Cantina Enio Ottaviani – Vini di mare e di terra

Oggi si torna in Romagna, per andar a trovare una famiglia dedita al vino dagli anni ’60, ma che solo recentemente ha deciso di dedicarsi alla produzione di vino dalla terra alla bottiglia.
Un cambio di rotta voluto da Massimo, Davide, Marco e Milena nipoti di Enio Ottaviani, fondatore dell’omonima azienda sita a San Clemente di Rimini, nell’oasi faunistica del Val Conca.
Gente di mare e di terra con un piede in vigna e uno nell’Adriatico, è questa la definizione più calzante per la famiglia Ottaviani, che sente forte l’attaccamento al proprio territorio e hai valori insiti nell’essere romagnolo. Valori che vedono nel vino un veicolo d’elezione, capace di essere condiviso e compreso in maniera trasversale se interpretato in maniera rispettosa.
enio ottaviani cantina
La convivialità scevra da elucubrazioni mentali e da pseudo-filosofie enoiche è ciò che preme di più a questa realtà che coltiva, oggi, circa 20ha di vigneto tra quelli di proprietà e quelli in gestione. Tanto da aver scelto come tag-line aziendale l’esaustiva frase “We make Wines for Friends”.
vigneti romagna sangiovese
“Pedoclimaticamente” parlando l’azienda si trova in un’enclave felice per i venti e per la composizione del terreno, caratterizzato da un tessuto di medio impasto, di matrice franco-argilloso, con sassi, argilla e limo e sabbia con una percentuale del 33% per ogni tipologia.

In vigna vengono allevati i vitigni della tradizione, ovvero il Sangiovese e il Bombino Bianco (qui anche detto Pagadebit) e degli internazionali che ben si sono adattati a queste terre come il Cabernet Sauvignon, il Merlot, lo Chardonnay, Riesling e il Sauvignon.
Per quanto concerne la vinificazione sono stato felice di trovare anche in questa cantina delle botti in cemento, opportunamente ristrutturate.
ristrutturare botti cemento vino
L’idea è quella  di portare in bottiglia un vino pulito, costante nel tempo in termini di qualità, capace di mettere in luce l’identità del terreno e del varietale.  Un principio che vale tanto per gli autoctoni – sicuramente più radicati nel territorio anche in termini di riconducibilità espressiva – quanto per gli internazionali che, attraverso connotazioni distintive e peculiari come la forte sapidità presente in ogni vino prodotto dall’azienda, sembrano voler dimostrare quanto il terroir possa tenere alla larga l’omologazione stilista e organolettica.
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Se il Merlot in purezza 2014 non mi è affatto dispiaciuto e il Clemente Primo (Pagadebit, Sauvignon e  Riesling) ha dimostrato in pieno quanto spinta acida e sapidità possano tracciare la provenienza dei vini di Enio Ottaviani, i due assaggi che mi hanno colpito di più perché più rispondenti al mio gusto e a ciò che mi aspetto da un’azienda come questa sono stati i più tradizionali:
vini enio ottaviani
Strati 2016 – Romagna Pagadebit Dop – Enio Ottaviani: un vino intriso di storia rurale, che nella sua concretezza dimostra che la tradizione può essere attualizzata senza perdere i propri valori fondamentali. Se il Pagadebit era il vino di quantità, quello capace di resistere (grazie alle doti del bombino bianco) anche alle annate più complesse, in questa bottiglia ho trovato un’interpretazione attenta e stilisticamente moderna di un vino che sa essere duttile e divertente. Un vino da bere, ma non per questo troppo “easy”! Profumato quanto basta per approcciare con positività un sorso snello e pulito che fa della sua componente salina non solo una forte matrice territoriale ma soprattutto un incentivo alla beva.
Caciara 2016 – Romagna Sangiovese Superiore DOP – Enio Ottaviani: cemento e botte grande per un Sangiovese di mare, ma con radici ben salde nella sua terra. Un vino tanto pulito e sincero quanto contemporaneo nel suo essere fresco, dinamico e slanciato. Il mare non lo si percepisce solo nel suo netto finale minerale, ma anche nella salsedine che lambisce il frutto al naso e nella spina dorsale dritta e forte di un vino privo di sovrastrutture. Non aspettatevi un culturista, bensì un longilineo equilibrista capace di fare della sua forza lieve eleganza e del suo sforzo un naturale prolungamento del suo animo. Ci sono vini forti “fisicamente” che rischiano di essere troppo “pesanti” e altri meno “muscolosi”, ma in grado di stupire con la loro sicurezza e la fermezza del proprio essere. Il Caciara fa sicuramente parte di quest’ultima categoria.
Concludo con un aneddoto che riguarda il logo “Born in Italy” che troverete nelle contro-etichette dei vini di Enio Ottaviani nato durante un confronto con un importatore cinese che poneva l’attenzione sul fatto che molto del “made in Italy” attuale venga prodotto in Cina per poi essere “rifinito e confezionato” in Italia, ma per fortuna per il vino non è ancora così! Ecco perché “nato in Italia” funge da rafforzativo a ciò che è “fatto in Italia”, dando un’idea più profonda di paternità territoriale ad un prodotto che non può e non deve essere subordinato a dinamiche industriali, specie in aziende familiari come questa.
Un’azienda che vale la pena seguire per il rapporto qualità-prezzo dei propri vini e per un’impronta territoriale fresca, dinamica e minerale in linea con quella che mi sembra essere sempre di più la tendenza dei palati contemporanei.
F.S.R.
#WineIsSharing

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