Cantina Le Regge dove sorge uno dei vigneti più belli del Chianti Classico

Giusto qualche giorno fa citai il
Chianti
come uno dei “must” dell’enoturismo e di certo questo è
dovuto alla sua storia enoica così intrisa di tradizione e toscanità
ed al fascino che sono una terra del Vino come questa possiede.
Faccio questa premessa perché è
proprio nel Chianti e più precisamente a Greve in Chianti che si
trova la cantina di cui vi parlerò oggi: l’Azienda agricola le Regge.
Un podere che apparteneva alla tenuta
del Castello di Uzzano e parte dei vigneti risalgono alla precedente
gestione, in particolar modo lo storico vigneto “ Baldini, che è
la peculiarità di quest’azienda che di più mi ha incuriosito sin da
subito, in quanto caratterizzato da terrazze angolari costruite nel
1700, davvero suggestive e sempre più rare, come la forma di
allevamento utilizzata, ovvero l’archetto toscano.
le regge chianti
L’azienda è dal 1989 della famiglia
Ferruzzi
, legata a doppio filo a questo territorio ed a questa
tenuta, ma storia dei Vini dell’azienda Le Regge così come li
conosciamo ora è relativamente giovane, in quanto la
commercializzazione dei Vini imbottigliati con questo marchio inizia
non prima del 2011, anno nel quale viene imbottigliato il Chianti
Classico
2007 a testimonianza della volontà di partire subito con
una filosofia orientata verso il far uscire Vini giustamente elevati,
senza fretta e/o scorciatoie.
Parliamo di una realtà contenuta, con
una produzione focalizzata su “sole” tre referenze, che danno un
ampio spettro di quali siano le potenzialità del terroir, sia nelle
interpretazioni più territoriali del Chianti Classico e del Chianti
Classico Riserva
che in quella internazionale che mostra in un IGT Toscana Rosso 50% Merlot e 50% Cabernet Sauvignon quanto gli stessi comuni vitigni
possano esprimersi in maniera diametralmente opposta in contesti
differenti, conferendo, anche in questo caso, al Vino grande
identità.
A Le Regge l’equilibrio produttivo
risiede nel appoggiarsi alla competenza enologica odierna per evitare
errori e brutture, senza rinunciare, però, alle tecniche ed agli
strumenti tradizionali: raccolta manuale, affinamento in grandi botti
e pressa meccanica in legno.
Nonostante non si tratti di un’azienda
certificata “bio”, l’attenzione al territorio ed il rispetto di
vigne ed uva è sempre più importante. Rispetto che si traduce,
anche, nella voglia di lasciare che la materia prima si esprima in
tutto il suo potenziale, senza grandi incidenze del vaso vinario,
questo grazie alla predilezione per l’affinamento in botti grandi,
piuttosto che legni piccoli.
con una spiccata freschezza ed eleganza
con un utilizzo moderato del legno, con una nostra identità
riconoscibile nel tempo nel rispetto della variabilità che le
singole annate ci regaleranno.
Ad ulteriore testimonianza del legame
profondo con il territorio e con queste vigne dell’intera famiglia
Ferruzzi, c’è la storia di Giovanni Ferruzzi , nonno di Barbara,
l’attuale proprietaria, che lavorava queste terre già negli anni ’60
quando erano di proprietà del castello di Uzzano. Nel 1989 suo
figlio Gino ( padre di Barbara ) acquista il Podere dove viveva suo
padre e dove ha sempre lavorato come mezzadro. Il destino e la
volontà di un figlio di consacrare il lavoro di un padre, dandogli
dignità ed identità sono le basi della nascita e del percorso in
ascesa de Le Regge.
vini le regge chianti
Io nello specifico vorrei condividere
con voi le mie sensazioni riguardo il Chianti Classico e la Riserva.

Chianti Classico DOCG 2012: un Chianti
Classico di grande precisione e dal concept contemporaneo, tutta
freschezza e morbido equilibrio. Un naso romantico e mai sopra le
righe, in cui i fiori ed il frutto si confondono fino a perdersi in
una sottile nube di spezia e balsamicità. Un carattere tutto d’un
pezzo, ma assolutamente per nulla scontroso. Un Vino che sa di quel mix tutto toscano di campagna e qualità, di lavoro e soddisfazione, di sacrificio e lusso di poterne trarre da vivere al meglio. 
Chianti Classico Riserva DOCG 2009: mi piace
pensare che una vite non attinga solo al terreno che la ospita, ma
anche alla sua storia ed al fascino che quel luogo possieda ed è per
questo che è inevitabile non percepire un alone di suggestione
quando si abbina un Vino ad una vigna come quella dello storico
vigneto Baldini. Una Riserva che nonostante l’annata calda, brilla
per armonia e freschezza. Un Vino che gioca sull’intrigante
contrapposizione fra una pacata morbidezza ed una personalità
spiccata. Elegante e saggio, pulito e composto, ma dal fascino di chi
la sa lunga, un po’ come un uomo di una certa età, dall’aspetto
distinto e composto, che con fare sicuro incede verso un futuro che
non lo spaventa affatto, anzi… lo incuriosisce ancora e lo aspetta
con rinnovate esperienze da vivere e condividere.

Devo ammettere che ero un po’ titubante nei confronti della scelta di utilizzare dei saldi  di varietali internazionali, a discapito del classico blend chiantigiano o addirittura del Sangiovese in purezza, ma sono coerente e ciò che ho sempre sostenuto dicendo che alla fine è sempre e solo il calice a parlare ed in questo caso ogni scelta fatta dapprima in vigna ed in secondo luogo in cantina, può dirsi più che opportuna dato il risultato, che non è affatto piacione, bensì tutto votato alla freschezza, all’armonia, ma anche alla ricerca di complessità in grado di evolversi al meglio a tempo indeterminato.

F.S.R.
#WineIsSharing

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