I miei assaggi di Vini Bianchi più significativi del 2016 e non solo…

Non so per quale arcano motivo, ma non avete anche voi l’impressione che i Vini bianchi italiani siano sottovalutati? Sì e non parlo solo dell’appeal che possano o meno avere all’estero, bensì della percezione che noi stessi, winelovers italiani, abbiamo dell’Italia bianchista. Quando ci ritroviamo a parlare di grandi Vini, di grandi assaggi, nella maggior parte dei casi, ci rivolgiamo automaticamente a dei rossi, vuoi per motivi di longevità,  vuoi per una maggiore “quotazione” – passatemi il termine – dei Vini rossi del Bel Paese. Eppure, tirando le somme degli assaggi più entusiasmanti dell’annata appena trascorsa, mi sono reso conto di poter fare una copiosa lista di vini bianchi capaci di suscitare in me impressioni più che positive ed in alcuni casi… indimenticabili!
migliori vini bianchi italiani
Quindi, dopo aver citato “le mie bollicine 2016“, mi piacerebbe proseguire con i Vini bianchi, con lo stesso approccio estemporaneo e scevro da ogni dinamica legata a classifiche o graduatorie di sorta, ma con la volontà di ricordare e condividere dei grandi assaggi – almeno per il sottoscritto – dei quali ho già avuto modo di scrivere in questo WineBlog e sui social durante gli ultimi 12 mesi.

I miei assaggi di Vini Bianchi più significativi del 2016



Donna Francesca 2014 – Giovanni Mattia Ederle;

Vin de la Neu (Johanniter) 2013 – Nicola Biasi;

Silvester Bianco – Zanotelli;

Xurfus Muller Thurgau 2014 – Mattia Filippi;

Tagete 2015 (50% Roussanne e 50% Marsanne) – Poggio Grande;

Canaiolo Bianco 2012 – Borgo Prunatelli;
Tribiana (Trebbiano) 2013 – Pieve de’ Pitti;


Tavoleto (Chardonnay) 2015 – Cantina Campotondo;



Fonte delle Donne (Colombana e Vermentino) 2015 – Fattoria di Fibbiano;

Somaio (Malvasia, Trebbiano, San Colombano) 2014 – Croce di Febo;
Alò Bianco Toscana 2015 – Davide del Gaia;



Rossese Bianco 2013 – Josetta Saffirio;

Leonhard (Moscato Secco) 2014 – Mongioia;

Brezza d’Estate Timorasso 2015 – I Carpini; 

Gavi 2014 Ris. – La Raia;
Cinque Terre 2015 – Terenzuola;


Otten Capriano del Colle 2012 – San Michele;


Khione Riesling (italico) 2015 – Colle del Bricco;


Sabbiagialla (Albana) 2013-2015 – San Biagio Vecchio;



Hermes Igt Ravenna Bianco 2014 – Tenuta Uccellina;

Perlagioia (Albana) 2015 – Ancarani;



Fiorile (Albana) 2012 – Fondo di San Giuseppe;
Identità (70 % Friulano – 15% Malvasia – 15%
Ribolla gialla)  2013 – Vignaioli Specogna;

Duality (Sauvignon Blanc) 2012 – Vignaioli Specogna;



Ribolla Gialla 2015 – Valentino Butussi;

Friulano 2015 – Valentino Butussi;



Riesling (renano) 2007-2011 – Marco Cecchini;


Tové 2013 – Marco Cecchini;



Grame (Malvasia Istriana) 2008-2014 – Silvano Ferlat;

Friulano 2009-2015 – Le Due Torri;

Malvasia 2015 – Fruscalzo;

Ivangelo (Pinot Nero) 2013 Ris. – Villa Parens;

Luigi e Giovanna Orvieto Classico 2012-2013 – Barberani;

FiorFiore Grechetto di Todi Sup. 2014 – Roccafiore;

Adarmando Trebbiano Spoletino 2012 – Tabarrini;

Farandola Trebbiano Spoletino  2014 – Di Filippo;

Trebbiano Spoletino 2015 – Bocale;

Vigneto Fogliano Verdicchio di Matelica 2013 – Bisci;
Terra di Monte Verdicchio di Matelica Ris. 2011 – Aenopolis;



Utopia Verdicchio dei Castelli di Jesi Ris. – Montecappone;

Cipriani Verdicchio dei Castelli di Jesi Sup.  2015 – San Marcello;

Villa Bucci Verdicchio dei Castelli di Jesi Sup. Ris. 2013 – Villa Bucci;

Marika Verdicchio dei Castelli di Jesi Sup. 2015 – Az. Vit. Socci;

Serra Fiorese Verdicchio dei Castelli di Jesi Ris. – Garofoli;

La Ghiffa Verdicchio dei Castelli di Jesi Sup. 2013 – Colognola;

Ribona 2013 – Fontezoppa;

Le Grane (Ribona/Maceratino) 2015 – Boccadigabbia;

Brecce di Tufo Bianchello del Metauro 2014 – Il Conventino di Montericciardo;

San Leone Bianchello del Metauro 2015 – Cignano;

Incrocio Bruni 54 2015 – Terracruda;

Guido Cocci Grifoni Pecorino 2013 – Tenuta Cocci Grifoni;

Ribelle Pecorino 2015 – Cantina Bastianelli;

Avora Falerio 2014 – Vigneti Vallorani;

Lilith (Verdicchio e Pecorino) – Marconi;

Pietra Box Biancolella 2015 – Tenuta Giardini Arimei;

Vigna Segreta Falanghina 2015 – Mustilli;

Gaia Fiano 2014 – Cantina Giardino;

Mille sul Mare Sicilia Bianco 2013 – SantaMariaLaNave;



Etna Bianco – Girolamo Russo;

Blues Grillo 2015 – Paolo Calì;


Case Bianche – Enza La Fauci;



Arcurìa 2014 – Graci;

Catalina Mamertino Bianco 2015 – Tenuta Gatti;

Alègre Grillo 2015 – Barone Sergio;
Vermentino 2015 – 1Sorso di Leonardo Bagella;


Petrizza Vermentino di Gallura 2015 – Masone Mannu;



Maìa Vermentino di Gallura 2014 – Siddura; 


Quartara 2011-2012 – Lunarossa;

G. Gewürztraminer 2012 – Patrick Uccelli,
Tenuta Ansitz Dornach;

Stella Flora 2011 – Maria Pia Castelli;

Jakot 2006 – Radikon;

Ribolla Anfora 2008 – Gravner;



Vitovska 2011 – Zidarich;
Pinot Grigio 2010/2011 – Damijan Podversic;



La Maliosa Bianco 2014 – Fattoria La Maliosa;

Zagreo Fiano 2014 – I Cacciagalli;

Il mio Fiano 2015 – Alessandra Leone;

Terra 2014 – Villa Papiano.
Riflessioni e conclusioni
Nonostante questi assaggi possano sembrare molti, sono solo una piccola parte (circa il 10%) dei Vini bianchi che ho avuto modo di ritrovarmi nel bicchiere quest’anno, ma devo ammettere che mai come in questo 2016 sono stato piacevolmente colpito dall’anima bianchista italica, complice un’annata 2015 di grande pregio, ma anche una rivalutazione su più fronti della tanto discriminata 2014, che si è dimostrata, invece, un’ottima annata per i bianchi in molte zone.

Essendo nato e cresciuto in una terra (divenuta) bianchista, come le Marche ed avendo vissuto la seconda parte della mia vita in una terra da sempre a vocazione rossista come la Toscana, mi rendo conto di quanto gap ci sia ancora fra i rossi italiani ed i bianchi, ma non parlo di qualità intrinseca, bensì dell’approccio da parte dei produttori, che solo in rare eccezioni comprendono le reali potenzialità del varietale in termini di longevità e anche là dove le comprendano non sempre reputano opportuno puntare su Vini “meno pronti”.
Per fortuna le cose, sembra, stiano cambiando ad un’evoluzione dei palati che volge sempre più verso Vini di grande freschezza e mineralità, ma che al contempo abbiano capacità evolutive importanti. In quest’ottica sono molti i vitigni autoctoni che si prestano ad esprimere al meglio queste peculiarità – vedi il Verdicchio, l’Albana, il redivivo Trebbiano Spoletino ecc… – ed altrettanti sono i territori in grado di trasferire quelle specifiche connotazioni, grazie alla natura dei propri terreni, a vitigni internazionali – come il Sauvignon, il Muller e lo Chardonnay solo per citarne alcuni.
E’ inutile nascondere quanto da un lato la vecchia guardia (Carso sugli scudi) e dall’altro la nouvelle vague di vignaioli  spinti dai principi della vinificazione “naturale” stia dando nuova linfa al Vino bianco italiano, puntando molto sulla vinificazione di uve a bacca bianca, specie se parliamo dei macerati o macerativi e dell’avvento della vinificazione in anfora. E se è vero che i francesi sono sempre stati più bravi di noi con l’ossidazione, ma meno nella macerazione, forse non è poi una così cattiva idea, là dove si riesca a tradurre questa scelta in maggior espressività di un’identità territoriale specifica e non si s-cada nell’omologazione.
Concludo dicendo che proprio grazie, o a causa, delle dinamiche commerciali e di pensiero che portano i Vini bianchi italiani ad avere, generalmente, costi inferiori ai rossi, la maggior parte dei Vini da me segnalati rappresenta un bel modo di regalarsi un’emozione, soprattutto perché tutti in grado di evolvere – chi più chi meno – qualche annetto in cantina (spesso molti più di quanto crediate!).
Prosit!
F.S.R.
#WineIsSharing

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