Il Bianchello del Metauro – Una questione di famiglia e rispetto in un territorio dalla grande biodiversità

Chi mi legge da qualche tempo avrà imparato a conoscere le mie radici e quanto io sia ancora attaccato alla mia terra natìa nonostante quelle stesse radici si siano allungate portandomi altrove e rendendomi, per certi versi, un nomade ma non un apolide. Sì, parlo delle Marche, regione che sta vivendo un momento di forte Rinascimento in termini enoici ed enoturistici e che fa della propria integrità paesaggistica e dell’instancabile dedizione al lavoro dei proprio vignaioli motivi di vanto che non sempre riesce, però, a comunicare a dovere.

C’è un territorio, però, che si sta muovendo davvero bene in tal senso. Questo territorio è l’areale del Bianchello del Metauro, Doc che ha da poco compiuto 50 anni (ricordo con piacere di aver condotto la degustazione in onore del 50mo all’ultimo Vinitaly al quale noi tutti abbiamo avuto modo di partecipare, ormai 2 anni fa).
Siamo nel nord delle Marche, a confine con la Romagna, in un’area abbastanza vasta che spazia dalle colline (che rappresentano oltre il 70% del territorio) al mare Adriatico e abbraccia ben 18 comuni della provincia di Pesaro e Urbino, nella vallata del Metauro: Fano, Cartoceto, Saltara, Serrungarina, Montefelcino, Isola del Piano, Fossombrone, S. Ippolito, Montemaggiore, S. Giorgio, Piagge, S. Costanzo, Orciano, Barchi, Fratte Rosa, L’isola amministrativa del comune di Mondavio denominata Cavallara, compresa tra i territori comunali di Serrungarina, Montemaggiore, Piagge, S. Giorgio e Orciano, e parte dei territori comunali di Urbino e di Fermignano. In un territorio a cavallo fra Appennini e Mare Adriatico il clima non può che variare in base agli influssi delle montagne e del mare. Ovviamente, un parametro fondamentale di cui tener conto saranno le altitudini, che nell’entroterra si spingono fino a quote di alta collina. 

Il Bianchello (anche detto Biancame, Biancuccio o Greco Bianco) affonda le sue radici nella storia (se ne ha testimonianza sin dal III secondo a.C.), ma non sempre è stato percepito come il vino che può e sa essere. E’ qui che entra in gioco l’opera di un manipolo di produttori lungimiranti e virtuosi che ha creato un’associazione dedicata, proprio, alla valorizzazione e alla promozione del proprio vitigno principe e dei vini da esso prodotti, nonché del contesto territoriale in cui vengono allevati i vigneti di Biancame.

Da anni sono convinto fautore di ogni tipo di unione fra produttori, specie quando a riunirsi sono produttori di nicchia e, per questo, vi invito ad approfondire la conoscenza dell’associazione Bianchello d’Autore, volta a valorizzare l’eccellenza vitivinicola di questo territorio, mostrandone in maniera coordinata potenzialità in termini di vocazione e biodiversità. Vini che riescono a manifestare in maniera spontanea e mai forzata il raro connubio fra tradizione e contemporaneità grazie all’affabilità del Bianchello e alle percezioni fresche e minerali che sa dare. Da non trascurare, inoltre, la duttilità dimostrata negli ultimi anni di questo varietale, che ha permesso alle cantine locali di produrre un range di referenze che contempla le versioni più giovani e agili, delle espressioni più strutturate e longeve e, persino, degli spumanti metodo classico davvero interessanti. Sono certo che girare per questa parte così integra e suggestiva delle Marche, tra mare e collina, vi farà comprendere a pieno la natura di questo areale e dei suoi vini.
Eccovi le 9 realtà che ho avuto modo di conoscere negli ultimi anni e di approfondire durante il mio ultimo tour territoriale con focus sulla sostenibilità:

Bruscia

La Cantina Bruscia è la tipica azienda a conduzione familiare che opera nell’agricoltura a tutto tondo da 4 generazioni. È solo negli anni ’60, però, che la famiglia Bruscia decide di dedicarsi principalmente alla viticoltura e grazie ad uno spiccato spirito imprenditoriale giunge a 30 ettari di vigneti dislocati in selezionate e vocate posizioni dell’areale. Una cantina ben strutturata ma soprattutto un attenzione sin da tempi non sospetti ad un approccio rispettoso e sostenibile dalla vigna al bicchiere. L’azienda produce vini biologici molto identitari non lesinando sperimentazioni interessanti e in particolare con il Bianchello che produce anche in versioni senza solfiti aggiunti e metodo classico, ma anche Passito. Vi segnalo in modo particolare proprio il Metodo Classico Conte Giulio, identitario e davvero piacevole alla beva, e il Lubàc Bianchello del Metauro Superiore Doc intenso, fiero nell’esposizione varietale solare e integro nel sorso. Un Bianchello capace di evolvere in complessità mantenendo sempre la sua innata minerale freschezza.

Cignano

Siamo a Isola di Fano, nella valle del torrente Tarugo, perpendicolare alla vallata del fiume Metauro vicinissimo all’antica Forum Sempronii, oggi Fossombrone. I vigneti godono di una posizione privilegiata, adagiati sulla dolce collina di arenaria gialla, perfetta per l’allevamento del Bianchello. L’azienda agricola, da sempre dedita all’olivicoltura e alla viticoltura, è stata fondata da Antonio e Mario Bucchini ma è con l’avvento dei giovani Fabio e Annibale che Cignano assume sempre di più le connotazioni di una cantina di riferimento per l’areale.Un approccio rispettoso che vuole attingere alla tradizione in chiave contemporanea, senza mai eccedere nella modernità ma offrendo interpretazioni del territorio e del Bianchello che possano essere apprezzate dai più esigenti palati odierni. Interessanti, anche in questo caso, le sperimentazioni come quella del Bianchello macerato Superbo Ancestrale e affinato in anfora molto caratteristico nel naso che non scade in omologanti toni macerativi, bensì lascia intendere il Biancame nella sua maturità di frutto e freschezza di fiore. È la mineralità, però, a fare la differenza dando equilibrio e slancio ad un vino di polpa e dal giusto grip. Fresco e agile il Metodo Martinotti ma il vino che rappresenta di più la concezione del Bianchello del Metauro a Cignano è sicuramente il San Leone (Superiore): vino luminoso, capace di coniugare buona intensità di frutto a folate fresche agrumate e balsamiche; il sorso entra ampio per poi distendersi con disinvoltura e slancio, fino alla chiusura sapida e persistente.

Conventino di Monteciccardo

Giovane realtà, nata nel 2003 grazie all’intuito di Egidio Marcantoni che acquista una tenuta alle pendici dell’antico convento di Monteciccardo. Una tenuta che comprendeva sì 1000 ulivi ma non prevedeva vigna. È qui che subentra il giovane Mattia Marcantoni, figlio di Egidio, appassionato di vino e di viticoltura, che dal 2008 entra in azienda e trasforma quella che era un’azienda agricola a trazione olivicola in una delle più intraprendenti cantine della nord delle Marche. Il Conventino è un’azienda a conduzione familiare che guarda al futuro con grande attenzione alla sostenibilità e alla produzione di vini dalla forte identità territoriale. Incastonata in un micro areale unico per biodiversità e condizioni pedoclimatiche, la volontà di Mattia è stata sin da subito quella di dare risalto agli autoctoni locali e nel Bianchello, dopo anni di sperimentazione, il vino che riesce a rappresentare di più il connubio fra varietale e territorio è sicuramente l’etichetta Le Fratte. Un vino fresco nel frutto, fine nel fiore, verticale nell’approccio palatale, in un sorso che sa di terra e di mare, di sole e di vento. Un’interpretazione nitida del Bianchello.

Di Sante

L’Azienda Agraria Di Sante, anch’essa a conduzione rigorosamente familiare, è fortemente connessa a queste terre sin da quando Timoteo Di Sante, alla fine dell’800, iniziò a credere nella vocazione del suo, allora, piccolo fazzoletto di terra per la coltivazione della vite. A Timoteo seguì il figlio Oddo che implementò l’azienda che oggi è gestita da Roberto Di Sante, la moglie Gigliola e il figlio Tommaso. Così prende forma la cantina di nuova costruzione e si completano le acquisizioni dei terreni fino agli attuali 30ha di vigneto gestiti interamente secondo i criteri del regime biologico.In queste soleggiate colline dell’entroterra fanese che guardano e sentono il mare, fra l’eremo di Monte Giove e le terme di Carignano, le vigne della famiglia Di Sante disegnano geometrie che ben identificano la viticoltura come lavoro di squadra, saggio e consapevole, tra uomo e natura. Il Bianchello non può che essere il riferimento nella linea dei vini di questa realtà e viene interpretato in due versioni: il Gazza più fresco e agile e il Giglio, un Bianchello del Metauro Doc Superiore che si espone sicuro nella sua identità varietale, con buona maturità di frutto con fiori gialli e agrumi a rinfrescarne l’olfazione. Il sorso entra ampio e si svolge con buona dinamica e decisa sapidità.

Fiorini

La storia dell’azienda Fiorini è, senza tema di smentita, quella più pionieristica riguardo la valorizzazione del Bianchello del Metauro. Il primo vigneto impiantato da Luigi Fiorini è datato 1930, oggi a distanza di quasi 100 anni, l’azienda è condotta con la stessa passione e il medesimo rispetto (biologica dal 2013 ma sempre stata molto accorta) da Carla Fiorini, enologa nipote di Luigi, e da suo marito Paolo. La superficie vitata dell’azienda è grande e per ca. i 3/4 è formata da vigne di Biancame. In queste dolci colline che anelano al mare, Carla gestisce la sua azienda agricola con la visione di chi sa da dove si viene e ancor più sa dove si deve andare. La centralità del Bianchello, nella sua produzione, è palese tanto che ad esso sono dedicate 4 etichette e forse una quinta in arrivo. Il riferimento è sicuramente il Campioli, Bianchello del Metauro profumato ed armonico, dall’ottimo slancio fresco e dinamico. Chiude piacevolmente sapido. Interessante il lavoro portato avanti sulla fermentazione (in parte) e sull’affinamento in legno del Bianchello che hanno portato al raggiungimento di un buon equilibrio nell’Andy, un Bianchello del Metauro Doc Superiore che nell’annata attualmente in commercio si propone con una garbata presa di legno, distinta materia e buona profondità. Il finale saporito chiude il cerchio. Da attendere le evoluzioni della sperimentazione portata avanti sul Bianchello macerato sulle bucce. Le prime prove sembrano promettere molto bene!

Mariotti Cesare

Anche l’azienda Mariotti affonda le radici in questo territorio molti anni fa, 80 per l’esattezza. Nella Valle del Metauro, in località Sant’Antonio, nel comune di Montemaggiore, la viticoltura è vanta una storia antica e il Biancame era già il vitigno di riferimento. A testimoniarlo è la vigna storica dell’azienda, proprio di fronte alla cantina, in cui centinaia di vecchissimi ceppi (ancora produttivi) si ergono, arrampicandosi ai propri tutori vivi, solo in parte sostituiti da sostegni. La superficie vitata aziendale è di circa 11ha e il Bianchello anche in questo caso è l’indiscusso protagonista dalla vigna alla cantina tanto da vedersi dedicare almeno 4 diverse referenze per annata. Il vino più rappresentativo dell’azienda è proprio quello in cui confluiscono le uve delle viti maritate, raccolte tardivamente (l’equilibrio produttivo della pianta, il clone più spargolo e l’altezza delle piante permettono di lasciare le uve fino alle seconda decade di ottobre senza problemi), ovvero il Piandeifiori. Si percepisce sin dal primo nasco una maggior concentrazione che conferisce al vino complessità e un sorso dalla struttura tridimensionale. Non vi nego che ero un po’ intimorito da questa interpretazione così potente di un vitigno gentile come il Bianchello ma Cesare ha avuto ragione grazie alla raccolta tardiva infatti è anche l’acidità ad essersi concentrata e la sapidità finale concorre a invogliare alla beva. Inoltre, una verticale che si è spinta fino al 2006 il Piandeifiori ha dimostrato una notevole predisposizione evolutiva, specie in annate non eccessivamente calde.

Claudio Morelli

Una famiglia dedita all’agricoltura da quasi 100 anni, ma che dagli anni ’50 profonde tutti i propri sforzi e le proprie aspettative sulla coltivazione della vite e la produzione di uve e di vino, con particolare attenzione al Bianchello, ovviamente! 22ha di vigneto che dall’alto guardano il mare e che affondano le proprie radici in terreni prevalentemente tufacei-sabbiosi. Ciò che ho trovato visitando l’azienda Morelli è stato un palese ed armonico connubio fra tradizione e rispetto in vigna da un lato e lungimiranza e tecnica n cantina dall’altro. Il Bianchello viene lavorato in riduzione con risultati molti interessanti dal punto di vista dell’espressività olfattiva, molto più tesa alla finezza e a tonalità minerali. Molto interessante l’approccio zonale delle vinificazioni che prevede la produzione di 3 Bianchello di cui uno, il San Cesareo, da diversi vigneti tra gli 80 e i 250m slm espressione di un’identità di base aziendale e due veri e propri cru: la Vigna delle Terrazze, da un suggestivo terrazzamento a 100m di altitudine che gode della vicinanza del mare e dei terreni di tufo e sabbia. Fresco, dinamico e salino; il Borgo Torre a 250m slm, che gode della maggior altitudine e dell’ottima esposizione a sud-ovest, nonché di terreni ricchi di tufo con presenza di limo e argilla. Un vino intenso nel frutto e integro nel sorso, per nulla esile ma ugualmente slanciato. Il finale molto sapido invoglia alla beva. Ottimo anche il Metodo Classico Morell che esprime tutte le potenzialità del Biancame in termini di freschezza e finezza.

Terracruda

Arrivi a Fratte Rosa e ti senti in un contesto idilliaco, in cui si vede, si sente e si respira biodiversità. Una realtà giovane, anch’essa a conduzione familiare, dotata di una moderna cantina e di vocati vigneti dediti interamente a varietali autoctoni tra i quali spicca, ovviamente, il Bianchello del Metauro. La famiglia Avenanti mi ha sempre accolto con grande calore ed energia nella loro terra, senza mai smettere di incuriosirmi con la loro variegata produzione in cui vitigni autoctoni locali vengono declinati in differenti interpretazioni al fine di mostrarne tutte le variegate sfaccettature caratteriali. Alle tre versioni ferme Boccalino (fresco e agile) e Campodarchi etichetta Argento (fresco, fruttato e dinamico) e etichetta Oro (maggiormente strutturato, profondo e sapido, con una notevole predisposizione all’evoluzione in bottiglia), si aggiungono recentemente un metodo classico molto fine, slanciato e sapido e un rifermentato in bottiglia, quest’ultimo davvero divertente e in grado di esprimere il varietale in maniera fresca, senza fronzoli, enfatizzandone la naturale predisposizione alla beva. Un’azienda, questa, che manifesta grande rispetto per il territorio (da qualche anno in regime bio ma da sempre molto attenta alla sostenibilità), condotta da una famiglia lungimirante, alla continua ricerca di nuove sfide. 

Fattoria Villa Ligi

La storia della famiglia Tonelli è da oltre 100 legata a questa campagne ma è solo negli anni ’80 che Francesco Tonelli, con grande passione e e propositività da vita alla Fattoria Villa Ligi, un’azienda che si è prodigata negli anni nella riscoperta e nella salvaguardia di varietà tipiche rare. Oggi è il giovane Stefano, enologo e eecnologo Alimentare, a guidare l’azienda, insieme alla sua compagna Lea Pailloncy, vignaiola formatasi tra Borgogna e Provenza. A coadiuvarli nella gestione aziendale Maria Ida e Elena. Il Bianchello non rappresenta il cuore dell’azienda ma è sempre stato un vino al quale la famiglia Tonelli ha voluto dedicarsi con attenzione e dedizione cercando di portare in bottiglia un vino dalla forte identità varietale e territoriale. Quel vino si chiama Albaspino e riesce ad esprimere nitidamente quella che è la filosofia aziendale, ovvero quella di puntare sempre sulla sincerità, senza storpiature o forzature di sorta. Un Bianchello del Metauro Doc armonico al naso, equilibrato al palato, agile e salino, senza essere troppo esile o sfuggente. Un bianco che completa la linea delle interessanti referenze aziendali.

Nel mio ultimo tour e ancor più mentre attingevo ai miei appunti per la stesura di questo articolo, mi sono reso conto di quanto queste 9 realtà siano in continuo fermento, mai dome, a prescindere da storia, dimensioni o filosofie. Credo sia proprio questo il comun denominatore delle realtà dell’associazione Bianchello d’Autore: la laboriosità unita alla continua voglia di sperimentare e di mettersi in gioco. Condizione che si unisce ai valori umani che ho avuto modo di riscontrare in ogni singola cantina che ho avuto modo di visitare, a testimonianza della levatura di un popolo, quello marchigiano, che non ama fare proclami ma dimostra con i fatti la propria innata dedizione alla terra, al rispetto e alla qualità.
Una tappa consigliatissima per tutti gli enoturisti, appena torneremo liberi di viaggiare per vigne e cantine.

F.S.R.

#WineIsSharing

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