Giovanni Chiappini – Un vignaiolo d’altri tempi a Bolgheri

In molti mi hanno chiesto, negli ultimi anni, come mai in questo wineblog io abbia dedicato poco spazio alle cantine di Bolgheri e, oggi, intendo provare a rispondere prima di parlarvi di una realtà di quello che è, senza tema di smentita, uno degli areali vitivinicoli italiani più noti al mondo.

Ciò che leggete in questo blog è principalmente frutto dei miei viaggi, dei miei assaggi, delle mie esperienze dirette e, quindi, è legato a doppio filo alle mie scelte da un lato e alla casualità che investe la mia vita dall’altro. Questo perché, lungo il mio cammino enoico, le cantine, i vignaioli e i vini che ho avuto modo di incontrare hanno rappresentato tappe volute e fortemente cercate o fermate dettate dal destino. Eppure, devo ammettere che ci sono forze attrattive che operano sia sulla volontà che sul destino e che sarei un ipocrita se non vi dicessi che alcuni areali non hanno, per molto tempo, mostrato questa forza nei miei confronti. Uno di questi territori era Bolgheri, in quanto poco in linea con la mia ricerca di realtà poco note, di espressioni di una forte identità territoriale e varietale e, sin troppo spesso, mero scimmiottamento bordolese. Se c’è una cosa, però, che il vino ci insegna è quella di non avere mai pregiudizi che possano impedirci di scoprire cose nuove o ancor meglio di ricrederci riguardo alcune nostre enoiche delusioni.
giovanni chiappini vignaolo
E’ per questo che io non ho mai smesso di andare a Bolgheri e non sono mai stato così ottuso dal rifiutare di assaggiare vini di questa zona, solo perché non prodotti con varietali autoctoni in purezza o perché forti di chissà quali punteggi. Quel tipo di approccio da “enofighetti” rischia di diventare ancor più snob ed esclusivo – nel vero senso della parola – invece di essere aperto e inclusivo nei confronti di ogni realtà, di ogni produttore e di ogni vino frutto di un’idea, ma soprattutto del lavoro della terra e delle sue peculiarità pedoclimatiche nell’espressione di quel lasso temporale che per convezione chiamiamo annata.
bolgheri vigna
Fatta questa doverosa premessa, spero che la mia scelta di oggi acquisisca un piccolo valore aggiunto, perché si tratta di una di quelle cantine che mi hanno mostrato quanto forte possa essere l’identità di un territorio e dei suoi “cru” e quanto i varietali possano godere di questa identità a prescindere dalla loro provenienza.
La storia che vi racconto oggi è quella di Giovanni Chiappini, che con me ha in comune le origini marchigiane, dato che la sua famiglia lasciò quella che è anche la mia terrà natìa negli anni ’50, alla volta di Bolgheri.
In pochi sanno che sono stati proprio i contadini marchigiani tra i primi a credere in territori come quello di Bolgheri o quello di San Gimignano e ancora oggi molte famiglie di produttori di queste zone e di altre importanti terre del vino toscane hanno origini marchigiane.
Tornando a Giovanni, ciò che mi ha spinto a visitare la sua realtà è stata la frase del suo enologo, che durante un incontro lontano dalla Toscana mi disse “devi venire da Chiappini! Tu che ami camminare in vigna con i vignaioli ne apprezzerai l’essenza. Giovanni è un vignaiolo vero… anzi, un contadino!”.
Emiliano aveva ragione, dovevo andare e grazie ad un altro caro amico sono riuscito a trovare tempo e modo di visitare non una semplice cantina, ma un enclave in cui le sovrastrutture, i tratti più mainstream e le dinamiche commerciali che mi hanno tenuto lontano da alcune realtà del bolgherese per anni sono lasciate fuori, mentre a restare dentro il perimetro tracciato idealmente da Giovanni ci sono solo e soltanto i valori della famiglia e della terra.
cantina chiappini
Oggi Giovanni Chiappini è coadiuvato nella gestione dell’azienda dalle figlie Martina e Lisa che da qualche anno stanno prendendo in mano le redini di un’azienda che ha dimostrato quanto il lavoro e l’attaccamento alla terra possano, a volte, andare oltre i preconcetti e unire l’opinione di critici di diversa “estrazione” e quella dei “semplici” appassionati, grazie ad una qualità trasversale e ad una forte identità territoriale.
martini chiappini
Nonostante i numerosi riconoscimenti e l’aumento delle richieste, infatti, la famiglia Chiappini non ha mai ceduto alle lusinghe dei numeri e dei mercati, cercando di mantenere la produzione entro un range ponderato e mirando ad una crescita graduale che non vada oltre il break even prestabilito.
chiappini
Dai circa 23 ha di vigneto, coltivati in regime biologico principalmente a Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Petit Verdot con una piccola ma importante quota dedicata agli autoctoni Sangiovese e Vermentino, Giovanni da vita a vini molto diversi fra loro, uniti dal comun denominatore dell’espressività.
I vini prodotti sono i Bolgheri Doc Le Grottine, Ferruggini, Felciaino e Guado de’ Gemoli ai quali si aggiunge la linea Lienà formata dai monovarietali di Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot prodotti in piccole tirature.
chiappini vini bolgheri

Ciò che mi ha colpito di più dei vini di Giovanni Chiappini è la grande versatilità, non così semplice da trovare nel bolgherese, tanto da passare da un Vermentino Le Grottine fresco, dinamico, sapido e di grande agilità al Guado de’ Gemoli così avvolgente, suadente e profondo ma mai scontato. Impressionante la materia del Cabernet Franc Lienà così ricco, ma non opulento, capace di mantenere una vena snella alla quale questa terra a cucito addosso un abito ricco ed elegante.

Eppure, il vino più nelle mie corde resta il Ferruggini, che mostra quanto il Sangiovese possa e sappia dare anche in questo areale se trattato con consapevolezza e rispetto e coadiuvato da gregari di prim’ordine come il Cabernet Sauvignon e il Syrah coltivati da Giovanni. Un vino dotato di grande piglio fresco, croccante, a tratti intrigante e seducente nel suo equilibrio fra frutto e spezia, fra struttura e acidità che affronta al meglio anche le annate più calde, senza cedere a sentori di surmaturazione. Anche in questo, caso emergono forti le due componenti che chiudono i sorsi di ogni vino rosso dell’azienda, ovvero i tannini fitti e dolci e questa traccia sapida che da inerzia alla beva.
cantina chiappini bolgheri
Una realtà quella di Giovanni Chiappini che mette al primo posto la terra, la vigna e non ha manie di protagonismo, nonostante l’impronta del vignaiolo sia palese e fondamentale nell’ardua pratica del saper fare ed ancor più del saper cosa non fare per permettere a queste uve di raccontare ogni singolo pedoclima in ogni singola annata in maniera sincera e senza che la personalità dei vini venga surclassata da quella del produttore. Perché un vignaiolo ha svolto bene il suo dovere quando nei suoi vini non si percepiscono un “marchio di fabbrica” o una cifra stilistica omologanti, bensì si manifesta il frutto di un lavoro di squadra fra uomo e Natura, basato sul rispetto e sulla salvaguardia della più spontanea espressività, portata in bottiglia in maniera nitida, sincera e pulita.
Se vi state ancora chiedendo perché non ho parlato molto di Bolgheri negli ultimi anni la risposta è semplice: perché sto aspettando di imbattermi in altre realtà come quella di Giovanni Chiappini, ma sono certo che la mia ricerca non mancherà di regalarmi altre sorprese.
F.S.R.
#WineIsSharing

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