In questi giorni di concitazione e paura, mi capita spesso di imbattermi in siti che parlino dei meteorologia ed oggi ho letto diversi articoli riguardanti l’altra faccia della medaglia di un argomento già trattato più volte negli ultimi anni, anche qui su wineblogroll.com: i cambiamenti climatici.
Se è vero, infatti, che il global warming ha permesso a paesi come l’Inghilterra di iniziare a produrre Vino in maniera più “importante” (per quanto già i romani coltivassero la vite nel sud del Regno Unito) sembra che le condizioni climatiche globali attuali siano responsabili, anche, di una significativa riduzione, pari al 5 per cento, della produzione prevista nel 2016, cosa che rende quest’annata una delle peggiori dall’inizio del secolo, secondo l‘Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV).
Questa riduzione della produzione di uve da Vino nel mondo, che non necessariamente corrisponderà ad una diminuzione della produzione di Vino in Italia (anzi, probabilmente non sarà così dato che l’Italia sembra essere ancora una volta il maggior produttore di vino al mondo, prima di Francia e Spagna), sembra dovuta proprio ad un andamento climatico a dir poco selvaggio:“Con il riscaldamento globale, stiamo assistendo un aumento degli eventi eccezionali che sono più frequenti, di più lunga durata e su più larga scala” dice Jean-Marie Aurand, capo dell’OIV.
Sono previste alluvioni in Sud America, nello specifico in paesi grandi produttori di Vino, come Cile ed Argentina, proprio a causa di questo innalzamento delle temperature, mentre in Francia il gelo prima e la grandine poi hanno letteralmente decimato alcune importanti denominazioni, lo stesso è accaduto a macchia di leopardo in Italia. Molti quest’anno sono stati i produttori italiano che hanno subito ingenti danno a causa della grandine e per quanto non si possa far molto a riguardo, è bene comprendere che episodi così intensi non sono pienamente nella norma.
Noi comunicatori continuiamo a raccontare di quanto sia bello e romantico fare il vignaiolo, ma è sempre più importante far comprendere ai winelovers che per produrre Vino non basta la passione e non basta neanche il solo lavoro, perché purtroppo la produzione è ogni anno una scommessa e basta qualche minuto di grandine per trasformare la poesia in dramma.
C’è da dire, comunque, che come ogni previsione statistica basata su dati provvisori, anche questo margine di riduzione della produzione di Vino mondiale lasci il tempo che trovi e di certo non significhi che i Vini di quest’annata non saranno di qualità, ma per quanto contino poco questi studi, è interessante per me riflettere su quanto, sin troppo spesso, si tratti un argomento solo da un lato, mentre, nella maggior parte dei casi i lati sono due ed andrebbero approfonditi entrambi.
Abbiamo sempre parlato del global warming come un indice di aumento della produzione del Vino a livello globale, mentre è proprio lo stesso surriscaldamento globale a produrre questa instabilità e questo susseguirsi di eventi climatici di inaudita violenza. Pioggia e grandine ci sono sempre state, ma sono molti i produttori, anche di lunga data, che sostengono di non aver mai visto l’accanimento di questi episodi, verificatosi negli ultimi anni.
Correre ai impensabile, se non credendo in un futuro più sostenibile dal punto di vista ecologico, ma ciò che va fatto, ora e subito, è rendersi conto di quanto ogni singola bottiglia di Vino sia preziosa, anche e soprattutto tenendo conto di queste problematiche. Credo che la consapevolezza di questi aspetti della viticoltura possa rendere ancor più rispettoso l’approccio del winelover al Vino ed al produttore stesso, perché è semplice criticare un Vino ed a volte può sembrarlo anche criticare le politiche di una o l’altra azienda vitivinicola, ma inviterei tutti a pensare a quanto critico sia questo lavoro ogni anno e quanto, sembri diventarlo sempre di più… magari ci aiuterà a valutare meglio il Vino nella sua totalità e non solo al momento dell’assaggio.
F.S.R.
#WineIsSharing
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