Fra Vini falsi e meno “sinceri” Vini autentici

E’ ormai da diversi anni che si sentono sempre più notizie di cronaca riguardanti sequestri di Vino falsificato, ma a prescindere dal lavoro dei falsari (non ultimo l’appena processato Rudi Kurniawan), mi sono chiesto se, anche nel caso di alcuni Vini “autentici” non si possano avere gli estremi di una sorta di truffa psicologica? 



In realtà, penso di no… in quanto quello che alcuni potrebbero intendere come un tentativo di “truffa”, non è altro che l’applicazione delle basilari regole del mercato e della promozione aziendale da parte di quei produttori che, purtroppo, non vantano un prodotto “che si vende da solo”, bensì una linea produttiva che necessità di alcuni “incentivi”.
Nonostante siano tra i miei interessi personali, non vi annoierò parlandovi di programmazione neuro linguistica (PNL), linguaggio non verbale e del mentalismo, in quanto ciò che viene applicato al Vino da parte di alcune case produttrici è ben meno complesso e più schietto di queste particolari metodiche psicologiche.
Parliamo infatti di grandi venditori e non di grandi truffatori e questo perché, come per l’Arte, nel Vino vige una regola fondamentale, ovvero quella che vede l’assoluta libertà nel definire la propria creazione e nel porla o cercare di posizionarla nel segmento di mercato ideale, in quanto a target di riferimento e quindi a fascia di prezzo.
Per farla breve, non devo necessariamente fare un Vino da 100,00€ per proporlo sul mercato a 100,00€, anche perché nessuno potrà mai definire quali siano le specifiche di un prodotto soggettivo come il Vino per una valutazione economica di quel tipo, sarà il mercato stesso a dire se la scelta è stata opportuna o meno.
Questo accade spesso grazie alla qualità del prodotto, ma può anche accadere in base all’abilità dei produttori e della struttura aziendale nel proporre e promuovere il proprio Brand e quindi i propri Vini.
Le reali valutazioni organolettiche professionali, ma ancor più il gusto personale del singolo consumatore non saranno mai finalizzate al costo della bottiglia appena stappata, ma è, ormai, scientificamente provato che la nostra capacità di discernere fra ciò che è “buono” e ciò che non lo è, e ciò che “vale” e ciò che non vale, sia ampiamente condizionata e condizionabile da mere dinamiche commerciali. Concetto direi ovvio e scontato se si pensa all’applicazione delle regole della suggestione di massa da parte di famosi marchi della Moda ad esempio, ma che per un prodotto così poco (apparentemente) legato all’immagine ed alla superficialità, così svincolato (ri-apparentemente) dalle mode, in realtà assume connotati ben più “pericolosi”. Questo perché non c’è mente più facile da condizionare di quella che non crede di essere condizionabile.
Sono numerosi gli studi che hanno dimostrato la capacità delle aziende e dei media di indurre il consumatore a credere che un Vino sia grande, anche se quello realmente somministrato è soltanto un Vino a buon mercato versato in una bottiglia di una grande e nota etichetta. Infatti, uno studio della Caltech ha dimostrato che il nostro cervello registra fisicamente più piacere quando si bevono vini più costosi, anche se il prezzo è stato artificialmente o arbitrariamente aumentato. 


Quindi lasciate che questi studi vi aiutino a non sperperare i vostri risparmi facendosi plagiare dal “branding” aziendale, ma cercando di selezionare ciò che andrete a stappare effettuando una ricerca libera e priva di condizionamenti, che per quanto possa sembrare impossibile al giorno d’oggi (dati i condizionamenti su più fronti che riceviamo in ogni istante, soprattutto dal Web), o comunque basandovi su una percezione reale e non “modaiola” di un’azienda ed un’etichetta.
Nei casi di vendita diretta, ma anche nella promozione aziendale online, potrete seguire alcune semplice regole per comprendere se chi sta cercando di “vendervi” il proprio Vino vi sta proponendo un Vino di qualità nel quale crede fermamente, o se quella stessa persona sta solo cercando di fare business consapevole di aver fra le mani un prodotto economicamente sopravvalutato:

  •  Cercano di “vendere” loro stessi e la storia dell’azienda,  prima ancora di proporre il proprio Vino: se pur io sia da sempre convinto che un Vino acquisisca per me maggior valore intrinseco e persino organolettico (per qualche strana dinamica sensoriale) quando si riesce ad approfondire la conoscenza diretta dell’aziende ed ancor più delle persone che la gestiscono, bisogna sempre ricordare che il Vino è Vino e prescinde tutto ciò che c’è intorno ad esso: produttori, territorio, strutture, macchinari ecc… Intendiamoci, tutte queste cose le ritroverete nel Vino, ma non devono essere considerate a priori perché qualcuno vi ha creato aspettative ed una struttura mentale atta ad apprezzare più del dovuto aspetti satellite e non il solo reale gusto del Vino che state per acquistare e bere. Godete dei racconti di tutti i produttori, girate per le vigne, siate curiosi, comprendete lo spirito aziendale e la qualità del terroir di riferimento, ma al momento dell’assaggio resettate tutti i preconcetti e sentite il Vino, per chi è e com’è “Lui”.
  • Si rendono conto che un prezzo più alto è visto come sinonimo di maggior qualità: la realtà è che molte persone non vogliono comprare la marca più economica disponibile. Vogliono marchi noti e di pregio come Gucci e non abbigliamento di grandi magazzini, anche la dove la fattura di alcuni capi si avvicini molto nonostante le notevoli differenze di costi. Spesso i prezzi dei Vini vengono aumentati dall’azienda senza un effettivo motivo, se non quello di massimizzare i ricavi. Per quanto ci faccia sentire importanti avere una una cassa di un Vino prodotto con tirature molto limitate (2000/6000bot.) e per quanto sia eccitante poter pensare di stappare bottiglie dai 50,00€ in sù di grandi Vini italiani, non tutti i Vini con tirature limitate e costi importanti sono in grado di compete con produzioni più ampie ed a prezzi meno esosi. Questo significa che se vale la regola che non bisogna farsi condizionare dal brand famoso, ma valutare il vino in sè, è altrettanto vero che non si deve commettere l’errore inverso, ovvero quello di farsi affascinare troppo dalla piccola realtà, che fa pochissime unità a costi sostenuti. Non sempre “piccolo è bello”.
  • Chi vende non sembra non avere mai dubbi:. Nietzsche ha osservato che le persone tendono a credere a tutto ciò che vedono che è creduto fortemente da altri. I grandi venditori e, purtroppo, anche i più scaltri truffatori lo sanno. Quindi, qualunque cosa essi credano, faranno in modo di crederla con forza e passione a tal punto da compiere una previa opera di autoconvincimento. Una convinzione che ti fa cadere eventuali ultimi dubbi su ciò che ti stanno vendendo! Ti diranno con massima serietà “Questo è un Vino straordinario!” e tu non potrai fare altro che credere a cotanta sicurezza, ma è proprio in quel momento che dovrai ricordare questo articolo per resettare i tuoi pensieri e elaborare una tua valutazione personale. Non abbiate paura di manifestare i vostri dubbi, in quanto la sicurezza fittizia è la più semplice da minare ed una volta scalfita la prima barriera, l’insicurezza e la consapevolezza di essere stati presi con le mani nel sacco vi daranno modo di capire che avete di fronte.
  • Il venditore è particolarmente vago ed ambiguo: come nell’Arte astratta non si potrebbe mai pensare di andare da un artista e dirgli “questo quadro è sbagliato!”, qualcosa che non ha un oggettività reale non può essere sbagliata a meno che di grossolani errori ed evidenti difetti di produzione, ma questo chi sa “vendere” lo eviterà! Se chi vende eviterà di dirvi tutto ciò che dovreste sapere sul Vino che state per assaggiare ed eventualmente di acquistare. Il “venditore di fumo” sarà sicurissimo nel recitare le sue solite frasi di repertorio, ma se cercherete di spostare l’attenzione sul Vino per come lo intendete voi, vedrete scattare una sorta di meccanismo di autodifesa, che vi porrà in un territorio difficile, quasi di sfida, in quanto chi sa di essere intoccabile (il produttore è come l’artista e non può essere messo in dubbio ciò che asserisce rispetto alla sua opera in quanto unico a comprenderla nella sua interezza) e siete voi a dover dimostrare la vostra competenza.

La suggestione  è ovunque, ma confido che nel Vino possa essere per lo meno controbilanciata dalla conoscenza e della capacità di emozionarsi sinceramente di ciascuno di noi, anche se, mi chiedo, cosa farei io stesso se invitato ad una cena mi servissero uno Château Lafite, ma si trattasse di una bottiglia contraffatta? Sarebbe più forte la suggestione e quella reazione chimica che ci porta a nutrire la gioia con altra gioia, o percependo qualcosa che non va riuscirei a comunicare agli altri commensali che si tratta di un falso? Vale lo stesso per un Vino autentico dal costo esorbitante, che, però, ad una valutazione alla cieca non viene spesso riconosciuto e non gode di grandi punteggi? Forse sì… o forse no… ma sicuramente vale anche il contrario, in quanto, io, ad esempio, le più grandi delusioni le ho avute stappando Vini nei quali riversavo grandi aspettative, indotte dalla forza di un’etichetta e dal costo della bottiglia in questione e sarei ipocrita se non dicessi che fino a poco tempo fa ero davvero condizionato dal fattore economico. La degustazione alla cieca è sicuramente la prassi tecnica e professionale per eliminare ogni sorta di dubbio, ma per noi che il Vino amiamo comprarlo, berlo ed abbinarlo ciò che più ci piace mangiare, è davvero impossibile assaggiare e capire un Vino per ciò che è a prescindere da chi lo abbia fatto e da quante ore di lavoro ci sia costato? Lascio ai posteri l’ardua sentenza, in quanto non ho certezze a riguardo e forse… è bello così… perché quelle aspettative e quella strana, ma accettabile, forma di condizionamento fa pur sempre parte dello spettro emozionale che un Vino può suscitare.

Concludo dicendo che il wine marketing, se applicato al meglio da grandi prodotti è un servizio importante per il potenziale consumatore che deve venire a conoscenza di ciò che offre il mercato per poter scegliere liberamente, quindi non confondiate l’antica “arte” del “venditore di fumo” con la promozione di un Brand che merita di essere conosciuto per poi essere riconosciuto dal consumatore grazie proprio alla qualità dei prodotti venduti. Il marketing è la massima forma di esposizione e se non è supportato da un prodotto di qualità difficilmente può portare a frutti duraturi, quindi non diffidate della aziende che promuovono i propri Vini, ma di chi cerca di vendervi una storia ed un prezzo ancor prima del proprio Vino.
Il Vino va assaggiato, gustato…insomma va bevuto! Non importa se lo andrete a prendere in Cantina, come me, ho lo acquisterete in una piccola enoteca o ancor più in alcuni ipermercati che spesso vantano forniture di tutto rispetto a costi equi, ciò che conta è che proviate ciò che vi intriga, ciò che vi affascina e che cerchiate di porvi con meno aspettative possibili, ma con tanta curiosità. Io ci ho messo anni a togliermi di dosso molti preconcetti su alcuni produttori ed ancor più su certi Vini, ma ora posso dire di avere una visione si mia, ma più completa e imparziale e questo mi aiuta molto a godere di ciò che sto bevendo.

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