Vidi un cuore ed un sole sulla capsula rossa di un Vino che non conoscevo ancora… guardai meglio e vidi sull’etichetta un disegno puerile in cui erano ancora un cuore ed un sole a brillare… il Castagno, questo era il nome di quel Vino che da lì a poco incontrò il mio fortunato calice, ma non prima di aver conosciuto suo “padre”, un uomo dalla duplice natura, ma da un’unica e definita personalità… quest’uomo si chiama Fabrizio Dionisio ed è di lui e dei suoi Vini che vi parlerò oggi.
Fabrizio è nato a Roma 52 annate fà, in pieno tempo di vendemmia…quasi come fosse un segno.
Figlio di un avvocato, ma, da come ne parla, prima di tutto di un grande uomo, Fabrizio intraprende lui stesso la strada percorsa da suo padre, ma non solo a livello professionale, in quanto è l’amore per la campagna e per la terra ciò che di più li accomuna. A testimonianza dell’eredità di quest’amore per la terra, c’è il modo in cui Fabrizio vede, sente e vive la casa di Cortona, acquistata più di 40 anni fa proprio da suo padre.
Tutto nasce da questo…dall’amore per un luogo dello spirito…dove forte era il desiderio di dar vita a qualcosa che sapesse di buono e che parlasse di quel territorio, di quei ricordi, di quelle sensazioni.
Da lì la decisione di far diventare il Castagno – questo è il nome della tenuta – il posto in cui il sogno di creare un Vino di qualità e di grande finezza prendesse vita.
Già esistevano, attorno alla nostra casa, circa tre ettari di vecchi vigneti di trebbiano, sangiovese, malvasia, destinati ad una produzione casalinga, ma è alla fine degli anni ’90, che Fabrizio, appoggiato dal papà, ha deciso di estirparli e, nel 2000, ha cominciato i reimpianti, terminati nel 2003. E non solo sui circa tre ettari de Il Castagno, ma anche sui circa 12 ettari di un altro podere, “Poggio del Sole”, acquistato qualche anno prima insieme ai suoi fratelli.
Circa 15 ettari di superficie vitata in totale, quindi, piantati in tre anni, 75.000 barbatelle selezionate ed arrivate dalla Francia…Rodano…terra di elezione (ed origine, pare) dell’antico, nobile, misterioso vitigno Syrah.
Piantati rigorosamente a mano, da una famiglia (padre e due figli) di agricoltori francesi…uno spettacolo – mi racconta Fabrizio – vederli tendere fili sul campo reso liscio come un biliardo dalle preliminari lavorazioni, scavare fori circolari con una specie di piolo di ferro, infilarvi la piantina con una forcella e, subito, richiudere il buco. Nel 2003, prima raccolta, prima vendemmia, primo Vino, in cinque barriques, ovvero Il Castagno 2003. Estate torrida, eppure Vino incredibilmente fresco, elegante, fine, minerale… così equilibrato da stupire persino Fabrizio e la sua famiglia.
Fortuna del principiante? Poteva, effettivamente, sembrare la risposta più plausibile, ma a distanza di più di 10 anni, appurando la qualità e la coerenza dei Vini di questo attentissimo vignaiolo, sono la consapevolezza e la tenacia a vincere sul fato e sul caso.
Dalle prime sperimentali 1000-1500 bottiglie del primo anno si arriva non senza fatica e grandi sacrifici, alle circa 35-40.000 attuali, suddivise fra tre (e talvolta quattro) diverse etichette.
La cosa che mi ha colpito particolarmente è che quella di Fabrizio Dionisio non è una vera e propria azienda… è una casa dove viene fatto anche Vino e forse è proprio per questo che lui stesso non riesce a vedere quest’attività come una vera e propria azienda, bensì come un prolungamento del proprio essere… delle proprie pulsioni e, quindi, una passione incondizionata e pregna di contenuti e valori importanti, che prescindono spesso il mero ritorno economico.
In fondo parliamo di una casa, abbracciata dai vigneti, con una cantina ed una barricaia nel bel mezzo del giardino. Una casa/azienda, condotta da una famiglia in senso stretto, ovvero Fabrizio e sua moglie, con il supporto dei proprio figli (l’etichetta è tratta da un disegno che la figlia Isotta fece quando aveva 5 anni), ed una in senso lato, vale a dire gli operai con i quali la famiglia Dionisio ha un legame che trascende il lavoro.
Una personalità complessa quella di Fabrizio, ma allo stesso tempo molto schietta e diretta, senza compromessi né sotterfugi di comodo… uno di quelli che non te le manda a dire, per intenderci, ma che se hai la sensibilità ed il tatto per far sì che ti apra le porte della sua interiorità sa essere di grande cuore, come di certo lo è con i propri figli e la propria famiglia, a cui tiene più di ogni altra cosa.
Il suo pensiero e la sua ideale meta possono essere spiegati e trasmessi solo attraverso le sue parole, che vi cito letteralmente:
“la mia speranza è che tutti coloro che si avvicineranno ad una bottiglia dei miei Syrah saranno, prima o poi, consapevoli di acquistare un flacone di territorio… diverso di anno in anno, di stagione in stagione, che esprime e riflette quel singolo millesimo, con le sue irripetibili caratteristiche, e sapranno quindi apprezzarlo e valorizzarlo come, credo, merita.
Noi viticoltori dipendiamo dai nostri clienti, in particolare dai consumatori finali, dobbiamo rispettarli e mai snobbarli né, tanto meno, deluderli o tradirli. Da noi a Il Castagno realizziamo vini fatti a mano… in maniera artigianale, tendendo alla pulizia, alla sanità, nel rispetto della pianta, del frutto, e soprattutto di coloro che quel vino…un anno o venti anni dopo…lo berranno. Rifuggendo e rifiutando l’omologazione e le mode, le categorie e le definizioni. Voglio essere libero, assolutamente nelle regole…ma libero.
Non firmerò mai manifesti né mi affilierò a sette o assoggetterò a regole diverse da quelle dello Stato, del buonsenso e della mia coscienza.”
Come non apprezzare parole di cotanto equilibrio?
Ora, però, passiamo ai miei assaggi, perché non vedo l’ora di parlarvene!
Rosa del Castagno 2014: un Syrah cortonese vinificato in “bianco”, beh… bella sfida, no?! Eppure, al solo mettere il naso nel calice gelato (è così che piace al produttore e chi sono io per contraddirlo?!?) di questo rosato, sembra tutto così al suo posto che più che una sfida sembra qualcosa di così naturale dal sembrare semplice. Avete presente il sorriso della ballerina di danza classica che compare nel suo volto ancor più luminoso anche nei momenti di più alta difficoltà e più grande sforzo fisico? Beh… questo Vino mi fa pensare a questo, in quanto non deve e non può esser stato semplice pensare ad un Vino di questo genere, con un uva come la Syrah ed in una terra come Cortona, eppure l’attenzione e la precisione stilistica portata avanti con naturale meticolosità da Fabrizio porta nel calice una piacevolezza così libera, leggiadra e melodica, da permettermi di goderne senza grandi riflessioni o tanto meno dubbi sulla scelta.
Fresca la rosa, succosa la fragola, appena maturo il melograno e gradevole il cedro, ma non poteva mancare all’appello la leggera speziatura varietale che rende tutto decisamente più interessante!
In bocca vanta grande coerenza, con un acidità dinamica e rinfrescante ed una struttura degna di un rosso che non sa di esser stato vinificato in bianco. Bella beva estiva!
Il Castagnino 2014: il Syrah senza sé e senza ma, ma soprattutto senza legno. Fabrizio stesso lo definisce il fratello minore del Castagno, ma io mi permetto di dissentire, nella maniera più positiva possibile, in quanto non credo che il termine “minore” possa contemplare accezioni degne di un Vino che, in realtà, è semplicemente diverso dal suo simile, affinato in legno, ma tutt’altro che “minore”.
Il Castagnino fa acciaio e cemento vetrificato, materiali che permettono al vitigno d’elezione di Cortona di esprimersi in aromi primari e secondari freschi, intensi, da mordere e assaporare con gusto e semplicità. Dalla macchia mediterranea, al frutto nero croccante, per arrivare alla speziatura naturale distintiva della Syrah. Se fresco è il naso, il sorso non è di certo da meno, grazie ad una acidità verticale che solca una texture tannica di grande eleganza.
Un Vino che pur non essendo impegnativo, sono certo sia in grado di grandi sorprese… ad averne una bottiglia l’anno da assaggiare da qui al 2025!!! :p
Il Castagno 2012: eccolo qui, il Vino di punta dell’azienda… o meglio dire… il Vino di Fabrizio! Quello che ha cercato, ma che solo quando lo ha assaggiato ha compreso essere davvero il suo. Prodotto di alto artigianato enologico, fatto di uva, passione e competenza, aiutato nella sua evoluzione terziaria dai migliori legni francesi (barriques Allier, Nevers e Troncais), il Castagno non è di certo un Vino timido! L’impeto al naso si palesa come il sole dopo esser stati al buio per qualche minuto… bastano solo pochi istanti per abituarsi a quella luce, che ci sembrava eccessiva, ma in realtà è la più naturale e vitale delle cose. Un bouquet di aromi davvero “colorato” del nero e del rosso e di frutti appena maturati, per poi tingersi degli eleganti toni del cacao, del sigaro cubano e dell’orzo in polvere, per finire con puntini neri di pepe e sfumature grigie minerali.
Il sorso è una pennellata d’artista, netta, viva, morbida, calda, su una tela dalla trama fitta e perfettamente integra… senza sbavature. Una pennellata lunga, quasi eterna… che sembra partire dal calice e terminare nell’anima… sarà mica quello del Syrah il colore dell’anima di Fabrizio Dionisio?!? Beh… probabilmente sì!
Come sempre, ora sta a Voi assaggiare, ascoltare, sentire ed emozionarvi come me, di più o di meno… questo non importa! L’importante è che guardiate ad ogni Vino come ad un Dono concesso a Noi dal connubio imprescindibile di Terra e Cielo, che con l’aiuto e la comprensione dell’uomo cosciente e rispettoso arriva sin dentro i nostri calici.
Fabrizio questo lo sa ed è per questo che il suo artigianato è in grado di dar vita, non solo a gran bei Vini, ma anche a gran belle emozioni!
F.S.R.
#WineIsSharing
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