La Sardegna è stata meta di molti miei viaggi negli ultimi anni e grazie al supporto di preparatissimi agronomi locali ho potuto calcare le vigne di praticamente ogni areale di quello che può essere definito a tutti gli effetti un “continente enoico”. Tra questi areali alcuni hanno spiccato per vocazione e unicità dei terroir che ho potuto conoscere ed approfondire e, ovviamente, Mamoiada è uno di loro.
Inutile ribadire quanto il concetto di terroir non si limiti alle sole condizioni pedoclimatiche ma implichi anche il valore e l’apporto umano e in Sardegna questo valore è ancor più forte e radicato, tanto da equiparare la terra all’uomo, l’annata alla saggezza che si ha nell’interpretarla, l’età delle piante all’esperienza di ogni vignaiolo.
Vignaioli che a Mamoiada solo da pochi anni hanno iniziato a dare tanta importanza al fare vino quanto al fare vigna, imbottigliando e commercializzando per lo più i propri Cannonau così identitari di un territorio che ripudia l’omologazione e rifugge le convenzioni.
Negli ultimi anni la crescita in numeri e in qualità delle piccole cantine locali è stata evidente, tanto che nel 2015 circa 70 viticoltori di cui una 16 imbottigliatori hanno deciso di fondare l’associazione culturale Mamojà con il fine di valorizzare il proprio territorio attraverso il vino.
Un paesino di 2500 abitanti nel centro esatto della Sardegna, pregno di storia e di tradizione, dal Carnevale con le maschere tipiche dei Mamuthones e degli Issohadores (suggestivo anche il Museo delle Maschere Mediterranee) alla viticoltura che in queste terre è sempre stata dedicata, per lo più, all’autoconsumo. A testimonianza di ciò ci sono le oltre 200 micro-cantine familiari che non commercializzano i propri vini, a fronte di solo 20 imbottigliatori che raggiungono una produzione totale di appena 250.000 bottiglie all’anno (più o meno la produzione di una realtà vitivinicola di medie dimensioni).
Per quanto concerne l’aspetto pedoclimatico parliamo di un areale circoscritto, dalle peculiarità unica, in cui i vigneti si spingono fino ad oltre 1000m slm con un’altitudine media di 736 m. s.l.m.
Va da sé che le escursioni termiche giorno-notte siano molto forti in quest’area, che unitamente ai terreni da disfacimento granitico rendono unica l’identità dei vini di Mamoiada. 300 gli ettari di vigna totali, che vedono protagonista indiscusso il Cannonau che da solo rappresenta ca. il 95% delle coltivazioni e che qui trova le condizioni ideali per vegetare in equilibrio e dare origine a vini meno alcolici e surmaturi di ciò che accade in altre aree dell’Isola.
Da notare che negli ultimi anni sta tornando in auge la Granazza (vitigno autoctono locale che storicamente veniva impiantato in mezzo al Cannonau) che, grazie al lavoro di un manipolo di piccoli produttori, potrebbe diventare bianco che mancava in una terra così vocata.
Se non siete mai stati a Mamoiada ciò che vi colpirà maggiormente quando vi ritroverete a camminare fra i vigneti sarà l’enorme quantità di ceppi dai 50 agli oltre 100 anni, allevati rigorosamente ad alberello basso, dove le lavorazioni del terreno vengono ancora fatte con l’aratro a buoi dai pochissimi massajos rimasti in attività. La suggestione di questa viticoltura arcaica, però, non rappresenta un mero fattore folcloristico, bensì mostra la grande dedizione e il profuso rispetto che i vignaioli mamoiadini riversano nel loro lavoro in campo, in un territorio che – fortunatamente – permette una viticoltura priva di chimica di sintesi e con un numero di trattamenti in biologico vicini allo zero nelle annate più lineari.
Se sto scrivendo ora questo pezzo, però, è perché a causa del covid-19 non ho potuto raccontarvi la prima anteprima dei vini dell’associazione Mamojà che avrebbe dovuto svolgersi in loco a maggio.
L’alternativa proposta dai membri dell’associazione è stata la degustazione di alcuni campioni delle azienda associate.
Azienda che ci tengo a presentarvi:
CANTINA OSVALDO SODDU
La cantina Osvaldo Soddu si trova a 1 km dal paese di Mamoiada in una zona chiamata Bruncu Boeli a 630m. S.l.m.
Osvaldo, il penultimo di otto figli, cresciuto in una famiglia legata più alla pastorizia che alla coltivazione della vite, da ragazzino, non amava occuparsi dei lavori nel vigneto di famiglia. Scopre questa passione solo nel 2004, quando riceve in eredità dal padre un ettaro di terreno, dove si trovava un vigneto di ottant’anni ormai dismesso.
A trent’anni riinizia ad avvicinarsi al mondo del vino con uno spirito diverso: impianta il nuovo vigneto a cannonau, ristruttura un’antica casa di campagna e costruisce la sua cantina proprio davanti alla vigna.
Nel frattempo, si vedono i frutti delle prime vendemmie: il vino, fin da subito, mostra il suo carattere, lo appaga e lo riempie di soddisfazioni. Cresce il legame con la terra, le sue viti e la passione per il vino.
Con l’annata 2019, il primo imbottigliamento ufficiale, circa 5000 bottiglie di cannonau in purezza, vinificato in tre versioni: rosato, rosso e Riserva. I vini sono ottenuti come da tradizione, da uve sane, lavorate in biologico, fermentazioni spontanee, pochi solfiti aggiunti.
CANTINA MERZEORO
La Cantina Merzeoro è una azienda a conduzione familiare si trova a 1 km dal paese di Mamoiada, in località “Badu Orane”.
Circa quindici anni fa, la passione per la campagna e gli animali, ha portato Melchiorre e la sua famiglia a rilevare l’azienda agropastorale del suocero (oggi ottantacinquenne, fin dall’età di 6 anni si occupa dell’allevamento delle pecore, e ancora oggi le accudisce).
Con gli anni l’azienda si è specializzata anche nella coltivazione dei vigneti e oggi è in procinto di avviare l’attività agrituristica. I vigneti si estendono per 4,5 ettari così suddivisi:
“Badu Orane”, 1 ettaro di Cannonau di 10 anni e 1 ettaro di Granatza di 8 anni; “Sa Lacana”, 1 ettaro Cannonau di 20 anni; “Mulinu” 1 ettaro di Cannonau di 7 anni; “Sa pihada” un nuovo impianto di 0,6 ettari di Granatza.
Il primo imbottigliamento (1500 bottiglie) sarà ad agosto del 2020, Merzeoro annata 2019, un cannonau in purezza ottenuto dal vigneto di “Badu Orane” a circa 500 m. s.l.m.
CANTINA ANTONIO MELE
La Cantina Antonio Mele, gestita dai fratelli Antonio e Salvatore, nasce a Mamoiada nel 2017.
“Abbiamo iniziato a imbottigliare il nostro vino recentemente, ma fin da piccoli la nostra casa era pervasa dai profumi del vino e della terra”.
Le vigne, interamente coltivate a Cannonau, sono lavorate in modo tradizionale e biologico, con rispetto del ciclo naturale delle piante. I vigneti si trovano a 650 m. s.l.m. uno a “Su hastru e su orvu” ovvero “La fortezza del corvo”, immagine figurativa a cui si ispira il logo della Cantina, l’altro in località “Tarasunele”. Nel 2020 è stato impiantato 1 ettaro di Granatza, in una zona chiamata “Sa Cuculia” a 690 m. s.l.m.
“Vinera è la nostra prima bottiglia, l’inizio di un nuovo percorso che vogliamo perseguire con rispetto della tradizione e del territorio”.
CANTINA GIOVANNI LADU
La Cantina Giovanni Ladu è una giovane azienda che fonda le sue radici sulla famiglia e sul passato. “Abbiamo infatti la fortuna di essere nati in un territorio vocato e di vinificare le nostre uve ormai da tre generazioni. La nostra è una piccola azienda, si trova a Mamoiada in località S’Ena Manna”.
Una superficie di circa 2 ettari, terreni granitici ad un’altitudine media di 620 m s.l.m. lavorati in maniera tradizionale. In questa terra si coltiva cannonau e poche piante di granatza. Grazie al microclima favorevole i trattamenti, quando necessari, sono limitati al solo utilizzo di rame e zolfo.
“Raccogliamo a mano i frutti del nostro lavoro e vinifichiamo tutto come da tradizione, partendo da fermentazioni spontanee, cercando di dare vita a vini che rispecchino il più possibile il territorio e l’amore che abbiamo per esso”.
CANTINA FRANCESCO MULARGIU
“Le vigne di Mamoiada hanno sempre fatto da sfondo alla nostra infanzia, perciò, cresciuti tra uva e vino abbiamo deciso di intraprendere la strada della vitivinicoltura”.
Francesco e sua moglie Marta, Emanuele e Davide (fratelli di Francesco) stanno costruendo le fondamenta della loro cantina, ancora ai primordi, seguendo anche l’esempio dei loro genitori Emilio Mulargiu (uno dei fondatori della cantina Sedilesu) e Antonietta Sedilesu.
La prima annata riposa in bottiglia, in attesa di essere gustata.
AZIENDA AGRICOLA MARIO GOLOSIO
L’azienda agricola Mario Golosio nasce nel 2018. I vigneti sono situati in località “Sa hosta” e “Sa ‘e Pramas”. In entrambi, anticamente, si trovavano orti e i vigneti di famiglia dai quali si otteneva un vino ad uso domestico. Sono terreni con forte pendenza e altitudine considerevole, poco adatti per conformazione ad un impianto intensivo della vite.
La superficie vitata totale di entrambi i vigneti, contando i nuovi impianti, risulta di circa 1,5 ettari. Nel terreno di “Sa hosta”, la maggior parte del vigneto era a terrazzamenti, che rendeva impossibile il passaggio di mezzi meccanici. A malincuore, questo vigneto è stato espiantato e poi reimpiantato nel 2020, sempre a Cannonau. Parte dei gradoni è ancora presente, ove possibile la lavorazione con i mezzi. L’altitudine del vigneto parte dai 680 metri, fino ad arrivare ai 720 m. s.l.m. Nel vigneto di “Sa ‘e Pramas”, oltre alla vigna impiantata circa 20 anni fa, sono state aggiunte tra il 2019 e il 2020, altre 3000 barbatelle, metà di cannonau e metà di Granatza. L’altitudine varia dai 690 ai 730 metri.
Il vino “Pramas 2019” è il primo imbottigliamento dell’azienda, un vino cannonau ottenuto dalle uve di entrambi i terreni. La raccolta dell’uva è stata effettuata a mano, la lavorazione del terreno si avvale di mezzi meccanici solamente quando necessario, come per l’aratura. Il resto della lavorazione e operazioni come potatura, scalzatura sono eseguite a mano. Non sono mai stati impiegati prodotti sistemici per la cura delle piante.
CANTINA SANNAS
La Cantina Sannas è una nuova realtà del panorama vitivinicolo di Mamoiada. Nel 2016, Piergraziano Sanna, decide di cambiare vita: si trasferisce a Mamoiada, acquista un ettaro di vigneto e una piccola casa nel centro storico del paese e inizia a vivere “nel vino”.
“Fare il vino è un modo per liberare la mia creatività e curiosità”.
Le lavorazioni in vigna sono tutte manuali, ad eccezione dell’aratura, l’utilizzo di zolfo e calce sono limitati alle annate particolarmente umide.
Le vinificazioni sono un mix tra tradizionale e sperimentale: “alle uve del vigneto giovane di ‘Sa e ghipadu’, aggiungo in vinificazione le uve delle vigne centenarie dei vicini. Non faccio travasi e svino direttamente in botti grandi di legno esauste, poi imbottiglio”.
La Cantina Sannas produce: Bobotti (Cannonau in purezza), Maria Abbranca (orange da uve di Granatza), Maria Pettena rosato (da uve di Cannonau macerato sulle bucce della Granatza).
CANTINA GIORGIO GAIA
La cantina Giorgio Gaia è una piccola azienda a conduzione familiare. Da oltre quarant’anni si occupa di viticoltura e dal 2016 imbottiglia il proprio Cannonau, Nigheddu (significa nero, in sardo mamoiadino identifica il vino rosso).
“Vogliamo che i nostri vini rappresentino l’autentica espressione del territorio in cui nascono e la passione che ci contraddistingue”.
La base produttiva della Cantina è di circa 4 ha, posti tra le zone più vocate di Mamoiada, ad un’altitudine che varia dai 700 agli 850m., coltivati a Cannonau con piccole percentuali di Granatza un vitigno autoctono a bacca bianca.
“I terreni a disfacimento granitico, l’altitudine e il clima favorevoli consentono una coltivazione biologica, senza l’utilizzo di prodotti di sintesi. Le uve, raccolte a mano, vengono lavorate nella nostra cantina con metodi tradizionali: fermentazione spontanea, senza l’aggiunta di lieviti selezionati, invecchiano in piccole botti”.
CANTINA MONTISCI VITZIZZAI
La Cantina Montisci Vitzizzai è un’azienda a conduzione familiare.
Gian Luigi e Marcella, intorno all’antico vigneto di famiglia del 1940, situato nella zona di “Foddigheddu” a 700 m. s.l.m. hanno implementato l’azienda, impiantando altri 2 ettari a Cannonau e qualche parcella di Granatza. Nel 2016 il primo imbottigliamento, nasce Istimau, “il nostro cannonau in purezza, dedicato a colui che ci ha trasmesso la passione e l’amore per la nostra terra e i suoi frutti”.
La lavorazione del vigneto è tradizionale: potatura ad alberello; scalzatura e rincalzatura a zappa dei ceppi; se necessario, qualche trattamento con zolfo e rame; la raccolta delle uve è manuale. La vinificazione è classica di Mamoiada: fermentazioni spontanee, affinamento in botti di castagno, pochissimi solfiti aggiunti e nient’altro.
“Siamo associati a Mamojà perché vogliamo collaborare per la valorizzazione del nostro territorio, nel rispetto delle persone, del vino e conducendo uno stile di vita sostenibile”.
CANTINA VIKEVIKE
La cantina VikeVike nasce dalla volontà e dalla passione di Simone Sedilesu, giovane enologo nativo di Mamoiada da una famiglia che fa vino da generazioni. Cresciuto tra i filari insieme ai fratelli e ai cugini, affiancando fin da piccolo il nonno, ha poi imparato l’arte di fare il vino dal padre.
Una filosofia di produzione ben precisa e fortemente identitaria del territorio: “Il vino si fa prima di tutto in vigna, con grande attenzione a questa; in cantina è necessario solo guidarlo e non rovinarlo”. Dopo la laurea in enologia, Simone ha fatto diverse esperienze all’estero maturando cosi la decisione di creare la propria cantina: VikeVike.
“Tutti i vini VikeVike sono ottenuti grazie a fermentazioni spontanee di mosti d’uva senza alcuna aggiunta, solo una piccola quantità di solfiti”
I vini prodotti sono: VikeVike rosso (100% Cannonau), rosato (100% Cannonau) Riserva (100% Cannonau), VikeVike dolce (Moscato), VikeVike bianco (Granatza).
VIGNAIOLI CADINU
Vignaioli Cadinu è una piccola azienda vitivinicola a conduzione familiare che nasce a Mamoiada nel Giugno del 2019 da due fratelli: Pino, piccolo artigiano locale e Giovanni, giovane laureato, entrambi con la passione per la viticoltura, tramandata dal padre nel vigneto di famiglia.
Le vigne, coltivate interamente a cannonau, sono situate a 750 m di altitudine in località “Su Tutturighe”. Questa zona ha caratteristiche ambientali e morfologiche che la rendono particolarmente adatta per la produzione di uve Cannonau. Il sistema di allevamento utilizzato è l’alberello e la conduzione del vigneto è interamente in regime biologico.
“I nostri vini richiamano la tradizione in tutto e per tutto, dalla coltivazione manuale delle viti, alla vinificazione in cantina; anche il nome scelto, Martis Sero, richiama i festeggiamenti del Carnevale di Mamoiada e alla figura iconica di Juvanne Martis Sero, che sicuramente, più di tutte, simboleggia il legame ancestrale tra uomo e vino”.
“Perché ci definiamo vignaioli? Perché il vino buono si fa in vigna”.
ANDREA COSSEDDU
“Fare una mia bottiglia di vino era un progetto che avevo in mente da alcuni anni”.
Nel 2019 Andrea Cosseddu, titolare dell’Enoteca La Rossa di Mamoiada, decide di intraprendere una nuova esperienza che lo avvicini ancora di più al mondo del vino: acquista 10 q di cannonau da una vigna di Mamoiada di 10 anni, a “Su Hastru e su Orvu” un piccolo Cru con esposizione a sud ovest, a circa 650 m. s.l.m.
Con il supporto dell’enologo Simone Sedilesu, è stata vinificata la prima annata: un Cannonau in purezza maturato in tonneaux da 500l. di rovere francese (Allary) di secondo passaggio; a fine estate sarà imbottigliato e affinerà in bottiglia fino a Gennaio 2021.
“Nel 2022 vorrei proseguire il mio progetto, realizzando una piccola cantina”.
CANTINA FRANCESCO CADINU
La Cantina Francesco Cadinu nasce ufficialmente nell’ottobre 2015 con Francesco e sua moglie Simonetta, ma, la dedizione alla viticoltura e all’arte del vino ha sempre avuto un ruolo importante nella famiglia:
Tziu Simone, il nonno di Simonetta, avendo imparato dal suocero il mestiere di vignaiolo, negli anni cinquanta, acquista una vecchia vigna in zona Fittiloghe (ossia luogo di viti) ancora oggi patrimonio dell’azienda.
Attualmente, i vigneti di proprietà si estendono per 6 ettari in agro di Mamoiada, ad un’altitudine di circa 650m. con un’età che varia dai 20 ai 120 anni, coltivati ad alberello, seguendo una filosofia produttiva sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
Tutte le vigne si coltivano in modo tradizionale e in quelle più antiche si pratica ancora l’aratura con i buoi.
“L’unicità dei nostri vini è data dalla selezione delle uve che provengono dai nostri vigneti più antichi, vinificate con fermentazioni spontanee senza aggiunta di lieviti selezionati”.
La cantina Cadinu produce in totale circa 6000 bottiglie tra le quali: Perdas Longas (4000, rosso 100% Cannonau), Perdas Longas Riserva (600, rosso 100% Cannonau), Tziu Simone (600, rosato 100% Cannonau), De’Oro (300, bianco 100% Moscato), Mattìo (800, bianco Granatza).
CANTINA TEULARJU
Teularju è un’azienda a conduzione familiare condotta da Francesco Sedilesu e Rosa Muggittu insieme ai loro figli, Giovanni e sua moglie Elisabetta, Vincenza e Giuseppe.
Francesco da venti anni segue le vigne e i vini della Cantina Giuseppe Sedilesu, che è l’azienda della sua famiglia d’origine, tutti i figli ed Elisabetta fin da piccoli hanno collaborato in vigna e cantina e questa attività da loro è molto amata.
L’azienda ha un vigneto di 8 ettari in un unico corpo posto in agro di Mamoiada in località Teularju. Questo vigneto è investito tutto a Cannonau di selezione massale fatta a Mamoiada, coltivato con metodo biologico e forma di allevamento ad alberello alto palificato. È composto da 4 “ghiradas”, appezzamenti separati da capezzagne, diversi per esposizione, giacitura, natura del terreno. Per questo motivo la trasformazione delle uve è separata, risulta pertanto Teularju un cru e le quattro ghiradas dei sotto-cru.
La filosofia aziendale è produrre vini di cru: tradizione infatti del nostro paese e di non mischiare le uve di diversi vigneti, di produrre vini diversi e di fare il taglio, se serve, solo successivamente. I vecchi contadini del paese, all’assaggio di un vino, chiedono sempre quale sia la zona di produzione e il vigneto, di seguito il produttore, a testimonianza che la cultura del vino è volta alla qualità ed è da generazioni viva e consolidata.
Nell’anno 2019 il vigneto, al terzo anno di vita, ha prodotto i suoi primi grappoli e si sono vinificate le uve di due ghiradas: OcruArana e Caragonare.
CANTINA GIUSEPPE SEDILESU
La tradizione vitivinicola della famiglia Sedilesu ebbe inizio 50 anni fa con Giuseppe e Grazia.
“Nel 2000 imbottigliammo le nostre prime 1000 bottiglie di Mamuthone, un Cannonau che vuole rievocare il gusto e i profumi tipici del territorio, che conosciamo sin da piccoli”.
La Cantina oggi è condotta da Salvatore Sedilesu, in collaborazione con i fratelli e le rispettive famiglie. Oggi la produzione media nelle buone annate è di circa 100.000 bottiglie, e i vini Sedilesu sono presenti in 15 paesi esteri.
Nel 2009 si è costruita la nuova cantina ed avviato l’attività agrituristica ed enoturistica.
Le tecniche di viticoltura e di vinificazione in Cantina restano fedeli alla tradizione: i vigneti, sia i nuovi che quelli centenari, sono coltivati ad alberello, e la gran parte dei lavori sono manuali.
“I vigneti sono quasi interamente a Cannonau con parcelle di Granazza, un vitigno autoctono che valorizziamo dal 2002 producendo dei bianchi pregiati. Dal 2014 certifichiamo il lavoro che facciamo da sempre, ovvero di utilizzare solo tecniche di agricoltura biologica. In cantina, lavoriamo con rispetto della materia prima, vinificando solo uve sane, che vengono raccolte a mano, diraspate e pigiate delicatamente”.
Le scelte tecniche in cantina, fermentazioni spontanee (senza aggiunta di lieviti selezionati), filtrazioni leggere, l’uso equilibrato delle botti, daranno il segno distintivo ai vini Sedilesu, riconoscibili come vini del territorio.
Per quanto concerne le anteprime dei vini di questi produttori ci tengo a precisare che molti di essi sono campioni da vasca/botte e che ogni valutazione fatta è comunque prematura.
– Cantina Osvaldo Soddu, “Bruncu Boeli” rosso 2019 (atto Cannonau di Sardegna): Cannonau 100% da singola vigna ancora in botti di castagno: il naso risulta giustamente vinoso, ancora un po’ scomposto ma sulla strada giusta per trovare una buona armonia varietale. Il sorso è equilibrato, il tannino ancora indietro. L’incidenza del castagno è relativamente bassa.
– Cantina Merzeoro, “Merzeoro” rosso 2019 (atto a divenire vino rosso): Cannonau 100% ancora un po’ timido, ma c’è finezza nei profumi di questo vino. Il frutto è fresco e il sorso conferma una buona agilità di beva e il finale saporito è distintivo del territorio.
– Mario Golosio, “Pramas” rosso 2019: Cannonau 100% una leggera surmaturazione al naso che recupera al sorso con un buon equilibrio e un nerbo inaspettato. Tannino fitto e finale ematico.
– Cantina Montisci Vitzizzai, “Istimau” rosso 2019: Cannonau 100% ancora in botti di castagno da 10hl. Una lieve chiusura al naso mi invita ad attenderlo un po’… ecco il frutto, giustamente maturo e una lieve speziatura. In bocca è teso e il tannino ancora indietro. Ha tutte le carte in regola per evolvere bene.
– Cantina Vikevike, “Vikevike” rosso 2019: Cannonau 100% non ancora imbottigliato questo vino vanta già un bel frutto, nitido nel varietale. Il sorso è ancora indietro, ma lascia presagire una buona propensione all’equilibrio. Il tannino è fitto il finale umami invoglia alla beva sin da ora.
– Vignaioli Cadinu, “Martis sero” rosso 2019: Cannonau 100% ancora da imbottigliare che si rivela maturo al naso, con sfumatura balsamiche e minerali. Il sorso è di struttura importante, con una notevole componente glicerica; tannino ben definito e finale sapido.
– Andrea Cosseddu, rosso 2019: Cannonau 100% vino ancora in tonneau. Legno ancora da integrare ma ben dosato sia al naso che nel sorso che mostra una buona struttura e un tannino sul quale l’affinamento sta lavorando di cesello. Saporito il finale.
– Cantina Francesco Cadinu “Perdas Longas” rosso 2019: vino ancora in botti di castagno ancora leggermente “dolce”, ma si impone al naso con un varietale nitido che fa da preambolo ad un sorso ancora in divenire ma di buone premesse strutturali, acide e tanniche.
– Cantina Teularju, “OcruArana” rosso 2019: ancora in botti di rovere da 50hl. Nitido il varietale, bilancato il sorso, secco, dritto e dal tratto tannico ben definito. Finale sapido. Ben fatto!
– Cantina Teularju “CaraGonare” rosso 2019: anch’esso ancora in botti da 20hl. Frutto integro, lieve speziatura, tratti mediterranei. Sorso muscolare ma slanciato, asciutto e saporito quanto basta a far venire voglia di berne ancora sin da ora.
– Cantina Giuseppe Sedilesu, “Sartiu” rosso 2019: l’unico campione già pronto e si sente! Vino di grande piacevolezza, armonico e fresco. Un’interpretazione di Cannonau fine, senza sovrastrutture ma nitido, pulito, preciso.
– Cantina Antonio Mele, “Vinera” rosso 2019 (Atto divenire Cannonau Riserva): ancora in barrique. Frutto maturo, buona struttura, integro nelle materia e dalla prospettiva sicura. C’è muscolo ma ha già un buono slancio. Si farà!
Altre annate e riserve
– Francesco Mulargiu, “Malarthana” rosso 2018: integro e nitidi il frutto, nonostante l’annata difficilissima per l’areale e per tutta la regione (l’attenta selezione dei grappoli ha fatto la differenza). Un vino di buon equilibrio in cui la freschezza della montagna e la struttura delle vecchie vigne che camminao a braccetto lungo una linea netta e senza intoppi. Il tannino è fine.
– Cantina Giuseppe Sedilesu “Mamuthone” rosso 2017: un altro passo! Equilibrato nell’esposizione olfattiva, tra frutto e macchia mediterranea, con note balsamiche a fare da giusto preludio ad un sorso di muscolo e nerbo, sanguigno nel finale. Trama tannica geometrica.
– Cantina Gaia, rosso Riserva 2017: ancora un po’ introverso, ma lasciandolo respirare un po’ il frutto emerge ancora integro. Buono il bilanciamento acidio-strutturale e la tessitura del tannino è ottimale. Ha sicuramente la stoffa per farsi attendere.
– Cantina Vikevike rosso 2017: uno degli assaggi più convincenti nell’armonia varietale e nella dinamica di beva, chiara e senza intoppi, ma per nulla scontata. Un vino senza orpelli, netto e gustoso.
– Cantina Giuseppe Sedilesu “Ballu Tundu” rosso riserva 2015: potenza e controllo sono le prime due note descrittive che ho appuntato durante l’assaggio. Un vino fiero di ciò che è e di ciò che può essere, nell’evoluzione appena accennata e nel sorso ancora in piena trazione.
Bianchi
– Cantina Francesco Cadinu, “Mattio” bianco 2019: è l’unico bianco del novero e mostra tutta la spontanea attitudine della Granazza a coniugare terra e mare in maniera sempre molto identitaria! Il frutto è pieno, il sorso è materico e decisamente sapido. Un quid di acidità in più non nuocerebbe ma è comunque un vino agile nella dinamica di beva.
Rosati
– Cantina Antonio Mele Vinera Rosato 2019: fresco nel frutto, di buona struttura e dalla spiccata sapidità. Agile e versatile come si confà ad un rosato da bere giovane, ma al quale il tempo non potrà che far bene.
– Giovanni Ladu, “S’ena Manna” rosato 2019: un po’ imbrigliato inizialmente, ma una volta apertosi nel calice il territorio nel frutto e nelle note di macchia mediterranea, con un sfondo balsamico che fa da giusta emerge e la beva non delude per slancio, impronta materica e sapidità.
– Cantina Sannas, “Maria Pettena” rosato 2018: vino ancora in divenire, ma se ne percepisce già la personalità. Atteso per un po’ nel calice tira fuori note capaci di coniugare la freschezza ancora integra del frutto a richiami mediterranei di mirto e di rosmarino. Il sorso è intenso, dal piacevole grip e salino
Conclusioni
Le impressioni generali sono confortanti in termini di potenziale della 2019 e, ricordando che i vini in oggetto erano per lo più campioni da vasca o da botte, l’evoluzione del territorio in termini di consapevolezza tecnica sta piano piano facendo il suo corso e il gap – ancora palese – fra i produttori più accorti ed esperti e le realtà ai primi imbottigliamenti ancora molto ancorate all’empirismo tradizionale, sono certo, si ridurrà di annata in annata.
Da non sottovalutare l’opportunità che il mondo dei vini rosati può dare ad un territorio in cui il bilanciamento fra freschezza e struttura non è difficile da portare in bottiglia e, soprattutto, in cui le forti escursioni termiche permettono uno sviluppo dei precursori aromatici ideale per la produzione di vinificazioni in rosa con una spiccata attitudine alla freschezza olfattiva.
Sulla Granazza sono ancora troppo poche le interpretazioni prodotte, ma sarà interessante seguire l’evoluzione di questo vitigno che va comunque tutelato, preservato e compreso nelle sue naturali attitudini varietali.
Sulla Granazza sono ancora troppo poche le interpretazioni prodotte, ma sarà interessante seguire l’evoluzione di questo vitigno che va comunque tutelato, preservato e compreso nelle sue naturali attitudini varietali.
Mamoiada è un territorio straordinario per vocazione e suggestione… uno di quelli in cui chi ama vigne e vino non può non recarsi almeno una volta (meglio molte di più!) nella vita. Quindi, se state pianificando le vostre vacanze estive in Sardegna segnate nel vostro itinerario di viaggio una tappa in questa terra e andate a trovare i vignaioli dell’associazione Mamojà.
F.S.R.
#WineIsSharing
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