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Il Verdicchio dono del cielo – Prima “trasversale” di Verdicchio by WineBlogRoll

Dopo il mio racconto fotografico di qualche giorno fa, che troverete qui, eccoci qui, appunti alla mano ed emozioni ancora vibranti, tante e forti sono state quelle provate durante quella che ho denominato “Degustazione Trasversale di Verdicchio”, svoltasi in forma prettamente privata con un cospicuo numero di assaggiatori… me, myself and I!

Inizio col dire che il termini “trasversale” è nato quasi per caso, durante una chiacchierata con una persona a me molto cara, riguardo la mia idea di stappare alcune delle bottiglie di Verdicchio che ho avuto modo di apprezzare di più nel corso degli anni, in una forma più libera, che non ricadesse nelle due consuete metodologie di degustazione, ovvero quella verticale e quella orizzontale.
Aggiungo che la scelta delle etichette è stata fatta seguendo due parametri, entrambi meramente emozionali, che contemplavano la possibilità di produttori di consigliarmi l’annata e l’etichetta che di più li aveva emozionati e colpiti a livello personale e la mia assoluta discrezionalità condizionata apertamente dai due motori che spingono la mia passione per il Vino: la curiosità ed il ricordo.

Per chi non lo sapesse, il Verdicchio, ormai a detta di molti, il bianco più importante in Italia ed il vitigno più duttile presente fra gli autoctoni coltivati nella nostra penisola, si presume, fosse già coltivato ai tempi dei Piceni,che allevarono in quello che milioni di anni fa era un mare chiuso, o meglio, lago salato, sul di cui fondale caratterizzato da argilla sabbiosa, ricca di sali minerali (ancora attivi), calcare, ferro e magnesio ancora oggi affondano le lunghe e penetranti radici le viti delle Cantine marchigiane delle DOC Castelli di Jesi e di Matelica (docg nelle versioni Riserva). 

Anche se, effettivamente, anch’io sono del parere del grande Ampelio Bucci, riguardo la scarsità di palpabili differenze e/o divergenze fra le Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica, è importante, a mio parere, tener conto di alcuni fattori elencati in maniera molto sintetica ed opportuna dall’Istituto Marchigiano di tutela Vini.
“Sono almeno tre le considerazioni importanti che permettono di distinguere il Verdicchio di Matelica da quello dei Castelli di Jesi:
• La prima è di carattere quantitativo, la superficie vitata del primo è dieci volte inferiore;
• La seconda è data dalle condizioni pedoclimatiche, poiché il comprensorio di Matelica è l’unico in tutte le Marche che corre parallelo alla costa Adriatica, nel senso che non c’è comunicazione con il mare e di conseguenza il clima è di tipo continentale;
• La terza è che l’enclave di Matelica ha prodotto nel corso del tempo una particolare selezione del vitigno Verdicchio, frutto dell’adattamento delle diversissime condizioni pedoclimatiche, confrontate con quelle del fratello di Jesi. (fonte 
www.imtdoc.it).”


Essendo nato in uno dei comuni che rientrano nell’areale della DOC più importante in termini di estensione e, quindi, numero di Cantine, ovvero Cingoli, i miei ricordi sono per lo più relativi al Verdicchio dei Castelli di Jesi ed ecco perché, in questa degustazione, avevo inizialmente deciso di inserire solo etichette tra le quali non figurava nessun “Matelica”, ma poi, per mettere alla prova i miei sensi e le mie convinzioni, ho deciso di aggiungere quello che in degustazione ho denominato “l’intruso”... un intruso di grande valore, tra l’altro!

Ci tengo, inoltre a specificare la degustazione di è svolta in due batterie, una relativa alle annate “giovani” (2014-2013-2012) e l’altra relativa alle annate storiche (20011-2010-2009-2008-2006-2004), tutte senza verticalità ed alla cieca, con una prima definizione da parte mia delle annate “a primo naso” (quindi senza assaggio, ma portando il calice al naso una volta a Vino fermo e l’altra dopo averlo roteato), per poi passare all’assaggio e determinare le etichette, che per mia pura fortuna ho compreso nell’90% dei casi. Infine, confutate le mie impressioni, o saputo dall’affidabile “assistente” ho avuto modo di riassaggiare conscio delle etichette relative alle due sequenze.
Fatta questa premessa, è giunto il momento di parlarvi delle mie impressioni organolettico-emozionali relative alla degustazione dei 19 Vini assaggiati (descritti in ordine volutamente casuale), alle quali seguiranno alcune considerazioni generali emerse dalla trasversale di Verdicchio. Continua

Grandi Vini “di origine vulcanica” in degustazione a Volcanic Wines

Vi segnalo un evento che si terrà domani e dopodomani in tre stupende Città di Umbria, Toscana e Lazio, avente come protagonisti i Vini prodotti con uve coltivate su terreni di origine vulcanica, al quale io parteciperò.

Il 23 e il 24 maggio torna Volcanic Wines edizione 2015, il progetto di promozione dei Vini da territori vulcanici, che si terrà rispettivamente a Orvieto (TR), Pitigliano (GR) e Montefiascone (VT).

Si ripete anche quest’anno la formula itinerante sperimentata con successo nell’edizione 2014 che offre la possibilità a chi partecipa di godere degli assaggi e di vivere la bellezza del territorio di cui i vini sono espressione.
Il focus non si esaurirà nella degustazione tecnica dei vini dei territori vulcanici Italiani, ma sono previsti appuntamenti di approfondimento in ognuna delle tre Città, degustazioni, banchi d’assaggio, convegno.
Cosa è Volcanic Wines: L’Associazione
L’Associazione Volcanic Wines nasce il 27 marzo 2012 al Vinitaly dall’accordo tra Consorzio del Soave, Consorzi di Etna e Campi Flegrei, di Gambellara, del Bianco di Pitigliano, del Lessini Durello e dei Colli Euganei con lo scopo di promuovere i vini Bianchi da suolo magmatico. Nel 2014 entrano a far parte del progetto di promozione anche il Consorzio dell’Orvieto, l’Enoteca Provinciale Tuscia, la Cantina di Mogoro e nel 2015 il Vulture e la Strada del Vino Terre Etrusco Romane.
L’idea fondante
La natura del terreno sul quale sono impiantati i vitigni assume un’importanza fondamentale, il suolo infatti è in grado di influenzare notevolmente la qualità e lo sviluppo della coltura, in virtù della sua specifica composizione chimica.
Un famoso geologo inglese dell’Ottocento diede del fenomeno del vulcanesimo una bella definizione, paragonandolo all’azione di un grande aratro che rivolge gli strati della terra e riporta in superficie materiali che altrimenti non sarebbero mai arrivati a contatto con l’uomo.

La Promozione
L’Associazione è partita con un progetto di promozione su scala nazionale e internazionale dei bianchi italiani che hanno nella mineralità speciale che li accomuna, nella ricchezza di potassio e nella qualità drenante dei terreni da cui derivano, motivi di fratellanza, nella diversità, dimostrabili poi nel calice (e non solo nelle mappe geologiche).
Diversi sono stati gli appuntamenti nell’ambito del progetto di promozione di Vulcania: Miami, New York, Londra, Düsseldorf, Pitigliano, Lipari.



Tutte tappe che hanno previsto momenti di approfondimento scientifico sui Vini da terreno vulcanico, oltre che forniti banchi d’assaggio con i Vini di tutte le Denominazioni aderenti all’Associazione.

Eccovi l’elenco delle aziende partecipanti che potrete conoscere attraverso oltre 200 etichette in degustazione domenica ad Orvieto… Continua…

La mia ricetta emozionale scritta per il blog di un caro amico

Oggi mi sono dilettato in “cucina” con una delle ricette più complesse della storia culinaria mondiale, oltre ad essere quella – almeno secondo me – più evocativa e goduriosa se la si approccia la giusta dose di libertà, ironia e ricordi:


Il PANINO!

Date un’occhiata a cosa ho combinato per l’amico Fausto: vinoedaltro.blogspot.it/francesco-saverio-russo-vinoedaltro.htmlContinua…

Racconto fotografico della prima degustazione trasversale di Verdicchio firmata WineBlogRoll

Mentre riordino le idee di una giornata memorabile per la mia vita enoica e non solo, in cui il Verdicchio ha saputo farmi ri-innamorare ancora una volta delle sue straordinarie peculiarità, condivido con tutti Voi un racconto fotografico della degustazione che per la prima volta vedeva insieme etichette scelte, volutamente, solo e soltanto in base a sensazioni, emozioni e considerazioni prettamente personali.



Ci tengo a precisare che nessun compenso è stato da me richiesto per questa degustazione e nessun rapporto di carattere commerciale mi lega ai produttori selezionati.
Il tutto è nato solo e soltanto per la mia volontà di fare un viaggio nel mio vitigno preferito e nelle sue zone a più alta vocazione, attraverso gli occhi, il naso, la bocca, ma soprattutto il cuore!



Entro pochi giorni potrete leggere il mio report della giornata con le mie descrizioni di tutti e 19 i Vini degustati più alcuni extra che ho avuto modo di degustare in questi giorni in giro per le Marche.









































Terroir Marche un sogno, una mission, un evento tra Vini Bio e degustazioni interessanti

Domenica 17 maggio ho partecipato alla prima edizione dell’evento Terroir Marche organizzato dall’omonimo consorzio che come recita lo statuto “…non ha scopo di lucro e si prefigge la promozione e la valorizzazione della vitivinicoltura biologica/biodinamica marchigiana, la difesa del territorio e dei beni comuni, la diffusione di culture e pratiche per una economia sostenibile e solidale”. 


In una stupenda Ascoli Piceno, viva e pulsante, baciati dal sole ed abbracciati da mercatini antiquari e splendide architetture storiche, in quel di Palazzo dei Capitani si è tenuto un evento davvero ben riuscito… pochi ma buoni mi verrebbe da dire se dovessi concentrare in una sola definizione le mie impressioni riguardo Terroir Marche.
11 produttori, che vi avevo elencato qui -> produttori terroir marche <-, che hanno presentato al folto pubblico di appassionatiwinelovers le proprie etichette biologiche e per la maggior parte prodotte con vitigni autoctoni (a parte qualche eccezione).
La cosa più interessante, però, è stata, a mio parere, la possibilità di partecipare ad alcune degustazioni corredate di seminari a tema, riguardanti le Marche e la viticoltura regionale, alla presenza di importanti nomi dell’enosfera italiana e non solo, tra tutti Fabio Giavedoni, Armando Castagno e Sandro Sangiorgi. 
Molti di Voi mi seguono da molto, altri, magari, si stanno approcciando a WineBlogRoll solo da poco, ma ciò che farò oggi, rappresenta per me una mediazione fra i miei racconti emozionali ed i reportage che solitamente faccio dopo un evento importante, in quanto non intendo “tediarvi” con una relazione prolissa e sin troppo tecnica delle due degustazioni alle quali ho partecipato, bensì andare dritto al sodo, raccontandovi le mie sensazioni e le mie emozioni riguardo i Vini che ho avuto modo di assaggiare. Lo farò raggruppandone alcuni, per non ledere alcune azienda, dato che le degustazioni, condotte impeccabilmente dagli ottimi relatori, erano forse più adatte ad “assaggiatori seriali-professionali”, che a chi cerca un reale fil rouge emozionale nelle sequenze/batterie, come me.

I Rossi 

LA DISTESA: Nocenzio 2009
PIEVALTA: Marche Rosso 2013
AURORA:Barricadiero 2006
FIORANO: Ser Balduzio IGT marche 2006
LA VALLE DEL SOLE: Offida rosso 2012
PANTALEONE: Boccascena igt marche 2010
PS WINERY: Marche rosso “Pienomonte” 2010 (magnum)
VIGNETI VALLORANI: Marche rosso igt Philumene 2010 



La Lacrima di Morro d’Alba tra profumi e sentimenti di rarà intensità

La scorsa settimana si è conclusa con un mio tour delle mie Marche, quindi oggi sentivo il bisogno di parlarvi del vitigno, probabilmente, più “autoctono”di questa regione: la/il Lacrima di Morro d’Alba.
Del Lacrima di Morro d’Alba si hanno notizie già nel 1.167, quando durante l’assedio di Federico Barbarossa, vennero a lui conferiti cibo e vino dai cittadini locali, portandolo ad apprezzare lui stesso questo nettare così profumato, già considerato dai romani il più “aromatico” fra i Vini Rossi.
Nonostante, ad oggi, il Lacrima di Morro d’Alba sia una d.o.c. tutta marchigiana, che ben si differenzia dalle altre “lacrima” italiane, una più generica denominazione “Lacrima” apparteneva già a tutti quei Vini pregiati prodotti con uve che manifestavano sottoforma di gocce un “liquido che le piante trasudano” dai grappoli in prossimità della vendemmia. Tanto che il medico della corte medicea Francesco Redi, da poeta ed accademico della Crusca definisce “Sangue che lacrima il Vesuvio” il vitigno originario del cosiddetto “Lacrima Christi”, vino celeberrimo nel passato più volte citato nei secoli da personaggi illustri e non, ancora oggi molto spesso fonte di confusione quando si parla di “Vino Lacrima”.
Tornando nelle Marche, ho scelto, come spesso faccio, di abbinare a qualche nozione riguardo il vitigno e l’area di riferimento di cui vi sto parlando, un’azienda e la mia ricerca non poteva che cadere in una delle Cantine storiche di questa denominazione, situata nel cuore di Morro d’Alba: l’Az. Agr. Mario Lucchetti. Continua…



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Buona lettura da
Francesco Saverio Russo
Chief Editor
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