Se c’è una cosa che il vino pretende e, al contempo, insegna essa è l’attesa. Ci sono luoghi in cui il tempo, però, sembra trascorrere in maniera differente, come se qualche particolare energia imponesse ai secondi di succedersi più lentamente. Nel mio incessante girovagar enoico di posti in cui tempo sembra fermarsi ne ho trovati molti ma quello di cui vi parlerò oggi è davvero speciale.
Siamo a San Casciano dei Bagni e più precisamente a Palazzone dove da quasi due secoli la famiglia Mori coltiva la vite e produce vini onorando la tradizione e il territorio.
Ho avuto modo di visitare questo luogo ricco di suggestioni e impregnato di storia enoica qualche mese fa e ho voluto io stesso mettermi alla prova attendendo che le idee, i pensieri e le emozioni affinassero quasi come a voler rendere omaggio ai vini di Giacomo Mori.
Una realtà che ha scritto la storia di questo territorio e del Chianti, commercializzando vino sin da fine ‘800.
Dopo qualche lustro di crisi dei mercati è Giovanni, figlio del fondatore, ha dare nuova linfa vitale all’azienda impiantando nuovi vigneti e cercando di virare la produzione verso l’imbottigliamento di qualità.
Dal 1995 vigne e cantina sono gestite dei figli di Giovanni e io ho avuto modo di avere come Cicerone proprio Giacomo che facendomi salire nella sua vecchia panda mi mostra alcune delle parcelle più vocate dei suoi 11ha di vigneti. Vigne adagiate alle pendici del Monte Cetona, che godono di un pedoclima ideale caratterizzato da buon irradiamento solare, forti escursioni termiche e terreni a medio impasto con infiltrazioni di calcare attivo.
Ovviamente a farla da padrone è, ovviamente, il Sangiovese coadiuvato dai più classici dei suoi gregari chiantigiani Canaiolo e Colorino, non manca la presenza di un internazionale che qui si è acclimatato perfettamente, ovvero il Merlot. Rientrando nella parte vecchia della cantina che ospita la vinsantaia Giacomo mi racconta di quanto tengano alla, seppur contenutissima, produzione di Vin Santo ricavato dalle poche viti di Trebbiano Toscano e Malvasia.
Ad ogni passo sento nell’aria quella ponderata commistione di tradizione e lungimiranza ma è solo scendendo nella cantina ipogea di Giacomo Mori che la suggestione si fa strada dentro me penetrando i miei occhi, attraversando la mia mente e scuotendo il cuore di chi ha visto miriadi di cantine eppure ancora si emoziona dinnanzi all’unicità di luoghi come questo.
Una vera e propria macchina del tempo in cui le botti piccole e grandi fanno da moduli capaci di creare uno spazio-tempo a sé stante, in continuo divenire, all’interno mentre tutto all’esterno sembra essersi fermato.
Una cantina datata metà ‘800, interamente scavata a mano in cui le pareti sono segnate dall’ossido di ferro e dalle muffe che creano un ambiente impossibile da imporre ad un luogo.
E’ qui che riposano e si elevano i vini dell’azienda e che di lì a poco assaggerò in bottiglia in una degustazione in cui, ancora una volta, il tempo sembra piegarsi al volere di questo territorio, di queste vigne, di questa cantina e dei fratelli Mori.
Il Chianti Docg è in grado di mostrare un’innata capacità di coniugare agilità ed eleganza senza rinunciare alla struttura consona a renderli armonicamente materici e lo fa in maniera immutabile nel tempo passando dalla maggior freschezza del frutto e dinamica del sorso dell’ultima annata all’elegante terziarizzazione e la finezza del sorso in assaggio come la ’98, ancora in piena spinta.
Austera ma al contempo così vitale il Chianti Docg Riserva Castelrotto 2013 che vede il Sangiovese e il piccolo saldo di Merlot amalgamarsi ai toni per nulla invadenti dell’affinamento che, altresì, ha provveduto a smussare le durezze senza intaccare lo slancio e la profondità di un vino per nulla scontato.
Il Vin Santo è un verso di una poesia arcaica, dai toni romantici ma non eccessivamente smielati, in cui terra e sole, aria e tempo danzano all’unisono con passione e trasporto.
Ciò che ho percepito assaggiando i vini di Giacomo Mori è che pur essendo frutto di una pedissequo rispetto della tradizione risultano, oggi, straordinariamente contemporanei. Là dove il tempo sembra essersi fermato nulla, però, appare anacronistico e questo armonico paradosso rende la cantina di Giacomo Mori ancor più interessante. Per questo non vi invito solo ad assaggiare i suoi vini ma anche e soprattutto a visitare questa storica cantina chiantigiana.
F.S.R.
#WineIsSharing
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.