La Lacrima di Morro d’Alba tra profumi e sentimenti di rarà intensità

La scorsa settimana si è conclusa con un mio tour delle mie Marche, quindi oggi sentivo il bisogno di parlarvi del vitigno, probabilmente, più “autoctono”di questa regione: la/il Lacrima di Morro d’Alba.
Del Lacrima di Morro d’Alba si hanno notizie già nel 1.167, quando durante l’assedio di Federico Barbarossa, vennero a lui conferiti cibo e vino dai cittadini locali, portandolo ad apprezzare lui stesso questo nettare così profumato, già considerato dai romani il più “aromatico” fra i Vini Rossi.
Nonostante, ad oggi, il Lacrima di Morro d’Alba sia una d.o.c. tutta marchigiana, che ben si differenzia dalle altre “lacrima” italiane, una più generica denominazione “Lacrima” apparteneva già a tutti quei Vini pregiati prodotti con uve che manifestavano sottoforma di gocce un “liquido che le piante trasudano” dai grappoli in prossimità della
vendemmia. Tanto che il medico della corte medicea Francesco Redi,
da poeta ed accademico della Crusca definisce “Sangue che lacrima
il Vesuvio” il vitigno originario del cosiddetto “Lacrima
Christi”, vino celeberrimo nel passato più volte citato nei secoli
da personaggi illustri e non, ancora oggi molto spesso fonte di confusione quando si parla di “Vino Lacrima”.
Tornando nelle Marche, ho scelto, come spesso faccio, di abbinare a qualche nozione riguardo il vitigno e l’area di riferimento di cui vi sto parlando, un’azienda e la mia ricerca non poteva che cadere in una delle Cantine storiche di questa denominazione, situata nel cuore di Morro d’Alba: l’Az. Agr. Mario Lucchetti.
Situata nell’entroterra della provincia di Ancona, a circa 10 Km
dal mare Adriatico, L’Azienda Lucchetti si estende per 25 ettari di
proprietà, coltivati per la sua totalità a uve autoctone Lacrima e
Verdicchio.  prodotti a basso impatto ambientale ed ogni tipo
di intervento in vigneto viene svolto esclusivamente con metodologia
non invasiva. La produzione di bottiglie si attesta a circa 150.000
l’anno di cui il 60% esportate in tutto il mondo. Il territorio è
baciato dal disegno irripetibile delle colline che scendono al mare e
la campagna qui è fertile, generosa da sempre vocata all’agricoltura
e plasmabile come l’argilla di cui è fatta. Qui prospera il
vitigno lacrima di Morro D’Alba e sempre qui nonno Armando ha messo radici. Mezzadro ed esperto
innestatore fu il primo negli anni ’50 a credere in questo vitigno
selezionando e poi innestando con dedizione, per ottenere la migliore
qualità. Con questo spirito ha cresciuto i propri figli trasmettendo
soprattutto a Mario, questa passione. Nato e cresciuto
nella contrada Santa Maria del Fiore, Mario Lucchetti, affiancato da sua moglie Teresa e suo figlio Paolo, si pone oggi
come uno dei produttori di riferimento questo antico vitigno. Mario
Lucchetti porta avanti l’Azienda utilizzando tecnologie
d’avanguardia senza dimenticare gli insegnamenti della tradizione
contadina. Io ho avuto modo di conoscere Paolo, giovane e brillante enologo di quelli che ancor prima di mettere la testa sopra i libri e di fare esperienze in aziende importanti, aveva tastato con mano la fatica e la cultura della terra, spronato dal padre ad apprezzare un mondo che ora sente suo come non mai e lo si capisce dalla passione che mette in ogni parola, in ogni gesto che riconduca all’azienda di Famiglia ed ancor più alla sua terra, alla quale non può che essere legato visceralmente.

La realtà Lucchetti è totalmente a conduzione familiare, tanto che anche l’ambito commerciale ed in particolare quello aperto al pubblico, viene gestito da un membro della famiglia stessa, ovvero la figlia maggior maggiore Loretta.
Parliamo di radici profonde intere generazioni, radicate nel tempo quanto le vigne dell’azienda, che si vantano di essere le più antiche, coltivate a Lacrima, presenti nel paese.

Questa storicità e questo forte sentimento di appartenenza al territorio ed alla storia del vitigno stesso, porta con sé anche la responsabilità (della quale purtroppo alcuni si laverebbero le mani) di portare avanti un discorso di rispetto del proprio terroir, dell’uva e del Vino stesso, cercando di produrre Vini che abbiano caratteristiche riconoscibili e riconducibili senza sconvolgimenti a ciò che è il Lacrima di Morro d’Alba, con la sua personalità ed identità. Per far ciò, la famiglia Lucchetti ha pensato che fosse opportuno utilizzare in cantina
solo acciaio e affinamento in bottiglia.

Le etichette – scelte tra l’altro con un design moderno e stilizzato per dire al mondo, “beh… non abbiamo uno stemma nobiliare, ma crediamo di meritare di essere riconosciuti per il nostro impatto e la nostra personalità” –  di Lacrima prodotte sono 3 ed hanno ognuna una propria dimensione ben delineata e che ho avuto modo di apprezzare a pieno degustandole per Voi…e come sempre… per me!

Lacrima di Morro d’Alba DOC 2014: per un marchigiano è inconfondibile il
suo colore rosso cardinalizio .. all’aroma piacebolmente vinoso,
tipico di un Vino così fresco e giovane, capace comunque di
evolversi con un annetto di bottiglia, segue una nota croccante,
succosa, piena di piccoli frutti di rossi maturi e viola. Il sorso è
vero e schietto, come solo chi ha le mani che sanno di terra sa
essere, ma allo stesso tempo nella sua dolce e fresca armonia
scorgiamo le potenzialità di chi sa che è nella semplicità che
risiede la vera eleganza.

Lacrima di Morro d’Alba DOC 2013 Guardengo: la versione d’elite, ma non elitaria, del sovracitato, in quanto prodotta con una selezione di uve provenienti dalle vigne più vecchie, con miglior esposizione, oltre a prevedere un affinamento in bottiglia maggior prima dell’entrata in commercio. ll Guardengo, non è di certo guardingo, mostra subito la sua personalità da un colore più denso e forte. Al naso agli aromi primari che ci aspetteremmo subentrano leggere ed intrigantissime note speziate, che, ricordano, se pur con importanti distinguo, l’ormai appurata speziatura naturale del Sangiovese.
Un Vino bello, di corpo, che sa dire tanto delle propria terra e delle scelte dei propri produttori, in quanto fa della sua purezza e sincerità la migliore delle sue peculiarità. Un Vino paradossale, dato che pur chiamandosi Lacrima non può che suscitare sorrisi dettati dalla convivialità espressa in ogni suo sorso, che chiama alla vita ed all’aggregazione, che sprona i cuori ed irriga le menti di nuova linfa, che dice, null’altro, che di credere nei valori della famiglia, dell’amicizia e del rispetto (per l’uomo e la Natura) come vincoli imprescindibili della propria esistenza.

Lacrima di Morro d’Alba DOC 2012 Mariasole: eccoci qui… a parlare di un Vino che sa d’Amore, per quanto il caro Paolo ci tenesse a sottolineare che le mere smancerie non gli appartengono, ma a e me, poeta da strapazzo ed assaggiatore di emozioni, non la racconta giusta! Infatti, parliamo di un Vino in cui troviamo in un nome l’Amore di due genitori, Paolo e sua moglie Tiziana, per la figlia Mariasole e nel metodo di vinificazione l’unione di due cuori enoici e di due filosofie tanto diverse quanto adatte al congiungimento. Sì…perché dovete sapere che Tiziana è un’enologa veronese che non poteva che portare con a Morro d’Alba un po’ di “teoria dell’appassimento”, che insieme a Paolo ha sviluppato ed applicato al vitigno Lacrima, dando vita a quello, che senza tema di smentita, penso sia l’unica espressione di questa denominazione con questa metodologia. Il Vino che ne risulta è un Vino che sa davvero di Amore, pieno, corposo, sensuale nell’elevazione della speziatura naturale del vitigno ad un grado mai sentito prima. Un sorso dalla morbidezza profonda, mai stucchevole, capace di suscitare empatia, di ricordare emozioni intense, come la nascita di un Amore o ancor più di una Vita, e di suscitarne di nuove, come quelle che ho provato io e che vi auguro di provare presto! Prima fra tutte la sensazione di bere un Vino destinato a non uscire più dal mio corpo, un Vino che si è stabilità con un contratto di locazione a tempo indeterminato nel mio cuore. Vi sembrerò eccessivo…ma non lo sono… sono tanti i Vini capaci di strimpellare le stonate corde del mio cuore, ma in pochi riescono ad accordarle e a tirar fuori indimenticabili melodie.

Che dire di più…ah, si…ci sarebbe anche un notevole Passito di Lacrima di Morro d’Alba, ma sapete cosa?!? Quello me lo tengo per me e non ve ne parlo, perché voglio che la curiosità vi logori a tal punto da spingervi a correre in Cantina, come già fatto dalla cara amica Antonietta (bravissima Sommelier), per assaggiarlo, insieme agli altri Vini ovviamente (Verdicchio, Spumante Rosé Brut).

Questa è una settimana speciale per me, nella quale mi dedicherò a due grandi denominazioni della mia terra natìa e lo farò a modo mio, con il calice pieno di emozioni ed il cuore pieno di Vino…o forse era l’inverso?!? Bah… l’importante è che chi ben comincia è a metà dell’opera e mi sembra che meglio di così non potessi davvero cominciare!

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