Cantina Mustilli – Cinque secoli di storia tappati a vite

Azienda Agricola Mustilli – Sant’Agata dei Goti
(BN) – Campania

Tutti conosciamo la Falanghina, ma non tutti sappiamo che il
merito di aver creduto in questo vitigno e nel Vino prodotto da
questo varietale è da attribuire ad una persona specifica: Leonardo
Mustilli. E’ stato proprio Leonardo Mustilli, infatti, ad
imbottigliare la prima Falanghina in purezza nel 1979, ma io oggi non
vi parlerò solo di lui, bensì della sua famiglia e della cantina
che ha fondato a Sant’Agata dei Goti, perseguendo e proseguendo
quella che è a tutti gli effetti una presenza sul territorio e nella
terra che dura ormai da 500 anni.

cantine mustilli

La famiglia Mustilli giunse a Sant’Agata dei Goti all’inizio
del ‘500: proveniva da Ravello, allora cittadina della gloriosa
Repubblica d’Amalfi, e scelse questo meraviglioso borgo sannita, che
nasce su uno sperone di tufo, come nuova terra di lavoro. Fu solo
negli anni ’70, però, che Leonardo e Marilì Mustilli decisero di
rinnovare la tradizione familiare della coltivazione della vite,
reimpiantando nelle colline di Sant’Agata dei Goti i vitigni
autoctoni campani
quali Falanghina, Greco, Aglianico e Piedirosso. Le
uve venivano portate poi nelle suggestive cantine storiche, costruite
sotto al palazzo di famiglia nel pieno centro storico del paese ed
era lì che venivano portati avanti vinificazione ed affinamento.
Oggi in quei luoghi in cui si respira una storia di lavoro, passione
e grande lungimiranza, viene conservato lo storico dell’azienda, con
bottiglie di ogni annata prodotta.

Sono le sorelle Mustilli, Paola e Anna Chiara ad aver preso in
mano le redini dell’azienda oggi e devo ammettere che stanno dando
una svolta importante a questa realtà, con profondo rispetto del
territorio e della storia di famiglia, ma anche e soprattutto con un
punto di vista più aperto ed una prospettiva moderna e sostenibile,
che fa ancor più effetto quando è un’azienda con questo pedigree ad
averlo.

cantine storiche campania

Paola ed Anna Chiara sono cresciute dentro ed intorno al Vino e
loro padre, il pioniere della Falanghina, Leonardo, ha insegnato loro
l’arte di coltivare la vigna e fare vino e loro portano avanti questa
tradizione con grande passione e rispetto.

Le due peculiarità che rendono interessante la Cantina
Mustilli, oggi più che mai, sono l’approccio bio e sostenibile in
vigna ed in cantina e la piccola grande rivoluzione nei tappi, che
per quanto riguarda l’intera nuova linea di autoctoni in purezza è
passata allo screwcap o tappo a vite (Stelvin se vogliamo citarne il
maggior produttore al mondo). Una scelta drastica che vuole lanciare
un messaggio importante che, a mio parere, vale ancor di più dato
che a mandare questo messaggio sia un’azienda così radicata nella
storia di un territorio, di un Vino e del Vino italiano in generale.
Si può seguire la tradizione a prescindere dal packaging ed ancor
più dal tappo utilizzato.

In attesa dei 3 Cru che usciranno nell’ultimo trimestre
dell’anno in corso, vorrei parlarvi proprio di tre dei Vini che ho
avuto modo di assaggiare, tutti della linea con tappo a vite.

vini falanghina mustilli
FALANGHINA DEL SANNIO | SANT’AGATA
DE’ GOTI DOC 2015:
non potevo iniziare che dalla Falanghina, il
Vitigno ed il Vino più rappresentativi di questa cantina. Un Vino
che esprime il varietale a pieno con tutto il corredo aromatico che
ci aspettiamo da una falanghina giovane, vinificata in purezza, in
acciaio. Si sente forte la volontà di mantenere intatti i profumi
dai più persistenti a quelli più delicati e sfumati, ma è in bocca
che vigne e terreno fanno la differenza, con una grande freschezza,
sostenuta dalla salinità che non può mancare in un Vino che sembra
chiamare a sé tutto il bello del mare. Un passepartout estivo negli
abbinamenti col pesce e con… le persone!

GRECO | SANNIO SANT’AGATA DE’ GOTI
DOC 2015:
forse non ci avete mai fatto caso, ma chi ama il Verdicchio
non può non amare il Greco. Molti i profumi che potete incontrare in
ambo i Vini e simile la firma in calce che lascia ogni sorso, ovvero
la mandorla amara. Un bel Vino che vanta una maturità inattesa per
una bottiglia così giovane, ma non si tratta di evoluzione, è solo
una marcata espressività di un’uva forte, piena di sé, capace di
dire la sua senza tanti fronzoli.

PIEDIROSSO | SANNIO DOC 2015: premetto
che amo questo varietale e che l’idea di trattarlo come l’hanno
trattato in questo caso mi garbi molto, in quanto la leggera crio che
precede la fermentazione, in vista di una vinificazione ed un
affinamento anche in questo caso solo acciaio, permette all’uva di
mostrarsi in tutto e per tutto, con quel pizzico di intensità in più
che da carattere. E’ proprio il carattere così ben delineato a far
sì che questo Piedirosso non risulti “solo un altro piedirosso”
e che parli di vigna e di uva, di storia e territorio in maniera
easy, ma concreta. Un Vino giovane, che visto così può far pensare
al rosso d’annata, già bello e pronto, tanto c’è il tappo a vite,
quanto vuoi che invecchi? Sarebbe da sciocchi vederlo così, perché
a parte il fatto che ormai sia appurato che lo screwcap permetta
lunga vita al Vino ed una lenta e positiva evoluzione, freschezza e
tannino dicono che questo Vino può riservare notevoli sorprese,
magari tra uno o due anni lo riassaggio e vi dico!

Mi ha davvero colpito il contrasto
positivo tra la “faccia” dell’azienda e quella delle bottiglie
che ho avuto modo di tenere in mano, guardare, stappare e ritappare,
ma devo ammettere che una volta versato il Vino nel bicchiere tutto
ha avuto un senso così naturale, che l’unica cosa che mi abbia
interessato dal primo impatto in poi sia stata solo e soltanto
l’espressività dei Vini. Un’espressività che ho trovato molto
interessante e senza tempo.

F.S.R.
#WineIsSharing

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