Si sta per concludere un’edizione di Benvenuto Brunello davvero interessante che vedeva in degustazione annate molto differenti e vini altrettanto intriganti per la loro attitudine a sorprendere.
Nello specifico ho avuto modo di assaggiare nella sessione stampa tutti i Brunello 2014 e i Rossi 2017 per poi dedicarmi nella seconda giornata al Brunello Riserva 2013 e ai vini di annate differenti presentati in anteprima per via di uscite ritardate e nella terza ai riassaggi dei vini che di più mi hanno colpito.
Prima di passare alla lista dei vini e delle realtà che mi hanno piacevolmente colpito con le loro interpretazioni di Brunello, Rosso e Brunello Riserva è doveroso dare alcune indicazioni di massima sulle annate in degustazione:
– l’annata 2014 è stata caratterizzata da una media di temperature bassa con una quota importante di giornate piovose che hanno causato da un lato ingenti problematiche gestionali di vigna sin dalla fioritura, per poi mettere alla prova i produttori con una delle vendemmie più complesse e selettive degli ultimi 20 anni. La produzione è stata, complessivamente, del 30% in meno dell’annata precedente, arrivando a picchi del 50%. Eppure, chi ha saputo contenere al meglio le potenziali problematiche fitosanitarie e ha effettuare una buona e oculata selezione in vigna ha portato in cantina uve degne di divenire Brunello. Va detto che alcuni produttori hanno preferito non produrre Brunello in favore di rossi di alto livello e altrettanti non hanno prodotto i propri vini da “singola vigna” preferendo confluire le uve di diversi vigneti in un unico Brunello. In generale posso asserire che a mio parere il Brunello 2014 è nella media di gran lunga superiore alle aspettative di massa e ha confutato in maniera eclatante ogni prematura e ostinata denigrazione di un’annata difficile ma non impossibile, con un livello qualitativo medio alto e dei picchi notevoli per chi ama – come me- vini che al muscolo e alla struttura preferiscono slancio e finezza.
– L’annata 2017 è la perfetta antitesi della 2014, con temperature medie molto alte e una prolungata siccità. Il comun denominatore è stata, in generale, un’importante riduzione della quantità delle uve, garantendo però grappoli sani e ricchi in polifenoli. Questo andamento stagionale ha permesso ai viticoltori di non dover entrare in vigna troppo frequentemente, limitando i trattamenti al minimo. Importante a livello di conduzione agronomica è stata la gestione dell’apparato fogliare e la ricerca di un equilibrio vegetativo e produttivo che da un lato proteggesse le uve da scottature ed eccessi di concentrazione e maturazione e dall’altro non mandasse in stress la pianta. Molti dei Rossi di Montalcino assaggiati hanno dimostrato una buona armonia tra potenza e freschezza, mentre alcuni hanno ecceduto in materia e calore, ma la qualità media è comunque alta.
– L’annata 2013, invece, ha confermato l’omogeneità dimostrata già lo scorso anno con il Brunello di questa annata, mettendo in risalto le peculiarità zonali senza particolari cadute di stile e con picchi notevoli come non se ne assaggiavano da anni nel Brunello Riserva.
Ecco i miei assaggi più nitidi in ordine rigorosamente casuale, in quanto questa lista rappresenta una selezione e non una classifica.
Brunello di Montalcino 2014
Baricci – Brunello di Montalcino 2014 – un inno alla tradizione espressa con la saggezza e la sincerità di un tempo ma al contempo con la consapevolezza tecnica odierna, capace di portare in bottiglia un’espressione pedissequa dell’annata assolutamente nitida. Un’identità inconfondibile
Cava d’Onice – Brunello di Montalcino 2014 – esiste la precisione chirurgica dei robot e il tratto impeccabile ma pieno di anima dell’artista artigiano. In questo caso siamo di fronte ad un vino che per pulizia e integrità fa pensare alla massima espressione della tecnica, ma al secondo sorso dimostra quanta anima sia instillata in ogni bottiglia di questo Brunello. In assoluto uno dei migliori assaggi per pulizia, completezza e dinamica di beva, di quelle che non annoiano mai.
Pietroso – Brunello di Montalcino 2014 – conoscere le proprie vigne e saperne interpretare il prodotto in maniera opportuna non sono due lati di una stessa medaglia che rare volte, però, appartengono allo stesso produttore. Questo vino dimostra quanto vigna e cantina possano e debbano lavorare all’unisono grazie alla competenza e alla sensibilità di chi il vino lo fa dalla vigna al bicchiere. Un’armonia olfattiva unica che fa da incipit ad un sorso che al puro muscolo preferisce una luminosa potenza espressiva portata avanti con uno slancio notevole e un finale profondo. La chiosa saporita e la trama tannica fitta e fine ne esaltano un’eleganza che non teme il tempo.
Il Marroneto – Brunello di Montalcino 2014 – anche in questa annata la personalità dei vini di Alessandro Mori marca in modo evidente uno degli assaggi più coerenti e in linea con il mio palato in termini di bilanciamento fra freschezza e strutturra e fra potenza espressiva e finezza. Un vino fine e slanciato, minerale e profondo ma per nulla esile o scarico. Prospettico.
Albatreti – Brunello di Montalcino 2014 – una delle realtà meno conosciute, eppure, tra i miei migliori assaggi ormai da 6 anni senza un solo passo falso. Coerenza artigiana e identità disarmante per un vino di vigna, che mette in risalto le potenzialità di questo territorio in cui, anche in annate difficili e senza grandi mezzi, si possono produrre dei piccoli capolavori.
Le Potazzine – Brunello di Montalcino 2014 – un vino completo, dal carattere inconfondibile che rende ogni vino di questa realtà ilcinese decisamente riconoscibile sin dal primo naso. Alla grande freschezza agevolata dall’annata e dall’altitudine dei vigneti questo vino abbina una buona struttura e una complessità in divenire. Un vino dalla sorprendente intensità.
Castello Tricerchi – Brunello di Montalcino 2014 – un’annata in cui questo vino non era certo di poter uscire così come ho avuto modo di assaggiarlo, ovvero come Brunello. Per fortuna è arrivato fino alla bottiglia, prima, e al mio calice, poi, così come abbiamo modo di assaggiarlo. Un corpo longilineo che non lesina una muscolatura e uno scheletro solidi, in grado di farti percepire l’annata nel suo slancio fresco e di farti comprendere i passi in avanti fatti da questa giovane e piccola cantina in pochi anni. Pulito.
Fattoria del Pino – Brunello di Montalcino 2014 – nell’annata in cui è il vignaiolo a fare la differenza Jessica Pellegrini ha dimostrato di conoscere le sue vigne e di saper portare in bottiglia questo rapporto simbiotico con la sua terra. Una 2014 che ti prende a schiaffi con guanti di velluto, capace di impressionare per la luminosità delle sfumature olfattive, spostate coerentemente più sul fiore che sul frutto, per poi affondare il colpo con una beva slanciata, dinamica e vibrante di vitalità. Ottima la timbrica tannica di un vino che sembra voler fare la voce grossa, ma in realtà sussurra versi di rara bellezza in grado di emozionare sin da ora.
Fattoi – Brunello di Montalcino 2014 – coerenza negli anni per una realtà che ha fatto del suo stile diretto, sincero e senza fronzoli un segno distintivo di vini sempre piacevoli e agili. E’ proprio l’agilità alla beva che rende questo 2014 un Brunello da godersi sin da subito senza alcun ostacolo in termini di bilanciamento o tessitura.
Fulighi – Brunello di Montalcino 2014 – uno degli assaggi dall’impatto più netto, forte di una personalità ben delineata e di un ottimo bilanciamento fra acidità e struttura. Un vino per nulla scontato capace di abbinare alla forza espressiva una beva davvero agile e saporita.
Uccelliera – Brunello di Montalcino 2014 – un Brunello contemporaneo che strizza l’occhio alla tradizione, grazie ad un varietale pulito e con una ben dosata incidenza del legno. Un vino da bere per godere di questo impeto fresco e saporito, anche se non credo temerà il tempo grazie al suo nerbo.
Rosso di Montalcino 2017
La Mannella – Rosso di Montalcino 2017 – ottima interpretazione di un’annata calda e siccitosa che poteva portare in bottiglia un vino sovrastrutturato non in grado di adempiere al compito primario del Rosso, ovvero essere pronto e agile alla beva, conservando croccantezza e freschezza senza, per questo, rinunciare ad una buona prospettiva evolutiva.
Le Chiuse – Rosso di Montalcino 2017 – l’annata calda ha conferito struttura ma non ha abbattuto le acidità che coadiuvano il sorso nel suo sviluppo rettilineo attraverso una struttura importante ma non eccessiva. Intenso.
La Gerla – Rosso di Montalcino 2017 – espressione fedele dell’annata e del territorio che manifesta una buona armonia e un’estrema piacevolezza del sorso agile e lungo.
Croce di Mezzo – Rosso di Montalcino 2017 – tradizione portata avanti con pulizia a rispetto dalla vigna alla cantina che da origine ad un Rosso ricco ma per nulla eccessivo in maturazione o struttura. La buona e divertente dinamica del sorso lo rende un vino da bere senza alcuna remora.
Casisano – Rosso di Montalcino 2017 – continuano i netti passi avanti di questa realtà che negli ultimi anni mi ha colpito per la crescita in termini di qualità e pulizia. Questo Rosso potrebbe rappresentare il vero e proprio cambio di marcia in termini di identità varietale e territoriale per una cantina che ha la giusta mira.
Salvioni – Rosso di Montalcino 2017 – l’annata calda non ha reso le cose facili all’ultimo baluardo della storia di Montalcino ma, ciò nonostante, questo Rosso risulta essere coerente con lo stile “Salvioni” in termini di potenza espressiva e gustativa.
Pietroso – Rosso di Montalcino 2017 – insieme al Brunello 2014 ha permesso a questa piccola realtà di rappresentare un riferimento su tutta la “linea” in questa edizione di Benvenuto Brunello. Intensità, freschezza di frutto e di sorso, con una notevole profondità. Assaggio che gioca con forza e leggerezza in maniera magistrale.
Baricci – Rosso di Montalcino 2017 – un intramontabile classico che proprio per questo potrebbe essere maggiormente esposto alla delusione delle aspettative. Eppure, questo è stato il primo rosso a entrare nella mia mente e nei miei appunti in questi 3 giorni di metodici assaggi e riassaggi.
Un Rosso che non aspira ad essere un Brunello perché consapevole di aver preso una strada differente ma non per questo inferiore in termini di qualità.
Caprili – Rosso di Montalcino – un rosso che svolge a pieno il suo compito, in maniera serena ma non scontata, manifestando sin dal primo naso la sua attitudine alla beva fresca e agile anche in un’annata così calda e secca.
“Bonus wine”
Ragnaie – Rosso di Montalcino V.V. 2014 – un vino dalla straordinaria complessità che ha goduto dei vantaggi del rosso nei confronti del Brunello in un’annata delicata come la 2014, ovvero meno legno e più bottiglia. Intensità, profondità e dinamica uniche. Grande vino a prescindere dalla denominazione.
Brunello Riserva 2013
Terre Nere – Brunello di Montalcino Riserva 2013 – straordinaria compostezza per un vino che dismette i panni del calice timido in pochissimi istanti. Molto buona la sensazione fresca e balsamica, tessitura tannica decisamente fine e un’inconfondibile chiosa ematica, ferrosa, a tratti vulcanica.
Tiezzi – Vigna Soccorso Riserva 2013 – identità di vigna rispettata come sempre, per un vino simbolo della viticoltura e dell’enologia di Montalcino. Ottimo equilibrio e prospettiva evolutiva disarmante per una Riserva sensata e molto ben concepita.
Sanlorenzo – Bramante Brunello di Montalcino Riserva 2013 – ho deciso di segnalarla perché questa riserva per me – che notoriamente non sono un grande amante delle riserve ilcinesi – ha un valore aggiunto dato dalla sua capacità di avermi catturato dopo un assaggio di grande nitidezza come il Brunello 2014 dello stesso Luciano Ciolfi. Un naso che sta evolvendo in modo lento, con un tratto netto e ben definito. Il sorso è slanciato, forte, impegnato sia nel tannino fitto e prospettico che nella lunghezza a dir poco notevole. Uno dei migliori vini prodotti da questa realtà da quando la conosco.
Gianni Brunelli – Brunello di Montalcino Riserva 2013 – la timidezza di alcune riserve cede il posto ad un’apertura garbata, elegante, complessa capace di mantenere ancora integra la componente fruttata e floreale, aggiungendo sfumature balsamiche. Sorso completo, netto, dall’incedere sicuro e per nulla titubante. La trama tannica è esemplare.
Sesti – Phenomena Brunello di Montalcino Riserva 2013 – grande personalità per questo vino che raramente non è stato in grado di catturare la mia attenzione e il mio gusto attraverso un fare educato ma, al contempo, deciso e passionale. Un vino, inizialmente, introverso capace di grandi exploit espressivi dopo pochi respiri a pieni polmoni.
Canalicchio di Sopra – Brunello di Montalcino Riserva 2013 – precisione e passione si incontrano in un vino cesellato con fare attento, consapevole ma profondamente rispettoso. Una vera Riserva capace di farti percepire, oggi, la sua qualità e le sue impressionanti capacità e prospettive evolutive.
Il Marroneto – Madonna delle Grazie Brunello di Montalcino Riserva 2013 – ho avuto modo di assaggiarlo in due occasioni e in entrambe il risultato è stato lo stesso: emozione. Emozione derivata dalla palese sensazione di avere nel calice qualcosa di unico e di fortemente collegato alla vigna e all’interpretazione che di essa Alessandro Mori ci sa regalare. La prima annata della versione Riserva di questo vero e proprio “cru” del Brunello ha subito stupito per la coerenza con la cifra stilistica espressa dal gioco di squadra vigna-uomo sia in termini di complessità e pulizia che di precisione di sorso e profondità di slancio, con una trama tannica magistrale.
È stato interessante assaggiare anche i Rossi 2016 (delle aziende che non hanno ancora imbottigliato il 2017) che hanno confermato in toto la grande prospettiva di un’annata tra le migliori che si ricordino a Montalcino. Segnalo fra tutti l’Ignaccio del Marroneto e i Rossi di Lambardi, Sanlorenzo e Fattoria del Pino.
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