Benvenuto Brunello – Rosso di Montalcino e Riserve

Appena rientrato da Benvenuto Brunello ed aver condiviso le mie più spassionate impressioni riguardo le 2012 che mi hanno emozionato di più, mi è venuta voglia di segnalarvi anche qualche assaggio “extra”, ovvero tutto ciò che mi abbia piacevolmente colpito, 2012 a parte.
Ecco, quindi, i Rossi di Montalcino (non necessariamente 2015, che tra l’altro erano, in molti casi, da pochissimo in bottiglia, quindi non stabilissime) ed i Brunello Riserva 2011-2010 che ho apprezzato particolarmente.
Rosso di Montalcino 2015 – Cava d’Onice: l’ottima annata c’è e si sente. Vino tecnicamente ineccepibile, che sa colpire con la sua concretezza e non si impone con superbia. Un vino per nulla spocchioso, con una buona beva, ma anche tanta stoffa da apprezzare ora ed in prospettiva.

Rosso di Montalcino 2015 – Ventolaio: esempio di identità territoriale e slancio verso una sempre maggior congruenza fra verticalità, facilità alla beva ed eleganza. Sin troppo spesso si confonde l’agilità al sorso con una mancanza di complessità, finezza e longevità. Questo è un Rosso da tenere in cantina e che può far divertire oggi, domani e ad oltranza negli anni.

Rosso di Montalcino 2015 – Le Chiuse di Sotto di Gianni Brunelli: ho preferito di gran lunga il Rosso al Brunello di quest’azienda, perché in grado di colpire dritto nel centro della mia necessità di beva di fronte ad un Rosso “d’annata”, senza rinunciare al corredo di profondità ed eleganza che mi aspetto da un Rosso che non sia solo “un Rosso”, ma possa aspirare ad essere un grande Rosso di Montalcino.

Rosso di Montalcino 2015 – Agostina Pieri: uno dei Rossi che avrà bisogno di più tempo, ma che già fa percepire materia notevole che fa ben sperare in termini evolutivi. Lo stile è meno orientato sullo slancio, bensì su una struttura solida e meno dinamica, eppure il sorso è bello, elegante e varietale. Da dimenticare in cantina.

Rosso di Montalcino 2015 – Corte dei Venti: azienda che ho scoperto quest’anno e che mi ha colpito molto per la coerenza ottenuta sia con questo Rosso che con il Brunello 2012. Il Rosso sta ancora integrando il legno medio-piccolo, ma è uno di quei vini che si fa ricordare per essere l’eccezione che confermi la regola, che mi vede apprezzare di più i Rossi “tradizionali” in botte grande. Il frutto sano e pieno e la nitida mineralità sapido/ferrosa rendono molto agile la beva ed appagante il sorso.

Rosso di Montalcino 2015 – Croce di Mezzo: un Rosso affabile, ricco, diretto quello di Croce di Mezzo. Tutto volto verso un democratico equilibrio fra piacevolezza ed identità. Uno di quegli assaggi che già dal primo approccio ti fanno pensare di essere a tavola, pronto per iniziare un pranzo o una cena all’insegna della convivialità. Un Rosso da bere senza troppe elucubrazioni e per questo ben fatto!

Rosso di Montalcino 2015 – Casato Prime Donne di Donatella Cinelli Colombini: un Rosso molto in linea con l’annata, che esprime volume e ricchezza, senza risultare eccessivo. Ancora agli albori evolutivi, ma un bicchiere piacevole da apprezzare anche oggi. Ogni cosa a suo posto, senza storture.

Rosso di Montalcino 2015 – Le Potazzine: uno di quei rossi che alla cieca, con qualche anno di bottiglia, si farà davvero fatica a distinguere da un ottimo Brunello. Giocato tutto su freschezza, mineralità e finezza. Esempio di equilibrio ed eleganza destinati a perdurare ed affinare nel tempo. Un riferimento per il Rosso quanto per il Brunello.

Rosso di Montalcino 2015 – Baricci: il Rosso che più di tutti esprime il Sangiovese nel suo spettro aromatico completo, speziatura naturale compresa. Vino dotato di quello stile che attinge al passato guardando al futuro in maniera trasversale. L’azienda Baricci è, a mio parere, insieme a poche altre, un veicolo di consapevolezza e passione, capace di fare tradizione, prendendo il meglio del passato, ma senza mai smettere di essere qui ed oggi, con vini tradizionalmente contemporanei.

Rosso di Montalcino 2014 – Le Ragnaie: in un’annata in cui, per scelta e correttezza, il produttore ha ritenuto opportuno non produrre Brunello, le uve migliori sono confluite in tre rossi, paralleli ai Brunello che sarebbero potuti essere. Se il Petroso sembra davvero un Brunello a tutti gli effetti, il Rosso “base” rappresenta l’antologia del Rosso di Montalcino, fresco, profondo, elegante e completo, che non lesina struttura, nonostante l’annata, ma si fa bere con grande inerzia.

Rosso di Montalcino Ignacio 2014 – Il Marroneto: un Rosso che può perdere d’importanza solo se assaggiato prima dei suoi ingombranti genitori Brunello e Madonna delle Grazie. Ecco perché mi sono preso la briga di tornare ad assaggiarlo durante una tornata di assaggi dei soli Rossi delle aziende che di più mi avevano colpito coi loro Brunello. Grande pulizia, carattere da vendere e slancio snello e minerale che solo chi ha interpretato al meglio la 2014 ha saputo tramutare in prospettica eleganza.

Rosso di Montalcino Selezione Leopoldo Franceschi 2014 – Il Poggione: l’assaggio che non t’aspetti….
quando un’azienda di questa portata sceglie di dedicarsi in maniera così mirata ed attenta ad un Vino di “secondaria importanza” come il Rosso, ci sono due esiti possibili, ovvero la maggior internazionalizzazione e vocazione commerciale del vino o una ricerca ed un’attenzione tali da elevare in maniera repentina il valore intrinseco dello stesso. In questo caso si tratta sicuramente della seconda opzione, in quanto questo Rosso Selezione è a tutti gli effetti un Brunello mascherato da Rosso, di quelli da dimenticare in cantina trattenendosi dalla voglia di riassaggiarlo troppo presto, data la già buona dinamica al sorso.

Brunello di Montalcino Poggio al Vento Riserva 2010 – Col d’Orcia: questo cru rappresenta un esempio ed un unicum, a mio parere, per quanto concerne la capacità di aziende più grandi di lavorare di cesello e di emergere con inaudita nitidezza anche in annate grandi come la 2010 in cui i “competitors” tra “grandi e piccoli” non sono di certo mancati. Vino che incontrerei volentieri almeno una volta l’anno da qui a quando avrò ancora un calice in mano. Non posso che integrare quest’assaggio all’impressionante longevità dimostrata dalle vecchie annate assaggiate in verticale, durante l’anteprima, con una 1977 Riserva del Brunello “classico” in grado di stupire per classe e vitalità.

Brunello di Montalcino Phenomena Riserva 2011 – Sesti (Castello di Argiano): uno di quei vini che fa della sua attitudine al metterti in difficoltà la sua forza. Ci metti il naso e inizia il corteggiamento, ma non è il vino a corteggiare te, bensì l’esatto inverso! Sei tu che devi necessariamente entrare in questo vino, relazionarti con esso e confidare un abbrivio empatico che dia il là ad una conoscenza reciproca che, una volta avvenuta, non può che stupire. Uno dei pochi vini che definirei austeri nell’accezione più positiva del termine, dato che non sono un amante di questo descrittore. E’ un vino di grande fermezza, ma che una volta aperto e compreso dona un’esperienza difficile da eguagliare.

Brunello di Montalcino Colombaiolo Riserva 2011 – Casisano: buona, anzi buonissima la prima per questo cru riserva dell’azienda della famiglia Tommasi a Montalcino. Una Riserva vera, di quelle per le quali un’azienda faccia benissimo ad attendere. Intenso, impavido, molto sicuro di sè, ma non spavaldo. Vino che si fa strada tra le Riserve 2011, un po’ sottotono – com’era ovvio che fosse – e dimostra che alcuni cru godano di vita propria e siano indipendenti dalle annate generaliste.

Rossi pienamente in linea con le mie considerazioni sul Brunello delle medesime aziende (che troverete qui: www.wineblogroll.com/benvenuto-brunello-anteprima-annata-2012 ) che vi cito solamente per non risultare ridondante: Pietroso, Fattoria il Pino, Sanlorenzo, Podere San Giacomo, Col di Lamo e Tricerchi.
Come si evince dalle mie impressioni riguardo tutto ciò che ho assaggiato, fuori dal Brunello 2012, nei Rossi sono state le piccole realtà ad emergere con 2015 molto appetibili, piene ed armoniche e 2014 che, se ben interpretate dal connubio vigna-uomo, sanno rispecchiare a pieno la mia ricerca di vini di slancio verticale, ma non lesinino corpo, in un contesto di sottesa eleganza, mentre le Riserve si dimostrano vini con un maggior coefficiente tecnico di cantina, a pannaggio delle aziende medio-grandi, capaci di interpretare l’annata più calda con maggior consapevolezza e potenziale.

F.S.R.

#WineIsSharing


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