Il Meglio della settimana di Wine Blog Roll

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Dalle Marche un apprezzamento al concept di Wineblogroll.com – “Wine is sharing and Life is sharing, too!”

“Nemo propheta in patria” recitava un’antica massima latina, ma a quanto pare, non è sempre così! Io che partito da un piccolissimo paesino dell’entroterra marchigiano ho avuto modo di fare un po’ il “globetrotter” e, soprattutto l'”italytrotter”, non posso che essere fiero di aver ottenuto un bel riscontro anche nella mia provincia nativa, che amo e reputo una delle meno note, ma più interessanti d’Italia in termini enogastronomici e non solo. Vi dico questo perché proprio oggi è stata un pubblicata un’inatteso articolo su Wineblogroll.com, in uno dei più importanti quotidiani online delle Marche: Cronache Maceratesi.

“Come nasce la sua passione per il vino? «Il mio percorso di avvicinamento al calice parte dalla mia terra natia, le Marche – spiega – terra di grandi bianchi ed ultimamente di ottimi rossi ma si evolve in Toscana, terra dalle 50 e più sfumature di rosso dove ho potuto conoscere grandi produttori che con i loro vini mi hanno saputo emozionare, tanto da spingermi a girare l’Italia, e non solo, alla ricerca di sensazioni uniche che solo nel vino riesco a ritrovare. E’ il vino, infatti, che mi ha dato modo di vedere il mondo da punti di vista nuovi, di conoscere realtà, territori e, soprattutto, persone che difficilmente si arriverebbero a conoscere percorrendo altre strade».” continua a leggere —> http://www.cronachemaceratesi.it/assaggia-vini-e-lo-trasforma-in-un-blog-lidea-di-un-30enne.


Il Vino rende grandi…more

Il Vino tra storia, arte e modernità a Milano durante l’Expo 2015 – Milano Wine Garden

Written by noreply@blogger.com (Wine Blog Roll – Francesco Saverio Russo) on 07 May 2015 01:47 PM

Tra la miriade di eventi e “temporary spaces” organizzati ed allestiti parallelamente e contemporaneamente all’Expo2015, ce n’è uno che vede il Vino protagonista: ilMilano Wine Garden. Aperto al pubblico qualche giorno fa, fino al 20 settembre, il quattrocentesco e suggestivo giardino dell’Oratorio della Passione in Piazza Sant’Ambrogio, ospiterà il Milano Wine Garden. Una location scelta in maniera mirata ed evocativa, visto che parliamo di un’area che dal Rinascimento fino agli inizi del Novecento ha visto la vigna crescere all’interno dei giardini dei palazzi, vigna che ora torna a vivere grazie al format del Milano Wine Garden.
Un concept capace di unire la modernità all’esperienza di importanti professionisti. Il progetto nasce dall’idea di realizzare, in una sede prestigiosa nel centro cittadino, un villaggio in cui il Vino sia rappresentato attraverso il suo alto valore culturale e simbolico, dalle antiche tradizioni contadine sino al suo profondo significato religioso. Ecco perché, nel rispetto del tema di Expo 2015, il Milano Wine Gardenoffre un calendario di eventi davvero interessante e fittissimo di appuntamenti, con il fine di coinvolgere un ampio pubblico di curiosi, appassionati, intenditori italiani e stranieri.

Si potranno degustare Vini al calice di piccole ed interessanti aziende italiane, comodamente seduti chiacchierando con gli amici o attingendo alla libreria allestita appositamente per l’evento con titoli che rimandino al mondo del Vino e della cucina, sia in italiano che in inglese.
Inoltre, si potrà partecipare a corsi di cucina professionale e/o a degustazioni cibo-vino: momenti aperti a un pubblico alle prime armi come anche ai professionisti, con un calendario articolato e di ampio respiro.
Infine potrete fare un salto nella fornita enoteca nella quale si potranno acquistare Vini selezionati dal team di Milano Wine Garden.
Per i winelovers più preparati ed interessati, c’è un’ulteriore possibilità, ovvero quella di partecipare a degustazioni, incontri e convegni tenuti dal ProfessorAttilio Scienza noto esperto di enologia a livello mondiale, docente di Arboricoltura e coltivazioni arboree all’Università Statale di Milano…more

Gulfi – Vini di terra, sole, mare e cuore senza compromessi

Written by noreply@blogger.com (Wine Blog Roll – Francesco Saverio Russo) on 07 May 2015 03:27 AM
Sole, mare, passione e vigore, cibo squisito e, soprattutto negli ultimi anni, grandi Vini… si, sto parlando della Sicilia! E’ proprio in Sicilia che vi porterò oggi, prendendo come punto di riferimento Chiaramonte Gulfi, dove nasce la “semi-omonima” Cantina Gulfi.
In un contesto naturale di rara meraviglia, la famiglia Catania gestisce un’azienda che ha dell’incredibile per la sua attenzione ed il suo rispetto del territorio. Un Territorio del quale essi stessi si definiscono “i Custodi” e che trattano, giustamente, con una premura ed una lungimiranza rare…sempre più rare, purtroppo!

Gulfi nasce nel 1995 quando Vito Catania eredita dal padre parte delle terre di famiglia. Da qui l’inizio di una cantina pioniera nella valorizzazione del principale vitigni a bacca rossa della Sicilia e nella riscoperta dei prestigiosi cru di Pachino. L’azienda è il frutto di un lavoro iniziato nel 1996 con la preziosa collaborazione dell’enologo Salvo Foti. Oggi conta circa 70 ettari vitati nei migliori territori della Sicilia Orientale. 

La produzione è, quasi, totalmente incentrata sui vitigni autoctoni, da secoli adattati a queste terre, mentre per il metodo di coltivazione si è scelto l’alberello non irrigato che trattato nel rispetto dell’agricoltura biologica diviene simbolo di rispetto per questa terra così importante e così vocata.
Naturalità è il principio che da sempre guida il lavoro in vigna ed egualmente in cantina dell’azienda Gulfi. Una naturalità che è facile percepire e riscontrare in ogni calice dei loro Vini, che ho avuto modo di assaggiare in diverse occasioni rimanendo sempre, piacevolmente, colpito da questo meraviglioso passo a due fra intensità d’impatto ed estrema armonia. Parliamo di Vini dotati in ogni loro espressione di rara bevibilità, data da una mineralità costante conferita dalla qualità dei terroir prescelti, situati in diverse condizioni pedoclimatiche e con diverse caratteristiche del terreno, ma che sembrano convergere tutti verso una personalità comune ed una forte identità.

I Vini prodotti dall’azienda sono: Valcanzjria (bland di Chardonnay e di carricante e Albanello coltivati nei Monti Iblei); Rossojbleo (Nero d’Avola); NeroJbleo (Nero d’Avola); i quattro Cru di nero d’Avola di Pachino (Neromaccarj, nerobufaleffj, nerobaronj, nerosanlorè), Carjcanti (da uve Carricante); Cerasuolo di Vittoria e Cerasuolo di Vittoria Classico, Reseca (da Nerello Mascalese, coltivato in una vigna sull’Etna), Rosà (rosato da uve nero D’Avola) e Pinò ( il primo Pinot nero coltivato ad alberello sull’Etna di cui vi parlai nel mio resoconto dello scorsoVinitaly).

Io vi parlerò di tre di essi e nello specifico di…
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Vino e Cibo saporiti, “saporosi” e “dadosi”: Umami

Written by noreply@blogger.com (Wine Blog Roll – Francesco Saverio Russo) on 06 May 2015 06:44 AM
Hai mai mangiato o bevuto qualcosa che aveva un gusto che non sapevi definire attingendo ai consueti 4 gusti/sapori “convenzionali”?
Molti di noi credono che le nostre papille gustative siano attrezzate per riconoscere solo i quattro sapori fondamentali: dolce, salato, amaro e aspro/acido (anche se potremmo aprire un’interessante la sovrapponibilità di questi ultimi due termini)… ma non è così!
E’ ormai palese, però, che a questi 4 sapori ne vada aggiunto un quinto: l’Umami.
Dopo molti anni si sente parlare di Umami (la scoperta dell’Umami è da attribuirsi al Prof. Kikunae Ikeda dell’università imperiale di Tokyo, nel 1908), ma solo da poco è entrato con prepotenza nella terminologia utilizzata da chef, gourmet, assaggiatori e sommelier.
L’Umami, anche detto “quinto sapore”, che altro non è che il “gusto” di glutammato – si proprio quello del Dado da cucina! – è considerato, in particolare nel mondo del Vino, fonte di discussioni e di dubbi, ma è ormai scientificamente provato che questo gusto, determinato da particolari proteine, sia riconoscibile anche alcuni Vini. Nello specifico, la porzione di lingua adibita alla percezione dell’Umami è quella centrale.


Da dove umami viene? Ovviamente, non è “piovuto dal cielo” – è sempre esistito, solo che non sapevamo come chiamarlo e, probabilmente, non davamo importanza a quello, che è a tutti gli effetti, un gusto da tenere in grande considerazione in termini enogastronomici. Pensate che l’Umami è presente in alimenti altamente proteici come il formaggio (soprattutto se stagionato) e la carne (in particolare se grigliata), quindi è un sapore al quale l’uomo è abituato da secoli… more

Viticoltura eroica, Viticoltori eroici e Blogger Vampiri

Written by noreply@blogger.com (Wine Blog Roll – Francesco Saverio Russo) on 05 May 2015 03:17 AM
Leggendo il titolo qualcuno di Voi, sano di mente, si sarà chiesto: “Cosa diamine c’entra la viticoltura eroica con i Vampiri, per di più Blogger?!?” Tranquilli… Ora ve lo spiego!

Durante una delle mie solite notti in bianco (non parlo di Vino, ma di insonnia…no…non insolia..va beh…ci siamo capiti…non dormo!), ho avuto la balzana idea di guardarmi l’horror-docu-film-movie e chi più ne ha più ne metta, intitolato “Videoblog di un Vampiro”.

Già dal titolo potete immaginare di cosa si stia parlando… il caro Paolo Villaggio, in arte Fantozzi, dopo la prima parte, in cui di horror non c’è nulla, e vi dirò, è anche interessante, in quanto si tratta di un documentario di viaggio tra due ragazzi (di cui uno al suo ultimo viaggio, in quanto affetto da una malattia incurabile), culminato in Italia e più precisamente nelle Cinque Terre, esclamerebbe:

Qui trovate il trailer del film:https://youtu.be/3vgLTLkaRh0
Voi direte…che ce ne importa a noi di cos’hai guardato ieri notte?!? Calmi…ora ci arriviamo! Un aiutino ve l’ho già dato: le Cinque Terre.

Infatti, i simpatici ragazzi decidono di fare visita ad una Cantina di Vernazza e la cosa più bella del film è il “trenino” (passatemi il termine) che trasporta il viticoltore ed i due ragazzi fino alle vigne ed attraverso di esse. Trenino che è l’unico stratagemma “tecnologico” per poter affrontare, in maniera un po’ meno faticosa una viticoltura davvero estrema fatta di pendii e terrazzamenti improbi.


Ecco fatto…da lì in poi ho perso completamente l’interesse per il film (che continuava ad andare avanti e del quale notavo solo i sussulti e le urla relative a quella che, ho poi scoperto, essere la trasformazione del tipo malato in Vampiro…bah?!?) e la mia mente è stata subito rediretta al Vino ed a quello stupendo, ma apparentemente inaccessibile vigneto, tanto che ho passato la notte insonne a cercarmi Vini da assaggiare, prodotti da alcuni viticoltori eroici italiani ed a cercare di capire quali fossero, nello specifico, i canoni per poter definire una produzione Vitivinicola eroica e, credo, la forma più ragionevole sia quella descritta dal Cervim (Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana), organismo internazionale che si propone di promuovere, sostenere e salvaguardare la viticoltura eroica:
  • pendenza del terreno superiore a 30%; 
  • altitudine superiore ai 500 metri s.l.m.; 
  • sistemi viticoli su terrazze e gradoni; 
  • viticoltura delle piccole isole. 
Parliamo quindi di condizioni per la coltura della vite estreme a livello di gestione delle dinamiche in vigna (legatura, potatura e vendemmia fra tutte), ma, spesso, favorevoli per quanto riguarda la vocazione dei terroir.
Esistono nel mondo varie zone che si sono contraddistinte per la viticoltura eroica e l’Italia, in realtà (assieme alla Francia ed alla Spagna), vantando un paesaggio vitivinicolo più idoneo e già predisposto naturalmente alla coltura della vite (altrimenti non saremmo uno dei maggiori produttori al mondo), è uno dei paesi con la percentuale più bassa di terreni vitati che possano essere considerati “eroici”.
In Svizzera, ad esempio, rappresenta circa il 35% dei vigneti nazionali, in Portogallo il 20%, in Germania il 9%, mentre in Italia, in Francia e in Spagna si aggira fra lo 0,5 e il 3 %.
Questo, però, non significa che i viticoltori eroici italiani non rappresentino un tassello importante dell’enologia italiana sia a livello storico-tradizionale (in molte zone parliamo di colture antiche), sociale (praticamente tutte le realtà eroiche italiane sono a conduzione prettamente familiare) ed enologica appunto (i tratti distintivi di alcuni Vini prodotti in queste zone sono così peculiari da renderli fondamentale per completare la vostra visione d’insieme del panorama enoico/enologico italiano).
Prima di pubblicare qualche scatto che, in questo caso più che in altri, varrà molto molto più di mille parole, vi cito alcune delle aree in cui potreste trovare Viticoltori eroici (purtroppo, non è escluso che abbiate già degustato Vini prodotti in queste aree senza sapere da che tipo di viticoltura venissero, in quanto nella maggior parte dei casi non è inserito neanche un accenno alla viticoltura eroica in etichetta): Sicilia (Viticoltura di Mare e di Montagna/Vulcano – vedi Favignana/Etna), Cinqueterre, la viticoltura Alpina della Valle d’Aosta e del Piemonte (la più nota è la viticoltura alpina della Valsusa, ma l’esempio più noto è quello della DOCG del Moscato d’Asti con i suoi “Sorì”, vigneti con oltre il 50% di pendenza ai quali il giornalista/enologo Lorenzo Tablino ha dedicato il libro “Sorì, la fatica del sorriso”), la Valtellina (avete presente Ar.Pe.Pe.?Certo che sì! Beh…se avete assaggiato i loro favolosi Vini, potete asserire di aver “bevuto eroico”!), il Carso (Skerlj, Kante, Zidarich, Skerk ne sono esempi virtuosi), addirittura alcuni Prosecco vengono prodotti da viticoltura eroica per finire con le piccole isole come l’Elba, il Giglio e Capraia in Toscana e le Eolie e Pantelleria in Sicilia.
Come vedete c’è molto da assaggiare e c’è tanto da visitare e scoprire, in quanto non c’è caso più lampante di quello della viticoltura eroica, nel quale bere un Vino in loco possa donare emozioni “extra”, che difficilmente potreste trovare in un calice, per quanto buono, bevuto altrove.
La riflessione più importante, però, è quella che riguarda una peculiarità che accomuna queste aree e questa forma di viticoltura, nonché, ovviamente, i loro fautori, in quanto non solo vignaioli eroici che ingaggiano una consapevolmente impari “lotta” con una Natura impervia, bensì Eroi senza dei quali patrimoni storici, tradizionali, culturali e soprattutto paesaggistici di indiscusso pregio ed inopinabile importanza sarebbero già andati perduti, in quanto molti di questi vigneti vennero letteralmente abbandonati per motivi economici e logistici.
Inoltre, parliamo di Eroi, poiché, in molti di questi casi, la produzione è talmente piccola e dispendiosa, che il mero ritorno economico si riduce davvero al minimo, se poi ci aggiungiamo la tassazione vigente in Italia, comprendiamo agevolmente che “fatica” a 360° possa rappresentare tale scelta aziendale e di vita.
In un mondo in cui si ricercano a tutti i costi la facile comodità, la via più diretta e meno dispendiosa per il guadagno, la vita più agiata e le condizioni più favorevoli per lavorare in tutta serenità, ci sono persone che vanno controcorrente e ci regalano emozioni vere, di cui continuerò a parlarvi negli anni a seguire e che, credo meritino stima e rispetto, a prescindere dalle mere dinamiche commerciali e persino dagli usuali metodi di valutazione dei propri Vini, in quanto in questi casi, ancor più che in altri (e sapete come la penso…) ridurre un Vino e quindi il lavoro, la fatica e la passione di queste persone ad una frazione… beh…mi sembrerebbe davvero superficiale.

Ora vi lascio con qualche scatto preso qua e là nel web nella speranza che queste immagini vi emozionino come hanno emozionato me… Ah…dimenticavo…non guardate quel Film col Vampiro, mi raccomando…anche se alla fine, ho ceduto e mi sono goduto il finale, in cui si è chiuso il cerchio… non ci crederete, ma il ragazzo diventa una sorta di “eroe” scegliendo come vittime solo i malvimenti ed i “cattivi” della situazione!…Ops… ho appena “spoilerato”, sorry! Ora che mi viene in mente… il parallelismo fra il “Vampiro” ed i viticoltori, ed in particolare quelli eroici, in questo periodo di Crisi, calza a pennello… chi o che cosa funga da Vampiro “succhia sangue” lo lascio decidere a Voi!

Godetevi queste immagini e se ne avete altre o conoscete Viticoltori eroici da segnalarmi fatelo con un commento a questo post o tramite i miei profili social che trovate qui www.wineblogroll.com/socialmore

Terroir Marche – Degustazioni e dibattiti sul Vino etico e biologico

Written by noreply@blogger.com (Wine Blog Roll – Francesco Saverio Russo) on 03 May 2015 10:37 PM

Condivido con Voi questo evento al quale ho deciso di partecipare, in quanto si prospetta davvero interessante, sia in termini di degustazione, che per quanto riguarda laboratori, incontri e dibattiti dentro ed intorno al mondo del Vino “etico” e biologico.


Sabato 16 e domenica 17 maggio, nella città picena, in programma incontri, degustazioni e laboratori con giornalisti ed esperti del settore dedicati ai vini e al territorio marchigiano. Focus su cultura, ambiente e un’agricoltura etica e biologica

Terroir Marche, infatti, sarà una full immersion nel cuore della viticoltura delle Marche attraverso incontri, degustazioni guidate e laboratori con noti esperti del settore per imparare a conoscere le peculiarità delle diverse aree di produzione di questa regione e scoprire un nuovo modo di intendere il vino che ha portato undici vigneron provenienti dalle campagne di Ancona, Ascoli, Macerata e Pesaro a stringere un patto comune nel segno di un’agricoltura “etica e biologica”.

Sabato 16 e domenica 17 maggioandrà in scena ad Ascoli la prima edizione di “Terroir Marche – Vini e vignaioli bio in fiera”, evento culturale ed enogastronomico che riunirà giornalisti, sommelier e wine lover da diverse parti d’Italia per confrontarsi sullo stato dell’arte dell’enologia regionale e conoscere da vicino la scelta di un giovane consorzio nato per promuovere una viticoltura d’eccellenza capace di porre al centro delle proprie azioni l’uomo e la natura. Troverete il programmadella manifestazione qui:www.terroirmarche.com/fiera/programma.html.

E proprio il terroir, nella sua accezione enologica, ma anche ambientale e culturale, sarà al centro di cinque laboratoriguidati da grande firme del giornalismo enogastronomico italiano ed europeo. “Il Montepulciano racconta le Marche”, “Castelli di Jesi Gran Cru”, “La montagna delle Marche”, “Il lato bianco del Piceno” e un “Fermento Marche, confronto laico su lieviti e terroir” sono i titoli dei seminari a numero chiuso nei quali, con il calice in mano, i partecipanti potranno scoprire da vicino caratteristiche tipiche e particolari meno noti dei vitigni più rappresentativi delle Marche e dei loro territori d’elezione. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Verdicchio di Matelica, il Falerio dei Colli Ascolani, il Rosso Piceno, il Pecorino di Offida e tutti gli altri vini bianchi, rossi e rosati prodotti dalle undici cantine del consorzio Terroir Marche saranno proposti in mescita nelle aree destinate alla degustazione e abbinati a sapori tipici della gastronomia locale e a piccole preparazioni a cura degli chef del territorio.

Saranno, infatti, sei grandi firme del giornalismo enogastronomico italiano ed europeo a raccontare le Marche del vino in occasione della prima edizione di “Terroir Marche – Vini e vignaioli bio in fiera” e sul sito webwww.terroirmarche.comsi sono aperte le iscrizioniper partecipare ai laboratori di degustazione dedicati ai vini e ai vitigni regionali: cinque lezioni d’autoreguidate da sei affermati opinion leader del settore che proporranno all’interno di Palazzo dei Capitani altrettante visioni inedite dell’enologia marchigiana attraverso vini d’eccellenza, “verticali” tra più annate e anteprime assolute.
Eccovi i laboratori ai quali poter partecipare:

Sabato 16 maggio, alle ore 11, l’autore televisivo e giornalista enogastronomico Paolo De Cristofaroracconterà i vini e le denominazioni che, contrariamente a un immaginario diffuso, hanno una natura intimamente montana nel laboratorio “La Montagna delle Marche”. Mentre alle ore 15 il giornalista, scrittore e docenteGiampaolo Gravinafocalizzerà l’attenzione su “Il lato bianco del Piceno” e la vocazione bianchista che sta maturando sempre più in un’area tradizionalmente rossa. Alle ore 17 il curatore dell guida “Slow Wine” Fabio Giavedoni e il giornalista Walter Speller, autorevolefirma di Jancisrobinson.com, guideranno i partecipanti in un percorso inedito e non ideologico su fermentazioni spontanee e lieviti selezionati nel laboratorio “Terroir Marche, confronto laico su lieviti e terroir”.

Domenica 17 maggio, alle ore 11, Sandro Sangiorgi, giornalista e scrittore ideatore del progetto Porthos, affronterà l’insidioso e affascinante legame tra il Montepulciano e le Marche tra evoluzioni passate, scenari presenti e prospettive future all’interno del laboratoro “Il Montepulciano nelle Marche. Un romanzo di formazione”. Mentre alle ore 15 Armando Castagno, docente, degustatore e collaboratore della rivista Vitae e della Guida ai vini d’Italia Ais, nel laboratorio “Castelli di Jesi Grand Cru” presenterà l’ambiziosa visione dei vignaioli di Terroir Marche per quanto riguarda il possibile futuro territoriale di questo grande vino bianco dal profilo mondiale. Il Verdicchio viene oramai riconosciuto come un grande vino bianco mondiale. Sarà possibile in futuro affrancarsi dal predominio del vitigno e andare verso una vera viticoltura di territorio? I vignaioli di Terroir Marche credono che il prossimo passo sia esattamente questo.Cupramontana come Mersault, San Paolo come Montrachet: paragoni forzati ed irriverenti oppure la strada verso il futuro dei Castelli di Jesi?

Eccovi le 11 Cantine partecipanti…more

I Vini di famiglia e di territorio nelle Marche con la Cantina Centanni

Written by noreply@blogger.com (Wine Blog Roll – Francesco Saverio Russo) on 02 May 2015 04:16 AM

Appena rientrato nelle mie Marche, dopo il mio consueto girovagar enoico per la nostra splendida Italia, non potevo far altro che parlarvi di una realtà che si trova proprio nella mai regione di origine, più precisamente a Montefiore dell’Aso (AP), ovvero la Cantina Centanni.
La Cantina Centanni è una piccola-media azienda a conduzione rigorosamente familiare che produce Vini doc e igt della parte sud delle Marche.
Da sempre viticoltori, come molte aziende agricole conferivano le uve prodotte dai propri, all’epoca, 5ha di vigneto, ad una cantina sociale della zona, ma (per fortuna) a causa della crisi delle uve del 2004, la famiglia Centanni decise di mettersi in proprio, realizzando l’attuale Cantina. Con tenacia, caparbietà ed una filosofia davvero “green” l’azienda si è espansa fino agli odierni 35ha, dai quali vengono ricavate ca. 150.000 bottiglie suddivise in 8 etichette.

Ciò che mi ha spinto a voler parlare di questa realtà è, senza ombra di dubbio, ancor prima di aver degustato i loro Vini, lo slogan che hanno scelto di prendere ad effige della propria azienda, che racchiude in maniera semplice e diretta la filosofia dei Centanni: “Vini di famiglia”.

Infatti, l’azienda, come già accennato, è a conduzione familiare ed ogni componente ha un ruolo nel delineato ed egualmente importante nelle dinamiche aziendali. Quindi tutti i processi dalla potatura alla vendita vengono seguiti dalla Famiglia!
Parliamo di Vini prodotti da Uve biologiche, che nella maggior parte dei casi presentano la moderna ed efficiente soluzione del tappo a vetro, che come già detto in un altro articolo a me non dispiace affatto.

Ho avuto modo di assaggiare tutta la linea dei Vini Centanni: un Metodo Classico base Passerina, un IGT Marche Rosso affinato in barrique Primo/Delia, un altro IGT Rosso Montefloris, un più “classico” Rosso Piceno, i bianchi autoctoni base Passerina, Pecorino e Falerio ed il Profumo di Rosa, un Rosato davvero fresco e moderno!
A suo modo ogni Vino ha saputo comunicare a pieno lo spirito di questa azienda e la qualità del lavoro svolto in vigna si sente, oltre, ovviamente, alle indubbie potenzialità di un terroir particolarmente vocato, ma ho deciso di approfondire parlandovi delle mie impressioni eno-emozionali riguardanti 3 Vini…more

Buona lettura da
Francesco Saverio Russo
Chief Editor
WineBlogRoll – http://www.wineblogroll.com

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