Il vino biodinamico origini e proiezioni future
C’è chi crede a Dio, c’è chi crede al Bio, ma c’è anche chi crede alla Biodinamica ed io, onestamente, come tollero ogni religione e cultura diversa dalla mia (che poi, proprio bene bene quale sia mica lo so?!) non capisco perché non dovrei tollerare e cercare di conoscere e comprendere, nei limiti del possibile, chi ha fede e fiducia in pratiche, teorie, filosofie o pseudoscienze che a prescindere dalla loro attendibilità o meno, non fanno poi male a nessuno… o forse sì?
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Allora, partiamo dal presupposto che io, come in molti di voi sanno, non ho mai pregiudizi riguardo ai Vini che assaggio ed alle Cantine cerco di conoscere, anche se con gli anni qualche mio personale criterio di selezione, per forza di cose, me lo sono fatto. Quindi assaggio con lo stesso approccio curioso e con la stessa sete di emozioni Vini definiti “convenzionali”, biologici, biodinamici e/o “naturali” e valuto solo e soltanto le impressioni e le risposte che ottengo dal Vino stesso e per quanto sarebbe da ipocriti asserire che non si sia almeno leggermente condizionati dalla filosofia produttiva, io, personalmente, credo di esser ancor più condizionato dalla personalità del produttore stesso, sia esso convenzionale, bio o naturale, ami definirsi vignaiolo o produttore vitivinicolo.
Tornando a prima e, fatta questa doverosa premessa, direi che il “male” non venga di certo dalla diversità di opinione, dalle differenze tecniche e tecnologiche, dalle divergenze filosofiche o pseudo tali là dove esse risultino costruttive e non mere dinamiche dialettiche volte a screditare l’una o l’altra “fazione”, bensì potrebbe provenire dall’illusoria capacità di alcuni individui e dei propri accondiscendenti “followers”, per non usare termini settari come adepti o discepoli, di distorcere la realtà e far passare per concreto e veritiero qualcosa di quanto meno opinabile, se non surreale ed a volte inverosimile.
Prendiamo la Biodinamica, ad esempio… in molti sanno che sia una sorta di branca del biologico, ma in realtà, posso dirvi per esperienza diretta, che non molto fra produttori e winelovers sanno in maniera approfondita da dove derivi questa pratica prima teorico-filosofica poi agronomica ed a suo modo astro-chimico-scientifica.
Com’è noto il padre della Biodinamica è stato Rudolf Steiner, filosofo austriaco fondatore, anche, dell’antroposofia, che nel 1924, a 63 anni, pur non essendo un esperto di agronomia, tenne una serie di otto lezioni sull’agricoltura dal titolo“impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura”, sulla fertilità del suolo e sulle forze cosmiche e spirituali che impregnano, secondo lui, il nostro mondo.
Fu proprio da quelle lezioni che, per convenzione, si pensi abbia origine l’agricoltura biodinamica. Come avrete intuito non possiamo parlare di una materia scientifica o di una pratica razionale, bensì di una filosofia che crede nelle “energie vitali” infuse nella materia inanimata applicata all’agricoltura e nel nostro caso alla viticoltura. Se guardiamo alla pratica agricola in sé, la biodinamica può rientrare per certi versi nel concetto dell’agricoltura biologica alla quale si vanno ad aggiungere pratiche “esoteriche”, legate al mondo olistico e mistico, tra cui l’utilizzo di alcuni “preparati” oltre all’attenzione verso le fasi lunari e le posizioni dei pianeti nelle costellazioni dello zodiaco. Cose, che… sia chiaro… sarebbero ed a parer mio restano ragionevoli là dove vengano private del contorno astruso e controproducente legato all’esoterismo, materia interessantissima a livello storico e culturale, ma davvero trascurabile se si parli di viticoltura, cosa molto diversa, invece per ciò che oggi sappiamo, più o meno con certezza, possa influire sull’agricoltura e su tutto ciò che accada sul nostro pianeta più in generale, ovvero le fasi lunari.
Tornando a Steiner, il filosofo iniziò il suo percorso di studi presso l’Istituto tecnologico di Vienna e seppur non sia riuscito a laurearsi la sua indole era sicuramente votata ad un approccio scientifico, almeno inizialmente. Fu dopo aver lasciato gli studi che iniziò a scrivere trattati di filosofia e a parlare liberamente di una sua maggior percezione dell’immateriale, come quanto fu visitato dallo spirito di una zia morta. Non è uno scherzo, l’ha detto davvero! All’inizio del Novecento entrò a far parte della Società Teosofica, un culto esoterico di ispirazione indiana e non vi nego che, in via del tutto ideale, i valori professati da questo culto non mi dispiacciano: fratellanza universale, nel karma, nella reincarnazione e nei “poteri latenti dell’uomo”.
Non contento della Teosofia Steiner, palesemente schiavo del suo ego, fondò un culto tutto suo, la Società Antroposofica, i cui dettami contemplano i soliti “poteri latenti dell’uomo” (per esempio i “sette sensi interni” oltre ai cinque tradizionali). Prima di morire nel 1925, Steiner ebbe anche il tempo di scrivere diverse opere teatrali misteriche e iniziatiche, di fondare una loggia massonica, di progettare due edifici monumentali, di suggerire una nuova organizzazione della società tedesca, di teorizzare un nuovo modello educativo (le “scuole steineriane“, che esistono ancora oggi in tutto il mondo), di fondare una nuova disciplina di medicina naturale (la “medicina antroposofica”, una specie di omeopatia a dir poco opinabile) fino a ciò che ci riguarda direttamente, ovvero l’elaborazione dei dettami dell’agricoltura biodinamica.
A questo punto dovrei parlarvi del cornoletame (preparato 500), di come funziona e di come si procede nella sua preparazione o del cornosilice (preparato 501) e della difficoltà odierna di reperire una cosa come la vescica di cervo, che magari ai tempi si Steiner potesse sembrare meno assurdo come “ingrediente” di un preparato un po’ agronomico un po’ alchemico… ma non lo farò! Potete trovare tutto l’occorrente online, ma se volete leggere un parere ponderato e pratico riguardo viticoltura biodinamica e letame vi invito a leggere il contributo che ha rilasciato tempo fa Monty Waldin a me, per WineBlogRoll.com. Io qualche dubbio riguardo l’ente di certificazione del quale vi invito ad approfondire liberamente (potrei citarvi io alcune fonti, ma condizionerei il vostro pensiero come fanno molti organi di disinformazione!) e riguardo i prodotti biodinamici in commercio ce l’ho, ma più che altro per il semplice fatto che qualcosa di così naturale ed energetico, qualcosa di così legato al ruolo della persona e del suo fare non solo del suo sentire e pensare, dovrebbe avere come obbligo primario l’impegno a creare tutti i preparati (naturali) in maniera autonoma e non ad acquistarli già belli e pronti alimentando un business da milioni e milioni di euro… ma è solo un pensiero estemporaneo, magari qualcuno ha una spiegazione valida a riguardo.
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corno letame |
Comunque, torno a sottolineare che molte di queste pratiche, in realtà, non avrebbero nulla di sbagliato e ragionandoci sù, con le conoscenze odierne, si può apprezzarne anche la minuziosità, come quella rappresentata dalla scelta del corno di vacca che abbia partorito una sola volta… dai, ammettiamolo, non si può credere che la ragione possa essere legate alle energie cosmiche, ma può avere un senso se si pensa alla quantità di cartilagine contenuta nel corno di una vacca di questo tipo, che essendo maggiore potrebbe portare, ipoteticamente parlando, a dei vantaggi nello sviluppo microbico all’interno dei corni e della buca nella quale verranno sotterrati.
La logica, con un po’ di sana positività e con qualche forzatura si può trovare anche in altri passaggi ed in altre pratiche, ma torno a dire che nulla di sbagliato ci sarebbe, a prescindere dal fatto che la biodinamica sia logica o meno, se non si commettesse l’errore di abbinarla a quelli che, permettetemi, a volte sembrano più dei meri vaneggiamenti (data l’intelligenza e l’acume imprenditoriale di R.S. mi chiedo se credesse davvero a tutto ciò che scrivesse?!).
Io credo, dunque, che la biodinamica ed il biologico, ma ancor più un’atteggiamento rispettoso e naturalmente attento nei riguardi della terra, della vite e dell’uva in vigna e del Vino in cantina, non possa che considerarsi positivo e che non vedo un solo motivo valido per criticare ciò che, come ho detto all’inizio, non ha certo l’intenzione di nuocere, convengo, però, con quei produttori, spesso anch’essi biodinamici, che non amano vendere fumo, ma fare Vino e non propinano illusorie favolette, ma una personale visione di quello che è il proprio lavoro.
Ogni produttore è libero di adottare le pratiche (consentite) che più rispecchino la propria indole e che si adattino meglio al proprio terroir – ricordo con piace un produttore che smise l’utilizzo del rame in vigna, per quanto considerato biologico, in quanto i tioli del suo Verdicchio ne risentissero notevolmente e lo dimostrò scientificamente – ma credo che non si possa continuare a dare la colpa al cliente poco informato o al soggetto più condizionabile, creando quasi un alibi per chi sposta l’attenzione su discorsi e dinamiche surreali, piuttosto che concentrarsi sul raccontare la propria storia nel mondo del Vino ed ancor lasciar parlare il proprio Vino.
Mi piacerebbe si parlasse di più del grande contributo che gli animali (oche, cavalli, asini) possano dare in vigna e quanto si possa arrivare a gestire al meglio i costi aziendali con progetti votati a quello che definirei bio-ragionato. Vi invito a fare due chiacchiere con Roberto di Filippo riguardo gli animali in vigna e con Lorenzo Corino circa un approccio naturale e consapevole alla viticoltura. Mi piacerebbe sentir più parlare del sovescio di leguminose e crucifere fatto come si deve o di alternative al rame e zolfo e ci sono piccoli produttori che stanno sperimentando tanto in questo senso e sono quegli stessi produttori che sono partiti dal convenzionale per approdare al bio e che si ritrovano a fare biodinamica perché è il meglio che possono fare ora nelle proprie vigne, ma non di certo perché hanno avuto visite in sogno di spiriti di zie defunte.
In questi casi le degustazioni alla cieca riescono a rimettere i furbetti al loro posto ed al contempo a far emergere la qualità di quei vignaioli e produttori che effettivamente fanno del rispetto il proprio valore fondamentale. Rispetto che dalla vigna alla cantina, per la proprietà transitiva, si trasferisce anche a chi berrà quel Vino.
Ovviamente, esiste anche chi è convinto fermamente che la dottrina Steineriana sia veritiera ed attendibile in toto e, per quanto io faccia fatica a comprenderlo, rispetto ed accetto chi ne parli con coinvolgimento e chi trova in questa “fede” una ragione in più per rispettare la propria vigna ed il proprio vino. Continuo a non vedere di buon grado la reiterata volontà di indottrinare anche altri, proprio come fosse una sorta di culto… ma dopo tutto io credo in qualcosa che molti chiamano Dio, forse più perché è intrinseco all’uomo aggrapparsi alla speranza dell’esistenza di qualcosa di più grande… di superiore… quindi non mi sento di sparare a 0 nei confronti di chi creda in qualcosa che tutto sommato sia di gran lunga più tollerabile di roba in stile scientology, no?!? 😋
Consigli per i winelovers
– Guardate al Vino Biodinamico come guardereste ad un Vino Biologico, in quanto poche sono le reali e concrete differenze, se non quelle derivanti dai preparati e da alcune pratiche che solo in parte possono essere scientificamente provate. Nel dubbio, comunque, diffidate da quei produttori che focalizzano le loro presentazioni più sull’aspetto filosofico ed a volte persino esoterico che su quello che è il loro modo di lavorare in vigna ed in cantina. A prescindere da questo, i principi della biodinamica sia pratici che filosofici sono da accogliere come qualcosa di positivo là dove il risultato finale sia un Vino più “pulito” dal punto di vista chimico del termine e si evitino forme invasive di concimazione, diserbo e quant’altro. Sulle qualità organolettiche del singolo Vino, a patto che non ci siano evidenti difetti (ed anche qui mi affido all’onestà intellettuale del produttore di non far passare un difetto per una scelta stilistica) si possono trovare gran belle sorprese. Quindi assaggiate e fatevi una vostra idea personale su etichette, cantine e filosofie di pensiero, come per qualsiasi altra “corrente enoica”. Un Vino Biodinamico può essere un ottimo Vino e non serve scomodare i miti francesi per convincersene, in quanto in Italia ce ne sono sempre di più e sempre di più validi!
Consigli per i produttori biodinamici
– Dato per assunto che io non possa criticare chi creda fermamente in una corrente di pensiero anche se essa cozzi fortemente con la ragione comune, sarebbe meglio, a mio parere, parlare del proprio approccio al Vino, in vigna ed in cantina in termini pratici piuttosto che pseudo-filosofici o ancor peggio esoterici, con tutto il rispetto per chi crede nell’esoterismo, che storicamente e culturalmente, come già accennato, ha comunque una sua valenza anche pratica. Il consumatore, il winelover, il degustatore vogliono assaggiare il vostro Vino e sicuramente possono essere interessati alla vostra storia, ma a prescindere dal fatto che siate biodinamici per convinzione o per “moda o marketing” (non siamo ipocriti, le certificazioni BIO fanno gola a molti anche in questi termini), l’importante è non illudere o condizionare troppo con argomentazioni più che opinabili. Tanto poi alla cieca tutti i nodi vengono al pettine. Per il resto massima libertà come sempre. Fare Vino è un lavoro e ognuno è libero di fare le proprie scelte, entro i limiti della legge ed ancor più dell’etica. Sia chiaro, in Italia sono molti di più i produttori seri e sinceri che fanno biodinamica e la fanno sempre meglio, che quelli, per così dire, “meno seri”, ma se ho scritto quest’articolo è proprio perché infastidito da un episodio non molto positivo.
Io, continuerò ad assaggiare ogni tipo di Vino senza farmi condizionare troppo da certificazioni e filosofie ed inizio ad aver quel pizzico di presunzione che mi fa pensare di poter capire chi dica il vero e chi meno, attraverso il bicchiere, perché è sempre e solo lui che fa… fede! Per il resto, continuerò anche a farmi condizionare dalle storie di ogni singolo produttore, ma ciò che conta e conterà sempre, almeno per me, è proprio quell’etica tanto soggettiva quanto fondamentale, in ogni aspetto del lavoro e della socialità.
F.S.R.
#WineIsSharing
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