Tra mito e leggenda la realtà della Cantina Tua Rita

Anche nel mondo del Vino esistono miti
e leggende, ma, per nostra fortuna, tutto ciò che è materia enoica
deve necessariamente avere una forte componente di concretezza e
pragmatismo, una solida base reale sulla quale fondare convinzioni ed
opinioni, per quanto soggettive esse possa essere.
Eppure, non è di miti e di leggende
che voglio parlarvi ora, bensì di una realtà che si è ritagliata
senza far “nulla di più” del proprio Vino, un posto nell’Olimpo
delle Cantine mondiali, il tutto a bassa voce, senza eccessi, senza
mai andare oltre in termini di manifestazioni di superiorità, anzi
continuando a percorrere in modo umile e lungimirante il proprio
cammino enoico iniziato proprio nel mio anno di nascita, il 1984.

La Cantina Tua Rita

cantina tua rita
Parlo dell’azienda agricola Tua Rita,
fondata da Rita Tua e Virgilio Bisti, che proprio nell’anno che mi
diede i natali decisero di acquistare quella che sarebbe diventata
una delle aziende vitivinicole di riferimento per la qualità del
Vino italiano
. Siamo a località Notri, a Suvereto, in provincia di
Livorno ed anche in questo caso non fu il Vino a portare in queste
terre i due coniugi, bensì la serenità e la bellezza di questi
luoghi, eppure di lì a poco la passione ed il richiamo del Vino ed
ancor più della Vigna trasformarono quella che doveva essere una
vera e propria abitazione nel fulcro dell’attuale cantina.

Una cantina che è partita davvero da
zero o meglio da uno, uno come il 1° ettaro di vigneto dal quale Tua
Rita
inizia la sua ascesa.
Oggi gli ettari sono 35 eppure non
sembra essere cambiato molto in termini di attenzione e premura se
non in positivo e camminare tra le vigne con Stefano, marito di
Simena (figlia dei titolari), palesa il perché i Vini di Tua Rita
abbiano qualcosa di speciale.
Fino a 7 prevendemmie, una conduzione
bio ragionata che miri a far esprimere al meglio le viti in quei
terreni così carichi di scheletro minerale e che vedono nella
presenza di ferro (siamo sulle colline metallifere) un’inconfondibile
firma d’autore. Un lavoro maniacale che porta ad una selezione
dell’uva che arriva fino all’olfazione del singolo acino, per
comprendere eventuali difetti che possano in qualche modo intaccare
l’innata armonia del Redigaffi, Vino simbolo dell’azienda e
dell’Italia enoica nel mondo.
Prima di arrivare in cantina, ci tengo
però a sottolineare una cosa, in quanto io stesso mi renda conto di
aver spesso enfatizzato la scelta di portare avanti colture varietali
autoctone piuttosto che internazionali, ma ho altresì espresso un
mio, ormai assodato, concetto di terroir che mi fa vedere come
apolidi (cit. Veronelli) tutti i vitigni dando ancor più importanza
a quelle componenti fondamentali del terroir stesso che sono
composizione del terreno, condizioni pedoclimatiche e, soprattutto,
l’uomo con il suo approccio rispettoso nei confronti della vigna,
dell’uva e dell’annata.
tuarita cantina
E’ per questo che la scelta di
abbandonare per un primo periodo il Sangiovese, qui coltivato solo
per le alte rese, acquisisce una senso che oltre ad aver molto di
logico in termini di mira alla qualità conferma l’importanza della
scelta giusta per un determinato terroir che non sempre sia quella
più “scontata”. Dopo alcune sperimentazioni, infatti, a Tua Rita
decidono di impiantare Merlot e Cabernet, con l’aiuto dell’enologo
Luca D’Attoma, che muoveva i primi passi della sua, oggi, grande
carriera.
L’idea era quella di iniziare a
produrre Vini sullo stile Vin du garage, con una micro-produzione di
2 ettari di vigneto, curato con perizia maniacale e grande entusiasmo
e così fu, per poi ampliare la gamma di produzione proporzionalmente
con l’aumento della superficie vitata, ma senza compiere neanche un
passo indietro in termini di attenzione e cura.

Redigaffi

Ciò, però, che conferma la mia teoria
riguardo l’importanza del terroir, ancor prima che del vitigno, è
proprio la personalità dei Vini di Tua Rita, che trovano nel
Redigaffi non un mero tentativo di emulazione dei Vini bordolesi, ma
una grande espressione di un’area del mondo in cui quel vitigno
riesca ad acquisire connotazioni uniche e irriproducibili. Questo è
il terroir, un unicum irripetibile, indipendentemente dalle “alchimie
di cantina”, che di certo qui a Tua Rita non vengono minimamente
prese in considerazione.
E’ proprio in cantina, infatti, che la
cura e l’attenzione comprese in vigna trovano una diretta
prosecuzione nella scelta dei legni, nella selezione delle piccole
botti che andranno a dar vita ad una piuttosto che all’altra
etichetta ed alla semplicità con le quali i giovani componenti del
team Tua Rita si muovano in un luogo che per un winelover ha un non
so che di sacro.
Tra racconti ed aneddoti legati alla
scelta delle tonnelleries ed assaggi da botte capaci di sciogliere
ogni inibizione enoica e di alzare l’asticella degli standard
qualitativi oltre gli attuali record (siamo in periodo olimpico,
passatemi il parallelo) il passo fino alla degustazione di parte
della Vini prodotti in questo piccolo grande tempio del Vino italiano
e mondiale è breve.
Come sapete io ho sempre dato per
assunto che i condizionamenti ci siano e facciano parte del “gioco”
della degustazione, ma devo ammettere che per indole e per la
filosofia mia e di questo WineBlog, che mi vede impegnato in una
ricerca spesso votata alla realtà meno conosciuta e meno considerata
dalla critica comune, in casi come questo sarei solito essere
leggermente prevenuto e forse, col Redigaffi è accaduto proprio
questo…

I Vini di Tua Rita

redigaffi tua rita vino
Un Vino mitico, il primo 100/100
parkeriano in Italia con l’annata 2000, tantissimi consensi
internazionali eppure capace di non diventare uno status symbol ed
una semplice “etichetta” da bere per vanto; una realtà a sé
quella di questo Merlot in purezza che dimostra in un’annata
particolarmente difficile come la 2014 di essere un’eccezione,
un’eccellenza, un satellite di un mondo che sta cambiando, ma che
continua a rispettare chi non sia mai sceso a compromessi e non abbia
cercato quei consensi, ma semplicemente gli siano piovuti addosso con
merito. E’ questo che rende grande quest’azienda ed ha dipanato ogni
mio dubbio, cancellando ogni pregiudizio in un sol sorso, là dove il
sorriso spunta in volto e la sensazione di colmare l’animo con
emozione liquida prevale su qualsiasi altro pensiero.
Eppure, se dovessi tornare consigliarvi
due vini di quest’azienda non avrei dubbi e vi inviterei ad
assaggiare nell’ordine:

TuaRita – Lodano 2015: un bianco estemporaneo,
frutto della cosa più sincera che ci possa essere, ovvero del gusto
di Rita e del resto della famiglia, in quanto a varietali: traminer
aromatico, riesling renano e chardonnay. Un trio che trattato ed
accudito alla maniera di Tua Rita, grazie al supporto ed all’apporto
minerale di questi terreni, da luogo ad un’armonia mai scontata,
piena di sé nella sua matura complessità, eppure così schietto e
dritto in bocca. Un Vino che lascia dietro ogni sorso una lunga scia
di piacere.

TuaRita – Perlato del Bosco 2014: la conferma che
in questo terroir si potesse fare un grande sangiovese, ma con una
ricerca particolare dei cloni e con la consueta attenzione dedicata a
tutti gli altri Vini. Pieno, intenso, ematico e minerale come terra
vuole, ma soprattutto con una netta nota distintiva balsamica,
mentolata. Una sfumatura lieve di verde, di clorofilla che sembra
voler rendere l’assaggio più vicino alla terra che alle dinamiche di
cantina, come a ristabilire l’ordine naturale delle cose. Anche in
questo caso struttura e tannino danzano come due giovani ballerini di
grande spontaneità, ma che sul palco, insieme, trovano un’eleganza
propria solo ai grandi ed il ricordo permane… a lungo.

TuaRita – Giusto di Notri 2014: qualcuno di voi
penserà “ecco l’ennesimo super tuscan!”, ma non è così, perché
questo taglio bordolese è l’espressione della storia di questa
azienda, il ricordo che guarda avanti, la lungimiranza della
tradizione, che trae origine dal primo vigneto aziendale e sfoggia
tutta la maturità di viti che hanno creduto per prime nel potenziale
di questo territorio. Inutile descrivervelo organoletticamente,
qualsiasi parola tenderebbe a razionalizzare ed a mio modo di vedere
a sminuire un assaggio carico di emozione e di gusto. Un gusto che
troppo spesso dimentichiamo, ma che è e deve essere la componente
fondamentale di qualsiasi cosa transiti dalla nostra bocca e finisca
nel nostro corpo, specie se, come in questo caso, poi decida di fare
una capatina nel cuore e li rimane, anche a giorni di distanza.

Che vi devo dire? Ho enfatizzato
troppo? Mi sono fatto prendere la mano? Non credo e chi era cn me
potrà confermare quanto io sia scettico riguardo realtà troppo
rinomate, eppure da Tua Rita mi sono sentito subito nel posto giusto
per chi ami il Vino e voglia sentirsi dire la verità senza troppi
fronzoli; nel posto giusto per chi odi la falsa modestia, ma apprezzi
l’umiltà di chi lavori con consapevolezza e non sia mai pago dei
traguardi raggiunti; il posto giusto per chi crede nei valori e li
apprezzi ancor di più se diluiti nel Vino che assaggerà.

F.S.R.
#WineIsSharing

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