In ordine cronologico l’ultima tappa di DestinazioneVino vissuta nelle Marche è quella relativa alla Cantina Terracruda.
Premetto che questa realtà è situata in una zona che io stesso, da marchigiano di origine, conoscevo meno, ma che rappresenta l’ennesima pennellata intrisa dei colori dell’emozione che questa regione sa regalare, con profonda umiltà e semplicità. Parliamo dell’entroterra pesarese e più precisamente di Fratte Rosa, un piccolissimo comune di neanche mille anime, che vanta una posizione magnifica, tra fiumi e colline, tra mare e monti, con una densità di costruzioni bassissima, che lascia spazio a campi e vigneti così perfettamente integrati con il paesaggio da stentare a credere sia frutto dell’uomo e non di un’entità superiore.
Forse vi sembrerò esagerato e magari lo sono, ma vi basterà guardare qualche scatto o ancor più andare in quella zona per rendervi conto della bellezza di un’area che, come dicevo, è meno conosciuta, ma non per questo meno ricca di eccellenze.
A pochi km da Pergola, la città nella quale sembra sia stato “inventato” il Vino di Visciola, tipico Vino aromatizzato marchigiano, sorge la Cantina Terracruda, punto di riferimento per la riscoperta e la valorizzazione di alcuni dei più preziosi vitigni autoctoni della regione come il Bianchello del Metauro, la Garofanata e l’Aleatico.
Una Cantina che ha contribuito in modo concreto alla creazione della DOC Pergola, la più giovane della regione e quindi quella che mi incuriosisce di più.
Ad accoglierci nel bellissimo agriturismo dell’azienda, c’è Luca Avenanti, un giovane dotato di due optionals non comuni a tutti, come quelli della sensibilità e di un’imperitura forza di volontà. Oltre ai panorami mozzafiato ed alla tranquillità di quei posti, ciò che mi ha colpito di più è stata l’estrema serenità con la quale siamo riusciti a portare avanti tutta la tappa, tra vigne, cantina e degustazioni, con un calice di Vino che ci ha accompagnati in ogni ambito dell’universo Terracruda. Per me non c’è cosa più bella di poter parlare di Vino senza eccessive ed ingombranti sovrastrutture, andando a fondo nelle tematiche più importanti, come una viticoltura etica e l’importanza dei vitigni autoctoni nel veicolare, attraverso il Vino, il concetto di territorialità.
A Terracruda c’è un amore per il proprio territorio che si palesa da ogni singola scelta e giustifica persino le molte etichette capaci di dare un arcobaleno di interpretazioni e di sfumature che rendono quasi impossibile il solo pensare di toglierne alcune.
Il concetto è semplice, qualità qualità qualità a tutti i costi, partendo da un grande lavoro i vigna, ma continuando a fare selezione anche una volta che l’uva, sana e al giusto livello di maturazione per il Vino da produrre, arriva in Cantina.
Vari tempi di maturazione, quindi, molti passaggi in vigna per creare Vini dalle caratteristiche diverse con uno stesso vitigno, fino a tre o più espressioni dello stesso vitigno, come ad esempio nel caso del Bianchello del Metauro che viene interpretato in tre versioni ferme ed in una spumantizzata, con in arrivo tra qualche anno un metodo classico che promette già molto molto bene!
Questo per dar modo a chi conosce già il Bianchello di vederlo da ottiche differenti, ma ancor più a chi non ha mai avuto modo di assaggiarlo, di comprenderne sin dal primo approccio la grande duttilità e le potenzialità di questa uva così antica e radicata nel territorio.
Ciò che mi affascina di più di Terracruda è la scelta di produrre con uno stesso varietale un Vino che faccia solo acciaio, quindi più votato a manifestare la sua prontezza e la sua piacevole freschezza, un Vino più maturo che vanti una piccola percentuale di affinamento in legno piccolo per più di un anno, per finire con un Vino totalmente affinato in barrique per 12/18 mesi, che uniti allo charmat ed al futuro metodo classico (tra l’altro il primo di Bianchello), rendono tutto molto interessante dal neofita al winelover più preparato.
Parlando di Vino posso confidarvi che non saprei davvero cosa scegliere in questa Cantina, data l’altissima qualità media, che riesce a dare una reale personalità ad ogni singola bottiglia, cosa che annulla il concetto di “vino base”. All’ultimo Vinitaly consigliai tra i miei 10 assaggi da non perdere proprio l’Incrocio Bruni di Terracruda, ma ad oggi potrei aggiungere il Sangiovese Riserva Olpe, elegante e lungimirante, il Bianchello Campodarchi Oro, maturo ed evoluto e la Garofanata, ma di certo consiglierei per primo il Lubaco, un Aleatico di grande complessità al naso con uno spettro aromatico che spazia dai classici primari e secondari fruttati e floreali, ai terziari da affinamento come la speziatura e la torrefazione. Molto contemporanea ed estremamente piacevole lo spumante Charmat base Bianchello che per dirla senza mezzi termini “un bicchiere tira l’altro!”.
Non voglio, però, svelarvi troppo altrimenti non avrete motivo di leggere il libro, anche se della Cantina Terracruda parlai già tempo fa in questo articolo: www.wineblogroll.com/terracrudacantina.
L’invito a seguire Luca e le sue mille iniziative è d’obbligo dopo aver visto concretamente l’impegno e la dedizione con i quali tutta la famiglia Avenanti si dedica a tutto questo.
Di certo una di quelle tappe di DestinazioneVino che vorresti durassero molto molto di più!
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