Ecco perché ho deciso di scrivere qualche riga sul mio breve viaggio enoico in una terra che adoro e nella quale mi sento davvero bene, non solo per i grandi Vini ivi prodotti, bensì per stupende persone ed i grandi amici che ho avuto modo di conoscere negli anni ed ai quali devo molto sia come Wine Blogger che come uomo.
Il mio viaggio non poteva che partire da Montalcino ed ancor più da un luogo in cui ho iniziato a credere che scrivere di Vino potesse essere davvero la mia strada, ovvero la Vineria Le Potazzine, dove ad accogliermi trovo una persona speciale, con la quale anche un pranzo veloce, diventa l’occasione per confrontarsi sui temi più disparati senza mai sentirsi a disagio o ancor meno fuori contesto. Ovviamente – so che vi stavate già preoccupando – il mio enoico ciarlar non poteva che essere lubrificato dai grandi Vini che Gigliola ha voluto condividere con me, il suo Rosso di Montalcino, sempre più alla pari di un Brunello (in realtà, al di là delle tempistiche di affinamento, si tratta proprio di un Brunello) ed il suo Brunello di Montalcino che rappresenta a mio modesto parere l’espressione più fine e garbata di tal Vino… ma come potrebbe essere altrimenti? L’educazione e l’eleganza di questi Vini è insita nel nome della Cantina, Le Potazzine, ovvero in Viola & Sofia, figlie di Gigliola e Giuseppe, che sanno esprimere finezza, pur non perdendo mai la freschezza d’obbligo per la loro giovane età. Non sarà mica che alla Potazzine Vigne e Vino vengan trattate come “dei figlioli”… beh… andate e bevetene tutti (se trovate ancora Vino, dato il successo imperterrito che stanno avendo!) e capirete che è proprio così!
Pensando a ciò che ci siamo detti a pranzo, ho capito che il vero Vino “naturale” è quello che congiunge i termini Madre e Natura, ovvero quello prodotto con l’attenzione, la cura, la premura e la capacità di un genitore di dire di “Sì” o di “No” solo quando serve. Per intenderci, nessuno conosce meglio di chi ogni giorno può visitare ed accudire le proprie vigne, e solo chi ha questo contatto continuo e costante con esse può, davvero, comprendere le loro reali necessità, cercando, se si può, di assecondarne la natura e di intervenire nella maniera meno invasiva possibile solo in casi di estremo bisogno, permettendo alle proprie “figlie” di crescere e di maturare in piena serenità e sicurezza, consapevoli del fatto che non saranno mai sole, ma anche e soprattutto che quel qualcuno crede e spera che ce la possano fare con il solo ausilio delle proprie forze. Un produttore di Vino dovrebbe essere questo… un genitore attento e presente, ma mai invadente, capace di osservare e di capire prima degli altri i bisogni delle proprie vigne, senza pretendere risultati, ma facendo il meglio per far sì che essi arrivino dopo averne gettate le basi.
Scusatemi per la digressione da “psicologo della famiglia”, ma è bello evolvere e confutare i propri pensieri, le proprie idee ed anche le proprie convinzioni in continuazione… la cosa più importante, nel Vino, come nella vita, è e sarà sempre l’equilibrio.
Parole d’ordine, quindi, finezza, eleganza ed equilibrio ecco come definisco da sempre e da oggi ancora di più la Cantina Le Potazzine, in ogni sua espressione, a partire dalle persone che la compongono fino ad ogni calice dei propri Vini, ai quali, però, mi piacerebbe dedicare qualche minuto in più citandoli e condividendone con Voi le mie impressioni:
Parus 2013 Le Potazzine: la versione “casual” nell’abito, ma non casuale nella sua espressività, del sangiovese grosso. In acciaio guadagna in profumi, freschezza e beva, senza rinunciare ad un fascino acqua e sapone, fatto di una bellezza intrinseca che non necessità di chissà quante davanti ad uno specchio. Non è egocentrico il Parus, non pretende, preferisce dare e farsi apprezzare con la genuinità di un abbraccio fra amici e lo stupore di un tramonto di mezza estate su Montalcino.
Rosso di Montalcino 2013 Le Potazzine: prendi le uve di Sangiovese Grosso più sane, portale in una Cantina dove pulizia e rispetto sono i capisaldi produttivi, chiedile se preferisce aspettare 5 anni prima di uscire dalla Cantina o preferisce godersi un po’ di più la vita… alcune uve opteranno per la seconde, ma in realtà la loro qualità sarà identica a quella di quelle che decideranno di aspettare e quindi verranno utilizzate per il Brunello. Ciò che cambierà sarà solo la loro indole, la personalità più fresca e dinamica, che però, non rinuncerà ad eleganza e complessità, tanto meno peccherà di immaturità.
Un Vino che vanta un naso che apre dolce, con visciola e viola, lampone e rosa, ma poi chiude intrigando con un mix di tipici sentori di spezia, tostato ed animale, dalla vaniglia al pepe bianco, passando per tabacco, anch’esso, bianco, polvere di caffé e di cacao e chiudendo con il tipico odore che si sentiva una volta entrando da un artigiano del cuoio e della pelle.
Io credo, senza tema di smentita, che questa espressione del Rosso di Montalcino sia da considerarsi come un’eccellenza a sé e non come un prodotto inferiore al Brunello, se non in termini di tempistiche di affinamento. C’è passione, c’è vita, c’è raffinatezza, cos’altro vorreste da un Vino così giovane?
Brunello di Montalcino 2010 Le Potazzine (della 2008 e della 2009 ne avevo già parlato qui): l’annata è ottima, ma è quando la qualità media di una denominazione è altissima, che la differenza la fanno i piccoli dettagli, le piccole attenzioni e soprattutto, per il sottoscritto, le emozioni! Quindi inutile che vi dica che il Brunello 2010 de Le Potazzine è un Brunello ai limiti della perfezione, perché lo sanno anche i muri e forse anche i muli, ormai! Vorrei condividere con voi qualcosa di diverso dalla descrizione organolettica di un Vino che rischierei persino di limitare, di racchiudere in uno stereotipo in una gabbia fatta di descrittori comuni, quando, invece, questo Brunello a me ha donato una sensazione che fino a quel momento solo le grandi opere d’Arte di Leonardo da Vinci mi avevano donato: armonia, precisione, eleganza, ma mai e poi mai monotonia o scontatezza. Ho assaggiato un Vino che esprime il principio primo di ogni Arte, far sembrare semplice anche ciò che c’è di più difficile, far arrivare a chiunque apra gli occhi del proprio cuore anche ciò che c’è di più complesso ed aulico.
Questo Brunello è figlio o la figlia, decidete voi, che tutti i genitori vorrebbero avere!
Quasi dimenticavo che in questo viaggio, come già capitatomi in passato, ho avuto una vera e propria spalla, di quelle alle quali puoi dare una pacca dopo una battuta o puoi piangere se c’è qualcosa che non va, insomma quella di un Amico, di quelli veri… va beh… troppe smancerie, parlo di quel tipo là, che ho iniziato al Wine Blogging, ma dal quale ho tanto da apprendere in termini di esperienza di vita, tale Fausto Gregori, “concessionario esclusivista” dei miei Cuori del Vino e grande compagno di bevute!
Ora vi lascio riprendere fiato e non vi tedio oltre, ma domani arriverà la seconda parte del mio viaggio alla quale ne seguirà una terza, forse una quarta… chissà! Ormai sapete quanto io sia libero da construtti e qualsivoglia regola… e spero la cosa vi piaccia! Stay tuned!
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