Il miglior modo per sostenere i “piccoli” produttori e le cantine virtuose è acquistare i loro vini e… se li trovassimo anche in GDO?

Qualche giorno fa in una radio nazionale, tra le più importanti, mi è capitato di ascoltare lo speaker invitare gli italiani ad acquistare vino in grande distribuzione, approfittando delle tante offerte a scaffale benedicendo il 3×2, passando poi ad elevare il suo invito ponendo l’attenzione sulla certificazione “bio”, in quanto – a detta sua – grazie ad essa si può essere più “sicuri” della qualità del prodotto. Ecco, io non ce l’ho con l’ignaro speaker e non lo biasimo per aver detto quello che, probabilmente, il 99% degli italiani “bevitori”, ovvero tutti quelli che acquistano vino al supermercato mentre fanno la spesa,  pensa le stesse cose e poco è cambiato per loro durante la pandemia in termini di possibilità di acquistare le proprie bottiglie o il proprio “tetrabrik”. Anzi, percentuali alla mano, sembra che le vendite di vino in GDO siano aumentate dal 7% al 10% in Italia. 

vino covid supermercato piccole cantine

Sia chiaro, come non avevo nulla contro lo speaker non ho nulla contro le aziende che vendono in GDO (anche perché non sono tutte necessariamente produttrici/imbottigliatori di quello che in gergo chiamiamo “vino industriale”) e comprendo benissimo che le dinamiche legate al normale (per quanto si possa parlare di normalità in questo periodo…) approvvigionamento di generi alimentari degli italiani rendano il “supermercato” il punto di riferimento anche per l’acquisto di vino, però con i ristoranti immobilizzati e gran parte dell’export del vino di qualità quasi totalmente annullato da mesi credo che gli appelli vadano fatti anche e soprattutto nei confronti di chi sta davvero subendo questa crisi: le piccole e medie imprese agricole italiane, quelle cantine virtuose, spesso a conduzione familiare, che garantiscono qualità e maggior tracciabilità del prodotto. Mi dicono spesso che è difficile acquistare dai piccolo produttori, mi dicono che i vini di cui scrivo costano, spesso, troppo per “i comuni mortali”. Nulla di meno vero! Se si ha voglia di cercare, con pochi euro in più delle cifre che si trovano a scaffale in GDO, si possono comprare ottimi vini di realtà alle quali anche solo acquistando un cartone da 6 possiamo dare un contributo concreto intriso di positività e resilienza. Magari non cambieremo loro la vita, ma uniti potremmo limitare i danni.

Che si acquistino direttamente da produttori, nell’enoteca di fiducia o online, l’importante è cercare di sostenere chi faceva dell’ho.re.ca. e dell’enoturismo le proprie principali fonti di sostentamento. Ripeto… sarebbe da ipocriti chiedere a quell’ipotetico 99% degli italiani di smettere di “fare la spesa” mettendo nel carrello anche del vino (gli si può chiedere di scegliere meglio, quello sì!), ma a chi ha passione si può chiedere di stimolare chi gli sta intorno a sostenere le aziende virtuose, educando e dimostrando che la qualità è accessibile a tutti e i valori aggiunti che il tessuto delle piccole e medie cantine italiane sa dare sono valgono quel piccolo contributo extra.

Per quanto il mio consiglio sia sempre quello di riferirsi direttamente ai produttori o alle enoteche, non mi dispiacerebbe trovare degli esponenti della GDO nazionale sperimentare, almeno in questo periodo, un “corner” dedicato ai vini che non sono soliti essere distribuiti in grande distribuzione al fine di sostenere i piccoli e medi produttori di vino italiani e, al contempo, di educare i consumatori ad acquisti più consapevoli. Esistono grandi iper mercati con enoteche interne che già hanno dimostrato che si possono vendere grandi vini di “nicchia” in GDO appassionando e attirando clienti non necessariamente esperti e dando visibilità a più ampio respiro a realtà virtuose che in questo momento potrebbero trarre notevole vantaggio da un’esposizione che pur essendo rivolta alla “massa” non sarebbe svilente della qualità dei loro vini se contestualizzata adeguatamente. Sarebbe un bel messaggio! Sono certo che molti sommelier esperti e comunicatori sarebbero disposti a dare una mano. Mai avrei pensato di suggerire qualcosa del genere, ma questo particolare momento storico socio-economico ci sta portando tutti a rivalutare alcune nostre posizioni che, se superate e adeguate alla situazione, potrebbero rappresentare l’alba di una nuova era sotto l’aspetto commerciale e non solo.

Per ovviare alla frase “le dimensioni non contano” con la quale qualcuno ribatterà giustamente ad alcuni passaggi di questo pezzo, ci tengo a specificare che solo per convezione parlo di piccole e medie “imprese vitivinicole” in quanto rappresentano il tessuto più virtuoso della produzione enoica del Bel Paese e nulla vieta di acquistare vino di realtà più note e importanti già presenti in GDO (de gustibus non disputandum est). Ciò su cui ho cercato di farvi riflettere è proprio sul fatto che quelle realtà, probabilmente, non hanno subito un calo così importante delle vendite proprio grazie alla possibilità di continuare a rifornire gli scaffali dei supermercati che non hanno mai chiuso. E’ fondamentale, perciò, discernere chi ha potuto continuare a vendere e chi non lo ha potuto fare con i loro principali sbocchi commerciali chiusi o ridotti ai minimi termini.

Non vi nego che da marzo dell’anno scorso non passa giorno in cui non mi fermi a pensare, nel mio piccolo, a soluzioni per supportare la filiera non solo attraverso la mia attività di comunicatore. Sono perciò disponibile a valutare qualsiasi forma di “lavoro di squadra” finalizzata non al mero guadagno, bensì al sostegno del comparto e, in particolare, delle realtà virtuose che nonostante tutto stanno continuando a portare avanti il loro lavoro dalla vigna alla cantina con grande forza d’animo e speranza.

 

F.S.R.

#WineIsSharing

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