Vini di nicchia nell’Oltrepò Pavese – Colle del Bricco di Matteo Maggi

Chi di noi winelovers non è affascinato dalle Cantine storiche, dai vignaioli più anziani e d’esperienza, nonché da vini che ormai hanno scritto pagine di storia enoica di rara importanza? Chi non si fa suggestionare da racconti ed aneddoti di chi ha vissuto il Vino per decenni, percependone i cambiamenti sulla propria pelle? Io di certo sono tra quelli che ama confrontarsi con uomini e donne di grande esperienza, o ancor meglio fermarsi in silenzio ad ascoltare le loro storie e a pregiarmi delle voci a volte rotte di chi pur avendo raccontato mille e più volte quelle stesse cose non manca mai di emozionarsi ripercorrendo il proprio passato.
Eppure il vino è continuo divenire, ciò che è passato oggi è stato presente e proiezione per il futuro in tempi andati ed è importante per chi, come me, vive di curiosità andare a scovare anche le nuovissime realtà, magari fondate da giovanissimi viticoltori che si approcciano al Vino in un periodo difficile, in cui è quasi impensabile che un giovane si avvicini alla Terra con tanta passione e veemenza come quelle che ho riscontrato, ad esempio, in Matteo Maggi.
Matteo Maggi dell’azienda agricola
Colle del Bricco, ha fondato la sua piccola realtà nel 2013 per sua stessa volontà, ma con il supporto di suo padre, accettando la scommessa di produrre Vini di nicchia in una terra, quella dell’Oltrepò Pavese, in cui non è facile sradicare certi preconcetti.
Il suo obiettivo, mi racconta, “è produrre quei Vini che ti portano per stradine di collina per
andarli a scovare, quelli che ti emozionano e ti stupiscono perché
sono fuori da ogni standard.”

L’azienda di Matteo è una piccola
proprietà, in fase di ristrutturazione e crescita.  Questa partenza da “0” rappresenta, a detta del giovane viticoltore, un punto di forza, in quanto avendo curato lui stesso lo start-up sin dal principio, ci si trova di fronte ad un foglio bianco, che non contempli errori passati, ma che imponga una grande attenzione nel fare le scelte più opportune per porre
delle buone basi.

La parola “nicchia” è ripetuta spesso da Matteo e la cosa non mi dispiace, in quanto avendo assaggiato alcuni dei suoi Vini posso convenire che la sua, pur essendo alle primissime annate, è una produzione votata totalmente alla ricerca di qualità secondo le possibilità del proprio terroir, ma anche le sensazioni del vignaiolo. Poche bottiglie, basse rese per ettaro, poca lavorazione in cantina e
assoluta attenzione e cura in tutti i passaggi…per ottenere il
meglio da quello che la Natura è capace di donare a Colle del Bricco.
Una Natura che Matteo definisce come una maestra,
severa e molto esperta, che dona le basi per i prodotti ed ogni
anno insegna come crescere i propri vigneti e migliorarli. Bisogna
imparare ad assecondarla e ad accettare le lezioni che ci da, in particolare dopo
averci puniti in annate difficili come la 2014. Come dico spesso, l’agricoltura in genere, ma ancor più il lavoro del viticoltore sono i mestieri più difficili al mondo a livello psicologico, in quanto sin dal principio bisogna accettare che il risultato del proprio fare non è detto sia direttamente proporzionale al nostro impegno ed alle nostre competenze, bensì ci sia sempre l’incognita “Madre Natura”, che in un giorno, magari a ridosso della vendemmia, dopo mesi di fatica, possa cancellare ogni nostra sicurezza imponendoci il proprio volere. A quel punto, non resta che ricominciare a testa alta, con passione e spinta verso il futuro, al fine di contrastare la negatività con la pura e semplice positività, senza la quale il Vino non potrebbe essere prodotto.
Dico questo perché in Matteo ho percepito ettolitri di positività e grandissima passione per ciò che fa, cosa che ammiro ancor più in un giovanissimo come lui, che oltre a manifestare grande competenza, ha compreso sin dal principio il potere delle emozioni e della personalità di chi fa Vino, da infondere nei propri prodotti, unendola alle specificità del proprio terroir.

Matteo si unisce alla lunga schiera di vignaioli che ci tiene a precisare ed a dimostrare che il Vino di qualità non
si fa in cantina, ma nei vigneti, “in quanto la Natura ci da già
tutto ciò di cui si ha bisogno per un Vino perfetto e soprattutto
dimostrare che il mio territorio, l’Oltrepò Pavese, è in grado di
entrare nell’Olimpo delle eccellenze.”
Non vi parlerò nello specifico dei suoi Vini, per il semplice fatto che trattandosi per lo più di Vini in divenire, sarebbe riduttivo, ma posso assicurarvi che il modo in cui Matteo coccoli le sue piante prima ed i suoi mosti poi, fa pensare ad un padre ormai con grande esperienza alle spalle. Vi darò, però, qualche spunto in base ai miei assaggi.

Ho apprezzato molto il Riesling Brina, un Vino che si fa valere per freschezza e toni primari di grande prontezza e piacevolezza, ma che già con un anno extra di riposo in bottiglia si fa elegante ed intrigante. La sua Barbera ferma Ampelo fa già intendere che la scelta di andare a creare dei veri e propri cru, impiantando il vigneto del singolo varietale nel terreno più vocato per quella specifica uva, è più vincente che mai, là dove si hanno a disposizione diverse condizioni pedoclimatiche all’interno della stessa azienda.
Oltre alla novità, un sauvignon spumantizzato che ho avuto modo di provare con ancora tanti mesi davanti prima della sboccatura, l’emozione più grande mi è stata donata da L’Inedito, un Vino fuori dagli schemi per antonomasia, fatto – citando Matteo – “quando non ero ancora produttore e non sottostavo ad alcuna regola commerciale”. Non che ora Matteo si preoccupi molto di ciò che piaccia alla gente… sia chiaro… questo ragazzo va dritto per la sua strada, poi il tempo sicuramente ci e gli dirà se il tiro sarà da correggere o meno, ma per ora mi piace la sua sana e coraggiosa sicurezza.
L’Inedito è il manifesto della sua voglia di fare e di stupire, con un blend di Barbera, Croatina ed Uva Rara, senza filtrazioni e con un equilibrio che – sarà stata la fortuna? Sarà stato quel pizzico di incoscienza? Chi se ne frega?!? – fa pensare ad un grande rosso, frutto di prove ed esperimenti, quando in realtà ci si trova di fronte ad un “one shot” di rara bellezza.
Se prendiamo come riferimento della cifra stilistica di Matteo e dell’Azienda Colle del Bricco l’Inedito, beh… non resta che seguire le sue evoluzioni ed ancor più quelle dei suoi Vini, perché qualcosa mi dice che le sorprese non tarderanno molto ad arrivare!


F.S.R.
#WineIsSharing

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