Come promesso mi rimetto a scrivere, per condividere con voi l’ennesima tappa dei miei viaggi in quel di Montalcino: Podere Sanlorenzo.
Conoscevo già Luciano Ciolfi attraverso i suoi vini e, soprattutto, ai suoi profili social – Luciano è palesemente uno dei produttori che meglio sa gestire la comunicazione sul web della propria azienda, senza risultare mai meramente promozionale, ma semplicemente trasmettendo la propria identità e personalità e di conseguenza quella del suo vino – quindi non potevo non passare a trovarlo in Cantina.
Una realtà che parte con il nonno di Luciano, Bramante, un ultracentenario, che è ancora parte integrante dell’azienda e che quando il clima e le forze (magari io!) glielo permettono non si fa problemi a dare il suo contributo camminando fra quei meravigliosi terreni dove oggi troviamo vigne dai 10 ai 40 anni, che sembrano cingere in un rigoglioso abbraccio la cantin
Dopo aver fatto la conoscenza delle vigne del Podere Sanlorenzo, come da prassi, arriva il bello, ovvero la visita in cantina, dove il caro Luciano mi pone di fronte ad un arduo dilemma:- “Vuoi provare tutte le annate o solo alcune in particolare?”
Ehm… Luciano… ma che domande sono?!? Qualcuno di voi mi ha mai visto optare per la strada più “asciutta”? Perché fare del torto a qualche annata, basandosi magari su preconcetti relativi all’andamento generale del Brunello in quell’anno, quando è proprio nelle annate considerate, dai più, meno favorevoli che si vede e si sente la differenza fra uno e l’altro terroir e fra l’uno e l’altro produttore?!? Giammai!
Quindi eccoci qui ad affrontare un’interessante verticale dalla 2004 alla 2010 di Brunello Bramante (Riserve 2006 e 2007 comprese), arricchita da digressioni e variazioni sul tema, come l’iniziale Rosato 2014, l’ottimo Rosso di Montalcino e la nuova sfida di Luciano, ovvero un Sangiovese Grosso in gres, nello specifico in Clayver, il più moderno e performante surrogato dell’antica anfora.
Per non dilungarmi troppo, non andrò a sviscerare ogni assaggio, seppur ne varrebbe la pena, ma mi piacerebbe condividere con voi impressioni generali, ma non troppo generalizzate, sulla qualità del lavoro svolto da Luciano e dei miei appunti emozionali riguardo gli assaggi che mi hanno colpito di più, fermo restando che in linea di massima ogni singolo Vino aveva molto da dire, anche là dove lo stesso Luciano ammetteva di non aver dato del suo meglio.
Infatti, la mia impressione generale è quella di aver assaggiato il prodotto di una terra particolare, dotata di notevole mineralità, di vigne che stanno entrando nell’apice della loro maturità, ma che sono già capaci di grande equilibrio aromatico e strutturale, ma soprattutto di un attento e rispettoso lavoro di un produttore che non si limita a produrre un Vino da “brand”, bensì mira in ogni annata a produrre il suo Vino, il Vino delle sue uve, con pulizia e lungimiranza.
Ho riscontrato tanta umiltà in Luciano, nonostante ormai non sia più solo una stella nascente del Brunello, ma una solida certezza, e credo che questo si ritrovi anche nei suoi vini, pieni di vitale dinamicità, ma anche di quella naturale vocazione del Sangiovese ad esprimere i suoi più celati connotati là dove venga trattato senza condizionamenti ed imposizioni di sorta, come ad esempio una speziatura naturale molto evidente nel Rosato e nei Rossi, nonché nello sperimentale Vino in terracotta e perfettamente armonizzata con quella del legno nel Brunello.
Fatta questa premessa veniamo agli assaggi che di più mi hanno emozionat
Rosato 2014: un Rosato a Montalcino?!? Chissà in quanti gli abbiano dato del pazzo o magari non l’abbiano fatto, ma lo stiano pensando tutt’ora… ma, fatto sta, che ciò che può sembrare ai più un azzardo, non è altro che una conseguenza naturale di un’annata difficile come la 2014 nella quale i salassi hanno suggerito a Luciano di produrre un Vino che ottimizzasse l’ottimizzabile e, magari, permettesse di uscire sul mercato con un prodotto che nonostante le difficoltà potesse reggere il confronto con i competitors di altre zone, sicuramente più note per la produzione di Rosati.
Non vi nego che già nel calice il suo colore corallino intenso ne denotano una grande levatura, com’è giusto che sia date le uve dalle quali proviene, ma è al naso che sa stuzzicare di più la fantasia, con note che vanno dalla più classica rosa alla ciliegia matura, ma non troppo, nessun eccesso e grande armonia, resa ancor più intrigante dalla macchia mediterranea e dal finale di spezie nere e leggerissimo boisé. In bocca la sua freschezza va a fendere verticalmente un morbido approccio, che si evolve al palato secco e minerale, in un sorso di grande piacevolezza, che è difficile definire in termini di persistenza, dato che staresti sempre a sorseggiarne un po’!
Un Rosso più scarico? No! Sarebbe denigratorio, ma neanche un Rosato che mira ad essere un Rosso, questo è davvero un Rosato a tutti gli effetti, con grande equilibrio e squisita beva.
Nell’occasione Luciano aveva messo una maglia Rosa, chissà che non sia stata quella a creare suggestione! :-p Scherzi a parte, davvero un bell’esempio di come nel Vino, se si ha coraggio e rispetto, si può sopperire alle avversità con il sano lavoro e la ancor più sana positività.
Brunello di Montalcino Bramante 2004: Un Vino che nonostante avesse avuto qualche scambio di battute di troppo con delle simpatiche molecole di ossigeno, aveva tanto da raccontare e soprattutto da trasmettere nel sorso, nel quale era palese la sua signorilità, la stessa di un anziano signore vestito a festa per l’occasione, ma che non teme nel nascondere le mani segnate dalla fatica, anzi, le mostra orgoglioso e fiero. Qualche briciola di terra sotto le scarpe tirate a lucido dalla propria compagna, una Natura premurosa ed attenta senza il quale quel l’uomo non sarebbe null’altro che corpo, mentre è grazie ad essa che non teme il temo e mai lo temerà ed è ancora grazie ad essa che il suo scheletro non cede un colpo, perché fatto di materia ed anima.
Un Brunello che sa di quelle strette di mano di un tempo, in cui non senti solo la forza della stretta, bensì guardi negli occhi una storia, senti sotto le dita il lavoro e senti il rispetto scorrere nelle tue vene.
Brunello di Montalcino Bramante 2006 Riserva: l’annata è stata eccezionale, su questo non ci piove, o meglio lo è stata proprio grazie all’aiuto di piogge che arrivavano a preghiera dei viticoltori, come ogni anno mi auguro che accada, ma che, forse, è giusto così, in quanto ci permette di stupirci ancora quando mettiamo il naso in un calice di questi grandissimi Vini.
Luciano vuole fare Brunello, vuole, esige e spera di fare sempre Vini che seguano un filo conduttore nel rispetto di ciò che ci si aspetti da quella che è, insieme al Barolo, la denominazione più importante d’Italia… ma Luciano non è Dio e la Natura è di certo ciò che di più vicino a Dio ci sia, quando si fa Vino e se questo 2006 non è solo un grande Vino, ma uno dei migliori Brunello che abbia mai assaggiato (così “giovani”) è perché Luciano e la Natura hanno saputo lavorare di squadra e la sua umiltà gli ha permesso di esprimere la sua terra piuttosto che il suo stile.
Quando bevo Vini che mi fanno vibrare l’animo, chiudo gli occhi e mi perdo, viaggiando ovunque quelle sensazioni mi vogliano portare ed in questo caso il viaggio è stato davvero intenso, accompagnato da profumi che spaziavano dalla viola alla ciliegia, con note balsamiche di menta piperita ed i classici aromi di cuoio e tabacco rinfrescati da cedro e legno di cedro. Il sorso mostrava ancora forza, ma non quella prettamente fisica, più d’animo, che abbinata alla sua vitale freschezza ed al tannino nobile e presente ne fa auspicare una longevità di sicura importanza.
Davvero lungo! Un Brunello di grandi equilibri, ma soprattutto dalla beva eccezionale, cosa, aihmé, mai scontata.
Brunello di Montalcino Bramante 2010: lo so, mi piace vincere facile, penserete, ma credo che mai come questa volta le annate così definite “importanti”, mi abbiano convinto. La 2010 del Brunello Bramante è il Vino che di certo mi ha, più di ogni altro, stupito. Perché? Semplice… dovrebbe essere un Vino ancora agli albori delle sue potenzialità, mi aspettavo un Vino potente nella componente aromatica e nel tannino, con un’armonizzazione ancora in fase evolutiva, ma in realtà io trovato questo Vino eccellente nel suo equilibrio fra ciò che è e ciò che sa di poter diventare. Aromi varietali perfettamente integrati con una terziarizzazione da affinamento in via di sviluppo, ma già piacevolmente percepibile, per un naso che invoglia.
Acidità ben bilanciata, tannino fitto e mai eccessivo, scheletro di grande mineralità, per una bocca composta, ma divertente, degno di Kim Basinger in 9 settimane e 1/2, con quel vedo non vedo, che lascia intravedere tutto, ma costringe a lavorare di fantasia, nella consapevolezza che non si resterà delusi, una volta tolta la tendina e per me la tendina di questo Brunello non si aprirà tutta in una volta, bensì, proprio come nel film, ma con tempi ovviamente diversi, ci permetterà di sbirciare di volta in volta, di anno in anno un cm in più della sua bellezza, provando sensazioni diverse, in un crescendo che ci porterà sicuramente ad una bella dose di piacere… ehm… sto parlando di Vino! Non pensate male!
Una citazione generale per il Rosso di Montalcino di Luciano Ciolfi, che è uno di quei Vini che io berrei ogni giorno, per la sua piacevolezza e, soprattutto ora che è entrato nel biologico, non tanto a livello di certificazione, ma concettualmente, è capace di esprimere un’integrità ed una pulizia davvero degne di not
Per quanto riguarda la prova di botte, o meglio, di clayver, io credo davvero che Luciano sia sulla buona strada per creare un Vino che prescinda da Montalcino e si identifichi con lui e con la sua visione della vita e della sua terra: purezza, freschezza, gioia e sorpresa.
Concludo ringraziando Luciano per l’ospitalità e per la sua schietta simpatia, che non incide mai negativamente sulla sua composta professionalità e sulla capacità di raccontare la sua terra, la sua azienda, ma ancor più la sua famiglia in maniera emozionale ed emozionante.
Tornerò presto e, dato che ha trovato anche un bel trucchetto per far funzionare alla perfezione il Coravin, sono certo che avrò tanto da assaggiare, senza timore di dovergli far stappare qualche bottiglia in più!
Domani, la terza tappa del mio viaggio mi porterà e vi porterà, se mi seguirete attraverso le mie parole, a Campiglia d’Orcia, tra splendidi scorci e Vini fuori dall’ordinario.
F.S.R.
#WineIsSharing
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