Oggi sono particolarmente felice, in
quanto, finalmente, ho tempo e modo di dedicare un mio post ad
un’azienda che, se pur conosciuta da pochi mesi, ha saputo regalarmi
emozioni senza tempo. Parlo di Mongioia, una realtà di Santo Stefano
Belbo, condotta dai giovani coniugi Maria e Riccardo Bianco, che in
occasione di una degustazione mi hanno dapprima incuriosito con le
loro parole, i loro racconti e la loro storia, per poi stupirmi e
commuovermi con i loro Vini.
quanto, finalmente, ho tempo e modo di dedicare un mio post ad
un’azienda che, se pur conosciuta da pochi mesi, ha saputo regalarmi
emozioni senza tempo. Parlo di Mongioia, una realtà di Santo Stefano
Belbo, condotta dai giovani coniugi Maria e Riccardo Bianco, che in
occasione di una degustazione mi hanno dapprima incuriosito con le
loro parole, i loro racconti e la loro storia, per poi stupirmi e
commuovermi con i loro Vini.
Riccardo, figlio di Marco Bianco,
innovatore e pioniere del Moscato d’Asti, è un enologo di quelli
molto “eno” e poco “logici”, capaci di prendere le proprie
decisioni più col cuore e con l’istinto che con la sola mera
tecnica. Sia chiaro… la sua preparazione tecnica e professionale
c’è e si sente, ma basta scavare un po’ nel suo animo per capire che
dietro quell’atteggiamento mix di umiltà e timidezza, c’è tanto da
dire e tanto da dare in termini emozionali ed io, ormai lo sapete,
cerco emozioni e vivo di emozioni.
innovatore e pioniere del Moscato d’Asti, è un enologo di quelli
molto “eno” e poco “logici”, capaci di prendere le proprie
decisioni più col cuore e con l’istinto che con la sola mera
tecnica. Sia chiaro… la sua preparazione tecnica e professionale
c’è e si sente, ma basta scavare un po’ nel suo animo per capire che
dietro quell’atteggiamento mix di umiltà e timidezza, c’è tanto da
dire e tanto da dare in termini emozionali ed io, ormai lo sapete,
cerco emozioni e vivo di emozioni.
Partiamo dall’inizio… era la fine di
Aprile quando a Città di Castello di teneva l’Only Wine Festival,
rassegna dedicata ad alcuni dei migliori giovani viticoltori italiani
e se pur, difficilmente mi sarei mai recato ad un banco d’assaggio di
un’azienda di moscato d’Asti durante una degustazione del genere, con
poco tempo e tanto da assaggiare, diedi retta alla dritta del collega
Wine Blogger Matteo Carlucci – che non smetterò mai di
ringraziare per questo – e mi ritagliai qualche minuto – che poi
divenne un’ora abbondante – da dedicare a questa Cantina, ammetto,
a me ignota.
Aprile quando a Città di Castello di teneva l’Only Wine Festival,
rassegna dedicata ad alcuni dei migliori giovani viticoltori italiani
e se pur, difficilmente mi sarei mai recato ad un banco d’assaggio di
un’azienda di moscato d’Asti durante una degustazione del genere, con
poco tempo e tanto da assaggiare, diedi retta alla dritta del collega
Wine Blogger Matteo Carlucci – che non smetterò mai di
ringraziare per questo – e mi ritagliai qualche minuto – che poi
divenne un’ora abbondante – da dedicare a questa Cantina, ammetto,
a me ignota.
Arrivato al banco d’assaggio c’è
subito empatia con la simpaticissima e vitale Maria, che presa dai
molti astanti mi saluta, chiede del blog e mi passa a quello che
doveva essere il “tecnico”, ovvero Riccardo, per procedere con la
degustazione.
subito empatia con la simpaticissima e vitale Maria, che presa dai
molti astanti mi saluta, chiede del blog e mi passa a quello che
doveva essere il “tecnico”, ovvero Riccardo, per procedere con la
degustazione.
Inizio e già mi sento spaesato… ma
cosa sto assaggiando? Un Moscato “tirato a secco”?!? Un residuo
praticamente pari a 0 da un uva così ricca di zuccheri? Sogno o son
desto?!? Beh… Riccardo con fierezza, ma con il fare di chi attende
curioso il mio giudizio, mi spiega che il metodo utilizzato per
questo Vino, il Meramentae, è un metodo segreto, studiato
appositamente per raggiungere questo obiettivo.
cosa sto assaggiando? Un Moscato “tirato a secco”?!? Un residuo
praticamente pari a 0 da un uva così ricca di zuccheri? Sogno o son
desto?!? Beh… Riccardo con fierezza, ma con il fare di chi attende
curioso il mio giudizio, mi spiega che il metodo utilizzato per
questo Vino, il Meramentae, è un metodo segreto, studiato
appositamente per raggiungere questo obiettivo.
Riccardo Bianco, è senza dubbio un
grande sperimentatore e da quando ha preso in mano le redini
dell’azienda, cedutegli da papà Marco, ha
iniziato, senza remore, abbattendo le rese per ettaro creando il
Crivella negli anni ’90, ha esaltato i punti forti antichi e con la
visione di eleganza ed eccellenza ha diretto l’azienda verso
l’esclusiva produzione del moscato bianco definendo la precisa
identità dei Vini e ampliando la famiglia
delle etichette Mongioia con nuove versioni dolci e secche puntando
senza incertezze e senza seguire dogmi o stereotipi all’eccellenza.
grande sperimentatore e da quando ha preso in mano le redini
dell’azienda, cedutegli da papà Marco, ha
iniziato, senza remore, abbattendo le rese per ettaro creando il
Crivella negli anni ’90, ha esaltato i punti forti antichi e con la
visione di eleganza ed eccellenza ha diretto l’azienda verso
l’esclusiva produzione del moscato bianco definendo la precisa
identità dei Vini e ampliando la famiglia
delle etichette Mongioia con nuove versioni dolci e secche puntando
senza incertezze e senza seguire dogmi o stereotipi all’eccellenza.

Parliamo di una cantina attiva dal
1840… capace di esprimere una varietà di Vini, aromi, sapori ed
esperienze emozionali variegate e dalle sfumature più peculiari, da
un solo vitigno, il Moscato! La scelta di dedicarsi unicamente al
Moscato bianco, la dice lunga sulla determinazione di Riccardo
Bianco, che con il suo lavoro racconta e la sua lungimiranza riesce a
cogliere, imbottigliare e raccontare i colori di un terroir
straordinario dalle ineguagliabili caratteristiche.
1840… capace di esprimere una varietà di Vini, aromi, sapori ed
esperienze emozionali variegate e dalle sfumature più peculiari, da
un solo vitigno, il Moscato! La scelta di dedicarsi unicamente al
Moscato bianco, la dice lunga sulla determinazione di Riccardo
Bianco, che con il suo lavoro racconta e la sua lungimiranza riesce a
cogliere, imbottigliare e raccontare i colori di un terroir
straordinario dalle ineguagliabili caratteristiche.
Dirigere e gestire un’azienda così non
è di certo una passeggiata… terreni ripidi ed ostici da domare,
vigneti dall’eccezionale longevità tra i più antichi del
comprensorio che meritano e pretendono le dovute cure, il tutto unito
alla volontà di ottenere un Vino che rispetti la Natura in senso
stretto ed in senso lato, che rappresenti il territorio e sia in
linea con la tradizione, ma al contempo, riesca ad esprimere
eleganza, pulizia e, soprattutto, innovazione.
è di certo una passeggiata… terreni ripidi ed ostici da domare,
vigneti dall’eccezionale longevità tra i più antichi del
comprensorio che meritano e pretendono le dovute cure, il tutto unito
alla volontà di ottenere un Vino che rispetti la Natura in senso
stretto ed in senso lato, che rappresenti il territorio e sia in
linea con la tradizione, ma al contempo, riesca ad esprimere
eleganza, pulizia e, soprattutto, innovazione.
Sarebbe persino riduttivo per me,
parlare di un Vino alla volta, discernendo referenza per referenza, dato che si tratta di qualcosa che nella sua diversità ha un filo conduttore così
evidente all’assaggio, così palese alle sensazioni. Quindi, oggi,
forse, per la prima volta avrò un approccio diverso, che spero non
vi spiazzi, anzi, vi possa aiutare a godere delle emozioni che ho
vissuto io stesso e che i Vini di Mongioia sono pronti a suscitare in
chiunque li ritrovi nel suo calice.
parlare di un Vino alla volta, discernendo referenza per referenza, dato che si tratta di qualcosa che nella sua diversità ha un filo conduttore così
evidente all’assaggio, così palese alle sensazioni. Quindi, oggi,
forse, per la prima volta avrò un approccio diverso, che spero non
vi spiazzi, anzi, vi possa aiutare a godere delle emozioni che ho
vissuto io stesso e che i Vini di Mongioia sono pronti a suscitare in
chiunque li ritrovi nel suo calice.
Partiamo dall’eleganza e la sobrietà
dei Moscato d’Asti docg Lamoscata e Belb, che con grande schiettezza
e sincerità riescono a vestire i panni di due Vini dalla classe
evidente, ma mai ostentata, che giovano su differenze fascinose ed
intriganti fra frutta tropicale ed agrumi, con una potenziale
longevità che non teme il lustro.
dei Moscato d’Asti docg Lamoscata e Belb, che con grande schiettezza
e sincerità riescono a vestire i panni di due Vini dalla classe
evidente, ma mai ostentata, che giovano su differenze fascinose ed
intriganti fra frutta tropicale ed agrumi, con una potenziale
longevità che non teme il lustro.
Passiamo poi allo stupore, l’assurdo
che diventa evidenza… sapete quando vi viene da dire “ma perché
non c’ho pensato io?!?” Sì… ho provato proprio quella sensazione
quando ho assaggiato in ordine prima il Meramentae ed il Leonhard.
Il primo è uno spumante brut millesimato da uve moscato con un
residuo zuccherino praticamente inesistente, capace di una finezza
inattesa e stupefacente, naso complesso che spazia dal frutto a pasta
bianca al gelsomino, per poi arrivare all’ananas, al lime, al
bergamotto, con una chiusa rinfrescante di caramella all’eucalipto!
Il secondo è un Vino bianco, secco, dall’impatto aromatico che per i
più romantici può sembrare un bacio in aspettato dalla propria
Amata, ma per i meno romantici, potrebbe essere assimilabile a…
beh… un bacio inaspettato della propria Amata! :-p
che diventa evidenza… sapete quando vi viene da dire “ma perché
non c’ho pensato io?!?” Sì… ho provato proprio quella sensazione
quando ho assaggiato in ordine prima il Meramentae ed il Leonhard.
Il primo è uno spumante brut millesimato da uve moscato con un
residuo zuccherino praticamente inesistente, capace di una finezza
inattesa e stupefacente, naso complesso che spazia dal frutto a pasta
bianca al gelsomino, per poi arrivare all’ananas, al lime, al
bergamotto, con una chiusa rinfrescante di caramella all’eucalipto!
Il secondo è un Vino bianco, secco, dall’impatto aromatico che per i
più romantici può sembrare un bacio in aspettato dalla propria
Amata, ma per i meno romantici, potrebbe essere assimilabile a…
beh… un bacio inaspettato della propria Amata! :-p
Frutta fresca, albicocca, pesca, zeste
di agrume e fiori di campo… mmm… che buono! Un sorso che ti
aspetteresti almeno un pochino dolce, ma invece parte ed arriva
secco, con un approccio dinamico che diventa ancora più divertente
quando un’evidente nota minerale chiude il cerchio, invitando ad un
altro sorso.
di agrume e fiori di campo… mmm… che buono! Un sorso che ti
aspetteresti almeno un pochino dolce, ma invece parte ed arriva
secco, con un approccio dinamico che diventa ancora più divertente
quando un’evidente nota minerale chiude il cerchio, invitando ad un
altro sorso.
Poi c’è il Crivella (di cui già vi
parlai in questo articolo: www.wineblogroll.com), che, per me, rappresenta un unicum
ancor più dei già originalissimi Vini sopracitati, in quanto non è
stato difficile per me, che sono un amante del genere, definirlo a
primo naso un Sauternes con le bollicine!
parlai in questo articolo: www.wineblogroll.com), che, per me, rappresenta un unicum
ancor più dei già originalissimi Vini sopracitati, in quanto non è
stato difficile per me, che sono un amante del genere, definirlo a
primo naso un Sauternes con le bollicine!
Un Vino frutto della geniale intuizione
di Riccardo, che non mi nasconde, quasi commosso, di aver, in realtà,
portato avanti un sogno di suo padre, che per anni ha sperimentato al
fine di giungere alla realizzazione di un Moscato d’Asti da
invecchiamento. Naso che strizza l’occhio ai migliori botrizzati, con
note passite di frutta gialla matura e pane biscottato, grano arso e
sentori leggeri di muffa nobile. Lo assaggio e non posso fare a meno
di gridare… portatemi un Blu! Datemi un erborinato per favore! Vi
assicuro che non c’è cosa più bella di sorprendersi quando il
pregiudizio, anche per me che non ne ho mai per partito preso, si
insinua nella mente e tenta di inficiare una degustazione e quindi
l’emozione da essa potenzialmente suscitata! Un Moscato che mira ad
invecchiare 30 anni e che io ho avuto modo di assaggiare sia giovane,
ovvero del 2011, che già con qualche annetto alle spalle nell’annata
2003 (grazie a Maria e Riccardo che si sono privati letteralmente di
una delle pochissime bottiglie della loro personale riserva). Un Vino fuori da ogni concezione, che evolve a modo suo, senza dare reali punti di riferimento, ma che è così e così deve essere, lo si capisce dalla sua innata piacevolezza.
di Riccardo, che non mi nasconde, quasi commosso, di aver, in realtà,
portato avanti un sogno di suo padre, che per anni ha sperimentato al
fine di giungere alla realizzazione di un Moscato d’Asti da
invecchiamento. Naso che strizza l’occhio ai migliori botrizzati, con
note passite di frutta gialla matura e pane biscottato, grano arso e
sentori leggeri di muffa nobile. Lo assaggio e non posso fare a meno
di gridare… portatemi un Blu! Datemi un erborinato per favore! Vi
assicuro che non c’è cosa più bella di sorprendersi quando il
pregiudizio, anche per me che non ne ho mai per partito preso, si
insinua nella mente e tenta di inficiare una degustazione e quindi
l’emozione da essa potenzialmente suscitata! Un Moscato che mira ad
invecchiare 30 anni e che io ho avuto modo di assaggiare sia giovane,
ovvero del 2011, che già con qualche annetto alle spalle nell’annata
2003 (grazie a Maria e Riccardo che si sono privati letteralmente di
una delle pochissime bottiglie della loro personale riserva). Un Vino fuori da ogni concezione, che evolve a modo suo, senza dare reali punti di riferimento, ma che è così e così deve essere, lo si capisce dalla sua innata piacevolezza.
…Sapete? E’ raro che io perda il filo e
che le mie parole, se pur le lasci sempre fluire di getto, rifuggano
il mio controllo, ma quest’azienda per me ha qualcosa di speciale! Io
che amo i Rossi, io che mi emoziono raramente con le bollicine,
figuriamoci con quelle “dolci”, mi ritrovo a parlare di Moscato
come un bambino delle elementari che scrive il suo primo tema sul suo
migliore amico!
che le mie parole, se pur le lasci sempre fluire di getto, rifuggano
il mio controllo, ma quest’azienda per me ha qualcosa di speciale! Io
che amo i Rossi, io che mi emoziono raramente con le bollicine,
figuriamoci con quelle “dolci”, mi ritrovo a parlare di Moscato
come un bambino delle elementari che scrive il suo primo tema sul suo
migliore amico!
Non voglio dire altro, non voglio
svilire con ulteriori informazioni tecniche qualcosa che dovete
necessariamente assaggiare, conoscere, vivere e sentire con la vostra
mente, il vostro palato ed il vostro cuore.
svilire con ulteriori informazioni tecniche qualcosa che dovete
necessariamente assaggiare, conoscere, vivere e sentire con la vostra
mente, il vostro palato ed il vostro cuore.
Andate e bevete tutti amici miei, ne vale la pena!
Ah, non dimenticate… qualche bottiglia tenetela in cantina! Mettete alla prova le mie parole e vedrete che vi sorprenderete!
F.S.R.
#WineIsSharing
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