Poggio al Grillo a Bolgheri – Una giovanissima vignaiola e la sua piccola cantina

Il 2018 era appena iniziato e io ero ad Asti per condividere qualche bottiglia con qualche caro amico nel giorno del mio compleanno. Proprio in quell’occasione uno di loro mi fa “Save, dammi un parere sui vini di questa ragazza. Studia enologia ad Asti e dice di fare vino a Bolgheri, ma mi ha portato un passito di Aleatico!”.
Perplesso da un lato e curiosissimo dall’altro prendo in mano la bottiglia, inizio a togliere la capsula in gomma lacca e la stappo versandone un calice al mio amico e l’altro al sottoscritto. Il vino
mi piacque molto e ogni sorso fungeva da carburante per l’infinito motore della mia curiosità, quindi colsi la palla al balzo e chiesi al mio amico di contattare quella ragazza per poterne sapere di più!
Ecco, questo fu il mio primo incontro
con la giovanissima enologa Giulia Scalzini e con i vini della sua micro Cantina a Bolgheri Poggio al Grillo.
cantina poggio al grillo
La storia di Giulia e della sua realtà è quella di una ragazza di Cecina, figlia di medici,  con in mente di fare tutt’altro nella
vita – per la precisione, si era iscritta alla facoltà di Architettura -, ma poi… poi è arrivato il vino! E sapete meglio di me quanto sia seducente e capace di sconvolgere i nostri piani di vita questo liquido intriso di cultura, passione, bellezza e lavoro.
Sì, perché a Giulia è bastato un viaggio con i suoi genitori a Bordeaux per comprendere quale fosse la sua strada: agli stili architettonici preferì le forme di allevamento della vite; alle fondamenta i portainnesti e gli apparati radicali; alle colonne i pali; al design più ricercato la bellezza spontanea della natura; ai cantieri la cantina; all’architettura la viticoltura e l’enologia!
Come le migliori storie di vino anche la cantina di Poggio al Grillo nasce dopo l’impianto dei vigneti che Alessandro Scalzini, padre di Giulia, aveva impiantato quasi per “gioco” in questo angolo di paradiso in cui lui e sua moglie venivano a camminare in cerca di funghi e di pace.
Gli ettari, oggi, sono 2 ma tutto è partito da 5000 metri di Aleatico impiantati da Alessandro nel 2008, divenuti un ettaro nel 2012 con qualche filare di Petit Manseng, ai quali recentemente si è aggiunta una parcella di Merlot e Cabernet Franc e più in alto, in una sorta di terrazzamento appena sopra la casa, una piccola parcella di Sangiovese allevato ad alberello. Ci sarebbe anche mezzo ettaro in affitto, ma di quello ve ne parlerò tra poco!
vigne poggio al grillo bolgheri
Torniamo a Giulia, laureata a Pisa e ormai in dirittura d’arrivo per la Magistrale ad Asti le dinamiche di cantina per lei sono il naturale prolungamento del suo percorso di studi, ma in un’azienda piccola come Poggio al Grillo attualmente formata da due sole persone (oltre all’aiuto dell’enologo esterno Luca Rettondini) non ci si può dividere i compiti a compartimenti stagni e per quanto suo padre si occupi prevalentemente del lavoro in vigna la volontà di Giulia di essere vignaiola al 100% si palesa durante la nostra lunga camminata in tra in campo. E’ proprio tra i filari di Aleatico che comprendo quanto potatura, lavorazioni del terreno e del sottofila, trattamenti, confusione sessuale, “trappole” per la Drosophila Suzukii non siano materia avulsa dal lavoro di questa produttrice 23enne.
giulia scalzini enologa
Eppure, a sorprendermi di più non è stata la preparazione della neo-enologa o la grande cordialità della sua famiglia e neanche uno dei contesti più integri e con la maggior biodiversità che si possano avere in questo areale! A stupirmi è stata ancora una volta una vigna vecchia, proprio quella di cui vi accennavo poc’anzi! Una vigna che – mi confida Giulia – è stata una vera e propria scommessa in quanto ormai lasciata in condizioni di abbandono da anni da un’anziana signora loro confinante. Padre e figlia hanno voluto salvare quella piccolo grande tesoro cercando di darle una nuova dignità attraverso un restauro che parte dalla potatura e dalle lavorazioni del terreno, al fine di ricavarne uve autoctone da vinificare nella loro cantina. Sì, perché in quella piccola particella c’è una testimonianza importante della viticoltura bolgherese prima dell’avvento degli internazionali e del successo dei vini di questo areale in termini commerciali: Trebbiano Toscano, Malvasia, Ansonica, Vermentino e Sangiovese.

vigna vecchia bolgheri
Per quanto possa sembrare strano questo è, fino a prova contraria, uno dei vigneti più longevi di Bolgheri e uno dei pochi in cui ancora oggi si possa trovare un patrimonio ampelografico autoctono così ampio e diversificato e il fatto che Giulia e suo padre abbiano deciso di provare ad allungare la sua vita e a tradurne l’esperienza e la personalità in cantina non può che rappresentare un vero e proprio atto d’amore verso la vite e il vino stesso.
E’ proprio dopo aver camminato a lungo in quell’antico vigneto che ho avuto modo, dapprima, di assaggiare i nuovi mosti in cantina e, poi, di assaggiare i vini in bottiglia di cui condivido con piacere le mie impressioni:
vini poggio al grillo
Corvallo 2016-2017: un bianco nato per fare un ulteriore step verso il completamento della linea (un cerchio che si chiuderà con il primo Rosso dell’azienda tra qualche annata) prodotto con Aleatico vinificato in bianco e Petit Manseng che nella 2017 si mostra ancora timido al naso, con un frutto lieve avvolto da note minerali e agrumate che sembrano implorare di attendere ancora qualche mese per poter mostrare la loro piena espressività. La timidezza al naso viene meno al sorso che non si fa troppi problemi nell’entrare sicuro per poi distendersi con buono slancio e grande sapidità. A riconferma del potenziale evolutivo e della necessità di vetro che il Corvallo ha arriva la 2016 che si mostra subito più disinvolta al naso e ancor più fresca e marina al sorso. Un bianco divertente e inaspettato, per nulla scontato e credo lo sarà ancor di più quando entreranno nel blend le uve del vigneto vecchio che Giulia sta gestendo.
 
Rosatico 2017: questo Rosato di Aleatico ha saputo destare la mia curiosità sin dal primo naso, intenso e varietale, complesso nel suo spettro aromatico ritmato capace di alternare un’integra freschezza del frutto a fini sensazioni floreali, per poi calare la carta della mediterraneità con note mirto, di agrume e una folata di iodata salsedine. Il sorso è coerente e sa armonizzare al meglio morbidezza e tensione, ampiezza e slancio verticale. Vino con una struttura tanto equilibrata da non risultare affatto esile pur mantenendo un’ottima dinamica di beva. Un rosato che sa di Bolgheri, ma ancor più di Poggio al Grillo!
 
Rezeno 2017: che a Giulia non piacciano le cose semplici l’avevo capito sin dal primo incontro e nonostante il suo fare pacato e la sua calma – forse – apparente sperimentare e rischiare sono mood che le appartengono in toto. A testimoniarlo è questo passito che ha vissuto di varie fasi e considerazioni che hanno portato alla nascita di una stanza apposita per l’appassimento in cassetta dei grappoli di Aleatico di Poggio al Grillo. Un varietale che si presta all’appassimento in cassetta molto più che a quello in pianta in quanto dotato di una buccia molto sottile non in grado di sopportare al meglio vendemmie troppo tardive. La scelta è quella giusta e il vino che ne scaturisce lo dimostra sin dall’impatto aromatico intenso, nitido, suadente ed intrigante nel frutto e nella lieve speziatura. I passiti, però, si giocano tutto sull’equilibrio e quello di Giulia ha un perfetto bilanciamento fra struttura alcolica, tensione acida e residuo zuccherino, con un finale fortemente minerale che agevola la beva di una tipologia di vino che, solitamente, vede nella “beva” il proprio punto debole. Se non amate i passiti liquorosi, troppo alcolici e poco agili, questo potrebbe incontrare il vostro gusto.
passito aleatico rezeno
L’influsso del mare nei vini di Poggio al Grillo non è solo pedoclimatico, in quanto è forte il richiamo all’Isola d’Elba e alla costa tanto amata da questa famiglia. Un perfetto connubio fra le terra e ciò che un tempo la ricopriva, che rappresenta un tratto distintivo della personalità di quella che sembra essere la più piccola cantina di Bolgheri, con appena 2ha e poco più di 5000 bottiglie totali prodotte nell’ultima annata.
vignaioli stivali
Sapete, quando si è “figli d’arte” nel vino come in altri settori la scelta di essere vignaioli può essere tanto spontanea quanto condizionata dal contesto in cui si nasce e si cresce, ma mi hanno sempre affascinato le storie di approdo al vino da altri mondi così diversi, un po’ com’è accaduto a me. Quella di Giulia e di suo padre è un’avventura solo agli inizi, ma ha già una trama abbastanza interessante da incuriosire e dei protagonisti in vigna, in cantina e in bottiglia in grado di soddisfare tale curiosità almeno fino al prossimo capitolo, al quale, sono certo, ne seguiranno molti altri sempre più avvincenti ed emozionanti.
 
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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