Nasce il Vino verde alla cannabis… cosa?!?

Ormai chi mi segue lo sa… ogni tanto me ne esco con un post un po’ più leggero ed ironico del solito, per spezzare la routine e per non provare a strapparvi un sorriso e la domenica è il giorno ideale per prendersi una pausa dagli approfondimenti enoici e dalle valutazioni emozionali di vini e cantine e condividere con voi qualcosa di meno impegnativo.

Dopo il “vino blu” arriva dagli
States il “vino verde”! Sì, un “vino”, se così possiamo definirlo (io non lo farei), che
vanta un bel colore da estratto di clorofilla, di quelli di cui vanno
pazzi i grandi Chef del momento.
Come avrete già intuito dal titolo si
tratta del primo vino al mondo prodotto con infuso di marjuana,
cannabis, erba chiamatela come volete! Ora farò la figura del
bigotto, ma io non è che sia un grande esperto in materia ed avendo
vissuto la mia adolescenza immerso nello sport (ora mi sono dato al sollevamento calici) non ho neanche avuto modo di
sperimentare gli effetti di questa droga leggera, eccezion fatta per i fantomatici tè alla “Maria” che ti propinavano a Camden Town mentre studiavo e lavoravo a Londra – che dubito contenessero davvero cannabis-, ma sembra che in
America questa bevanda chiamata “Weed Infused Wine” creata da tale Lisa Molyneux stia avendo un
grande successo, proprio grazie ai benefici che – dicono – si
possano ottenere nel berla.
“E’ davvero il meglio dei due mondi:
si ottengono ottimi benefici medicinali”
– Questo è ciò che
sostiene l’azienda agricola biologica e biodinamica che produce
questo vino e coltiva in maniera iper-bio anche la cannabis
. Per noi
italiani credo sia difficile pensare che esistano aziende agricole
biologiche e biodinamiche
che si premurino di produrre marijuana nel
modo più sostenibile e pulito possibile, ma in alcuni stati degli
Stati Uniti è normale che sia così, per il semplice fatto che in
quegli stessi stati l’utilizzo della cannabis a scopo medico (ed in
alcuni anche a scopo ricreativo) sia legalizzato. Ora non voglio
aprire dibattiti su ciò che sia giusto o meno giusto fare in Italia
riguardo questo tema, in quanto a dire la verità non mi interessa
affatto quest’annosa diatriba, ma sta di fatto che in California per
acquistare questo vino, oltre ad avere l’età idonea, bisognerà
disporre dell’opportuna ricetta medica.
Devo essere sincero, più vado avanti
nella stesura di questo pezzo più mi viene da chiedermi perché stia
condividendo con voi questa notizia, ma sapete cos’è? A volte queste
stranezze fanno riflettere su quanto la cultura del vino e la sua
concezione nel vecchio continente e ancor più in Italia e Francia
(in Spagna hanno replicato il “vino dei puffi” quindi di certo di
stranezze se ne intendono) siano radicalmente differenti da quelle
degli Stati Uniti.
Vi basti pensare alla grande mole di
vino in lattina che venga venduto negli USA, agli strani e spesso
volgari gadgets del vino presenti sul mercato statunitense, ai kit
per farsi il vino in casa con bustine contenenti chissà cosa ed
all’impegno che un’università ha profuso per inventare il vino fatto
senza uva…
Eppure, ci piaccia o no, gli USA sono
ancora il mercato di riferimento per il vino italiano ed ancora oggi
è la critica made in USA a fare il bello ed il cattivo tempo sul
mercato globale, lascio a voi le riflessioni del caso, sottolineando
che non abbia nulla contro il popolo americano, ma non ami
particolarmente il dualismo intestino al paese nell’approccio a molti
aspetti socio-culturali, in primis al vino.
Quella del vino verde è solo l’ultima
trovata di un’azienda americana, che avrà sicuramente successo e
fungerà da traino per altre aziende che correranno a produrre questo
concept di prodotto nei paesi dove sarà possibile farlo (già vedo
le bottiglie di cannavino esposte nei coffee shop di Amsterdam), ma
chiamarlo vino mi sembra davvero eccessivo, anche là dove, come in alcuni casi, si stia già replicando questa tipologia di “blend” mantenendo un colore (rosso) più familiare del vino.
Poi che siano potenzialmente veritieri
i benefici in termini di relax psico-fisico ci può anche stare e di
certo potrebbe essere un toccasana per l’insonnia, ma io, da par mio,
continuerò a bere vino fatto, come bacco comanda! 
Comunque dicono che ogni cantina produttrice sarà così cortese e umile da suggerire agli avventori il vino dei vicino produttori, perché “il vino all’erba del vicino è sempre più buono!”… perdonatemi, dovevo farlo! 😀

F.S.R.
#WineIsSharing

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