È un onore per me essere stato confermato anche quest’anno fra i cinquanta i partecipanti provenienti da tutto il mondo– giornalisti, wine blogger e Master of Wine – che si sono riuniti ad Alba per degustare en primeur: Barolo Docg 2016 e Riserva 2014, Barbaresco Docg 2017 e Riserva 2015 e Roero Docg 2017 e Riserva 2016. Un totale di 306 vini delle 221 cantine aderenti alla manifestazione, degustati in 4 sessioni di assaggio capaci di delineare i profili di annata molto differenti fra loro. A questo proposito vi riporto alcuni dati tratti dai report dei tecnici Albeisa sulle singole annate in degustazione, con alcune mie considerazioni emerse dai miei sopralluoghi in vigna durante le annate in oggetto negli areali di riferimento e, ovviamente, dagli assaggi fatti in occasione di questa edizione di Nebbiolo Prima.
Annata 2014 (in anteprima: Barolo Riserva Docg)
Una delle annate più prematuramente denigrate del nuovo millennio. Nonostante la difficile interpretazione di un andamento climatico che ha imposto una gestione agronomica complessa e accorta rispetto al controllo e al contenimento di peronospora e oidio l’annata si è dimostrata più performante del previsto. La 2014 è da considerarsi, generalmente, un’annata fresca e piovosa ma la primavera è stata precoce con temperature al di sopra della media stagionale, favorendo un leggero anticipo sul ciclo vegetativo del Nebbiolo.
Al netto delle precipitazioni abbondanti, non tanto nel numero di giorni di pioggia quanto nella sommativa pluviometrica innalzata da picchi dovuti a vere e proprie bombe d’acqua, le ore di luce e le temperature medie si sono distribuite in modo omogeneo durante tutta la stagione, dall’inverno alla vendemmia.
Indubbia la variabilità delle singole zone e sottozone che nel 2014 è stata enfatizzata dai fenomeni atmosferici critici a macchia di leopardo. Questi esiti climatici hanno, sicuramente, messo in risalto sia le condizioni pedoclimatiche più favorevoli che la sensibilità del vignaiolo/produttore nel comprendere in vigna prima (sfogliando e diradando quanto e dove necessario) e in cantina poi (con un’oculata gestione delle macerazioni e degli affinamenti in legno) un’uva sana. Tendenzialmente l’areale del Barolo è stato avvantaggiato da una piovosità fino a 3 volte inferiore a quella registrata nell’areale del Barbaresco.
Un’annata indubbiamente complessa che, proprio per questo, gode di maggiori picchi capaci di mettere in evidenza il garbo del singolo produttore nell’interpretare i propri vigneti.
I vini assaggiati in questa edizione di Nebbiolo Prima sono stati molto pochi, in quanto ad essere presentato era il Barolo Riserva e, per quanto sia stata rivalutata la potenzialità di questa annata, è comprensibile la scelta di molti produttori di non azzardare con permanenze in legno troppo ostinate atte alla produzione delle Riserve.
Annata 2015 (in anteprima: Barbaresco Riserva Docg)
A differenza della 2016, nella 2015 la concomitanza delle abbondanti nevicate invernali e di una primavera anticipata molto mite ha portato all’anticipo del ciclo vegetativo, con un germogliamento anticipato di qualche settimana. Un vantaggio sui tempi “classici” che si protrae per tutta l’annata. Importanti le piogge di maggio a inizio giugno, che si arrestano, poi, nel finale del mese e sono assenti per tutto luglio. Le temperature estive registrate sono al di sopra della media, con picchi ben oltre i 30°C (in alcune zone si sono raggiungi i 40°C). A fare la differenza, oltre alle singole condizioni pedoclimatiche e all’altitudine dei vigneti, è stato l’approccio agronomico del vignaiolo/produttore nella gestione della parete fogliare, specie in zone con esposizioni sud e sud-ovest nelle quali il rischio di “scottatura” e di surmaturazioni era notevole. Con un’oculata gestione della vegetazione e della produzione la maggior parte dei produttori degli areali di Langhe e Roero (eccetto chi ha subito grandinate a spot) è riuscita a portare in cantina (con leggero anticipo) uve sane e mature, con un buon equilibrio fenolico-tecnologico.
In generale il livello qualitativo dei Barbaresco Riserva assaggiati è alto, integri nel frutto, capaci di mantenere un buon nerbo e dai tannini ben definiti e affatto grevi. Per quanto mi riguarda, ho apprezzato in modo particolare i vini capaci di unire all’indubbia struttura e alla suadenza dei tannini una maggior percezione di freschezza non facile da riscontrare in questa annata, con una conseguente agilità di beva che non lede, bensì implementa il potenziale di longevità.
Annata 2016 (in anteprima: Barolo Docg e Roero Riserva Docg)
Il Nebbiolo è uno dei varietali dal ciclo vegetativo più lungo (uno dei primi a germogliare e uno degli ultimi ad essere raccolti) e nel 2016 questo ciclo è stato ancor più dilatato in termini temporali.
Gennaio e la prima parte di febbraio sono stati miti con scarse precipitazioni, mentre verso la fine di febbraio e per tutto marzo le temperature si sono abbassate e sono arrivante le piogge che hanno fornito una buona riserva idrica al terreno in previsione della stagione più calda. Il freddo primaverile ha ritardato la ripresa vegetativa. Abbassamento delle temperature che ha rappresentato un vantaggio, date le copiose piogge in primavera che avrebbero potuto creare non pochi problemi in termini patologie della vite. Un ritardo prettamente fenolico che ha accompagnato la pianta fino alla fine dell’estate. Le pochissime grandinate e un settembre ottimale hanno permesso una vendemmia sana e di notevole qualità, con un buon equilibrio sempre più raro fra maturazione fenolica e tecnologica. I Barolo assaggiati in anteprima confermano una qualità media molto alta e una maggior freschezza rispetto alle 2015. Pur essendo un’annata giocata sulle finezze e sull’armonia, sono percettibili le peculiarità dei singoli cru con maturità di frutto spinta acida differenti. In generale ho constatato molta integrità di frutto e un profilo organolettico in linea con ciò che rientra nel mio ideale di Barolo; tannini molto fitti e definiti; pochissimi gli assaggi che hanno mostrato lievi surmaturazioni e sovrasatrutture.
Continuo a dubitare di alcune interpretazioni che vanno a surclassare lo spettro aromatico del Nebbiolo che in un’annata così equilibrata poteva donare grande eleganza e un’espressività molto classica del varietale ma, al contempo, è palese siano sempre meno le realtà orientate verso un Barolo troppo “ruffiano”.
Per quanto concerne i Roero Riserva 2016, ottimo equilibrio e buona prontezza di riflessi nonostante la grande attitudine all’evoluzione in bottiglia che questa annata ha concesso anche ai vini del Roero. Areale che si dimostra sempre più in linea con le necessità di incontrare vini più garbati e snelli, in grado di non indurre ostacoli alla beva e, al contempo di non ledere il potenziale di longevità.
Annata 2017 (in anteprima: Barbaresco Docg e Roero Docg)
Un’annata che ricordiamo per il caldo, la siccità e la terribile gelata di aprile che, però, si è dimostrata più clemente del previsto dapprima “dati alla mano” e successivamente attraverso gli assaggi fatti a Nebbiolo Prima.
Non si può negare che anche le Langhe siano state condizionate dall’andamento climatico della 2017, che si è rivelata come una delle più precoci, eppure il connubio fra condizioni pedoclimatiche e un varietale come il Nebbiolo ha permesso ai vignaioli langhetti e, in particolare a quelli dell’areale del Barbaresco, di portare in cantina uve dal potenziale inaspettato.
Un inverno mite con poche nevicate e una primavera con qualche pioggia e temperature sopra la media stagionale che ha anticipato il germogliamento. Anticipo che riscontriamo lungo tutte le fasi del ciclo vegetativo del Nebbiolo.
Tutti ricordiamo la preoccupante gelata di fine aprile che abbattutasi in tutta l’Italia, causando danni da gelo che però, nelle Langhe, hanno interessato unicamente i fondovalle e le parti più fresche dei versanti collinari, risparmiando quasi tutte le zone storicamente vocate alla viticoltura, delineando dei confini ideali verso i quali è bene porre la dovuta attenzione. Da maggio in poi è arrivato il caldo e con esso la scarsità di pioggia che da un lato ha garantito ottime condizioni fitosanitarie e, quindi, ha ridotto la necessità di trattamenti, ma dall’altro ha portato nel proseguo della stagione ha picchi di calore che sono arrivati fino ad interrompere l’attività vegetativa/fotosintetica della vite. A differenza delle altre annate calde, però, l’escursione termica giorno-notte registrata in Langa si è dimostrata più importante dando sollievo alla vite.
Tra la fine di agosto e l’inizio di settembre è tornata la pioggia che ha riequilibrato, almeno in parte, la dotazione idrica degli acini ormai abbondantemente invaiati.
Un settembre ideale, con temperature in linea con la media stagionale e notti molto fresche, ha garantito una maturazione più lenta che ha riportato il ciclo vegetativo in linea con le tempistiche classiche (185 giorni) e ha permesso un ottimo sviluppo del grappolo, specie sotto il profilo polifenolico delle uve del Nebbiolo, che vanta un ciclo vegetativo medio – lungo.
Nonostante l’estate calda e siccitosa, le gradazioni alcoliche rientrano nei range medi del Barbaresco e a stupire sono stati i pH in linea con quelli di annate ben più fresche. L’acidità totale non è da considerarsi alta, ma garantisce il giusto bilanciamento strutturale – specie nei Barbaresco – atto a conferire nerbo e longevità ai vini prodotti nel 2017.
Le 2017 del Roero manifestano un buon equilibrio strutturale e, in generale, possono considerarsi lievemente più maturi dei coevi Barbaresco. I tannini risultano più pronti e la beva gode già di buona dinamica. Condizioni che non ne pregiudicheranno la longevità, ma privilegiano un consumo che da qui a 5 anni permetterà di goderne al massimo.
Durante le 4 sessioni di assaggi rigorosamente alla cieca è emersa una qualità media molto alta, al netto delle differenze fra denominazioni, annate e interpretazioni del singolo produttore. Per questo la mia ideale selezione di vini per questa edizione è stata definita secondo criteri di valutazione orientati alla ricerca del rispetto dei seguenti fattori: – espressività varietale: profilo organolettico coerente con le peculiarità varietali; – pulizia: nitidezza aromatica e di sorso; – freschezza: capacità di mantenere una percezione di freschezza e di integrità di frutto in funzione dell’annata; – struttura: equilibrio strutturale nel rispetto dell’annata con una maturità di frutto buona ma mai eccessiva e un tenore alcolico in linea con la media; – dinamica: capacità di manifestare una buona agilità di sorso grazie ad un percettibile equilibrio acido-strutturale; – profondità: sorso sospinto in lunghezza da un buon nerbo che non lesini materia e una chiosa saporita; – texture: trama tannica fitta e definita che non funga da ostacolo alla beva e che sia coerente con l’espressività del singolo cru. – armonia: equilibrio espressivo di tutte le componenti del vino, nel rispetto della singola annata.
Tra gli assaggi fatti in anteprima a Nebbiolo Prima 2020 i seguenti si sono dimostrati, alla cieca, quelli più in linea con i miei criteri di selezione, con le dovute differenze territoriali e d’annata:
Josetta
Saffirio Barolo DOCG 2016 Del Comune di Monforte d’Alba –
Monforte d’Alba
Sordo
Giovanni Barolo DOCG 2016 Perno – Monforte d’Alba
Questa lista è frutto di 4 intensi giorni di assaggi alla cieca per i quali ringrazio i produttori dell’Albeisa e, in particolar modo, i Sommelier che hanno prestato servizio in sala degustazione fornendo un supporto encomiabile a noi degustatori.
Come di consueto, la mia selezione non vuole rappresentare alcuna classifica, bensì vuole fungere da punto di partenza per un ulteriore approfondimento mio e di chi vedrà nei miei suggerimenti una linea guida da seguire in toto o in parte.
Per quanto si possa essere esperti degustatori e si possa trovare il metodo più performante per affrontare gli oltre 70 assaggi giornalieri (concentrati in poche ore), reputo obiettivamente rispettoso valutare queste prime impressioni avute in anteprima come spunti di ricerca incondizionati ai quali far seguire nuovi assaggi durante i prossimi mesi e, soprattutto, visite nelle vigne e nelle cantine delle cantine che hanno meritato maggior attenzione. Anche quest’anno sarà mia premura tornare in Langa più volte in modo da poter confermare o confutare la mia lista di assaggi non solo attraverso le degustazioni ma anche e, soprattutto, verificando l’approccio produttori e il lavoro di ogni singola realtà citata.
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