Leggo di paesi che richiedono il bollino “virus free” sui prodotti italiani, nonostante sappiano benissimo che il virus non è trasmissibile tramite il cibo (www.efsa.europa.eu/); leggo di governo che, dopo aver chiuso l’ingresso agli italiani, impediscono le importazioni di prodotti provenienti dal nostro paese; leggo di idioti che ci sbeffeggiano trattandoci come dei fannulloni ipocondriaci che starebbero sfruttando questa pandemia per “fare una lunga siesta”…
Non sono mai stato vendicativo, trovo il protezionismo anacronistico ai tempi della globalizzazione e so bene quanto il made in Italy, comparto agroalimentare in primis, dipenda dall’export (che sarà fondamentale anche in futuro e tornerà sicuramente ai livelli che ci competono), ma credo che quando passerà questo brutto periodo, se avremo ancora qualche soldo in tasca, il modo migliore per ripartire sarà ridare dignità ai nostri prodotti tornando a porre la dovuta attenzione alla provenienza di qualsiasi oggetto dei nostri futuri acquisti.
Intanto, ciò che possiamo fare è mangiare e bere italiano e ribadire al mondo quanto il made in Italy sia superiore in termini di qualità e di salubrità. Un mondo che tornerà presto ad invidiarci e che, se torneremo a consumare tutti più cibo e vino italiani, potrà sentirsi dire sempre più spesso “mi spiace, ma abbiamo finito tutto!” e noi potremo essere ancora più orgogliosi di ciò che siamo, perché è proprio vero che siamo ciò che mangiamo (e beviamo) e in questo periodo basta guardare come si comportano alcuni stati per averne la controprova! In questo wine blog ho scelto sin dal principio di dare spazio solo alle realtà del nostro paese e in particolare al vino italiano e non sono mai stato più fiero di questa presa di posizione!
Mi piace pensare che usciremo da tutto questo più forti e uniti di prima e che il made in Italy ripartirà proprio da noi italiani che, forse, avevamo perso un po’ del nostro atavico attaccamento ai prodotti del nostro paese.
Per quanto riguarda il vino, nello specifico, è impossibile pensare di prescindere dall’export e per amore o per forza dobbiamo sottostare a certe dinamiche e sfruttarle al meglio. Quindi lungi da me predicare di un protezionismo utopico e sconveniente, ma parlo di un ritorno al mercato interno così screditato negli ultimi anni per alcune nostre “cattive abitudini”. In questi ultimi giorni abbiamo dimostrato quanta elasticità mentale abbia il popolo italiano nel riadattarsi e nel cambiare il proprio stile di vita per far fronte ad un’emergenza come quella del Corona Virus, eppure ci sono modus operandi ormai radicati in alcuni di noi che facciamo fatica a migliorare, a convertire in approcci più positivi, corretti e rispettosi. Il vero “protezionismo etico”, infatti, si attuerebbe da solo, senza forzature di sorta, nel semplice momento in cui si dovesse tornare a pagare le fatture dei produttori e si riuscisse a guardare tutti verso un obiettivo comune, nel rispetto delle singole attività e nella conseguente valorizzazione delle stesse.
A nessun produttore di vino converrebbe vendere all’estero (al netto di tasse, listini export spesso più bassi di quelli Italia e delle fee da accordare agli importatori), eppure per molti di essi è più “sicuro” vendere fuori dai confini italiani perché sanno che verranno pagati (quasi sempre in anticipo).
Molti invitano a ricordarci dei piccoli negozi e delle piccole realtà produttive del nostro paese quando usciremo dalla quarantena e non potrei essere più d’accordo con questi appelli, ma non credo che boicottare gli e-commerce (specie quelli italiani) proprio in questo momento, sia positivo. Questo perché, attualmente, sono attività che possono permetterci un approvvigionamento di prodotti senza rischi e senza dover uscire di casa e molti saranno costretti a utilizzarli. Il mio invito, quindi, è quello di iniziare proprio da questo momento ad ordinare prodotti italiani direttamente dalle enoteche online o dalle aziende che hanno un wine shop interno. Iniziamo a dare un segno sin da subito del nostro rinnovato attaccamento al made in Italy e alle produzioni d’eccellenza che solo il nostro paese è in grado di offrire. Torniamo a farci invidiare dal mondo e cogliamo quest’occasione per ritrovare quella fiducia reciproca che potrebbe accelerare il processo di “ricostruzione”. Una sorta di “rinascimento” che nulla ha a che fare con la denigrazione degli altri paesi, dei loro abitanti e dei loro prodotti, bensì ci ridoni quella consapevolezza nei nostri mezzi, nella nostra storia e nell’indubbie potenzialità di questo paese per dimostrare a tutti che nulla può abbatterci e nessuno può privarci della libertà di essere ciò che siamo e di primeggiare con merito in molteplici settori.
Siamo noi a poter cambiare le cose e se c’è qualcosa di “buono” in questo periodo buio è che il virus sta riportando a galla un orgoglio e un senso di appartenenza che il nostro paese sembrava aver perso o che, forse, non ha mai avuto.
Sarò un utopista, un inguaribile sognatore, ma sono certo che l’Italia e gli italiani si rialzeranno con il vantaggio di poter uscire prima degli altri da questo momento di paura e stallo e magari ci riprenderemo tutti i primati che ci competono storicamente per la qualità del nostro lavoro, l’acume delle nostre menti e la positività dei nostri animi.
Concludo con un invito agli amici e ai colleghi comunicatori che stanno utilizzando i social e il web per condividere le proprie degustazioni casalinghe continuando la propria attività anche se impossibilitati, come me, nel viaggiare per vigne e cantine:
– Chi ama il vino non può esimersi dall’apprezzare vini di Borgogna, buoni Champagne e dall’essere curiosi nei riguardi dei vini del Nuovo Mondo o di qualsiasi areale vitivinicolo di questo pianeta, ma almeno in questo periodo di “reclusione” stappiamo e beviamo italiano! Parliamo dei vini dei nostri ottimi produttori, dei nostri virtuosi vignaioli, di quelle realtà che ora stanno vivendo un momento critico e hanno bisogno del supporto di tutti noi amanti di questo meraviglioso mondo. Quindi mangiamo e beviamo italiano, ora più che mai! Quando tutto sarà finito, torneremo a viaggiare e a sperimentare cibi e vini di tutto il mondo ma lo faremo con un piglio differente, ne sono certo! Lo faremo ancor più convinti del valore dell’enogastronomia italiana e delle persone che anche in questo momento stanno cercando il modo di continuare a portare avanti le proprie produzioni con la speranza di arrivare sulle nostre tavole, nei nostri calici, ad allietare giornate migliori.
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