Metti una sera… alla cieca! Il Vino lo porto io…

Continuo a viaggiare, a girare l’Italia del Vino ed a stringere mani… continuo ad incrociare calici con amici produttori e winelovers, ma sopratutto a conoscere sempre più a fondo questo tanto “assurdo” quanto meraviglioso mondo che è il Vino.

Si, non mi fermo, vado dove riesco ad assaggiare piccoli miracoli e grandi scommesse, fatti da persone che hanno visto in quella strana pianta, che sembra spesso aver un nonsoché di masochistico per quanto riesca a dare il meglio di sè sotto pressione, un’alleata fedele ed una compagna da comprendere, accudire, amare e rispettare… la vite.
Eppure, più vado avanti più mi rendo conto che ci sia qualcosa che non torni… ho fatto della condivisione un hashtag, un motto, un claim chiamatevolo come volete, ma in realtà per me è stato il principio di tutto e vorrei fosse la spinta inerziale anche per altri appassionati e potenziali tali.
Mi spiego meglio: io ho l’incurabile vizio di portare, ovunque vada, alcune bottiglie di Vini che ritengo curiosi da condividere ed assaggiare insieme ad altri appassionati ed addetti ai lavori e questo non è poi così strano, no? Quanti di voi, quando si presentano a casa di amici, non arrivano senza almeno una bottiglia alla mano?! Scommetto nessuno! Ciò che piace fare a me, però è leggermente differente e lo sono anche i contesti nei quali questi vini vengono stappati e condivisi, siano essi momenti di ritrovo tra winelovers organizzati a fini di “studio”, o magari si tratti di un post-degustazione in cui, non pago di aver già assaggiato (solitamente) un ingente numero di referenze, ci tenga a mettermi alla prova ed a mettere alla prova in modo del tutto amicale e senza alcunché in ballo se non il piacere della condivisione e del mero gioco enoico, amici e colleghi.
Ovviamente, chi mi conosce sa quanto io tenga ad alcune dinamiche comunicative legate ai vitigni rari, alle realtà più piccole e sperdute nel “lato B del mondo”, che al di là dei numeri hanno meno potenziale comunicativo, o magari di qualche cantina ancora in fase embrionale e nel 90% dei casi sono proprio queste le bottiglie che porto con me. Bottiglie che alcuni potrebbero definire “chicche”, ma io amo definire i miei “Vini del cuore”, anche perché chiunque potrebbe andarle ad asssaggiare o ad acquistare in cantina e chiunque potrebbe fare ciò che faccio io, probabilmente anche meglio, ma ciò che manca a molti è lo stimolo, oltre al tempo.
Fino a qui tutto ok, no? In realtà, quello che sto verificando, però, è che, fatta eccezione per cultori del Vino di rara esperienza e curiosità come quelli con cui ho la fortuna di condividere qualche assaggio ultimamente, il grande nome, la grande denominazione risultano essere ancora uno status symbol difficile da dismettere in maniera piuttosto trasversale, dall’ignaro novizio al più addentrato ed addestrato esperto.
Se questo, da un lato, è comprensibile, in quanto frutto del maggior potenziale in termini di numeri -e quindi di possibilità che le proprie bottiglie vengano stappate su più fronti anche in maniera più “democratica- e di comunicazione -la grande aziende vanta un maggior budget da destinare al marketing ed al branding ed ha spesso denominazioni già riconosciuti di loro come sostegno e valore aggiunto del proprio Vino-, dall’altro non può che dispiacermi che ci siano ancora dei rari portatori sani di bellezza, storia, qualità ed originalità relegati all’oblio dell’essere sconosciuti e rischiare di permanere tali vita natural durante, a causa di una visione ristretta del proprio “Io enoico” da parte dell’azienda e di un’impossibilità di base nel mostrarsi al mondo per ciò che valga.
Ecco perché mi piacerebbe continuare a girare per l’Italia del Vino ed organizzare ovunque mi trovi delle serate tra amici winelovers, in cui portare bottiglie da degustare alla cieca, condividerle e viverle in maniera empatica e sociale, senza tante paranoie e/o tecnicismi, ma semplicemente cercando di enfatizzare il potere corroborante del Vino e l’originalità di alcune realtà e di alcuni Vini.
Perché alla cieca? Perché condividere bottiglie senza sapere ciò che si stia effettivamente degustando ci libera da condizionamenti legati al nome, alla denominazione, all’annata e quindi ad un automatico riferimento mentale anche al costo di quella bottiglia e, credo, che questo sia il miglior modo per apprezzare il Vino e per emozionarsi sia prima che dopo aver “scoperto” ciò che si stesse assaggiando, ancor più che per un mera gara “a chi la indovini prima”.

Nessuna battaglia, nessuna sfida, bensì un modo conviviale ed emozionale per dar libero andare a scrivere qualche capitolo extra della propria passione per il Vino e, per me, un’occasione per raccontare senza alcuno scopo prettamente promozionale, quei piccoli immensi micro-cosmi in cui nascono i veri “segreti” di cui parlava Salvador Dalì in uno degli aforismi sul Vino più citati di sempre.


Dunque, chiunque voglia organizzare cene tra amici winelovers e produttori (non c’è nulla di più divertente e costruttivo di assaggiare Vini diversi con un produttore, sia per me che per il produttore stesso) in giro per l’Italia, compatibilmente con i miei spostamenti per degustazioni o visite in cantina, sappia che il Vino lo porto io (gratis), con la possibilità, da parte di ognuno, di inserire qualche “intruso”, ovviamente!
Credo che il compito di un wineblogger sia quello di assaggiare, scrivere, comunicare, ma anche e soprattutto di far parlare il Vino e di condividerlo con chi, magari, alcuni Vini potrebbe non incontrarli mai nell’arco dell’intera vita, non perché essi siano proibitivi a livello economico e neanche perché siano così rari da non poter essere reperiti, ma semplicemente perché sono meno conosciuti, perché prodotti da vignaioli e produttori che non avranno mai la “potenza di fuoco” delle grandi aziende per quanto concerne la comunicazione.

Per quanto riguarda, invece, i ristoratori che vogliano creare con questo concept una degustazione fuori dall’orario di apertura per conoscere nuove realtà e nuovi vini, sto preparando un concept proprio per voi, che – spero – porti sempre più Vini “ignoti” sulle carte dei vostri ristoranti e, quindi, nel cuore di tanti avventori appassionati e non.

F.S.R.
#WineIsSharing

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