Padre, figlia e vigna – La piccolissima realtà di Jurij Fiore e sua figlia Sara a Lamole

Quella che condivido con voi oggi è la storia di una piccolissima realtà nata dall’esperienza di un padre viticoltore ed enologo e dall’amore per sua figlia e per un territorio magico.
Parlo di Jurij Fiore, figlio d’arte del noto enologo Vittorio Fiore, e di sua figlia Sara che, a soli 22 anni, ha deciso di accompagnare suo padre in una nuova sfida agronomica ed enologica in una delle zone più vocate e peculiari dell’areale del Chianti Classico: Lamole.
E’ proprio a Lamole che ho avuto modo di conoscere questa “micro” azienda agricola partita da un vigneto di neanche un ettaro fortemente cercato e voluto da Jurij che, ascoltando reminiscenze degli anziani della zona, vedeva in questo storico “cru” del Chianti Classico un forte parallelismo con Ruffoli, altra frazione di Greve in Chianti, in cui da 26 anni gestisce l’azienda di famiglia Podere Poggio Scalette.

cantina jurij fiore lamole
L’esperienza maturata in Borgogna e la continua voglia di mettersi in gioco ha portato Jurij ha fare una scelta che non ha mire imprenditoriali e non vuole assecondare i diktat del mercato, bensì vuole puntare all’espressione più identitaria di vigneti che dopo anni di corteggiamento è riuscito ad ottenere insieme alla fiducia degli stessi Lamolesi, notoriamente molto protezionisti.
vigne lamole chianti classico
I vigneti dai quali Jurij e sua figlia Sara producono i propri vini godono dei fattori più distintivi di Lamole: un’altitudine di ca. 600 metri, un terreno sabbioso e molto ricco di scheletro ed un ottima esposizione. Peculiarità alle quali si va ad aggiungere la forma di allevamento tradizionale del luogo, ovvero l’alberello lamolese. Una viticoltura naturalmente votata alla qualità e non di certo alla quantità.
Nello specifico, oggi, la Jurij Fiore e Figlia dispone di 1.6ha di vigna divisi in tre principali particelle: un appezzamento di circa 50 anni allevato sempre ad alberello (Lamolese), sempre Sangiovese ed altri del Chianti Classico ad un’altitudine 580 msm dal quale ho prodotto il vino Puntodivista.
Alcuni piccoli terrazzamenti di circa 18 anni allevati a cordone speronato, sempre Sangiovese ed altri del Chianti Classico, con un’altitudine di 590 mslm dal quale nasce il NonLoSò.
Infine l’ultimo acquisito che vanta ceppi di circa 100 anni e ospita i vitigni tradizionali del Chianti Classico (principalmente Sangiovese), sempre allevati ad alberello ad un’ altitudine di 650 mslm.
vigneti alberello lamole
Il primo capitolo di questa storia è iniziato nel migliore dei modi, grazie ad un’annata favorevole come 2015 che ha permesso a padre e figlia di produrre sin dalla prima vendemmia 3 vini, frutto di vinificazioni separate dei vari vigneti: un Rosato e due rossi Sangiovese.
Ho atteso la seconda annata di produzione per parlarvi dei vini di Jurij e Sara ma non l’ho fatto perché nutrivo dubbi sulla loro qualità, bensì perché desideravo avere da un lato un termine di paragone che da un lato potesse darmi una percezione più ampia ed attendibile (per quanto poche possano essere due annate) del lavoro di questa micro-azienda e dall’altro potesse dar modo a padre e figlia di entrare ancor più in empatia con i vigneti, con Lamole e con il lavoro di squadra.
sara fiore vino

Condivido, quindi, le mie impressioni sui vini dell’Az. Agr. Jurij Fiore e Figlia dell’annata 2016 dei Rossi e 2017 del Rosato:

vini jurij fiore e figlia lamole
Puntodivista DOCG Lamole Chianti Classico 2016: è “il vino come dovrebbe essere” secondo il viticoltore-enologo, prodotto da quello che era il vigneto più vecchio prima dell’acquisizione della vigna centenaria, Jurij e Sara hanno prodotto un vino che sa tanto di Sangiovese quanto di Lamole, capace di arricchire il corredo aromatico varietale con fresche note balsamiche e una lieve e ben dosata speziatura. Il sorso è sferzante nella sua acidità, agile e profondo. Scongiurato il rischio di risultare esile in un’annata che io amo e preferisco alla 2015 nelle zone “classiche” del Sangiovese proprio perché più tesa ed elegante, ma che in una zona già così vocata alla freschezza e alla finezza come Lamole poteva lesinare struttura. E’ qui che l’alberello lamolese, l’esposizione e l’esperienza dell’uomo e delle piante stesse entrano in gioco dando forza e corpo ad un vino che non manca di nulla e che preannuncia già un grande potenziale evolutivo.
Una dinamica armonia che rispecchia a pieno il rapporto padre-figlia, saggezza e freschezza, la classicità che si fa espressione contemporanea di una terra unica per bellezza e vocazione.
Nonlosò DOCG Lamole Chianti Classico 2016: un’interpretazione integra del terroir lamolese, espressione sincera del vigneto terrazzato allevato a cordone. E’ un Sangiovese di razza, puro, nitido nel varietale e fresco sin dal primo naso. Il sorso entra sicuro, con l’i
ncedere deciso ma non frettoloso di chi vuole lasciare il segno del suo passaggio con classe e senza far troppo “rumore”. Una bocca vibrante, profonda nel suo allungo fresco e salino. Un vino dalla grande riconducibilità territoriale. Vederlo come un mero gregario del Puntodivista sarebbe riduttivo e quanto mai sbagliato in quanto questo “Nonlosò” ha una sua propria  e spiccata personalità.
L’Amore Alta Valle della Greve IGT 2017: Lamole è nota per la finezza che sa conferire allo spettro olfattivo del Sangiovese e per l’eleganza e dinamica freschezza che sa donare ad ogni sorso dei vini ivi prodotti, quindi quale miglior territorio per produrre un Rosato capace di coniugare classe e beva?
L’idea di Jurij è quella di cercare di produrre vini che abbiano un filo conduttore con la sua matrice enologica borgognona in termini di slancio, eleganza e finezza ma che, al contempo, preservino ed evidenzino le peculiarità di un territorio storicamente vocato come quello di Lamole senza scadere nell’omologazione a cui spesso si assiste quando si parla di “Chianti Classico” in senso lato.
A Jurij ci sono voluti 25 anni per convincere i lamolesi ad affidargli quei piccoli appezzamenti tramandati di generazione in generazione dalle storiche famiglie del luogo e ora che può, finalmente, godere di questi vigneti il suo obiettivo non può che essere quello di produrre, insieme a sua figlia Sara, vini capaci di esprimere una forte identità territoriale e varietale e, a giudicare dalle due annate che ho avuto modo di assaggiare, la Jurij Fiore e Figlia ci sta riuscendo alla grande!

“Ci sono solo due lasciti inesauribili che dobbiamo sperare di trasmettere ai nostri figli: delle radici e delle ali.”(H. Carter)

 
F.S.R.
#WineIsSharing

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