Habemus un grande Vino Rosso a San Giovenale

Se a Roma si possono ancora scorgere i
fasti di un maestoso passato, ma lo smog appanna un po’ i sensi,  basta andare ad una 50ina di Km più a
nord della Città Eterna per poter respirare un’aria pura, intrisa
della storia più antica immersi in uno scenario mozzafiato.
Parlo di San Giovenale, la più antica
acropoli etrusca mai rinvenuta, ma io non sono né uno storico né un
archeologo, quindi vi starete chiedendo il perché di un tale
preambolo da guida turistica, beh… parafrasando un detto che ha proprio Roma come protagonista, non
disperate, “tutte le strade portano al Vino”!
E’ proprio in prossimità di un luogo
così ricco di storia e di fascino che si trova una delle più
importanti aziende del Lazio in termini di qualità, azienda che non
poteva portare altro nome di quello della stessa acropoli: San Giovenale.
L’azienda nasce nel 2006 per l’amore
nei confronti di questo maestoso territorio incastonato in cima alla
valle del Mignone, un piccolo fiume che scorre tra i monti Sabatini e
i Monti Cimini 50 km a nord di Roma, mi spiega Emanuele Pangrazi, ma
per la nascita della Cantina e la prima annata dobbiamo attendere il
2010.
Una “One Wine Cellar”, che mi
incuriosì talmente tanto per ciò che leggevo e sentivo riguardo il
loro Habemus, da aver fatto svariati Km per partecipare ad un evento
dedicato ai Vini Vulcanici che si teneva ad Orvieto, nel quale sapevo
che l’avrei trovato in degustazione.
Trovai nel calice qualcosa di più di
un semplice blend enologico… trovai uva sana, matura, terra viva,
naturalmente attiva, rispetto, tanta pulizia, ma voli pindarici a parte, assaggiai “semplicemente” un grande Vino! Ammetto che prima del mio
incontro con l’Habemus la curiosità fosse molta, ma dopo il primo assaggio scattò la molla e dovevo
assolutamente approfondire la conoscenza di quella realtà in modo più diretto. E’ stato allora
che compresi il perché di quella sana complessità e di quella
naturale godibilità, nonostante l’imponenza e la prospettiva di
quell’assaggio. Parliamo di un’azienda che segue e persegue un
approccio non interventista che ha come cardini della propria
filosofia di lavoro i seguenti punti:

  • conduzione dei vigneti ad
    alberello
    senza lavorazioni invasive con elevata fittezza, ma solo
    con singolo tutore di castagno, senza palificazione e fili di ferro (un vero spettacolo!);
  • vengono utilizzati solamente
    prodotti vegetali per la difesa dalle malattie;
  • basse rese per ettaro grazie alla
    produzione di 2 grappoli per pianta;
  • Il tutto corredato da certificazione
    biologica.


E’ palese quanto Emanuele ed il resto
dell’azienda nutrano un rapporto empatico con questo territorio e con
le proprie vigne, che rappresentano un immane sforzo, ma sempre più
grandi soddisfazioni, grazie all’intuito ed alla sensibilità che
hanno permesso di vincere questa vera e propria scommessa ai
produttori.
Un’azienda che sente forte
l’attaccamento alla Capitale, che non rappresenta soltanto un punto
di riferimento a livello umano, bensì il principale mercato, che i
produttori stessi, non negano, vorrebbero arrivasse a coprire in
termini di domanda l’intera produzione, tanto forte è l’orgoglio nel
vedere il proprio Vino legato a doppio filo a Roma.
Io stesso mi sbilanciai come non faccio
mai, sostenendo che l’Habemus rappresenti l’apice della produzione
rossista del Lazio, ma guardandomi, o meglio, leggendomi intorno
oggi, mi rendo conto di non aver detto nulla di così strano, se non
l’aver condiviso un’impressione che sapeva molto di evidenza.
Non potevo, però, limitarmi ad una
sola annata, quindi mi sono mosso per poter condividere con voi due
tappe della storia di San Giovenale e dell’Habemus:

Habemus 2012 Lazio IGT: è di un
armonia “sconquassante”, i tre vitigni (Grenache, Syrah,
Carignan) si sostengono, controbilanciano, coadiuvano ed incitano
vicendevolmente; il naso esprime il meglio della grenache ed ammicca
alla Syrah con una nota pepata di rara eleganza ed intriganza. La
struttura è quella di un grande Vino, t’aspetti degli eccessi
alcolici, invece null’altro che armonia. Equilibrio a 360°, anche
adesso che nel calice ho solo le prime pagine di un racconto che si
prospetta lungo e pieno di evoluzioni, colpi di scena, con tanto di
gran finale. Persiste lungamente nella sensazione nitida di aver
appena deglutito un unicum, frutto del perfetto connubio uomo-Natura,
know how e rispetto.
Un Vino inerziale, capace di un crescendo di emozioni che appaga il palato, ma mai l’anima, che sembra continuare a nutrirsi della sua essenza che, imperterrita, continua ad esprimersi nonostante l’ultimo sorso sia, ormai, acqua passata… o meglio, vino passato!
Habemus 2013 Lazio IGT: è una bimba educata,
serena, paziente che ti sorride col ghigno di chi sa… di chi sa che
scherzetto ha in serbo da qui a qualche anno. La cosa assurda è che
questi Vini non sembrano affinati in legno piccolo e, per di più,
nuovo… sembrano avere il meglio delle essenze dei fusti insite nel
varietale stesso, tanta è la fusione armonica e romantica che il mio
umile naso percepisce. Sono emozionato e tanto… perché ho
assaggiato un mostro di bontà ed un desiderio che diverrà realtà.
(in prospettiva)
Sapete che non parlo mai di prezzi, ma dato che sui social ho notato alcune critiche riguardo il costo dell’Habemus, credo che ogni in questo caso più che in altri sia importante sapere cosa c’è dentro la bottiglia che andrete ad acquistare, ma ancor più cosa c’è dietro ogni fase di avvicinamento alla vinificazione di quello stesso Vino. Siamo, spesso (troppo), disposti a spendere fior fior di dinari per bottiglie di Champagne prodotte in tirature “globali” con metodi piuttosto opinabili, ma poi osteggiamo quei produttori che riescono con fatica e coraggio a dare un’identità forte anche in termini di prezzo al proprio Vino?!? Non so… a me sembra davvero assurdo! Inoltre qui parliamo dell’unico Vino prodotto dalla cantina, con un numero di bottiglie talmente irrisorio, che se non avesse un prezzo quanto meno equo, credo potrebbero tranquillamente aprire una onlus in quel di San Giovenale! 😉
F.S.R.
#WineIsSharing

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