riassunto delle mie visite nelle Cantine Tabarrini e Colle Ciocco (Soc. Agr. Spacchetti).
Inizio col segnalarvi le mie 2 Cantine/Etichette per quanto riguarda il Rosso di Montefalco / Montefalco Rosso:
- Adanti Montefalco Rosso DOC Riserva 2009: uvaggio 70% sangiovese, 15% sagrantino, 15% merlot, questo Montefalco Rosso che fa legno (rovere) per 30 lunghissimi mesi, ha un taglio molto internazionale, ma mantiene una forte identità territoriale grazie a quella, ser pur piccola, percentuale di Sagrantino che dona una muscolatura vigorosa e reattiva al sorso, preceduto da un naso intenso in cui a prevalere sono gli aromi varietali del Sangiovese e le note boisé del legno, presente, ma ben dosato. Gran bel Vino, che si fa notare per armonia e personalità. Ho avuto modo di assaggiare anche la prova di botte dell’annata 2011, che non è ancora pronta, ma fa davvero ben sperare! Peccato aver dovuto degustare gli ottimi Vini dell’azienda in due “manches” per via dell’intervista di Wine Channel… ho sempre un pessimo tempismo!
- Castelbuono Tenute Lunelli – Lampante Montefalco Rosso Riserva DOC 2009: prodotto con uve 70%, Sagrantino 15%, Cabernet e Merlot 15% non potevo non parlarne, in primis per la bellezza del luogo in cui affina, ovvero il cuore del Carapace di Arnaldo Pomodoro ed in secondo luogo, perché pur rappresentando una nuova scommessa in terra umbra, la qualità di questo Vino si palesa dapprima al naso, con note di viola e visciola, con leggere note eteree, mai fastidiose, ed un dolce finale di vaniglia e cioccolato, per poi accattivare il palato con un sorso gustoso e pieno, tannico quanto basta e mai disarmonico. Un Vino che qualcuno osteggerà in quanto molto tecnico, ma in realtà, continuo a pensare che, ciò che conti davvero, sia il territorio ancor più che la mera tradizione, in quanto è l’unica variante che l’uomo e quindi l’enologo non può controllare, ma solo cercare di assecondare al meglio. Quindi ben vengano Vini di questo calibro se riescono a dare un esempio così “lampante” (eheheh scusate il gioco di parole) del perfetto lavoro di squadra fra Uomo e Natura, Enologo e Terroir.
N.B.: più avanti vi parlerò anche del Montefalco Rosso di Colle Ciocco, che ho tenuto fuori da questa segnalazione in quanto rientrerà nel sunto della mia visita alla Cantina Spacchetti.
Per quanto riguarda i Sagrantino invece segnalo 1 sola Cantina più una Menzione d’onore* (oltre a Tabarrini di cui parlerò più avanti e Colle Ciocco):
- TENUTA BELLAFONTE Collenottolo 2010 Montefalco Sagrantino DOCG: si…segnalo la 2010, invece della 2011 presentata all’anteprima, in quanto a me è piaciuta davvero molto! Una Cantina “nuova”, che, però, credo abbia terminato alla grande la sua fase di “sperimentazione”, trovando in questo Sagrantino Collenottolo una grande personalità, ma soprattutto un’eleganza che difficilmente si riscontra in questa DOCG. L’armonia fra vena acida e tannino lo rende davvero piacevole in bocca, ma a farlo notare fra molti è il suo bouquet complesso ed intrigante dove sul classico fondo minerale di grafite vengono dipinti succosi lamponi ed una femminile nota di lavanda. Un Sagrantino deciso come tutti i suoi fratelli, ma che può vantare una suadente femminilità…può sembrare un’eresia, dato che parliamo dell’Uva più maschia del mondo…ma fidatevi, se c’è un Sagrantino per la parità dei sessi, questo è il Collenottolo di Bellafonte.
*Menzione d’onore alla Fattoria Colleallodole del compianto Milziade Antano, del quale Sagrantino non voglio e non posso parlarvi, per il semplice fatto che si racconta così bene da solo ed a raccontarlo ancor meglio è stata la sua storia, che mi sembrerebbe di nuocere al Sagrantino che di più interpretava il gusto e la filosofia del più grande di tutti, Luigi Veronelli. Bevetelo e capirete!
Passiamo alle due Cantine che avevo selezionato per il mini tour organizzato per la stampa e che, fortunatamente, nonostante le visite “guidate” fossero a numero chiuso, sono riuscito a visitare: Tabarrini & Colle Ciocco (Spacchetti).
Partiamo da quella che senza ombra di dubbio è la Cantina più completa di Montefalco in quanto a qualità dei suoi Vini Rossi (anche passito), Bianchi e da diversi anni anche di un Rosato, ovvero l’Az. Agr. Tabarrini.
Innanzi tutto, posizione meravigliosa in loc. Turrita, che ci viene illustrata rigorosamente in inglese, data la folta presenza di giornalisti da mezzo mondo, dal simpatico e preparatissimo responsabile Marketing dell’azienda Daniele (andateci e vi pregerete di un panorama mozzafiato).
La visita inizia con il consueto tour della Cantina con degustazione dei Vini che devono ancora essere imbottigliati ed in particolare della punta di diamante dell’Azienda, ovvero l’Adarmando, un Trebbiano Spoletino che da diversi anni fa parlare di sé per aver riscoperto un vitigno in cui nessuno credeva più.
Subito dopo è stato allestito per noi quello che doveva essere un “light lunch”, ma che, giustamente essendo in Italia ed ancor più in Umbria, è durato circa 2 ore, fra verticali, orizzontali e piatti propri della tradizione umbra cucinati con grande maestria e semplicità.
Si inizia con una Verticale di Adarmando 2011-2010-2009-2008-2007-2004, un grande Bianco che Giampaolo Tabarrini, geniale e poliglotta (inglese superbo) proprietario dell’azienda, ha dedicato al suo caro nonno materno. Un Vino che a quanto pare rende perfettamente omaggio al nonno in quanto vanta le peculiarità del suo carattere: gentilezza, generosità, ma anche caparbietà e direi che gli è riuscito benissimo!
Questo Trebbiano Spoletino, che nella sua evoluzione naturale dal 2011 al 2007 (la 2004 era la prima annata, quindi ancora in fase di sperimentazione) denota la grandissima differenza fra il Trebbiano Spoletino e tutti gli altri Trebbiano, che ben poco hanno a che fare con questo vitigno. Le iniziali note fresche, tropicali, a tratti citrine, lasciano spazio con l’affinamento in bottiglia a delle note tipiche dei grandi Riesling, per la loro grande mineralità (sentori di petrolio palesi quanto è palese che io Ami il Vino). Il bello, però, è che anche la 2007 manteneva una grande freschezza, cosa ben diversa per la 2004, che è stato un salto importante per comprendere a pieno i cambiamenti apportati nell’approccio a questo Vino, ma non nella volontà di mantenere intatte le caratteristiche varietali di un Uva che a più di 10 anni da quella vendemmia ha regalato a noi tutti un Vino straordinariamente evoluto, dal colore decisamente tendente al ramato, che si è presentato timidamente, ma lasciato per un buon quarto d’ora nel calice, ha mostrato il meglio di sé in un susseguirsi di aromi, che alla cieca avrebbero confermato la mia premessa…questo è un Riesling…ma, se possibile, più intrigante!
Non stiamo facendo un cruciverba, ma dalla “A” di Adarmando Verticale passiamo alla “C” di Campo alla Cerqua, Colle Grimaldesco e Colle alle Macchie, ovvero i tre Cru di Sagrantino (2010 – annata attualmente in commercio) che Giampaolo ha deciso di vinificare separatamente, lasciando così intatte le caratteristiche di ciascun terroir.
Le differenze sono tanto sottili quanto apprezzabili, in quanto capaci di dare ad ogni etichetta una valenza territoriale e quindi un’identità davvero specifica.
Se il Campo alla Cerqua è il più “approachable” il Colle Grimaldesco è il più “Sacrantinoso”, ma pur rispettando tutti e tre le classiche caratteristiche varietali del Sagrantino è il Colle alle Macchie il Cru che mi ha colpito di più per intensità, finezza (si…un Sagrantino fine! Da non credere!) e profondità.
Concludiamo il poco “light” lunch con il Passito di Sagrantino dell’Azienda che regala una rara complessità al naso ed un notevole corpo al sorso, che non stanca mai grazie allo spiccato nerbo acido. Il Passito di Sagrantino non si smentisce mai e questo di Tabarrini ne è la dimostrazione!
Passiamo a Colle Ciocco, dove ad accogliermi è uno dei Fratelli Spacchetti, Lamberto, che insieme ad Eliseo, conduce l’azienda ereditata dal padre Settimio. Un ex ufficiale della Marina Militare prestato alla viticoltura e l’olivicoltura. “Prestato” nel senso che si presta al meglio alla gestione di un’azienda familiare, dalla posizione straordinariamente suggestiva, che non poteva che colpire anche i miei due (la fortuna ha voluto che in questo caso fossimo stati solo io, un collega giapponese e la formidabile Isabel Ferran di Gilbert & Gaillard), tanto che non abbiamo resistito nel soffermarci a fare qualche scatto dal bellissimo patio panoramico.
Entrati in quella che ha davvero tutta l’aria di essere un’abitazione (nell’accezione più accogliente e positiva del termine), con il suo grande camino che emana calore fisico ed emozionale, il cortesissimo Settimio ci fa accomodare nella sala adibita alla degustazione, proponendoci i due Bianchi dell’azienda Clarignano e Tempestivo, entrambi 2013.
Il Clarignano (simpatica la storia del nome che vi consiglio di andarvi a leggere nel sito dell’azienda) è un uvaggio Viognier 50%, Grechetto 40%, Chardonnay 10%, che mantiene alcune caratteristiche del Grechetto come la sua sapidità finale, ma perde in asprezza grazie al viognier che ne smussa le asperità. Davvero piacevole!
Passiamo alla versione firmata Colle Ciocco del Trebbiano Spoletino, di cui ho già avuto modo di parlarvi poco fa…beh… io mi sono fatto un’opinione ben preciso riguardo questo vitigno e nello specifico riguardo il Tempestivo, ovvero che essendo prodotto con uve provenienti da vigne “nuove”, la sua impronta sia marcatamente quella di un Vino giovane, ben diverso dall’Adarmando, ad esempio (questo non vuole in alcun modo essere un paragone, bensì una nota distintiva di entrambi i Vini), che viene da vigne ben più “vecchie”.
Un Vino molto intenso nei profumi varietali ai quali si aggiungono una netta nota amandorlata, sentori di erbe officinali e persino quell’idrocarburo leggero che non mi aspettavo in un Vino così “giovane”. Una versione del Trebbiano Spoletino da provare, a mio modesto parere, proprio per avere uno spettro più ampio di ciò che questo vitigno ormai riportato in auge può regalare.
Piccolo intermezzo con una bruschetta preparata per noi da Settimio ed “affogata” in quella che sembra essere una percentuale davvero consistente della produzione annua del loro prezioso olio (80% Moraiolo) in un’annata dalla resa scarsa come questa. Spettacolo! Non vi dico il collega giapponese…era commosso!!!
Passiamo ai Rossi, partendo dal Montefalco Rosso 2010 (Sangiovese 70%; Sagrantino 15%; Merlot 15%), che risulta piacevole come un Sangiovese ben fatto, arricchito dalle sfumature tanniche del Sagrantino e quelle erbacee del Merlot. In bocca è un Vino davvero caldo e più lungo del previsto! Come già detto in precedenza questo rientra nei 3 Rossi di Montefalco più interessanti assaggiati.
Arriviamo al dunque… Montefalco Sagrantino Colle Ciocco 2004, vi parlo di quest’annata, perché è dai 7/8 anni in sù che un Sagrantino andrebbe stappato (ma ovviamente in degustazione questo non può avvenire sempre ed è bene che si assaggino anche le nuove annate). Ci troviamo di fronte ad un Sagrantino ormai pienamente maturo, se pur con evidenti margini di ulteriore evoluzione, che gode di un tannino che ha ceduto alle carezze del tempo e si è addolcito, guadagnando in piacevolezza.
Un Vino che rispecchia molto la personalità di Settimio, in quanto tutto d’un pezzo, ma anche generoso e dotato di quel calore cortese che ti fa sentire a casa.
La giornata termina con un imperdibile Sagrantino Passito 2009 (la bottiglia è durata 10 minuti, cosa che credo valga molto più di qualsiasi descrizione organolettica) ed una tosta, ma a suo modo morbida grappa di Sagrantino che i cari F.lli Spacchetti si fanno distillare da Berta. Io la adoro…ma non faccio testo…la grappa (fuori GDO) mi piace praticamente sempre!
Che dire…se non che mi scuso per avervi tediato con l’articolo, forse, più prolisso di sempre, ma sappiate che ho cercato davvero di sintetizzare al massimo quella che è stata una giornata notevole, che concludo con un versetto molto esaustivo che ho trovato “impresso” sul retro della confezione del Passito di Colle Ciocco che ho portato via con me:
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