Quando i vignaioli passano da intervistati ad intervistatori

Negli ultimi anni mi è capitato di rispondere a qualche domanda postami da amici e colleghi comunicatori, ma mai mi era capitato di essere “intervistato” da dei produttori.
E’ stato tanto inatteso quanto interessante potermi confrontare con Maria e Riccardo della Cantina Mongioia. Ricordo ancora le loro vigne vecchie di Moscato a Santo Stefano Belbo, con i loro 160/180 anni sono ancora oggi tra le più longeve mai viste in Italia dal sottoscritto.
A prescindere dalla chiacchierata che vi riporterò qui di seguito, credo che questa scelta di Maria e Riccardo possa fungere da esempio nell’abbattimento di quel muro illusorio che, sin troppo spesso, si frappone tra chi fa vino e chi comunica vino. Da anni credo che si possa mantenere una forte integrità etica e una nitida imparzialità anche creando rapporti umani basati su stima e fiducia e non su compartimenti stagni o su leve di potere dall’una o dall’altra parte. Per me è stato un onore e un piacere raccontarmi a chi fa il lavoro che mi permette di avere ogni giorno qualcosa da vivere, da assaggiare, da raccontare e condividere.
wine blogger italiano saverio russo

Eccovi l’intervista (trovate la versione integrale su https://www.mongioia.com/mongioia-intervista-saverio-russo)
  • Ciao Saverio. Presentati, raccontaci un po’ di te. Da cosa è nata questa tua grande passione per il vino?
Il vino è entrato nella mia vita in maniera tanto inattesa quanto travolgente come accade per tutte le grandi passioni e per i grandi cambiamenti. È proprio da un periodo di profondo cambiamento, da una fase particolare della mia vita che mi ha visto abbandonare la mia terra natia – Le Marche – in maniera non poco dolorosa, per trasferirmi in Toscana, che tutto è nato. A casa mia il vino non era consuetudine, eppure da bambino mi ritrovavo spesso a giocare a nascondino nelle vigne di Verdicchio, dove più avanti avrei fatto le mie prime vendemmie.
I colori della vigna, i profumi e i sapori dell’uva matura hanno sempre fatto parte di me, ma non il vino! Per anni, ho fatto sport a livello agonistico e, non ci crederete, il vino era bandito dalla mia dieta! Diciamo che poi mi sono rifatto con gli interessi!
È stato proprio nel momento ho dovuto abbandonare lo sport, la mia casa, parte della mia famiglia che mi sono ritrovato in una terra nuova, a dover affrontare una serie lunghissima di sfortunati eventi – che non starò qui a raccontarvi nel dettaglio – ed il vino era lì. “C’hai bevuto sù!?” penserete voi… ma non è stato così. Il mio approccio a questo mondo è passato subito dal calice alla vigna, alla cantina, al produttore. Questo perché, durante una cena con un vignaiolo, ancor prima di essere attratto dal suo vino, fui attratto da tutto ciò che sentivo esserci dietro a quel vino. Parole trite e ritrite, lo so… ma da neofita che ero, per me è stato uno stimolo ad approfondire, a cercare, ricercare e scoprire qualcosa di così nuovo, ma al contempo così familiare.
  • Parlaci un po’ del tuo lavoro. Come si svolge la giornata di un wineblogger e storyteller enoico? Nel tuo sito ti definisci “enogastronauta”. Cosa significa per te essere un enogastronauta?
Per me scrivere di vino significa, innanzitutto, viaggiare per vigne e cantine, conoscere i vignaioli e i produttori dove tutto nasce. Sembrerà scontato, ma ciò che ha reso diversa la mia comunicazione enoica e ciò che, oggi, mi rende fiero di ciò che ho fatto negli ultimi 13 anni è proprio l’aver calcato centinaia di vigneti e assaggiato migliaia di acini prevendemmia e una miriade di vini da vasca e da botte ancor prima di aver degustato ciò che tutti possono degustare, ovvero la bottiglia di vino così come la si può acquistare sul mercato. Quindi la mia giornata tipo è in viaggio per più di 300 giorni l’anno e nei ritagli di tempo mi dedico alla stesura dei miei pezzi per wineblogroll.com e alla gestione dei miei profili social.
  • Essere enogastronauta significa proprio questo: viaggiare alla scoperta di nuovi areali, di nuove realtà e di nuovi sapori.
Grazie ad incontri tanto inattesi quanto fondamentali per la mia crescita personale e la scoperta di nuovi mondi da esplorare, ho avuto modo di vivere intriganti e stimolanti digressioni nel mondo della ristorazione sia per quanto concerne la cucina (e quindi l’abbinamento cibo-vino) che per quanto riguarda la sala e, in particolare, la sommellerie. Per quanto i miei focus rimangano vigne, cantine e degustazioni reputo fondamentale che nell’equazione enoica venga contemplata anche la tavola e tutto ciò che gira attorno ad essa, specie in contesti in cui nulla è lasciato al caso.
  • Qual è l’aspetto che ami di più del tuo lavoro?
Sicuramente relazionarmi con vignaioli, agronomi ed enologi mi arricchisce ogni giorno di nuovi spunti di riflessione ed accresce la mia competenza che si è formata per lo più sul campo.
Camminare per i vigneti di ogni areale italiano, dal più noto al meno conosciuto per me oggi è un privilegio che non baratterei con alcuna bottiglia di vino. Assaggiare i vini dei produttori che ho modo di visitare e conoscere resta la priorità ma raccontare sempre di più i territori, la loro storia, la cultura che li permea, le loro tradizioni nonché gli aneddoti di ciascun produttore legato a quelle terre è qualcosa di altrettanto importante. È per questo che ho scelto di dare molto spazio allo storytelling enoico e di non ridurre tutto alle mere valutazioni o wine score tanto care ai wine critics.
  • Come ci si sente ad essere annoverati tra i maggiori influencer nel mondo del vino? C’è stato un momento nella tua carriera in cui hai capito che la tua era diventata una voce autorevole in questo campo?
Non è stato semplice arrivare ad essere preso in considerazione da centinaia di migliaia di persone in Italia e nel mondo e, se devo dirla tutta, è accaduto quasi per caso, in quanto la mia intenzione primaria era quella di condividere le mie impressioni enoiche e non quella di “condizionare” l’opinione altrui. L’obiettivo è sempre stato quello di mettere a disposizione di chi mi legge le mie esperienze dirette offrendo degli strumenti per far sì che ognuno possa crearsi una propria opinione. Per quanto il termine “influencer” sia oggi sia inflazionato, fuorviante e poco attinente con il mio operato è stata proprio l’uscita della prima classifica mondiale dei wine influencers pubblicata dal noto portale francese socialvignerons.com a darmi un’idea più concreta della portata di ciò che avevo fatto fino al 2016 tramite il mio wine blog e, in particolare, sui social networks. In quel momento e per i tre anni successivi tutto ha cominciato a prendere una forma più concreta e sarei ipocrita se non dicessi che la mia vita è cambiata, nonostante scrivessi di vino dal 2006, quindi ben 10 anni prima di quella che un caro amico ha definito “la mia consacrazione come wine blogger”.
Eppure, se a livello di notorietà l’escalation è stata palese, nulla è cambiato a livello etico e concettuale nel mio modus operandi: continuo a ripudiare ogni forma di marketing relativa alla promozione di vini e cantine, in quanto credo fortemente che la credibilità di un comunicatore (e non di un marketer) dipenda dalla sua indipendenza e, quindi, dalla totale assenza di rapporti economico-commerciali con i produttori.
  • Che emozioni ti da bere un bel calice di vino?
Ogni assaggio rappresenta un viaggio differente e sono lieto di poter “viaggiare” non solo materialmente ma anche attraverso il calice, ogni giorno, più volte al giorno! La cosa che mi rende più sereno è ritrovarmi ancora a chiudere gli occhi quando mi accingo a degustare un vino e ciò che sento è talmente intimo e personale che sarebbe impossibile spiegarlo a parole. La mia speranza e il mio augurio è che ogni appassionato possa instaurare una sorta di empatia enoica con i vini che assaggia, entrando in connessione con il territorio dal quale quel vino proviene, con il suo produttore e con quel caleidoscopio di aromi e sapori che solo il vino sa regalare.
  • Qual è l’evento più interessante in campo enologico a cui hai partecipato finora?
Ho avuto modo di partecipare a centinaia di eventi enoici negli ultimi anni e non credo esista un evento migliore dell’altro ma che esistano eventi diversi, ognuno con la propria peculiarità. Ecco perché consiglio a tutti gli appassionati e agli addetti ai lavori di non perdersi mai un Vinitaly, di non mancare ai mercati dei vignaioli indipendenti FIVI e di scoprire l’evento al quale sono più legato da qualche anno a questa parte, ovvero l’Only Wine Festival, nel quale ho a disposizione un’area tematica che ogni anno mi da modo di proporre un focus differente con decine di piccoli e giovani produttori da tutta Italia. Mi piace pensare che gli eventi enoici possano fungere non solo da “mostra mercato” e da grande piazza d’affari in cui produttori, addetti ai lavori e pubblico possano intrattenere pubbliche relazioni, ma anche da primo contatto che stimoli poi ad andare a trovare i singoli vignaioli là dove tutto nasce.
  • Quale abbinamento vino-cibo preferisci, se dovessi sceglierne uno?
Non scrivo molto di abbinamenti vino-cibo su wineblogroll.com ma ho la fortuna di girare molto e di confrontarmi con i migliori sommelier italiani e dal ristorante più tradizionale al ristorante stellato credo che la vera scommessa di oggi sia l’abbinamento per contrasto. Ecco perché un vino come il moscato secco spumantizzato (metodo classico), che già ha insita nella propria natura questa dicotomia naso-bocca in cui tonalità dolci vengono riequilibrate da sorsi tesi e sapidi, può rappresentare un abbinamento ideale con piatti asiatici in cui spezie, agrodolce e sapori non propri della nostra cucina possono spiazzare il nostro cervello e il nostro palato. In generale, negli abbinamenti, mi piace osare e amo i Sommelier che osano con cognizione di causa.
  • Guardiamo al futuro. Quali esperienze desideri fare?
Il futuro è oggi! E io ho deciso di implementare la mia attività di formatore attraverso la conduzione di masterclass e di degustazioni “guidate” non convenzionali (mi focalizzo principalmente su vitigni autoctoni e areali meno conosciuti) in tutta Italia. A questa attività si aggiunge la moderazione di tavole rotonde sulle principali tematiche enoiche: dagli effetti del global warming sulla viticoltura italiana alla biodiversità in vigna, passando per la comunicazione del vino odierna.
  • Hai in mente nuove iniziative per il tuo blog?
Sì! E’ in cantiere la pubblicazione di un libro che raccoglierà le mie più interessanti esperienze “dalla vigna al bicchiere” degli ultimi anni. Mentre per quanto riguarda wineblogroll.com resterà sempre il mio canale preferenziale nonostante tutti, oggi, si stiano spostando su social come instagram (che io uso, ma non reputo ideale per chi vuole comunicare il vino in maniera approfondita e senza vincoli di spazio e di “impatto visivo”).
  • A tuo parere quali saranno le prossime novità in campo enologico e nel mondo del wine blogging?
Credo che l’Italia stia vivendo un periodo di profondo cambiamento nel mondo enologico che sta portando alla rivalsa di vini meno costruiti e più rispettosi in termini agronomici ed enologici.
Ecco, quindi, che il termine “sottrazione” – per quanto, inflazionato e, spesso, usato in modo improprio – diviene un mantra per chi vuole produrre e proporre vini mai anacronistici, capaci di andare oltre le mode del momento. Escludendo a priori le diatribe fra vini “naturali” e “convenzionali” e guardandomene bene dal promuovere come non plus ultra enoico i soli vini iscritti – anche in questo caso, spesso, in maniera fuorviante e riduttiva – alle categorie “verticali” e “minerali”, mi piace pensare che il vino più apprezzato sia dai winelovers che dagli addetti ai lavori sia, sempre di più, quello più bilanciato e dotato di una forte identità territoriale. Per quanto mi riguarda, apprezzo molto i vini capaci di manifestare personalità, agilità e finezza doti difficili da trovare in equilibrio in un solo vino.
In relazione al wine blogging la mia speranza è quella di vedere un’innalzamento della qualità dei contenuti pubblicati in un’era in cui – purtroppo – l’avvento di social network come Instagram sta spostando la comunicazione enoica verso tratti più superficiali, basati per lo più sull’attrattiva delle immagini e la rapidità di fruizione dei contenuti testuali. Un ulteriore speranza è quella di percepire da parte di chi “comunica” e di chi legge un netto distinguo fra marketing e comunicazione a carattere informativo e divulgativo. Purtroppo,oggi, la confusione è molta e non è semplice, per un lettore, comprendere chi pubblica contenuti in maniera sincera e indipendente e chi, invece, pubblica contenuti promozionali dietro compenso. Nulla in contrario ad operazioni di marketing lecite nel vino come in ogni altro settore, ma è fondamentale che ci sia trasparenza nella proposizione delle stesse, dando al lettore gli strumenti atti a distinguere la tipologia di contenuto della quale sta usufruendo.
mongioia

Ringrazio Maria e Riccardo Bianco per l’opportunità di raccontarmi all’interno del loro blog e confido di trovare sempre più produttori che abbiano voglia di raccontarsi attraverso un proprio blog perché, come ho sempre sostenuto, non c’è nessun wine blogger o giornalista capace di descrivere una realtà come potrebbe descriverla chi quella realtà la vive ogni giorno e la sente sua attraverso fatiche e soddisfazioni.


F.S.R.
#WineIsSharing

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