Il mio punto di vista sulla comunicazione del Vino ed i Wine Bloggers

Oggi ho letto una lettera aperta diretta genericamente a tutte le Cantine da parte della Wine Journalist Cathy Huyghe, riguardo la comunicazione del Vino online e la possibilità che alcune Cantine si stiano “nascondendo” dall’esporsi in maniera più giovane e contemporanea, magari attraverso Wine Bloggers e social influencers, in quanto avrebbero paura del loro giudizio, perché già “scottate” da alcuni accadimenti negativi in passato.

Colgo la palla al balzo, come mio solito, per tirarne fuori un punto di vista, che reputo, interessante su quale sia effettivamente la situazione italiana della comunicazione del Vino e quali siano le scelte perseguibili e più o meno apprezzabili da parte delle singole Cantine.

Dal punto di vista dei Wine Bloggers

Ciò che si percepisce, stando dalla parte di chi di Vino scrive e di chi è sempre alla ricerca di nuove storie da raccontare, ancor prima che di nuovi Vini da assaggiare, è che ci sia una sempre maggior attitudine delle piccole realtà al confronto, una maggior consapevolezza dei propri mezzi finanche una voglia di cimentarsi con un pubblico più o meno esperto per avere il polso di ciò che si sta facendo realmente, spesso… sempre più spesso… prescindendo ciò che in passato sembrava essere la forma vincente di visibilità di qualità, ovvero le guide.
Fermo restando che sono tutt’altro che positivo riguardo molte delle Guide sul Vino, ma che rispetto il lavoro altrui (meglio se trasparente), io stesso, spesso incuriosito dal confronto fra di esse, mi rendo conto che per piccole cantine investire tempo, campioni e denaro per ritrovarsi con della valutazioni più o meno opinabili che spaziano dall’84 al 90 (è davvero un bel divario e vi parlerò in un prossimo articolo di ciò che penso di questo genere di valutazione centesimale), sia addirittura controproducente. Voi lo comprereste un Vino da 84/100? Se la maggior parte di noi si spaventa di più se l’Hotel in cui dovrà dormire una notte ha un punteggio di Trip Advisor minore di 9, ma poi si vanta se il proprio figlio prende 7 in matematica… mmm… no no… i punteggi non sono il nostro forte, fidatevi! La percezione è sempre distorta.
Scusate per la digressione…
Dov’eravamo?! Ah sì… io penso che la grande azienda possa e debba perseguire la strada della visibilità in “grande stile”, con marketing più o meno “spinto” tramite i media e la costante presenza in ogni guida ed ovviamente ad ogni evento espositivo, ma la piccola azienda non può permettersi questo “modus operandi”, in quando non calzante con la propria natura, la propria filosofia, i propri principi ed ancor più il proprio budget.

Esistono rare eccezioni, che, a mio parere, confermano la regola (vedi l’ES di Gianfranco Fino o ancor prima il Kurni, che dal nulla, avendo lavorato in maniera maniacalmente pulita, anche in termini di visibilità, si ritrovarono, senza mai aver investito che un numero congruo di campioni, ad ottenere il massimo riconoscimento che ci possa essere in questi termini, ovvero quello di miglior Vino incrociando tutti i risultati delle principali Guide sul Vino in Italia, a testimonianza che i Vini davvero buoni mettono tutti d’accordo), ma in linea di massima per chi deve ancora crearsi un’immagine, una reputazione e far valere le proprie idee attraverso il proprio Vino ed attraverso la possibilità di raccontarsi, di parlare del proprio rapporto con il territorio di riferimento, di esprimere i valori ai quali si è legati o ancor più di tentare di condividere una visione di nicchia dei metodi produttivi, due sono le principali strade da intraprendere:
– Invitare quante più persone possibili Cantina stimolando la condivisione sui social di foto ed impressioni relativi alla visita ed alla degustazione;
– Relazionarsi (non solo inviando samples) con Wine Bloggers e social influencers italiani e stranieri.


Nel primo caso, le potenzialità di tale pratica sono, ovviamente, ridotte dal numero materialmente possibile di flusso di persone acquisibile e dalla percentuale di questo insieme di persone che realmente potrà dare un contributo importante alla visibilità, di qualità, della vostra azienda. Mostrare la propria Cantina ed ancor più le proprie vigne, magari parlando dei metodi di vinificazione del proprio territorio, è comunque il miglior modo per poter dare un’idea completa della propria realtà e del proprio Vino, per quanto non potrà mai rappresentare l’unica forma di condivisione. Questo perché, se è vero che portare winelovers in Cantina sia, effettivamente, ciò che di più bello esista per un produttore che ama raccontare la propria personale storia del Vino, non lo è se si parli di un’incondizionata espressione e condivisione da parte degli avventori delle impressioni riguardanti i Vini degustati, in quanto il contesto e la vostra presenza potrebbero rendere poco attendibile la “valutazione”. Dato che per un produttore è fondamentale avere più commenti, più critiche (si spera costruttive) e più confronti possibili intorno al proprio Vino ciò che sta accadendo da anni nel mondo e che, per fortuna, noto stia prendendo davvero piede anche in Italia, è l’apertura alla socialità online, come giusto compromesso per avere un’idea più ad ampio spettro di come si stiano comportando i propri Vini per una critica di qualità e per lo più molto rispettosa del lavoro altrui, in quanto umilmente appassionata e, a parte rare eccezioni, mai condizionata da mere dinamiche economico-commerciali.
La realtà del Wine Blogging, non lo dico io, in quanto sarei autoreferenziale e la cosa non mi appartiene, è una realtà parallela, che non deve porsi in contraddizione con gli altri mezzi di comunicazione, come la pubblicità convenzionale, le Guide o altri canali preferenziali fino ad ora adottati dalle aziende del Vino per promuovere il proprio brand o i propri prodotti, bensì deve essere presa come una possibilità che l’era in cui viviamo da alle aziende produttrici e che prima non c’era.



Una possibilità capace di raggiungere un bacino di utenza che supera di 10, 100, 1000 volte ogni potenziale numero di copie vendute di qualsiasi guida (lo dico solo per dare un quadro reale di ciò che accade oggi e non per denigrare in alcun modo chi compie un lavoro di grande attenzione e con ingenti investimenti per la pubblicazione di tali guide) e che non ha limiti temporali… per farla semplice, se un articolo o una referenza su carta (parlo anche di riviste del settore, magari settimanali o mensili) ha una “scadenza” naturale legata all’uscita della nuova edizione ed al deterioramento del supporto stesso sulla quale è stampata, un post/articolo pubblicato online sarà disponibile, rintracciabile e fruibile per sempre e, spesso, maturando nel tempo maggior indicizzazione e, quindi, una conseguente maggior visibilità per alcune specifiche chiavi di ricerca, magari congiuntamente al progredire di un’azienda.

Oltre a questo, il lettore di un Wine Blog è auto-selezionante, in quanto non arriva ad articoli mirati senza, quanto meno, avere una spiccata passione nei riguardi del mondo del Vino, magari, pur non essendo un esperto a tutti gli effetti, ovvero l’identikit del cliente di un’azienda di nicchia il winelover, che non necessariamente lavora nel settore, ma che ama il Vino e si approccia ad esso semplicemente conoscendo, acquistando e bevendo. Non è forse ciò che dovrebbe volere un’azienda?

Sia chiaro, è bello entrare in un’azienda e vedere intere pareti piene di bicchieri, grappoli e menzioni di importanti guide e concorsi nazionali ed internazionali e sicuramente è indice di grande attenzione alla propria immagine aziendale e, spesso, voglio credere di qualità dei Vini prodotti, ma a tutto ciò vanno abbinati dei contenuti, va correlata una storia che dica di più di un premio e che valga di più di una valutazione numerica. Non credete?


Questo è il Wine Blogging, almeno secondo me e molti colleghi italiani e stranieri, ovvero la voglia di un appassionato, che ha maturato una certa competenza nella degustazione, ma ancor più nel percepire le peculiarità umane e di principio di una determinata realtà aziendale e territoriale attraverso il confronto diretto (senza intermediari) ed attraverso il Vino. Il Wine Blogger è colui che non richiede denaro in cambio di una recensione, in quanto sa che ne sarebbe condizionato e che mancherebbe di rispetto ai propri lettori (spesso centinaia di migliaia), con i quali, almeno in parte, ha un quotidiano rapporto diretto, tramite i social e tramite incontri più o meno casuali ad eventi di settore o in tour enogastronomici. Il Wine Blogger si pone come punto di riferimento per chi ha tanto da dare, ma non sa come esprimerlo e fa fatica a competere in maniera materiale con chi ha meno da dire, ma più da investire.
Il Wine Blogger ideale è esule da ogni strana dinamica pregiudizievole, aprioristica e da ogni diatriba “estremista”, in quanto percorre la sua strada in modo equilibrato e non necessita di distruggere per costruire la propria figura e la propria reputazione. Il Wine Blogger ideale è colui che comprende, ma non accetta a priori, in quanto rifugge le pressioni e le inadeguate pretese dei mercati e delle grandi aziende. Il Wine Blogger non incute timore, ma merita rispetto ed il rispetto non si guadagna potendo annoverare fra le proprie “epiche imprese” quella di aver parlato male di Tizio, Caio o Sempronio, bensì studiando, conoscendo e manifestando le proprie qualità e capacità, in piena armonia con chi gli dona tempo e chi si prodiga per produrre ciò che di più Ama, ovvero il Vino che andremo a degustare.


Il Wine Blogger non serve a chi è già in alto, non occorre a coloro che hanno già tutto ciò che potrebbero desiderare e che, in alcuni casi, hanno purtroppo smarrito la strada dell’umile confronto e della voglia di raccontare in maniera sincera da dove è nato tutto. Il Wine Blogger può servire, ma non è di certo necessario, a chi ha voglia di dire la sua, di dirla in maniera VERA e di avere un parere onesto riguardo il proprio operato, magari condividendo le proprie esperienze ed arricchendo il proprio bagaglio personale vicendevolmente.
Questo è il mondo dei Wine Blog, che purtroppo non tutti hanno ancora compreso, ma che confido tutti prima o poi comprenderanno ed apprezzeranno per ciò che è, semplicemente e se occorrerà lo criticherà, ma in maniera consapevole ed oggettiva e non di certo per puro spirito distruttivo, poggiato su convinzioni e pregiudizi insani e non veritieri.


In sintesi, partecipate agli eventi, inviate campioni alle guide, ma non disdegnate mai il sano confronto con chi non aspetta altro che ascoltarvi per poter condividere con i propri lettori la vostra storia e le emozioni indotte dai vostri Vini. Ve lo dico io, che ho la fortuna di aver avuto modo di crearmi una reputazione viaggiando, parlando, vivendo e scrivendo, ma che non sono ancora arrivato da nessuna parte… ve lo dico perché voglio spezzare una lancia in favore di quanto amici e colleghi si fanno davvero in quattro, spesso a pese proprie, per comunicare il Vino in maniera contemporanea, facile da comprendere ed emozionale. Ci sono piccole aziende che devono tanto a chi ha scritto di loro e spesso neanche se ne rendono conto o addirittura non hanno mai letto l’articolo in questione, ma godono dei suoi effetti sulla propria reputazione… è questo il bello del fatto che chiunque possa aprire un blog o pubblicare un post su un social, ma alla fine… fidatevi… solo chi è coerente e sa ispirare fiducia sarà preso sul serio, quindi sta a voi valutare a chi affidereste il vostro Vino e la vostra storia.




Have a nice day my friends!


F.S.R.
#WineIsSharing

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