Il Wine Blog si fa argomento di lezione allo IED di Roma

Il Wine Blogging “a modo mio”

Ho scritto e parlato spesso di
comunicazione enoica, dell’importanza dei blog sul vino e del
wineblogger nell’ottica di una visione più democratica,
disinteressata e “social” di questo meraviglioso argomento,
eppure, mai avrei pensato di poter condividere la mia esperienza e
quel poco di Know How che ho avuto modo di accumulare, con un’intera
classe di studenti dello IED di Roma.
wine blogging
Una giornata davvero particolare quella
che il caro
Luca Stillitano mi ha permesso di vivere, durante la
quale ho potuto tornare io stesso sui banchi di scuola per ripassare
le nozioni basilari della comunicazione online e, nello specifico,
del blogging e soprattutto mi è stato concesso di confrontarmi con
ragazzi e ragazze poco più che ventenni, sulla mia case history.
Lungi da me considerarmi portatore di
chissà quali verità, in un settore in cui la verità è tanto
labile quanto mutevole in maniera così repentina ed indipendente da
noi che sarebbe assurdo anche solo pensare di poter dare delle
direttive razionali ed assolute su come creare, gestire e far seguire
un wineblog, ma l’idea di raccontare semplicemente la mia storia è
ciò che mi ha spinto a partecipare a questa lezione.

Alcuni passaggi fondamentali della
lezione sul Wine Blogging

Principali tipologie di WineBlog:

  1. blog dedicati alle wine ratings (recensioni vini con
    punteggi);
  2. blog di wine news (notizie dal mondo del
    vino);
  3. blog sull’enologia (blog a contenuto
    prettamente tecnico/enologico per produttori);
  4. blog di enoturismo (viaggi + vino);
  5. blog aziendali per cantine o brand del mondo del vino;
  6. ibrido (food & wine o enogastronomia in genere);
  7. Storytelling (racconti enoici di
    territori, vini, cantine e produttori);

Storytelling del vino

Wineblogroll.com , come alcuni altri wineblog italiani e stranieri, è un blend base storytelling, con un 25% di recensioni emozionali dei vini che assaggio affinato in un contenitore scevro da effetti speciali, incidenze grafiche particolari e sentori di “markettttting”. Il tutto senza alcun punteggio razionale, nel
quale tutti gli argomenti e tutte le notizie vengono citati, se non
da me, dai wine blog inseriti in rassegna stampa. Il vino è arte e come l’arte andrebbe trattato, esule da dinamiche oggettive ed ipercritiche ed aperto alla soggettività ed il rispetto dell’espressione del singolo produttore, razionalizzando solo e soltanto eventuali difetti e problematiche dipendenti dal singolo assaggio è contestualizzandole in un’ottica più ampia. Per questo ho scelto di non scrivere recensioni negative, bensì di pubblicare solo le mie impressioni riguardanti i vini che incontrano il mio gusto e che sanno suscitare in me le sensazioni più positive. Nel momento in cui non trovo un vino nelle mie corde, semplicemente cerco di confrontarmi direttamente con il produttore, in un momento di crescita personale e professionale, nella piena consapevolezza del fatto che quello stesso vino e quella stessa cantina potrebbero stupirmi di lì a poco, anche con quella stessa etichetta di quella stessa annata, perché il vino è questo…  dipende dalla personalità del produttore e dell’interpretazione di ciò che la natura ha saputo regalargli in quell’annata, tanto quanto dipende da noi, dal nostro stato d’animo al momento dell’assaggio e dai nostri condizionamenti consci ed inconsci nei confronti di quel vino piuttosto che di quel produttore o ancor più di quel territorio.



Perché il Wine Blog?

evolution man wine blogger
La mission, per quanto mi riguardi, è
sempre stata quella di arrivare, in primis ai winelovers
(appassionati di vario livello, sommelier, addetti ai lavori e
produttori) ed al contempo essere accessibili a tutti. Se la
casalinga di Voghera si dovesse imbattere in un mio articolo vorrei che, ipoteticamente, non si sentisse a disagio e che postesse interessarsi al Vino,
magari scoprendosi una potenziale winelover. In egual modo, continuo
a studiare, giorno per giorno, mosso da grande curiosità per cercare
di poter dare contenuti interessanti anche ai più preparati ed ai
produttori stessi, con tutti i limiti del caso, in quanto ci sono,
sicuramente, molti altri giornalisti e wine blogger con più
esperienza e competenza di me, che non ho mai fatto di tutto questo
un lavoro. Le emozioni sono trasversali ed il Vino è in grado di
trasmetterne molte anche a chi non sia necessariamente un esperto.

La mia esperienza personale come wineblogger

foto calice vino
Abbiamo parlato del mio sbarco nel mare
magnum della comunicazione del vino, di scelte tecniche come
quella della rassegna stampa e di scelte più emozionali, come quella
dei cuori del vino, ma soprattutto abbiamo parlato del perché la
qualità conti più della quantità di contenuti e di quanto sia
importate non vedere tutto questo come un mero business, se lo si fa
per passione e per sé stessi ed ancor più se, ti ritrovi – non l’ho di certo deciso io! – ad essere definito wine influencer. Cosa ben diversa, sarà, se si gestirà
il blog di un’azienda o si deciderà di optare per blog “vetrina”,
cosa sulla quale ognuno è libero di riflettere, ma che io ho scelto
di non fare.

La cosa che mi ha fatto più piacere,
però, è stata la possibilità di condividere aneddoti ed emozioni
legati al mio viaggio dentro ed intorno al vino, dalla vigna al
bicchiere, dalla cantina alla degustazione, dall’incontro fortuito a
quello da sempre desiderato con produttori e winelovers italiani e
stranieri. Se si approccia questo mondo con umiltà e curiosità e si
è mossi da grande passione il Vino è in grado di contraccambiare
ogni tuo singolo sforzo con emozioni indimenticabili. Non chiamatelo
lavoro, però! Perché? Perché, semplicemente, non lo è ed in
Italia difficilmente potrà mai esserlo e, forse, è meglio così!

Quanto guadagna un WineBlogger?

E’ proprio sul lavoro e sugli eventuali
guadagni che alcune domande degli studenti vertevano ed è
comprensibile dato che stanno studiando per poter uscire da lì con
le idee ben chiare su chi essere, cosa fare e come farlo, al fine di
guadagnarsi da vivere. E’ per questo che la lezione è terminata con
i motivi per i quali non si può vivere di wine blogging (a meno che
non si scelga la strada della marketta fine a se stessa o si lavori
per la singola azienda), ma si può cercare di coprire quanto meno le spese con pubblicità payperclick o perperview – io non le ho mai adottate perché non mi permettono di scegliere chi andare a promuovere, ma non c’è nulla di male nell’utilizzarle – o cedendo spazi promozionali alle aziende possano essere essi banner o sponsor post, ognuno poi agirà con la sua etica e la sua filosofia. Io ho scelto di non accettare compensi dalle cantine e dai produttori, bensì solo di cedere spazi a quelle aziende esterne alla produzione che ho ritenuto opportuno potessero essere in linea con la mia idea di wine blogging e che potessero trarre una visibilità pulita e positiva dal posizionamento di questo material su wineblogroll.com, sempre con li massimo della trasparenza. Con questo piccolo supporto riesco a coprire parte delle spese di gestione del wineblog e quelle relative ai viaggi che faccio per arrivare presso cantine, eventi o degustazione, quindi diciamo che è un circolo vizioso che mi porta a reinvestire tutto nel vino stesso e questo per me è un privilegio, perché altri winelovers non hanno questa possibilità.



Al di là dell’aspetto economico – che non è di certo quello del fashion blogging e che non credo potrà mai essere lo stimolo primario per chi scrive di vino – non c’è nulla di più bello della
possibilità di condividere una così grande passione con migliaia di
persone appassionate quanto te. Essere blogger, non significa sputare
sentenze dall’alto di un piedistallo, seduti e protetti dietro ad uno
schermo! Almeno questo non è ciò che significa per me farlo e credo
che sarebbe davvero difficile comportarsi così nel mondo del Vino,
altra cosa, invece, è il mondo del fashion blogging ed in parte del
food blogging.

Essere wine blogger, per me, significa girare per
cantine, viaggiare, partecipare ad eventi, fiere, degustazioni e
manifestazioni che ti mettano in gioco personalmente e che ti
permettano di crescere incontrando produttori, “colleghi” e
winelovers che, magari, seguono ciò che scrivi. Non si usa uno
pseudonimo, non si passa l’intera esistenza sulla rete, per quanto,
ammetta, che le ore da trascorrere al pc sono molte… è una scelta
di vita a tutti gli effetti, che una volta intrapresa credo sarebbe
difficile mollare, ma questo non è un mio problema, dato che mai e
poi mai mi è passata quest’idea anche solo nell’anticamera del
cervello! Un “lavoro non-lavoro” che può arrivare ad occupare gran parte
delle tue giornate, ma che, almeno a me, non peserà mai e sarei un
ipocrita se non dicessi che mi sento, ad oggi, un privilegiato a
poter parlare di vino a così tante persone, tramite mezzi così
diversi, ma complementari e, soprattutto, a poter assaggiare così
tante emozioni in bottiglia grazie alla fiducia e, spero, la stima di
tanti produttori.

Conclusioni e consigli da wineblogger

L’unica cosa che mi sono sentito di consigliare ai ragazzi presenti alla lezione è stata quella di seguire le proprie passioni e di farne un motivo di condivisione, tenendo sempre bene in mente i due principi cardine della vita reale come di quella virtuale: rispetto ed equilibrio.
Ognuno di loro farà le proprie scelte e magari scriveranno di food, di fashion o altro, ma credo che la comunicazione sul web ed in particolare quella “indipendente” possa dare tanto, nel momento in cui tutti lo faranno con grande rispetto e consapevolezza, oltre all’indispensabile senso critico. 

Special thanks
Concludo ringraziando anche Chiara
Giannotti
 di vino.tv che ha condiviso con me la lezione ed ha portato la sua
esperienza, dapprima come produttrice ed oggi come blogger di vino ed
enogastronomia, che ho trovato davvero interessante e complementare
alla mia.

Grazie anche al padrone di casa, Luca Stillitano, che oltre ad essere un grande esperto di comunicazione digitale è un grandissimo appassionato di enogastronomia, nonché un collega di blogging con il suo www.ilfattoquotidiano.it/blog/fasinistra.



E’ stato un momento di confronto umano e professionale che
spero di poter rifare presto, perché vedere ragazzi di ventidue o
ventitre anni interessarsi così tanto all’argomento Vino, nonostante
non fossero appassionati o grandi “assaggiatori” mi ha
emozionato davvero.
Non nego di esser stato in ansia fino all’inizio della lezione, in quanto non sono abituato a parlare senza un calice di vino in mano, ma alla fine, la mia filosofia del “wine sharing” mi ha permesso di ovviare anche a questo problema, stappando una bottiglia e potendo dimostrare quanto quel gesto e l’elemento vino in sè, avessero il potere di cambiare l’intero mood della lezione e di creare un’atmosfera più leggera e conviviale, senza neanche il bisogno di berlo.
Stay thirsty, stay foolish! :-p


F.S.R.
#WineIsSharing

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