Mandrolisai – Uno dei territori vitivinicoli più interessanti d’Italia, al centro della Sardegna

La Sardegna è, da anni, una delle regioni che di più ho avuto modo di visitare e approfondire in termini di vigna, cantina e vino ma a ogni mio viaggio mi rendo sempre più conto di quanto sia vasta, complessa e variegata la cultura vitivinicola sarda. Cultura declinata attraverso molte varietà, per lo più locali (spesso chiamate con nomi differenti in base alla zona di riferimento) e “in purezza”. Eppure, il cuore pulsante di quello che può essere definito, a tutti gli effetti, un continente enoico a sé stante, è così sincero, saggio e coerente dall’aver mantenuto un legame profondo con le sue radici vitivinicole antiche. Parlo del Mandrolisai, unica denominazione dell’isola ad aver mantenuto e messo a disciplinare l’uvaggio tipico di territorio, bypassando la moderna concezione (spesso forzata) del vitigno in “purezza”, anteponendo l’identità zonale a quella varietale.

Andiamo per ordine: il Mandrolisai, centro geografico della Sardegna, può contare, infatti, su una storia viticola radicata ancor più di quanto lo sono i, talvolta, vecchissimi alberelli. L’areale si estende nei terreni dei comuni di Ortueri, Atzara, Sorgono, Tonara e Desulo in prov. di Nuoro e Samugheo in prov. di Oristano

mandrolisai mappa cartina laore vino

La biodiversità regna sovrana e i vigneti vanno cercati tra macchia mediterranea, sugherete, pascoli e seminativo in una sana alternanza agricola, purtroppo sempre meno preservata in areali italiani in cui la viticoltura sta prendendo il sopravvento. A livello geo-pedologico i vigneti possono incontrare terreni principalmente bruni e litosuoli su graniti e scisti cristallini. Il clima è caratterizzato da temperature medie intorno ai 10°C e una media di pioggia annua da 700 a 900 mm, con l’altitudine a condizionare particolarmente l’escursione termica. I vigneti di questo areale, infatti, partono dai 300m slm per arrivare agli oltre 750m slm (con picchi di quasi 1000m slm fuori DOC, ma che non è escluso vengano reintegrati per via dei cambiamenti climatici).

Il vitigno principale del Mandrolisai e quello più connotante nell’uvaggio “classico” (nonostante in termini di ettaraggio il Cannonau sia la varietà più diffusa con più del 60% della superficie) è il “Muristellu” o Bovale sardo, probabilmente originario della Spagna (“Morastel”) ma qui adattatosi in maniera ottimale, manifestando variabili genetiche dovute alle selezioni massali effettuate nel corso dei lustri dai vignaioli locali, capaci di propagare solo gli eco-tipi più performanti. Ci sono prove che suggeriscono l’importazione del vitigno dalla Penisola Iberica durante il periodo di dominazione aragonese. Dopo la fillossera, il Muristellu è stato reintegrato nella regione del Mandrolisai, in particolare nelle province di Sassari e nel centro dell’isola. Una varietà che, come testimoniato da vignaioli e produttori dei diversi comuni nei miei numerosi viaggi in zona, si fa sincera traduttrice delle singolarità zonali manifestando un range espressivo molto ampio e impattando in maniera differente nei vini della doc, determinando colore, struttura, nerbo e tessitura tipiche dei vini del Mandrolisai. Nei vini DOC il Muristellu incontra, quindi, il Cannonau e la Monica di Sardegna, con una percentuale variabile di ciascun vitigno e nello specifico:

  • Bovale sardo o Muristellu non meno del 35%;
  • Cannonau: dal 20% al 35%;
  • Monica di Sardegna: dal 20% al 35%.
    N.B.: Possono concorrere alla produzione di detti vini anche le uve degli altri vitigni idonei alla
    coltivazione per la regione Sardegna, presenti nei vigneti fino ad un massimo del 10%.

Se il Cannonau non ha bisogno di presentazioni e il suo apporto all’uvaggio o al vinaggio locale è funzionale all’equilibrio e alla riconducibilità ai vini dell’isola, come fosse un marcatore della sardità tout court, è la Monica (purtroppo meno presente di un tempo nei vigneti, ma reimpiantata da alcuni virtuosi e lungimiranti viticoltori) a rappresentare, a mio parere, una tra le uve più interessanti di tutta l’isola, nonché fattore determinante per definire l’eleganza e la finezza dei vini del Mandrolisai, attraverso il suo fragrante spettro floreale e la sua naturale e intrigante speziatura nera.

Le caratteristiche chimiche e organolettiche dei vini Mandrolisai sono fortemente influenzate dall’ambiente geografico, con vigneti in terreni di alta collina con esposizioni importanti e notevoli escursioni termiche giorno-notte, con vini che possono spaziare da percezioni organolettiche più orientate alla freschezza, dinamiche di beva più agili, a vini dal frutto più maturo e dalla struttura più potente (spesso corrispondenti alla menzione “Superiore” sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno due anni, di cui almeno uno in botti di legno, ed immesso al consumo con un titolo alcolometrico totale minimo di 12,50%). Fondamentale, in ambo i casi, è la spina dorsale acida e minerale che questi vini riescono a preservare ma ancor di più lo è e lo sarà (per via dei cambiamenti climatici) la possibilità di raggiungere equilibri e armonie sempre più difficili da ottenere con il monovarietale, mantenendo coerenza stilistica e grande identità territoriale.

La qualità dei vini Mandrolisai è il risultato dell’interazione tra l’ambiente geografico, i vitigni coltivati, le tecniche agronomiche ed enologiche. In merito a queste ultime, va detto che l’intervento umano, nel corso delle diverse ere enoiche, ha mantenuto e perfezionato le tradizionali pratiche di coltivazione e vinificazione senza ripudiare l’evoluzione tecnica, evidenziando proprio in questi ultimi anni (con prospettive di crescita palesi) una particolare attitudine ad attingere al passato senza il timore di guardare al futuro con contezza enologica e rinnovata sensibilità interpretativa, al fine di portare nel calice vini in grado di parlare di territorio in maniera nitida, coerente ma fortemente contemporanea. Sono proprio queste le peculiarità che mi portano a considerare il Mandrolisai come uno dei territori vitivinicoli più interessanti del nostro paese e, quindi, non solo di Sardegna. Un’area che gode dei presupposti per una viticoltura futuribile e non statica, che teme meno di altre gli esiti dei cambiamenti climatici (per quanto incidenti anche qui) e l’andamento di un gusto sempre più orientato all’eleganza, all’identità e a un dinamica di beva più agile.

In sintesi: adattabilità ai cambiamenti climatici, complementarietà varietale, crescente consapevolezza tecnica agronomica ed enologica, unitamente alla nascita di nuove e più efficienti strutture di vinificazione (anche per piccole realtà che non ne disponevano, per via della poca sostenibilità economica) e a un ricambio generazionale evidente nel numero di giovani presenti e nell’impatto che sta dando, sono e saranno i pioli di una scala destinata a portare il Mandrolisai ben più in alto di quanto si potesse pensare fino a qualche anno fa.

migliori vini mandrolisai
Troverete i migliori assaggi emersi dalla mia ultima degustazione plenaria, fatta in loco, nelle selezioni annuali che pubblicherò a fine anno, ma posso confermare la crescita costante della qualità dei vini del Mandrolisai, sottolineando la diffusa pulizia e la sempre più contemporanea interpretazione dei vini di questo areale, naturalmente vocato e votato a una maggior slancio rispetto ad altre zone dell’isola.

In ultimo, ma non per importanza, ci tengo a menzionare i Rosati che, seppur ancora non riscuotano la fiducia di tutti i produttori locali, possono rivelarsi una chiave di lettura territoriale che, in un areale in cui sussistono alcuni vitigni a bacca bianca (utilizzati per produrre vini bianchi secchi e passiti) ma molti produttori sono “costretti” dal mercato a completare la linea con l’onnipresente Vermentino, può fungere da alternativa fresca e versatile mantenendo salda l’afferenza territoriale. Importante sottolineare che in questa denominazione la tipologia Rosato è presente in disciplinare e che, quindi, a differenza della maggior parte dei Rosati italiani, può rivendicare in etichetta il riferimento al proprio territorio (Mandrolisai Doc Rosato).

Chiudo con l’auspicio di trovare presto un consorzio a tutela dei vini del Mandrolisai (sembra sia in procinto di consolidarsi ufficialmente) che dia concreta evidenza di un lavoro di squadra e di una coesione che i produttori locali hanno dimostrato e mi hanno mostrato in più di un’occasione. Confronto, apertura e la giusta e sana competizione interna votata all’elevazione del territorio ancor prima che del singolo, sono le basi per il salto di qualità che, sono certo, il Mandrolisai stia già facendo e vi basterà assaggiare le nuove annate della maggior parte delle cantine e, ancor più, andare a trovare queste piccole realtà per comprendere a pieno il perché della mia grande fiducia nei confronti di queste vigne e di queste genti.

F.S.R.

#WineIsSharing

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