L’artigiano del Sangiovese Franco Dalmonte di Terre di Macerato

A
volte capita di stupirsi, a me ultimamente capito molto spesso e
sempre grazie ad un bicchiere di Vino!
E’
proprio per lo stupore provato nell’assaggiare uno dei due Vini di
cui vi parlerò oggi, che ho deciso di condividere con voi le mie
sensazioni riguardo un progetto che sa di coronamento di un sogno:
Terre di Macerato.
Nata
nel 2004 a Casalfiumanese, non troppo distante da Bologna, Terre di
Macerato
rappresenta un nuovo inizio, una nuova avventura per Franco
Dalmonte
, un informatico divenuto pressoché allergico alla sua
attività, che non desiderava altro che tornare a stretto contatto
con la Natura e dedicarsi alla viticoltura.
La
storia di Franco è un po’ quella di molti sognatori che, dopo anni
di fase REM, decidono di prendere in mano il proprio destino ed
investire in un sogno al fine di farlo divenire realtà.
La
concretizzazione di questo desiderio equivale per lui all’acquisto
di tre ettari di terreno sul quale pianta il suo vitigno del cuore,
il Sangiovese.
Franco
non viene da una famiglia di vignaioli, non è un imprenditore, ma al
richiamo forte del Vino, lui ha risposto sì, accettando una sfida
ardua, ma affascinante e coinvolgente, quella di riuscire ad ottenere
un prodotto di qualità attraverso la sincera interpretazione del
territorio, dell’annata e del vitigno autoctono più importante
d’Italia ed io non posso che concedergli attenzione e fiducia!
Ormai
sento ogni giorno la frase “il Vino si fa in vigna”, ma è palese
che a Terre di Macerato questo concetto sia ben più che una frase
fatta, tanta è l’attenzione rivolta a terreno, pianta ed uva.
In vigna vengono applicati i principi
dell’agricoltura biologica, con inerbimento permanente, scelte
colturali di difesa, niente diserbo né concimi chimici né
fitofarmaci sistemici, oltre alla massima attenzione ai tempi e
modalità d’intervento per limitare rame e zolfo, che per quanto
bio, soprattutto per quanto concerne il rame, sarebbe sempre meglio
limitare.
Fare Vino è un’Arte, che dir se ne voglia, ma è anche un lavoro ed il termine che rende meglio questo connubio fra creatività e fatica, fra sensibilità e tecnica è quello di artigiano ed è proprio così che si definisce Franco. 
L’obiettivo è produttre Vini
che siano fedeli al territorio, in quanto parte fondamentale del terroir,
che unitamente al varietale ed all’uomo, deve necessariamente finire in bottiglia, ogni annata in maniera diversa, ma comunque in modo concreto e percepibile.
Ora, però, bando alle ciance e passiamo
all’assaggio dei due Vini prodotti da Terre di Macerato:
Rhod
2014
(In celtico significa “rosso”): si tratta di un Sangiovese
easy, ma non troppo che, pur venendo da un’annata non delle migliori
(per usare un eufemismo), risulta essere una gradevole espressione
del vitigno, senza alcuna storpiatura. Gastronomico come pochi altri
e divertente con la sua beva fresca e minerale. Vino diretto, schietto che parla la lingua di tutti e dice cose molto sensate!
Lo
aspetto nell’annata 2015 per un raffronto in termini di struttura e
qualcosa mi dice che con questa base e questo rispetto dell’uva anche
un prodotto che Franco stesso definisce “il Vino per tutte le
occasioni” saprà sorprendere per corpo ed armonia.

Audace
2011:
un Sangiovese dal nome della sfida, ma dai toni cortesi ed
educati di chi alla singolar tenzone, preferisce la quiete ed una
sana e costruttivo dialogo. L’anno e mezzo in legno piccolo non è
invasivo ed il varietale è libero di esprimersi in maniera davvero
elegante. Un Vino che parla di un artigianato di qualità,
assolutamente non grossolano e con tratti di cesello, come la
complessità al naso e la profondità del sorso. Questa è la
bottiglia che mi ha fatto capire che Terre di Macerato merita di
essere seguita, soprattutto in funzione dell’esperienza delle piante,
che deve ancora crescere e maturare, ma che già dimostra di aver
intrapreso il cammino giusto per la qualità.

Senza estremismi e senza preconcetti, Franco mi ha presentato i suoi Vini con molta umiltà e curiosità, cosa che meriterebbe già un plauso, ma a prescindere dalle parole, se in così poco tempo è stato già capace di tirar fuori Vini quanto meno puliti e piacevoli, vale la pena continuare a seguire il suo lavoro di anno in anno, di calice in calice.

F.S.R.
#WineIsSharing

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