Nelle segrete di un castello nasce il Brunello di Montalcino Tricerchi

Ogni anno, a qualche mese dalla vendemmia, non manco di fare una perlustrazione in alcuni areali di riferimento, per confrontarmi con i produttori riguardo gli esiti dell’annata e per assaggiare “il futuro” di vasca in vasca e di botte in botte.
Qualche settimana è stata la volta di Montalcino, zona che visito costantemente durante l’anno, ma che mi aveva visto lontano dal versante nord per molti mesi.
Un nord nel quale, dopo un’annata calda e siccitosa come la 2017, dovevo assolutamente tornare in quanto convinto che avrebbe potuto tirar fuori da alcuni contesti pedoclimatici e, quindi, da alcuni vigneti qualcosa di molto molto interessante.
Dato non mi piace “vincere facile”, ho scelto di partire da una cantina che solo da pochi anni ha iniziato il suo percorso in bottiglia.

Parlo della tenuta di Castello Tricerchi, sul versante nord di Montalcino (esposizione dei vigneti Nord-Ovest), che dei 400 ettari dei quali dispone vede nei 13 coperti da vigneti, principalmente di Sangiovese Grosso, il proprio cuore pulsante.
Al centro della proprietà, sita sulla via Francigena, si erge il Castello, costruito nel 1441 dai Tricerchi, storica famiglia dell’oligarchia senese e passato per discendenza diretta alla famiglia Squarcia.
Storia e futuro si incontrano e si fondono nell’ospite che mi accoglie in questa struttura tipicamente medievale, il giovane Tommaso Squarcia che con suo zio porta avanti l’azienda vitivinicola. Tommaso vive nel Castello e la città alla quale era abituato non gli manca più di tanto quando affacciandosi da una qualsiasi delle finestre del castello il suo sguardo si perde nella bellezza di un contesto naturale a dir poco suggestivo.
Il Legame con il nostro territorio è ancestrale perché radicato nel passato. Secoli di storia ci legano a queste terre, è un aspetto che personalmente sento molto.  La mia famiglia vive Montalcino da 17 generazioni e per me rappresentarla è un grande onore, nonché una grande responsabilità.
Il rispetto per la terra è un qualcosa da sempre tramandato, una forma mentis.
Ogni bottiglia che varca la porta del castello è una piccola parte di Castello Tricerchi e delle sue terre, in giro per il mondo.”
 
Camminando per le vigne che vanno dai 180 ai 330mslm con Tommaso e il suo bellissimo cane occhi e piedi incontrano terreni con una netta alternanza di composizioni, con una matrice simile ma diverse percentuali di sabbia e argilla ma una buona presenza di scheletro a fare da comun denominatore.
L’argilla, in un’annata come la 2017 si è dimostrata in grado di preservare la poca acqua a disposizione, permettendo alla pianta di non oltrepassare la soglia limite di stress, confermando che un’annata così complessa per la carenza di acqua (assenza di nevicate invernali e siccità prolungata dalla fioritura alla vendemmia) e per la poca escursione termica giorno-notte ha mischiato le carte. In molti casi i terreni meno poveri e meno drenanti, non sempre considerati “vocati”, hanno risposto meglio all’annata mantenendo in equilibrio la pianta.

E’ proprio la combinazione delle diverse peculiarità dei terreni e dei contesti pedoclimatici presenti nella proprietà e una conseguente modulazione delle operazioni agronomiche a permettere a Tommaso e suo zio di affrontare anche le annate più difficili riuscendo a raggiungere maturazioni ottimali.
Vendemmie parcellizzate, selezioni manuali del grappolo in vigna e in cantina e vinificazioni tradizionali in botte grande sono i principi cardine del vino che si vuole fare e si fa a Castello Tricerchi.
Tornando dalla passeggiata in vigna, Tommaso mi fa strada fino alle segrete e alle celle del castello dove suole “sbattere al fresco” il suo vino nel vero senso della parola. Sì, perché sono proprio le strutture un tempo atte ad accogliere i prigionieri a essere, oggi, adibite a locali di vinificazione e di invecchiamento. Eppure, a giudicare dagli assaggi fatti di vasca in vasca e di botte in botte, il vino non si sente affatto prigioniero in questi antichi locali, bensì si fa apprezzare per la sua libertà e per la sua forte identità. A breve vi parlerò dei vini assaggiati tra quelli già imbottigliati e in commercio, ma – seppur non sia mio solito parlare di vini ancora non pronti – lasciate che mi sbilanci dicendo che le annate 2015, 2016 e persino la 2017 rappresenteranno con buona probabilità un tris determinante per la crescita ulteriore di questa cantina in termini di qualità ed espressività territoriale.
 
Passiamo però agli assaggi dei vini già in bottiglia:
brunello castello tricerchi
Brunello di Montalcino
DOCG 2012 Riserva – Castello Tricerchi:
un vino che può sembrare introverso ma che in realtà si fa apprezzare per la sua saggezza sincera nel concedersi gradualmente come si confà ad un’ottima riserva. Ci sono frutto e spezia, potenza e spalla in questo vino che si farà nel tannino e nell’equilibrio già percettibile in prospettiva. Un vino forte e consapevole della sua caratura che, però, a differenza di molte altre riserve si fa meno desiderare.
 
Brunello di Montalcino
DOCG 2013 – Castello Tricerchi:
assaggiato in anteprima e già molto nelle mie corde! La maggior freschezza e il corpo più longilineo in confronto alla 2012 – comunque non eccessivamente “calda e piena” all’assaggio di un anno fa circa – rendono questo Brunello apprezzabile sin da ora senza troppe paranoie. E’ palese la sua necessità di vetro, ma ha colpire è la beva, agevolata da un tannino fitto e non aggressivo, con un finale minerale-ferroso molto definito. Un vino che segna l’inizio di un nuovo corso per questa cantina. Un’identità sempre più percettibile e concreta.
 
Rosso di Montalcino DOC
2016 – Castello Tricerchi:
quando un Rosso di Montalcino parla in modo così nitido di “Sangiovese” per
me ha già vinto! Un naso fresco e divertente, ma al contempo elegante nella sua capacità di non eccedere e di non essere troppo esuberante. Il sorso è slanciato e dinamico, con un’evidente predisposizione alla duttilità. Io ne stapperò una ogni anno da qui a 6 anni e vedremo se il potenziale evolutivo, intuibile oggi, si dimostrerà reale.
In conclusione, ci tengo a dire che conosco l’azienda Castello Tricerchi sin dai suoi primi passi, ma non vi nego che – come accade con molte altre realtà – ci sono volute diverse annate prima di decidermi a scrivere di vini che non sempre in passato mi avevano convinto al 100%.
Cosa normale, per un’azienda che è nata da poco per come la conosciamo ora e che vede in un giovanissimo come Tommaso il proprio riferimento. 
I primi anni sono giustamente serviti a portare avanti la ricerca di una chiave di lettura libera da preconcetti e scevra di sovrastrutture sperimentando e cercando di interpretare al meglio il proprio contesto pedoclimatico e il frutto di quelle vigne. Oggi, la cantina sta dimostrando, step by step, maggior maturità e consapevolezza in vigna e in cantina e da questa crescita scaturiscono vini più coerenti con la volontà di Tommaso e suo zio di diventare dei grandi produttori di Brunello.

“La profondità di pensiero appartiene
alla giovinezza, la chiarezza di pensiero all’età
matura.”  
(Friedrich Nietzsche)  
 
Sono certo che molti di voi avranno modo di conoscerlo all’anteprima Benvenuto Brunello ormai alle porte, ma se così non fosse, il consiglio è quello di andare a trovare Tommaso in cantina, per comprendere a pieno il contesto in cui nascono i vini del Castello Tricerchi.
 
 
F.S.R.
#WineIsSharing

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