Il Primitivo, la Puglia e la sua storia
Un varietale sulla cui origine si è disquisito molto a livello internazionale, fino a scomodare interi laboratori genetici ed università americane, impegnati a ricercarne la provenienza e la paternità.
Primitivo, Zinfandel o Plavac Mali?
L’origine del Primitivo
8 Primitivo da non perdere
Tretarante Primitivo di Manduria D.O.C. – Milleuna: un mostro sacro nel panorama del Primitivo, prodotto nella Cantina di Dario Cavallo e del Figlio Marco, che non teme confronti, pur spingendosi agli estremi. E’ questo il caso del Tretarante, Vino estremo fatto di grande impeto e passionale calore, ma che sa, anch’esso trave i suoi equilibri in un naso che è una danza fra integrità di frutto e speziatura dolce ed in un sorso in cui la morbidezza ed il nobile tannino si traducono in una lunga, lunga, lunga piacevolezza. Vigne di oltre 90 anni, gradazione di 18%, estremi al principio, ma che dopo il secondo sorso vi faranno comprendere che solo il Primitivo, solo in Puglia, solo grazie ai pugliesi si potranno mai fare Vini di questo genere. Vino di grande spessore.
Ajanoa Primitivo di Manduria D.O.P. Vini Pinchierri: i Vini dall’azienda Vinicola Savese (da qui il primo nome del Primitivo che era Primitivo di Sava) sono frutto di tradizione e storicità, ma anche di evoluzione e lungimiranza. Questo Ajanoa ne è un esempio lampante, in quanto uve provenienti da alberelli bassi di oltre 50 anni vengono vinificate in cemento vetrificato interrato per poi passare, in parte, ad una affinamento nei tradizionalissimi capasoni pugliesi, contenitori simil-anfora in terracotta. Dalla terra alla terra, un elemento questo che ricorre sia a livello produttivo che organolettico, in quanto è palese un’evocativa nota terrosa, che al naso si fa strada fra la confettura di visciola e note mentolate dando profondità, mentre in bocca regala mineralità ad un sorso asciutto, pieno e piacevolmente godibile. Un Vino di concetto, che sa far viaggiare con la fantasia prima e con i sensi poi.
Primiter Primitivo Salento I.G.P. – Michele Calò & Figli: che i Vini della Cantina Michele Calò e Figli mi piacciano ormai è risaputo, perché nasconderlo? I rosati li berrei anche a colazione, il negroamaro è un Vino che non stanca mai, eppure questo Primiter mi preoccupava un po’… sarà la scelta del packaging? Sarà il fatto che è giunto al mio naso ed al mio palato dopo aver assaggiato praticamente tutto il resto della linea? Beh… fatto sta che le mie timide preoccupazioni erano infondate, in quanto dentro quella bottiglia “bassa e chiatta” c’era un Vino slanciato ed elegante, eppure, come piace a me, di quelli che non si perdono in chiacchiera, ma che sanno andare dritti al sodo. Vino in cui i frutti di bosco e la macchia mediterranea si prendono per mano accompagnandoti fino ad un sorso privo di astrusi sbilanciamenti (molto educato l’uso del legno piccolo per una parte delle uve) e di eccessi espressivi, con un’ottima tessitura tannica ed un gusto davvero sincero. Il gusto… sì… parliamo spesso di aromi, note, componenti, sensazioni, ma ciò che conta di più non è forse il gusto? In questo Vino accade ciò che io Amo, ovvero i profumi preparano il cuore ed il gusto induce le emozioni, nelle quali confidavi.
Dies Irae Primitivo di Manduria D.O.P. – Feudi del Cardinale: un’azienda dedita totalmente al Primitivo, con suoli e sottosuoli vocatissimi ed una posizione invidiabile a pochi “passi” dal mare.Tutto questo converge nella produzione di un Vino di personalità, integro e morale, mai sopra le righe, giocato sulle note varietali più congrue al naso e su un’eleganza espressiva notevole in bocca. Vino che si fa apprezzare sin da subito e che rappresenta un’ottima quadratura del cerchio se dovessimo prendere in considerazioni fattori relativi al rapporto qualità-prezzo. Un plauso a chi dedica tutto a questo vigneto così speciale!
Maccone 17° Primitivo Gioia del Colle I.G.P. – Angiuli Donato: altra zona, altra filosofia, altro risultato, ma sempre grande Primitivo! Un’espressione della tradizione che parte dal nome (di cui vi ho già parlato qui) e finisce con la volontà di lasciare che l’uva dica tutto ciò che senta di dire e dia tutto ciò che desideri dare, senza utilizzo del legno e con pochi mesi in acciaio prima dell’imbottigliamento. Scelta facile, penserete… ma non lo è! Ne risulta un Vino di grande gradazione ed altrettanto grande è la sua complessità, che spiazza, in quanto puramente varietali. Un Vino che vi pone di fronte ad un piccolo e divertente dilemma enoico: “me lo godo come Vino da meditazione a temperatura ambiente o provo o lo bevo poco dopo averlo tirato fuori dalla cantina un po’ più fresco per renderne più fruibile la beva a tutto pasto?”. C’è chi direbbe di metterlo mezz’ora in frigo, prima di servirlo, ma io aborrrroooo il frigorifero per i Rossi, ancor più quelli in cui dentro splende il Sole!
Cappuccini 2011 Primitivo Salento I.G.P. – Vini Marulli: forse quello dal gusto più internazionale, di grande avvolgenza, con un uso del legno (tonneau) che conferisce ad un naso previamente fruttato, una speziatura davvero intrigante. Un esercizio di stile? Affatto… un Vino che da al Primitivo ciò che è del Primitivo, senza strafare e mantenendo un naso pulito e netto ed una bocca in cui tannino, calore, acidità ed un pizzico di mineralità si fondono in un sorso gustoso e giustamente persistente.
un’espressione di Primitivo giocata su equilibri solidi fra una
struttura mascolina ed una femminile eleganza, che a tratti intriga,
sfociando nella sensualità. Un portamento impeccabile, fiero e
sicuro, senza alcuna titubanza. Precisione stilistica e finale
davvero appagante per profondità, intensità e lunghezza. Un Vino
che dimostra tanta consapavolezza ed un approccio moderno ad un
vitigno che non è sempre comprensibile ed accessibile a tutti, ma
che grazie all’esperienza di questa famiglia dedita al vino da
generazioni può essere apprezzato da un pubblico più ampio di
winelovers.
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