Sabato
27 settembre 2014, una giornata da ricordare sicuramente!
Parto
dalle Marche all’alba per raggiungere la cittadina di Bagnacavallo,
dove l’omonimo consorzio organizzava, la prima Verticale dell’ormai
sempre più celebre Burson (Bursôn) di cui avevo già parlato qui,
in un contesto davvero particolare, quello dell’Ex Convento di San Francesco, ora ostello e centro polifunzionale, di grande fascino e suggestione.
27 settembre 2014, una giornata da ricordare sicuramente!
Parto
dalle Marche all’alba per raggiungere la cittadina di Bagnacavallo,
dove l’omonimo consorzio organizzava, la prima Verticale dell’ormai
sempre più celebre Burson (Bursôn) di cui avevo già parlato qui,
in un contesto davvero particolare, quello dell’Ex Convento di San Francesco, ora ostello e centro polifunzionale, di grande fascino e suggestione.

verticale “ufficiale” di Bursôn, che con la dinamica e consapevole guida del giornalista enogastronomico Umberto Faedi, ha visto susseguirsi in degustazione le bottiglie delle riserve personali di alcune delle più importanti aziende del Consorzio di Bagnacavallo, così suddivise:

Di grande struttura, con un’apprezzabile vena acida, ma a fare la differenza è di certo la lunghezza, di quello che tra tutti i Vini in degustazione risulta essere quello dalla beva più agevole. Non vedo l’ora di riassaggiarlo fra 4/5 anni!
-Annata 2006 “” “”Az. Agr. Randi: colore simile al primo, ma con riflessi violacei. L’annata è statao più calda e meno piovosa e probabilmente questo ne ha determinato sensibili differenze nei confronti del primo Vino, anche al naso, che è come sempre improntato sul frutto, ma più leggero, quasi selvatico, con una nota di liquirizia e la tipica speziatura, che è da considerarsi a questo punto varietale, oltre che dovuta all’invecchiamento in legno. In bocca è teso e leggermente astringente, ma ben venga per un vino che sembra avere ancora molta voglia di invecchiare! Non lunghissimo, ma comunque persistente.
-Annata 2005 – “” “” Az. Biologica Celti e Centurioni: mi trovo subito di fronte ad un altro Vino, dal colore granato, completamente differente dagli altri, ma ormai ho capito che dal Burson ci si può aspettare di tutto, in quanto, l’annata e le scelte di Cantina sono fondamentali per dare un’identità al prodotto finale. L’azienda è biologica e da queste attenzioni ne deriva, sicuramente, un Vino più gentile ed equilibrato del 2006, con note al naso, molto simili al primo Vino degustato, ovvero visciola e frutta sottospirito, oltre ad una leggera vanigliatura e la consueta, ormai, nota pepata. Sicuramente, in questo caso, siamo già di fronte ad un Vino che ha compiuto buona pare del suo cammino, mostrando una maturità importante, soprattutto in bocca, dove il naso è confermato. Un Vino asciutto e di corpo, con tannini non eccessivi. Buona la struttura e discreta la lunghezza.
-Annata 2003 – “” “” Poderi Morini: un vino particolare, in quanto messo in commercio solo dopo 7 anni dalla vendemmia, con alle spalle 18/24 mesi di legno. L’annata è stata così calda da permettere un leggero appassimento in pianta e ne scaturisce un Vino nobile, dal colore granato, forse un po’ scarico, ma che sprigiona aromi importanti, di frutto rosso e fiori, con una leggera nota terziaria di tabacco. In bocca è fine, forse troppo per un Burson, ma se non sapessi di che vitigno si tratti, questa inclinazione all’eleganza non mi stupirebbe così tanto. Il tannino è morbido e l’equilibrio fra acidità e morbidezza è di certo molto centrato. Struttura un po’ carente, ma buona persistenza.
-Annata 2002 – “” “” Az. Agr. Daniele Longanesi: oltre a portare il nome dello scopritore e salvatore dell’Uva Longanesi con la quale viene prodotto il Burson, è di certo l’Azienda che vanta la maggior esperienza e la più opportuna dimestichezza nei confronti di un Uva davvero tra le più ostiche.
Il Vino è, insieme a quello dell’Uccellina, quello che mi ha colpito di più, a partire dal colore, rosso granato carico con punte di viola. Un naso importante, in cui ritrovo la visciola, o se preferite l’amarena, con una speziatura presente, ma più dolce,, che tende alla vaniglia ed alla noce moscata, con un lontano sentore di tostato.
Un sorso intrigante, in cui purtroppo (forse per la temperatura e per il bicchiere) si perde un po’, ma è palese la grande struttura e ciò che mi ha colpito di più è la conferma di una nota che avevo potuto trovare dopo averlo portato al naso 3 o 4 volte, ovvero quel tostato che si evidenzia in un finale di caffè che mi è davvero piaciuto! Dimenticavo…davvero lungo!
Già ottimo, ma anche questo vorrei provarlo fra un lustro per capire se unghia e tannino non tradiscono le mie aspettative in quanto a longevità.
-Annata 2001 – “” “” Az.
Agr. Spinetta : colore granato. Per essere il più “vecchio” in degustazione, anche questo Burson non sembra dimostrare l’età che ha. Al naso si evidenziano gli ormai consueti aromi di frutta rosa e rosa, ma il legno ed il tempo fanno sì che ad emergere per questo ennesimo e diverso Burson sia la Cannella! Un sentore che in bocca non ritroviamo, ma che lo caratterizza molto! Il Vino in questione è asciutto, dal tannino molto ben equilibrato ed anche l’acidità è ben bilanciata. Non troppo lungo, ma di buona persistenza.
Agr. Spinetta : colore granato. Per essere il più “vecchio” in degustazione, anche questo Burson non sembra dimostrare l’età che ha. Al naso si evidenziano gli ormai consueti aromi di frutta rosa e rosa, ma il legno ed il tempo fanno sì che ad emergere per questo ennesimo e diverso Burson sia la Cannella! Un sentore che in bocca non ritroviamo, ma che lo caratterizza molto! Il Vino in questione è asciutto, dal tannino molto ben equilibrato ed anche l’acidità è ben bilanciata. Non troppo lungo, ma di buona persistenza.
Cioè che ho potuto apprendere da questa prima verticale del Burson è che di Burson NON ce n’è uno! Ovvero, che ogni produttore ha saputo interpretare quest’uva così piena di carattere e di potenziale, in modo completamente diverso, pur lasciando integre le ovvie caratteristiche varietali dell’Uva Longanesi e del territorio. Una verticale classica, con annate diverso di uno stesso produttore, è sicuramente molto interessante, ma poter degustare bottiglie, tra l’altro rare, di annate diverse di diversi produttori, è un’esperienza che forma mente, gusto e cuore, in quanto ci si ritrova di fronte non solo a varie situazioni pedoclimatiche, bensì a personalità complesse e differenti dei vari produttori, che emergono in ogni singolo calice degustato, dando conferma di un perfetto connubio Vino-Uomo, che da sempre è ciò che mi appassiona di più.
Non a caso il Burson che mi ha colpito di più per personalità, equilibrio e potenzialità, è quello della Tenuta Uccellina, che rispecchia a pieno il modo di essere e di interpretare il Vino di una famiglia, quella di Antonietta, Alberto ed Hermes, che ha saputo mirare alla qualità con attenzione e dedizione, mantenendo intatto l’approccio cordiale ed umano tipico della terra in cui affondano le radici le viti dalle quali tirano fuori i propri grandi Vini.
Questa volta i miei cuori li do all’evento, in quanto le emozioni di un singolo assaggio in una verticale non sarebbero opportunamente valutabili.
Questa volta i miei cuori li do all’evento, in quanto le emozioni di un singolo assaggio in una verticale non sarebbero opportunamente valutabili.
Wine is sharing! 😉
F.S.R.
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