Il Vino Biologico di Romagna che “vi raccomando” per qualità e prezzo

Tutti ci chiediamo quanto sia effettivamente possibile produrre Vini con costi molto accessibili mantenendo, comunque, standard qualitativi accettabili e, se possibile, votati al raggiungimento di obiettivi importanti. Io stesso mi trovo di fronte a dei dilemmi relativi alla qualità-prezzo, al condizionamento del “branding” e quindi della fama di un’etichetta o di una Cantina nei confronti della cifra che siamo disposti a pagare per quel Vino, ma l’unica cosa che mi dico ogni volta che giungo a qualche interessante conclusione in merito a questo argomento, è che, come diceva un tizio spettinato dalla faccia buffa, che andava persino male a scuola...”tutto è relativo!”.

Oggi, ad esempio, vi porto in Romagna per comprendere come si può fare Vino, per di più Biologico, contenendo i costi e facendo qualità!
La Romagna è una terra che, dopo anni di ambigue “politiche” (in tutti i sensi) produttive sta ritornando a crescere ed a regalarci idee e prodotti davvero interessanti e l’azienda di cui vi parlerò oggi, nonostante sia giovanissima, ne è già un ottimo esempio dell’inversione di marcia della viticoltura romagnola, che punta dritta verso destinazioni di rilievo!

L’azienda in questione è AMARACMAND ® (“mi raccomando” in romagnolo), un’azienda vitivinicola 100% biologica, prevalentemente a conduzione familiare, capitanata dell’imprenditrice Tiziana Matteucci e supervisionata da un team di giovani enologi ed enotecnici rigorosamente under 30, i quali all’interno dell’azienda svolgono un’importante ruolo di ricerca e innovazione in direzione della genuinità, della salubrità dei propri prodotti vinicoli biologici ottenuti rispettando l’ambiente.
Ho deciso di dare spazio e visibilità all’azienda AMARACMAND ®, in quanto ho davvero apprezzato la loro filosofia ed ancor più le motivazioni per le quali essa è stata creata. Si tratta, infatti, di un importante investimento votato al recupero di alcune piccole realtà vinicole e viticole biologiche della Provincia di Forlì- Cesena, abbandonate a causa della crisi economica e alle quali si è scelto di donare una seconda vita, imponendo un nuovo concetto di business in una terra di grandi Cantine sociali e consorzi, che per quanto abbiano dato da vivere a migliaia di famiglie Emiliane e Romagnole, purtroppo si sono trovate a subire più di altre gli effetti della crisi, senza parlare del fatto che è da sempre molto difficile abbinare il concetto di qualità a questo tipo di produzione.
Piccolo è bello! Non sempre, ve ne do atto, ma in questo caso, la capacità di racchiudere in un’unica soluzione piccoli produttori che da tempo erano già “controcorrente”, operando in regime biologico e producendo Vini di qualità, sta dando buoni frutti!
L’azienda produce Vini con denominazione rispettivamente ROMAGNA D.O.P. e RUBICONE I.G.P., come già detto da agricoltura biologica, ottenuti da una vinificazione senza allergeni di uve a Km 0 (Sangiovese di Romagna Superiore, Bombino bianco o “Pagadebit“, Pignoletto e Cabernet Franc) prodotte esclusivamente all’interno dei terreni di proprietà. Tutto ciò vuole significare un grande controllo ed una grande attenzione per la qualità e la rintracciabilità dei prodotti AMARACMAND ®. Dall’azienda non mi nascondono l’audacia di questa scelta produttiva, poiché, come già saprete, il regime biologico, per aziende che hanno a disposizione solo le proprie uve, significa andare a vinificare e commercializzare solo ciò che ciascuna stagione e annata consente di produrre. Ciò significa che in annate caratterizzate da un clima poco clemente, come la scorsa annata 2014, non c’è altra scelta (se si rispetta il consumatore e si vuole puntare ad una qualità sempre maggiore) di dimezzare la propria produzione, nonostante il conseguente ingente danno economico.
In pochi anni di vita, l’azienda vinicola AMARACMAND ® ha cercato di recuperare attraverso la ricerca, da una parte, tutti i saperi e le migliori tradizioni vitivinicole autoctone e, dall’altra, si è cercato di tagliare i ponti con tutte le cattive abitudini o consuetudini della viticoltura locale.
Come sapete io sono sempre molto attento all’utilizzo della chimica in Vigna ed in Cantina, ma in questo caso sono sereno, in quanto i pesticidi ed i diserbanti sono banditi! Oltre alla chimica, vengono tenute alla larga anche tecniche invasive come le pesanti arature e fresature che recentemente sono state causa di pericolosi dissesti idrogeologici, proprio nelle loro zone.
La ricerca di una produzione sostenibile sotto ogni aspetto e rispettosa nel contesto naturale e sociale nel quale l’azienda è inserita, risiedere anche nella consapevolezza di aver restituito  valore alle aree boschive adiacenti ai vigneti, in qualità di barriere contro agenti inquinanti ed emergenze fitosanitarie ed in qualità di grandi centri di impollinazione per le nostre coltivazioni, sperimentando così l’acquisizione di nuovi profumi sulle nostre uve, oltre alla volontà di battersi sin dal primo giorno di vita, contro lo sfruttamento del lavoro sommerso e l’impiego di manodopera sottopagata e non qualificata, favorendo così l’esclusiva assunzione e la formazione di nuovi giovani tecnici locali desiderosi di offrire il proprio contributo al nostro progetto di recupero del territorio. Cosa che non possiamo non apprezzare, di questi tempi!

Il Vino Bio, in particolare in Italia, costituisce un lungo percorso denso di sacrifici e ostacoli, ma anche ricco di soddisfazioni quotidiane. Aderendo a un regime di agricoltura biologica e di vinificazione in biologico, un’azienda come Amaracmand decide di intraprendere un cammino controcorrente rispetto a gran parte dei produttori, riducendo le proprie “armi” per la competitività alla sola qualità, in quanto si sceglie con consapevolezza di partire già in svantaggio in termini economici e di numeri.
L’azienda è giovane, ma sembra avere davvero le idee molto chiare, tanto che si pone come mission quella di consapevolizzare l’intera area, ma anche i consumatori italiani e stranieri che acquistano i propri Vini, verso un concetto di Vino biologico, che non significa solo uve coltivate senza pesticidi e neppure una mera “moda”, bensì vinificare tramite prodotti e tecniche innovative che consentano di ottenere un prodotto sano e genuino, altamente digeribile, che non provochi il famigerato “cerchio alla testa, e in grado di conservarsi ed affinarsi nel tempo. 

Già di per sé, la scelta del nome, AMARACMAND ®, identifica fortemente il legame con il territorio di appartenenza dei produttori, in quanto, come già accennatovi all’inizio, si tratta di un’espressione dialettale che significa “mi raccomando“ o “abbi cura di te” e rimanda alla tradizionale genuinità, schiettezza e veracità della nostra terra di Romagna. Una Romagna nuova, quindi, ma che sa far leva sulla propria storia e le proprie tradizioni in un modo più oculato.

Passiamo ai Vini degustati da me e dei quali sono davvero lieto di darvi qualche mia impressione:

Pagadebit Romagna D.O.P. 2014: Uvaggio di Bombino (85% min,), Pignoletto (10%) e Chardonnay (5%). Come molti di voi sapranno, il nome “Pagadebit” affonda le sue radici nella tradizione popolare e rurale romagnola ed identificava quel Vino bianco secco, ottenuto selezionando le migliori uve della vendemmia, in modo da essere utilizzato come merce di scambio o come dono per – da qui il nome “pagadebiti” – per ripagare i propri debiti.
Bel colore paglierino luminoso, al naso prevalgono i fiori bianchi e piacevoli note estive di cedro e bergamotto fanno subito pensare ad abbinamenti con i piatti di pesce tipici della cucina della riviera romagnola. La cosa disarmante è che io che non chiedo mai i prezzi, in questo caso ho buttato l’occhio su un listino che ho trovato nel cartone delle bottiglie e…beh… informatevi, secondo me ne vale la pena!

Normale Romagna Sangiovese D.O.P. 2014:  Sangiovese (85% min.), Cabernet Sauvignon (10%) e Terrano (5%) per un Vino che sa di Romagna, ma non cade mai nell’eccesso di “facilità”, il quale, magari, poteva allietare le vacanze riminesi dei turisti tedeschi negli anni passati, ma che per fortuna sembra aver fatto il suo tempo! Ora il Sangiovese è capace di esprimere la sua vera natura e per di più, in questo caso, lo fa con naturalità, schiettezza ed una “prontezza di riflessi” notevole, per un altro Vino che non posso definire “low cost”, in quanto potrebbe essere presa, erroneamente, come un’asserzione dispregiativa, ma che comunque ha un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Nel suo rosso sagiovesiano, dal calice si sprigionano note di violetta e di rosa canina, accompagnate da croccanti frutti rossi. In bocca il Vino si conferma pronto e dinamico, nella sua freschezza. Un buon Vino da tutti i giorni, indicato soprattutto per i “bio-winelovers”!


Imperfetto Sangiovese Superiore D.O.P. 2013: 100% Sangiovese Bio, il Vino di punta della Cantina, che abbina al concetto di Sangiovese espresso sopra per il “Normale”, una maggior componente umana, che dimostra quanto possa bastare poco (in questo caso 12 mesi di invecchiamento) per dare ad un Vino (bio ed in purezza) una complessità notevolmente maturata ed un livello complessivo al naso ed al sorso in grado di farmi esclamare “eccolo qui, il Sangiovese, con la sua speziatura naturale!”.
l’Imperfetto è un Vino perfettamente imperfetto, in quanto diverso dai suoi simili, ma allo stesso tempo espressione vera e sincera del vitigno e del terroir. L'”imperfezione” in questo Vino potrebbe essere interpretata, a mio parere, dall’intervento dell’uomo, nell’affinamento, che potrebbe sembrare un condizionamento di ciò che la perfezione della Natura da al viticoltore, ma il garbo ed il rispetto che questi ragazzi dimostrano in Cantina fa comprendere la, voluta, ironia di questo nome.

Concludo questo viaggio, con una curiosità che attendo di poter condividere più avanti con Voi, riguardo la volontà del Team dell’Azienda Amaracmand di diventare, probabilmente, i primi viticoltori eroici delle mie Marche,  realizzando a Villagrande di Montecopiolo (PU) – nel Montefeltro marchigiano, a 1000 mt di quota – il primo impianto viticolo delle pendici del Monte
Carpegna, nota stazione sciistica dell’alto Appenino. Su modello dei vigneti alpini, questi consapevoli “matti”, andranno a coltivare uve aromatiche a bacca bianca quali Pinot Blanc, Sauvignon Blanc, Chardonay ed una a bacca rossa, ma da vinificare in bianco, ovvero l’elegante Pinot Noir, che, vi basterà fare mente locale, per comprendere a quale tipo di vinificazione saranno destinate… sì… la spumantizzazione! Un’idea tanto azzardata, quanto, in realtà, ponderata e dal potenziale grandissimo, della quale non vedo l’ora di degustare i risultati! Voi no?!?


F.S.R.
Wine is sharing!

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