I vini rispettosi della Fattoria La Maliosa

Si torna in Maremma alla scoperta di una realtà virtuosa che negli ultimi anni sta facendo parlare di sè per la qualità dei propri vini e per la grande integrità del proprio approccio in vigna e in cantina: Fattoria la Maliosa.
A causa condizioni climatiche avverse alla mia prima visita in loco non ho potuto camminare fra i vigneti e per capire a fondo la Maliosa non potevo che tornare a Manciano (GR) in una giornata dalle condizioni meteo più favorevoli.
Fortunatamente ad attendermi, al mio ritorno in queste terre, oltre alla padrona di casa Antonella Manuli e all’agronomo Lorenzo Corino, nonostante fosse dicembre inoltrato, c’erano sole splendente e cielo terso, paesaggi meravigliosamente colorati di un mix fra il protrarsi dei cromatismi autunnali e qualche inattesa pennellata di verde. 
La Maliosa è una realtà fuori dal comune, che rappresenta a pieno l’ideale di azienda agricola rispettosa del territorio, delle colture e, quindi, di chi andrà a fruire dei frutti di quelle terre.
La Maremma è uno dei territori più ostici, più ostili oserei dire, ed in particolare per la vite, eppure a La Maliosa si riesce a dar vita a vini interessantissimi, mantenendo, preservando e proteggendo un patrimonio genetico davvero importante, fatto di soli vitigni autoctoni come il Trebbiano Procanico, dal quale viene prodotto un ottimo bianco macerato, vari cloni di Sangiovese, il Ciliegiolo ed altre varietà appartenenti a quel contesto ed a quella tradizione storico-sociale, non solo vitivinicola, che insieme danno vita al rosso, che vede la sua grande forza nell’interpretazione totale dell’annata.


Vini vivi, da una terra ancor più viva, che rimandando i meri – ma interessantissimi – tecnicismi, è campo di studio e continua ricerca per Lorenzo, che rappresenta un punto di riferimento in questo settore, un pioniere ed un innovatore, che grazie alla lungimiranza ed alla sensibilità di Antonella ha potuto dare il suo grande contributo anche in Maremma.

Ciò che colpisce di più è la semplicità di alcuni concetti intrinseci al lavoro svolto in questa realtà, primo fra tutti quello della modernità e del progresso, raggiunti tornando indietro nel tempo, riportando in auge il concetto originale di azienda agricola con la sua alternanza boschivo, seminativo, olivicolo e vitivinicolo, ma applicando una maggior competenza ed un know how attuale e contemporaneo, che portino ciò che, forse, in passato era prevalentemente e giustamente empirico e frutto di sola esperienza contadina, ad un livello di consapevolezza altissimo.

Una Cantina “naturale”, mi direte voi… ed io potrei dirvi di sì, ma non aggiungerei nulla a La Maliosa, anzi, probabilmente le toglierei qualcosa e la imbriglierei in un contesto foriero di devianze e preconcetti, mentre la più bella qualità di questa azienda agricola, che produce anche ottimo olio ed un paradisiaco miele, è la semplicità che esprime nel suo grande rispetto della terra, in tutte le sue accezioni.

Io conobbi La Maliosa grazie ad un singolo assaggio, durante una degustazione con decine e decine di Vini, ma il Trebbiano Procanico mi colpì a tal punto da rientrare alla base con la volontà di scoprire quanto più possibile di quel vino, partendo proprio dalla cosa più importante, ovvero dal luogo in cui nasceva. Ora che sono riuscito a contestualizzarlo con un territorio ed una visione enoica non solo ideologica, bensì pratica e concreta, comprendo ancora meglio il perché di quella che ai tempi fu un’infatuazione da colpo di fulmine, ma che oggi è un sentimento strutturato e più che confermato, nei confronti di un vino che ha tutto il meglio dei vini “naturali”, ma che, cosa ancor più importante, non ha nessuno dei potenziali difetti riscontrabili in alcuni vini prodotti con queste procedure (in primis con fermentazioni spontanee da lieviti indigeni).
Se con il bianco c’era già una previa conoscenza, con il rosso è stato un primo incontro che è partito dalle botti, fino a ritrovarsi nella massima convivialità a stapparne una bottiglia assaggiando prodotti tipici locali d qualità assoluta e non vi nego che, non c’è cosa più bella di far tornare il vino, anche per noi comunicatori e degustatori, là dove deve stare, ovvero accanto al cibo.

Il Sangiovese sa esprimersi in un equilibrio fra spiccata schiettezza ed armonica eleganza, che lo rende così piacevolmente complesso, eppur democratico e di grande spettro. 
Un’esperienza davvero unica, nella quale il continuo confronto e la volontà di rendere il proprio lavoro, non solo un modo per produrre economia, ma anche e soprattutto per veicolare messaggi importanti, come quello della preservazione del territorio e di un approccio il meno invasivo ed intensivo possibile all’agricoltura, sono state le peculiarità distintive.


La Maliosa, a mio parere, è una di quelle aziende che può far avvicinare chiunque ad un’idea di vino più sostenibile ed al contempo lungimirante, senza il peso di astruse filosofie o noiose ideologie, ma semplicemente esprimendo nel massimo dell’onestà un concetto che dovrebbe appartenere ad ogni ambito della vita umana: il rispetto.





F.S.R.
#WineIsSharing

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