Una vita dedicata al vino, un vino dedicato a chi gli ha dato la vita – A Carisio di Maurizio Menichetti (Caino)

Che il mondo del vino e quello del cibo fossero legati imprescindibilmente non è mai stato in dubbio, ma come accade per ogni legame esistono vari step, vari strati, vari livelli di contatto e di intersezione.

Il legame di cui vi parlerò oggi rappresenta uno di quei rarissimi casi in cui praticamente ogni livello della connessione fra vino, cibo e uomo è stato toccato.
La storia è quella di Maurizio Menichetti, storico Patron del Ristorante bistellato “Da Caino”, ora gestito da suo figlio Andrea, impeccabile in sala, e da sua moglie Valeria Piccini, Chef che trasforma la semplicità in genialità senza tempo.

cantina ristorante da caino maurizio menichetti
Molti di voi conosceranno Maurizio come “Caino”, soprannome ereditato da suo padre Carisio che oltre a questo lascito gli ha trasmesso la smisurata passione per il vino che lo ha portato, negli anni, a costruire una delle più fornite e ricercate cantine italiane.
Una cantina con un’anima, che va oltre le pareti spesse delle grotte sotterranee che la ospitano, intrisa di viaggi, storie, assaggi e di una cultura enoica fatta sul campo di vigna in vigna, di cantina in cantina.
E’ un piacere ascoltare Maurizio parlare dei suoi viaggi in areali vitivinicoli oggi noti ma che in tempi non sospetti non vantavano di certo l’odierno appeal! Eppure, Maurizio non si è mai accontentato dei grandi nomi, non ha mai imboccato le strade più semplici, perché non c’è più grande soddisfazione di scoprire realtà allora nuove, di conoscere vignaioli ancora sconosciuti con i quali confrontarsi in maniera aperta, senza mezzi termini. Sì, perché “Caino” è così, è un uomo d’altri tempi ma con una mente sempre un passo avanti, che ha assaggiato e selezionato vini dalle botti di quelli che oggi, per chi come me ha solo qualche manciata di vendemmie alle spalle, sono veri e propri miti, ma che all’epoca erano nulla più e nulla meno che vignaioli in cerca del proprio posto all’interno del mare magnum enoico italiano e mondiale.
Quando conoscenza, esperienza e palato incontrano la schiettezza e la sincerità diventa puro godimento confrontarsi sul passato, sul presente e sul futuro del vino e io non potevo di certo farmi scappare questa occasione! Un’occasione che si è trasformata in una sorpresa, in quanto ho avuto modo di approfondire la conoscenza di Maurizio, non solo come grande conoscitore e cultore del vino, ma anche come produttore.
vini di maurizio menichetti caino

E’ stato proprio durante una piacevolissima cena presso lo storico ristorante di famiglia a Montemerano che mi sono ritrovato nel calice uno dei suoi due vini “A Carisio”, dedicati a quel padre che da sempre coltivava la vigna e produceva vino per quella rivendita che in paese era considerata, senza tema di smentita, la migliore!

Anche per questo Maurizio ha scelto come suo “buen retiro” la vigna nel vero senso della parola, andando a vivere immerso nel suo mezzo ettaro di vigneto, che guarda dal basso la suggestiva “skyline medievale” del Borgo di Montemerano e che fa da “cortile” alla sua abitazione, unitamente ad alcuni bellissimi olivi dai quali produce un olio a dir poco straordinario. Una terra che Maurizio conosce bene e della quale si sente parte integrante, perché era proprio qui che da bambino passava il suo tempo iniziando a lavorare i campi come trattorista già a 12 anni.

Ma torniamo alla cena, durante la quale fui folgorato dall’equilibrio e dalla freschezza dell’A Carisio Bianco in un’annata complessa come la 2017. Un vino così intrigante da spingere la mia curiosità a voler approfondire il percorso di avvicinamento a questo risultato e, magari, ad assaggiare anche il secondo vino prodotto da Maurizio.
Di certo non era quella la miglior situazione per affrontare una degustazione verticale di due referenze, dato che i piatti di Valeria e la sana convivialità fungevano da meravigliosi deterrenti per ogni approccio troppo attento e concentrato al vino, che quella sera è stato un precursore splendido di chiacchiere, aneddoti e battute (come sempre dovrebbe essere!).
ristorante due stelle michelin da caino montemerano

Ecco perché non ci ho pensato un solo istante ad accogliere l’invito di Maurizio a tornare a Montemerano di lì a poco, per sederci in tutta tranquillità e condividere un’inconsueta (date le pochissime bottiglie prodotte) verticale dei suoi due vini.

A me capita, spesso, di passare il Ferragosto immerso tra vigna e vino, in quello che è un po’ il mio habitat naturale, un habitat che ha contorni definiti ma peculiarità differenti in base alle persone con cui lo condividi. Eppure, questa volta è stato diverso!
Sì, perché, dopo anni di viaggi, assaggi e confronti, può capitare di trovarsi in situazioni che ti sembra di aver già vissuto e di assaggiare vini con persone che da te si aspettano un mero commento, ti scrutano come in attesa di un veto che non è altro che l’impressione istantanea che quel vino può dare. Mentre, in questa occasione, dall’altra parte non avevo solo un produttore di vino, bensì un grande appassionato, un assaggiatore di lungo corso, che ho sempre stimato e con il quale sarebbe stato un piacere e un onore confrontarmi apertamente, ancor più sui suoi vini, per crescere e per comprendere se le mie impressioni riguardo un comun denominatore dei nostri palati fossero veritiere o meno. Un esempio per chi, come me, da anni viaggia alla ricerca di realtà da scoprire, di vini che mi stupiscano, di storie da raccontare e di emozioni da condividere.
verticale vino a carisio caino maurizio menichetti
Si da il via alle danze: Maurizio prende le annate a sua disposizione dell’A Carisio Bianco (2014-2015-2016-2017) e inizia a servirle dandomi qualche dettaglio sulle uve utilizzate e sulla metodologia di vinificazione e mi rendo subito conto che mi sarei ritrovato ad assaggiare una storia, non un vino nelle sue espressioni di diverse annate. La storia di un vino che è frutto dell’esperienza di Maurizio, che predilige il territorio al varietale, che cerca l’equilibrio in base all’andamento stagionale attraverso blend decisi di vendemmia in vendemmia al fine di portare in bottiglia un vino fresco, dinamico, ma con buona struttura glicerica e minerale, capace di garantire una buona agilità di beva sin dal principio ma al contempo di evolvere in vetro quanto basti a raggiungere complessità ed eleganza non comuni.
E’ per questo che la percentuale di Sauvignon e di Trebbiano Procanico variano nei quattro vini assaggiati e che in alcuni casi intervengono piccoli saldi di uve (l’Ansonica ad esempio) che in quella specifica annata Maurizio ha reputato idonee a completare l’armonia del proprio vino.
Non starò qui a descrivervi annata per annata (per altro tutte molto espressive e interessanti), perché sarebbe riduttivo, per un vino che va valutato per il suo percorso di crescita e per lo stato dell’arte, raggiunto con la 2017 con un bilanciamento impeccabile fra l’aromaticità del Sauvignon, mai eccessiva e già giocata molto sulla freschezza di frutto e sulle finezze floreali e balsamiche, e la linearità strutturale e minerale del Procanico che distende un sorso per nulla scarno e molto profondo. La sapidità finale da inerzia ad un bianco atipico per una 2017, per la sua spiccata acidità e l’armonia di maturazione che si palesa ad ogni sorso. Sarà divertente riassaggiarlo tra qualche anno, sempre che ne resti qualcuna delle poche centinaia di bottiglie prodotte.
L’integrità, agevolata dall’assenza di legno sia in fermentazione che in affinamento, e l’identità territoriale che rende onore ad una Maremma dal potenziale bianchista molto più alto di quanto si pensi, fanno dell’A Carisio Bianco un vino davvero nelle mie corde.
Se del bianco di Maurizio avevo già avuto un trailer durante la cena “Da Caino”, dell’A Carisio Rosso (Sangiovese, Malvasia Nera e saldi di altre uve) avevo solo sentito parlare, quindi il nostro primo incontro è stato proprio in quell’occasione.
Due annate diverse la 2013 e la 2014: nella prima è evidente l’equilibrio fra struttura e acidità, il frutto è ancora nitido, la terziarizzazione è ancora in piena fase evolutiva, mentre il sorso è avvolgente, con buono slancio e il tannino del Sangiovese è netto, fitto e ben dosato tanto da non fornire alcun ostacolo alla beva che viene impreziosita dal nobile finale ferrugginoso; la seconda è l’espressione di un’annata difficile nella quale il manico e scelte oculate potevano fare la differenza! E’ palese che la scelta di Maurizio sia stata quella di agevolare le finezze sia al naso che al sorso, senza cercare forzatamente una struttura non propria dell’annata, ma mantenendo altresì un buon bilanciamento fra corpo e freschezza.
Non vi nego che per quel che ho imparato e vissuto in questi due lustri di full immersion enoica, girando da solo l’Italia e il mondo in lungo e in largo, in questa occasione avrei potuto persino evitare di condividere con voi le mie personali impressioni sui vini di Maurizio Menichetti, perché non ho avuto solo l’occasione di assaggiarli, bensì li ho vissuti! E quando vivi un vino, quando hai modo di apprezzare la storia sua e di chi lo ha voluto e prodotto, subentrano valori che vanno oltre i meri descrittori organolettici e trascendono la pura tecnica.
È stato davvero interessante poter assaggiare vini frutto di una vita dedicata al vino, di migliaia di assaggi e di altrettanti confronti con produttori, enologi e vignaioli di tutta Italia e non solo… vini frutto di un percorso di vino e di vita e non di un mero vezzo che parlano di un legame viscerale fra l’uomo e la terra che solo il vino riesce a tradurre in maniera così intensa e dettagliata.

Ah, dimenticavo… alla fine della degustazione ho capito che, nonostante la mia esperienza sia decisamente minore e nonostante io e Maurizio abbiamo iniziato a viaggiare, assaggiare e “bere vino” in ere enologiche differenti, le strade dei nostri palati si congiungono in quel crocevia chiamato semplicità, dove l’arte del togliere per dar forma all’eleganza più nitida e luminosa, proprio come avviene per gli scultori, vale molto di più dell’arte di saper costruire vini che, per quanto privi di imperfezioni tecniche, a lungo andare annoiano tendendo all’omologazione.

“Di tutte le cose, la semplicità è la più difficile da copiare.” (Richard Steele)
F.S.R.
#WineIsSharing

Lascia un commento

Blog at WordPress.com.

Up ↑

%d