La Fattoria di Caspri e la biodynamique, ops… biodinamica

C’è un po’ di Francia in Toscana o un po’ di Toscana nel cuore di un francese, vedete voi come prendere la decisione Bertrand Habsiger, importante sommelier originario dell’Alsazia, che nel 2007 inizia la sua avventura da produttore, dirigendo l’azienda acquistata dopo attente ricerche dalla lungimirante proprietaria Suzanne Syz, proprio in Italia.
Il mio piccolo omaggio alla Francia lo faccio parlando proprio di questa realtà, la Fattoria di
Caspri
, che indovinate un po’, si trova a Caspri, più precisamente in località Rendola, piccola frazione del
comune di Montevarchi, nell’aretino a pochi Km da dove ho passato molti anni della mia vita.
In un luogo storico, che diede i natali al generale
Aelianus Caspérius, la proprietà e Bertrand, avvalendosi di affidabili cantinieri, tra i quali Simone Sandei che mi ha supportato e sopportato per la stesura di questo articolo, iniziano il loro percorso di produttori, con idee chiare ed un approccio ben definito: la biodinamica.


La scelta di praticare una viticoltura biodinamica deriva dal fatto di voler preservare al massimo le caratteristiche dell’ambiente, quindi della flora e della fauna che lo compongono, e di conseguenza preservare la vitalità dei suoli sul quale le viti crescono in modo che si possano poi ritrovare nella bottiglia e nel bicchiere le caratteristiche del suolo stesso.
Quindi l’obiettivo dell’azienda è quello di portare avanti la tradizione viticola locale nell’ambito di una pratica che rispetti l’ambiente e di elaborare dei Vini schietti, che riflettano pienamente il loro territorio d’origine.
La fattoria è un’azienda agricola vecchio stampo e perciò perfetta per la biodinamica e più in generale per avere una salubrità naturale dovuta alla tradizionale e fondamentale alternanza (che purtroppo si sta perdendo) tra boschivo, seminativo e frutteti nei quali i vigneti si trovano protetti da aggressioni esterne senza dover ricorrere a chissà quale “stratagemma” chimico o biologico.
Anche nella scelta delle uve si deduce il grande rispetto per l’Italia e per quel particolare luogo da parte della proprietà e di Bertrand, che optano per Sangiovese, Ciliegiolo e Canaiolo per quanto concerne i vitigni a bacca rossa e Trebbiano e Malvasia per i vitigni a bacca
bianca.  Se da una parte c’è la scelta rispettosa di produrre veri Vini Toscani, dall’altra è una sfida che dal quale non è possibile esimersi quella di allevare in quei terreni ed in quel contesto pedoclimatico Syrah, Grenache e Pinot
nero
, come quasi a volte suggellare questa alleanza Francia-Italia.
Come detto sin
dall’inizio dell’attività abbiamo deciso di praticare
un’agricoltura biodinamica il più possibile rispettosa dell’ambiente e del territorio. Le viti e i
suoli sono curati con i preparati biodinamici, con tisane e con
decotti a base di estratti vegetali che permettono lo sviluppo di un
buon processo vegetativo e limitano lo sviluppo dei parassiti. Sulle
viti vengono utilizzate piccole quantità di rame e zolfo per la
difesa dalle malattie.

Ma come si traduce tutto questo nel Vino?
Beh, prima di condividere con voi i miei assaggi vi o qualche dritta in più sulla vinificazione: 
– varia a seconda dell’annata e quindi dell’uva che arriva in cantina, anche in modo importante;
– le uve, vendemmiate a mano, compiono la fermentazione in tini troncoconici di rovere aperti da 12 e 15 hl;
– il riempimento della
vasca avviene manualmente senza l’utilizzo di pompe;

– nessun controllo della temperatura, in quanto la cantina è abbastanza fresca da non permettere al Vino in fermentazione di superare 28°C;
– basse rese (70 q/ha o meno);
– l’affinamento, variabile in base al Vino che si andrà a produrre, avviene in legni esausti
di varie dimensioni barrique tonneaux (500 e 600 l) e botti da 1.500l;

– in nessuna fase della vinificazione
viene aggiunto metabisolfito al momento (tranne per l’annata 2014 nella quale ne è stato aggiunto meno di 1/ha) e viene fatta una, al momento dell’imbottigliamento, una filtrazione sgrossante
;
– Dopo la svinatura il Vino rimane
qualche giorno in acciaio prima di essere travasato in botte in modo
da subire una sfecciatura. Una volta in botte non viene più travasato
finendo l’affinamento sulle proprie fecce fini.

Questo è il modus operandi generale dell’azienda con ovvie differenze basate sulle uve e sul Vino prodotto, tra i 7 che l’azienda ha in linea: Rosso di Caspri, Casperius, Ciliegiolo, Canaiolo, Syrah, Poggio Cuccule e Luna Blu (tutti IGT).


Io, personalmente, ho avuto modo di assaggiare una piccola verticale del Rosso di Caspri, Vino tutto nerbo e coerenza varietale, prodotto principalmente con le uve dei
nuovi impianti più una piccola percentuale di uve provenienti da
vecchi impianti (circa 45 anni). 



Rosso di Caspri IGT Toscana Rosso 2014: un Vino che ha ancora bisogno di evolversi, ma che è in questo momento che esprime la sua schiettezza e la sua predisposizione alla tavola in modo naturale e coerente. Naso classico dalla viola al piccolo frutto rosso, con quella punta di “aria” in più che dice molto delle tecniche di vinificazione e che a me non dispiace affatto. Il sorso è vivo, piacevole, di buona struttura e grazie a “precursori della beva” come la freschezza e quella nota sapida che bilancia la morbidezza del Sangiovese, un bicchiere tira l’altro!

Rosso di Caspri IGT Toscana Rosso 2013: il più timido dei 3, nonostante l’annata sicuramente meno complessa della 2014. Probabilmente la sua austerità lo porterà ad aprirsi ed esprimersi più avanti, sta di fatto che in bocca è un vero Sangiovese, da annata un po’ più calda, ma di grande piacevolezza.

Rosso di Caspri IGT Toscana Rosso 2012: eccolo qui, il Vino che speravo e, forse, in fondo sapevo che avrei trovato. Varietale, terra e quell’accenno di evoluzione terziaria che fa il pari con la beva fresca e minerale nell’ottica di un egregia corrispondenza naso-bocca-cuore.
Un Sangiovese di livello, che definirei country-chic: country nella sua schietta espressività e chic nell’eleganza del tannino, presente, ma già molto educato.

In attesa di provare anche il Syrah di cui mi hanno parlato molto bene e gli altri Vini della linea, posso dire serenamente che il lavoro in vigna ed in cantina portato avanti nella Fattoria di Caspri si sente in ogni calice e la 2013 è stata la cartina di tornasole per comprendere quanto questi Vini fossero l’espressione sincera, non solo dell’annata, bensì delle piccole differenze di scelta in cantina, pur restando sempre nel rispetto dei principi della biodinamica.
Una realtà interessante, da seguire e da approfondire, meglio se visitandola e “tastando con mano” l’effetto di scelte ben precise sul territorio che la ospita ed ovviamente su ogni Vino prodotto.
Niente estremi, tanto equilibrio anche a livello di comunicazione e, soprattutto, molto rispetto, questi sono i valori che contraddistinguono la Fattoria di Caspri ed io lo apprezzo e non poco!


F.S.R.
#WineIsSharing

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