Intervista a Monica Caradonna sulla comunicazione enogastronomica e non solo

A volte mi capita di aprire le porte di WineBlogRoll ad amici e professionisti del mondo del vino e dell’enogastronomia che stimo e apprezzo per ciò che fanno e per come lo fanno.
Oggi, è la volta di Monica Caradonna che, sono certo, vi coinvolgerà con la sua grande esperienza nella comunicazione enogastronomica e con la sua sagace ironia.
monica caradonna
 
Condivido con voi la nostra chiacchierata fuori dagli schemi, nella speranza di strapparvi qualche sorriso e, soprattutto, di darvi qualche spunto di riflessione riguardo i temi della comunicazione del vino e non solo.
Cosa fai nella vita? Me lo chiede anche mia madre rimproverandomi che sono sempre in viaggio oppure sempre attaccata allo schermo del mio Mac. A parte gli scherzi, sono una giornalista professionista. Dopo aver trascorso quattro anni in una redazione e dopo una bellissima esperienza in televisione, sono riapprodata al mio grande amore, gli uffici stampa. Aiuto le aziende a raccontarsi o a sviluppare relazioni. Ed è per questo che spazio su vari settori che vanno dal vino al turismo fino anche all’acciaio. Poi da ormai un anno ho tolto il tappo alla biro. Si può dire? Sai sono un po’ romantica e adoro le penne, soprattutto quelle in stile giapponese di Muji. Dicevo, da poco più di un anno ho ricominciato a scrivere. Per il Blog di Luciano Pignataro racconto storie di cucina attraverso i protagonisti. Ho un buon palato, ma non ho le competenze per giudicare tecnicamente un piatto, e forse sta storia ha anche un po’ stancato. A me piace raccontare storie, mettere un po’ a nudo i protagonisti della ristorazione, andare a vedere cosa c’è dietro un piatto piuttosto che un’etichetta e scovare un lato più emozionale. Le stesse storie le racconto sul Corriere del Mezzogiorno con, talvolta, deviazioni su mete turistiche.
Cosa ne pensi della comunicazione del vino odierna? La vorrei più friendly e meno altezzosa, più emozionale. Meno puzza sotto al naso e meno puzzette nei vini. Ahahaha qualcuno mi picchierà lo so.
Cosa ne pensi della comunicazione del vino sui social e del wine blogging in Italia ed all’estero? Negli ultimi anni le aziende stanno dedicando più attenzione a comunicare anche sui social. Certo non è che i contratti li chiudi se sei più bravo su Facebook (ormai sopravvissuto quasi solo in Italia) o su WeChat (per fare un salto in Oriente). Non è che se sei figo sui social entri automaticamente nelle carte dei ristoranti stellati. Anzi, molto spesso vedo aziende che spendono patrimoni in comunicazione, a volte anche sovradimensionati rispetto agli obiettivi di qualità che possono raggiungere, e alla fine nonostante centinaia di like ed eventi ai quali non mancano mai, non riescono a sfondare nelle carte vini e il loro target resta lo stesso. Forse la comunicazione del vino dovrebbe ripartire da un’analisi oggettiva degli obiettivi che un’azienda può effettivamente ottenere. Senza far perdere tempo e denaro.
Parliamo di “PR”… cosa significa fare pubbliche relazioni nel mondo del vino per te? Io seguo un modello che ho imparato lavorando per 11 anni nelle media relation nelle istituzioni. La cosa più importante? Avere una ricca agenda telefonica. La cosa ancor più importante? Se chiami qualcuno al telefono quello deve riconoscerti affettuosamente nel tempo di una risposta. Io creo rapporti fondati sulla correttezza e sul rispetto. Non rompo mai le scatole oltre il dovuto, ma tendenzialmente le mie relazioni professionali rischiano di passare su un piano più personale. Ho tanti buoni amici. E questo mi piace da impazzire.
Progetti per il futuro? Il mio lavoro è un continuo fermento e questo mi piace molto. Non sono mai fossilizzata su un tema unico, ma spazio dai viaggi al vino e al food e come ti dicevo fino anche all’acciaio. Questo mi stimola moltissimo perché ogni volta devo riattivare un modello di relazioni che è bene o male lo stesso, ma cambiano i linguaggi. Quando parlo di acciaio mi confronto con giornalisti che masticano economia, però il vino unisce tutti. Quest’anno durante un press tour che ho organizzato per un mio cliente in India, mentre parlavamo di acciaio e di reti di trasporti, davanti a un metodo classico indiano con un’etichetta super colorata, gli ho iniziato a parlare di Primitivo di Manduria e della bellezza del mio territorio di origine. Vedi, il vino è un linguaggio universale.
Quanto ti ha dato il vino e quanto pensi di aver dato e di poter dare ancora a questo settore? Ho avuto moltissime soddisfazioni con clienti difficili da raccontare e altre grazie a clienti più lungimiranti. Ma sono in una fase della mia vita in cui sto dando un gran peso alla mia parte umana dopo averla trascurata per troppo tempo, pertanto mi vien facile dirti che il vino mi ha fatto accorciare le distanze con delle persone che oggi sono incasellate nel file degli amici. Io cosa posso dare? Forse grazie alla grande e impegnativa esperienza che sto facendo scoprendo tavole e cucine importanti in Italia e in Europa sto modificando il mio approccio al racconto del vino. Forse questo è un aspetto nuovo nella mia formazione che potrebbe essere un valore aggiunto. Anche se forse l’elemento essenziale nel mio approccio al lavoro è l’entusiasmo, l’amore incondizionato che metto in ogni progetto. Ma occhio a non tradire i miei valori. A quel punto come un matrimonio sono pronta a rompere qualunque sodalizio.

Quanto conta il valore dell’amicizia nel tuo lavoro? Posso rispondere per me, ma non posso avere una risposta assoluta su un mondo così vasto e pieno di gente pronta a tutto. Io sono donna del Sud, ho dei valori sacrosanti come il rispetto e la dignità. Mio nonno, avvocato calabrese e proprietario terriero, chiudeva contratti con una stretta di mano e mi ha insegnato sempre a guardare negli occhi le persone. Questo puoi farlo se non hai nulla da nascondere e se fondi la tua vita e il tuo lavoro su etica e rispetto. Io cerco sempre un lato positivo in tutto e in tutti. Poi so di stare sulle palle ad alcuni personaggi, ma francamente me ne infischio. Diceva così Totò, vero?
Se dovessi ringraziare qualcuno, chi ti sentiresti di ringraziare per la donna e la professionista che sei oggi? Una donna che ha contribuito a costruire la roccia che sono è Rossana Di Bello. Lei è stata sindaco di Taranto e io a soli 26 anni ero responsabile dell’ufficio stampa del Comune nonché suo portavoce. Lei mi ha insegnato a leggere nell’anima delle persone, mi insegnato a leggere tra le righe dei fenomeni, mi ha insegnato il sacrificio, l’ambizione, mi ha insegnato ad anticipare le situazioni e a lavorare per obiettivi da raggiungere. Lei, durante il suo mandato da sindaco ha dovuto affrontare una malattia e ricordo che non si è fermata un solo giorno, abbiamo sempre lavorato senza mai mollare. E anche io quando ho dovuto affrontare un momento difficile della mia vita non ho mollato, come lei.
Fatti una domanda e datti una risposta! Fanne un’altra, fa la giravolta, falla un’altra volta! Scherzi a parte, cosa avresti voluto ti chiedessi e cosa vorresti chiedere a me? Quando mi porti a cena fuori e ci sfondiamo di champagne? Scherzo, però se vuoi una bolla ce la beviamo non appeni torni in Puglia.

Ringrazio Monica Caradonna per l’ironia e la freschezza con le quali ha approcciato questa chiacchierata virtuale. Una grande professionista ed una persona che spero avrete modo di incontrare e di conoscere, magari con un calice di buon vino in mano.

F.S.R.
#WineIsSharing

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