Qualche mese fa ho visitato un luogo davvero suggestivo che ogni appassionato di vino e sommelier dovrebbe visitare: il Museo dei Cavatappi a Barolo di Paolo Annoni, collezionista che ha deciso di mettere in mostra gli oltre 500 esemplari di cavatappi , di modelli creati dal 1600 ad oggi, raccolti nel corso della sua vita.
Rientrando da quella visita ho compreso ancor di più quanto questo piccolo grande strumento sia per noi amanti del vino ben più di un mero strumento del mestiere. Il cavatappi è un amico inseparabile, un oggetto che ci piace tenere sempre in tasca, in auto e ovunque possa tornarci utile.
Eppure non tutti sanno quante varianti ha questo fidato arnese senza il quale, in molte occasioni, ci sentiremmo persi.
Ecco perché ho ritenuto interessante e divertente buttar giù due righe proprio in riferimento aicavatappi più utili partendo dalla sua storia.
La storia del cavatappi nasce con buone probabilità nel ‘400, ma il primo brevetto di un cavatappi capace di estrarre un turacciolo in sughero da una bottiglia di vetro è datato 1795 e non è stato né un italiano né un francese a depositarlo, bensì un inglese, tale Samuel Henshall.
Fino al XVIII secolo le bottiglie in vetro alle quali oggi siamo tanto abituati non erano comuni, in quanto il commercio del vino avveniva prevalentemente in botte o damigiana.
Se fu proprio l’Inghilterra a tirare le fila della nascita dei primi cavatappi (dapprima veri e propri oggetti di lusso), fu la Francia a seguire a ruota i britannici con il brevetto del cavatappi a farfalla.
Per vedere il primo cavatappi made in USA dobbiamo attendere il 1860. E l’Italia?! Come sempre è la “burocrazia” a limitare le possibilità del nostro paese, tanto che per trovare il primo cavatappi fatto in Italia bisogna spingersi oltre il 1864, anno in cui con Regio Decreto venne istituito l’ufficio Brevetti. Ecco quindi la nascita di cavatappi “a cremagliera” o “a pignone” e quelli “a manovella”, a “leve laterali”, “a multiple leve” o “a concertina/fisarmonica”.
Oggi la varietà di cavatappi e apribottiglie è davvero impressionante ma nell’ideale comune è il cavatappi tascabile ad aver rappresentato la vera rivoluzione.
Qui di seguito vi indicherò alcune tipologie di cavatappi anche detti: tirebouchon (dal termine francese tire bouc, italianizzato in tirabusciòn), corkscrew (in inglese), sacacorchos (in spagnolo).
Cavatappi a leva ed a doppia leva: probabilmente i più comuni (dopo il classico cavatappi a T spauracchio dei winelovers, ma presente per anni in ogni cassetto di ogni singola cucina italiana e non solo) ed i più democratici, in quanto vantano una buona affidabilità e duttilità ed anche se necessitano di un minimo di destrezza ed esperienza, non sono affatto difficili da utilizzare. Sicuramente quello a doppia leva, che riduce ancor più lo sforzo, è ad oggi il più apprezzato dai Sommelier e dai camerieri (tanto che gli inglesi e gli americani lo chiamano “l’amico del cameriere -> “the waiter’s friend). Unica pecca, non risulta essere il massimo per bottiglie invecchiate (ovviamente tappate a sughero), in quanto l’azione del verme, essendo molto invasiva, rischierebbe di rompere il tappo. I migliori? Partiamo dal presupposto che in Italia e in Francia la storia dei cavatappi di qualità è strettamente correlata a quella della produzione di coltelli quindi potrei suggerire di riferirsi a Maniago per quanto riguarda il nostro paese e a la celebre capitale delle “lame” francesi Laguiole di Thiers.
Io, personalmente, ho ricevuto in regalo da amici un Cavatappi Clos Laguiole Claude Dozorme in corno di cervo lavorato.
Esiste una variante moderna e davvero comodissima per i neofiti, ovvero lo Screwpull, un cavatappi a leva molto più ingombrante, ma capace di ridurre al minimo lo sforzo e di adattarsi a qualsiasi bottiglia. Io personalmente, non lo uso, in quanto priva il rito dell’apertura di gran parte dell’emozionalità data invece dagli altri, senza dare un risultati così particolarmente unici da renderlo indispensabile.
Levatappi Campagnolo: cito un vero e proprio pezzo di storia del Vino e del Design made in Italy ovvero un levatappi che riprende fedelmente le forme dello strumento che ha stappato in assoluto più bottiglie nelle case italiane.
Un oggetto artigianale di grande valore intrinseco, che vede ogni fase della sua lavorazione svolgersi in Italia, nello specifico a Vicenza, ma la cosa più importante è che, per quanto i sommelier non siano soliti usare questo modello, nel suo design è racchiusa una tecnologia atta alla miglior performance: una campana telescopica autocentrante posiziona il vermiglione esattamente nella parte centrale del tappo: una volta avvitato il vermiglione, le due leve fanno uscire il tappo con facilità e delicatezza.
Si evita così di dare scossoni alla bottiglia e di sollevare i sedimenti tipici dei vini invecchiati. Inoltre, il cavatappi campagnolo è concepito in modo da non forare mai la parte inferiore del tappo, evitando la caduta di pezzi di sughero nel vino.
Cavatappi a lame o bilame: questo è il cavatappi che io chiamo “salvavita”, in quanto si tratta dell’ultima chance quando non riuscite a stappare una bottiglia particolarmente invecchiata con il cavatappi a leva (anche se io consiglio di non provare neanche ad entrare con il verme, quando avete anche soltanto l’impressione che il tappo possa richiedere il bilame). Il cavatappi a lame entra tra il vetro ed il sughero con due lame di diversa lunghezza ed è in grado, con un movimento rotatorio, si estrarre dolcemente anche il tappo più logoro. Sicuramente il meno invasivo, ma attenti a non spingere il tappo in giù mentre inserirete le lame (che vanno inserite in rigorosa sequenza e senza movimenti bruschi).
In USA è possibile reperire una variante del bilame che comprende anche la vita o verme e si chiama Durand Ah-So Wine Opener o Corkscrew. Sono certo che prima o poi qualche lungimirante rivenditore lo importerà anche in Italia ed io sarò il primo ad acquistarne uno!
Molto simpatica e interessante l’idea di REpop®, innovativo cavatappi eco sostenibile Made In Italy. Si tratta di un cavatappi a lame prodotto in legno a km 0 al 90% (quindi riciclabile). Una serie di ulteriori accorgimenti nel rispetto dell’ambiente, nonché la possibilità di personalizzare il proprio cavatappi, rendono REpop® un prodotto artigianale che non poteva mancare nella mia collezione di “strumenti del mestiere”.
Cavatappi ad ago o a pressione (anche a pompa d’aria o stantuffo): questo è il cavatappi che ha ispirato il mio articolo e che ho appena acquistato nella sua versione for dummies, ma anche quella più affidabile, in quanto provvista di una struttura in plexiglass (vedi foto) che permette di centrare perfettamente il tappo con l’ago e di non compiere movimenti bruschi, tenendo fermo il collo della bottiglia durante l’azione. Il funzionamento è semplicissimo: l’ago affonda del tappo e con un’azione di pompaggio andrete ad immettere aria all’interno della bottiglia, nella quale aumenterà la pressione che farà delicatamente sollevare il tappo con la sola spinta del cuscinetto d’aria formatosi. Anche questo modello può salvarvi in casi di tappi ostici!
Cavatappi elettrico: io ce l’ho, mi è stato regalato, altrimenti … lo ammetto… non credo l’avrei mai acquistato, in quanto davvero povero di emozionalità e troppo “fighetto”, ma devo ammettere che in casi di cene informali tra amici durante le quali ci sono molte bottiglie da stappare, mi fido di più nel far stappare una bottiglia ad un amico, principiante, con questo modello che con il cavatappi a leva… non parliamo degli altri! Poi… dai… il mio si illumina anche! 😀 Scherzi a parte… se non ve lo regala qualcuno non vi affannate a cercarne uno, potete farne tranquillamente a meno!
Mi scuso con tutti i produttori di produttori di questo Wine Toy, ma c’è addirittura qualcuno che l’ha scambiato per un “Sex Toy”!
Qui di seguito, invece, troverete un video in cui viene mostrata una tecnica molto suggestiva utilizzata ancora oggi per l’apertura di bottiglie molto vecchie e in particolare per quelle di Porto, in quanto si evita totalmente di agire sul tappo. Se vi siete mai chiesti come aprire una bottiglia con un pennello da barba (si può fare anche con una piuma!) eccovi svelato l’arcano!
Last but not least… le mani! Sì, perché uno dei modi più usati al mondo per stappare bottiglie di vino è rappresentato proprio dalle mani, in quanto sono sempre di più i paesi in cui il tappo a vite (Stelvin o genericamente screw cap) ricopre una fetta importante delle chiusure. Ovviamente, molto meno diffuso nei paesi del vecchio mondo in cui il retaggio culturale lascia preferire ancora oggi tappature classiche proprio per via del legame atavico che si ha con la gestualità dell’apertura della bottiglia di vino con un cavatappi.
Spero che questa ennesima condivisione vi sarà utile per stappare le vostre bottiglie, comprese quelle più ostinate e delicate e che vi divertirete quanto me a collezionare questi stupendi esempio di come l’acume e l’ingegno umano possano agevolare la vita di questa strana, ma meravigliosa razza di esseri umani, ovvero quella dei winelovers.
Vi lascio con una serie di divertenti infografiche riguardanti metodi poco convenzionali (e poco convenienti) per stappare una bottiglia di vino senza cavatappi.
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